Immagine concettuale stilizzata che rappresenta cellule di cancro al seno in migrazione verso la cervice uterina, usando colori contrastanti viola e oro e un effetto di profondità di campo per dare tridimensionalità, obiettivo prime 35mm.

Tumore al Seno: Quando il Nemico si Nasconde Dove Meno Te l’Aspetti – La Metastasi Cervicale

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di piuttosto insolito nel mondo dell’oncologia, un argomento che tocca da vicino la salute femminile: la metastasi alla cervice uterina proveniente da un tumore al seno. Sembra strano, vero? Eppure, succede. Vi racconto una storia che ci fa riflettere sull’importanza dei controlli e sulla complessità di questa malattia.

Il Tumore al Seno e le sue Strade Nascoste

Partiamo dalle basi. Il tumore al seno (BC – Breast Cancer) è, purtroppo, il cancro più diffuso tra le donne a livello globale. Ogni anno, più di 2 milioni di donne ricevono questa diagnosi. Fortunatamente, grazie agli screening precoci e ai progressi nelle terapie, le cose sono molto migliorate. Ma c’è un “ma”: la vera sfida, spesso, è la metastasi, cioè quando le cellule tumorali decidono di fare le valigie e trasferirsi in altri organi. Questo è ancora oggi il motivo principale per cui si muore di tumore al seno.

Di solito, quando pensiamo alle metastasi del BC, ci vengono in mente ossa, polmoni, fegato e cervello. Sono le destinazioni “classiche”. È molto più raro che il tumore al seno decida di colonizzare l’apparato riproduttivo femminile. Se succede, l’ovaio è la meta più frequente, seguito da tube e utero. La cervice uterina? Ancora più rara, quasi una destinazione di nicchia per queste cellule viaggiatrici. Si contano poche decine di casi descritti in letteratura, spesso associati a metastasi già diffuse in utero e ovaie.

Una Scoperta Inaspettata: Il Caso Clinico

Ed è qui che entra in gioco la storia che voglio condividere. Parliamo di una donna di 40 anni. Nel 2014, si accorge di avere un nodulo al seno. Gli esami confermano: è un tumore al seno, un carcinoma duttale invasivo (IDC), il tipo più comune. La stadiazione iniziale è T2 N1M0, significa tumore localizzato al seno e ai linfonodi ascellari, senza metastasi a distanza evidenti.

La paziente affronta il percorso standard: mastectomia sottocutanea con ricostruzione, svuotamento ascellare. L’esame istologico post-operatorio rivela però un quadro più serio: 10 linfonodi su 10 sono coinvolti, c’è un embolo tumorale nei vasi linfatici. Lo stadio diventa T2 N3Mx. L’immunochimica ci dice che il tumore è positivo per i recettori ormonali (ER+ 20%, PR+ 20%) ma negativo per HER2. Un dettaglio importante: è positivo per la E-Caderina, una proteina che tiene unite le cellule.

Dopo l’intervento, la paziente fa chemioterapia (prima ciclofosfamide ed epirubicina, poi docetaxel), radioterapia e inizia una terapia ormonale: prima un analogo del GnRH (goserelin acetato) per bloccare la funzione ovarica (entrando così in menopausa indotta) per sei anni, seguito da Tamoxifene. Per anni, i controlli vanno bene, nessuna traccia di recidiva.

Immagine macro ad alta definizione di cellule di carcinoma duttale invasivo al microscopio, con illuminazione controllata e messa a fuoco precisa sulle strutture cellulari, obiettivo macro 100mm, duotone blu e rosa per evidenziare i nuclei e il citoplasma.

La Sorpresa durante un Controllo di Routine

Passano gli anni. La paziente, ormai in menopausa post-terapia, non ha sintomi particolari e, forse un po’ per questo, non fa controlli ginecologici regolari. Nell’ottobre 2021, decide di fare un check-up ginecologico. L’ecografia mostra un endometrio un po’ disomogeneo. Ma la vera sorpresa arriva dal Pap test e dal test HPV: lesione squamosa intraepiteliale di alto grado (HSIL) e positività per ceppi HPV ad alto rischio (18, 35, 56).

Scatta subito la colposcopia con biopsia cervicale. E qui, l’incredibile: l’esame istologico della biopsia cervicale non mostra le tipiche cellule di un tumore primitivo della cervice, ma cellule tumorali “infiltrate” nello stroma, disposte in file indiane o a grappolo. L’immunochimica e la storia clinica della paziente portano a una diagnosi spiazzante: metastasi cervicale da tumore al seno, con caratteristiche che ricordano più un carcinoma lobulare invasivo (ILC).

Ma come? Il tumore primario era duttale (IDC)! Si fa una PET-CT per vedere se ci sono altre metastasi: nulla nel resto del corpo, solo un ispessimento della cervice con un’attività metabolica sospetta.

Il Puzzle Istologico e le Implicazioni

A novembre 2021, la paziente viene operata: isterectomia totale, annessiectomia bilaterale (asportazione di utero, tube e ovaie), lisi di aderenze e biopsie peritoneali. L’esame istologico definitivo conferma: si tratta di un carcinoma metastatico dal seno, con caratteristiche di tipo lobulare (ILC), che ha invaso profondamente la cervice, l’endometrio e il muscolo uterino. Ci sono cellule tumorali anche nei parametri (tessuti ai lati dell’utero), nelle ovaie, nelle tube e in piccoli noduli sul peritoneo. Il liquido ascitico contiene cellule maligne.

L’immunochimica di questa metastasi è interessante: ER (++, 80%), PR (+++, 80%), HER2 (-), Ki-67 (+, 10%), GATA3 (+), GCDFP-15 (qualche cellula+), ma soprattutto: E-Caderina (-) e p120 a localizzazione citoplasmatica (+). Questa assenza di E-Caderina è tipica del carcinoma lobulare (ILC)!

A questo punto, i medici fanno una cosa intelligente: vanno a rivedere i vetrini del tumore al seno originale del 2014. E cosa trovano? Che, nascosta dentro il predominante carcinoma duttale, c’era anche una componente di carcinoma lobulare! Ecco spiegato l’arcano. Questo ci insegna una cosa fondamentale: anche se il tipo istologico prevalente è uno, può esserci una componente minoritaria più “aggressiva” o con una diversa propensione a metastatizzare. L’ILC, proprio per la perdita di E-Caderina che rende le cellule meno “appiccicate” tra loro, tende a diffondersi in modo più subdolo e a raggiungere sedi insolite, come l’apparato genitale, più spesso dell’IDC.

Visualizzazione scientifica astratta che mostra la differenza tra cellule tumorali con E-Caderina (unite) e senza E-Caderina (disperse), utilizzando un obiettivo macro 60mm per dettagli elevati e illuminazione drammatica, stile film noir.

La Terapia Mirata e il Monitoraggio

Dopo l’intervento per la metastasi, essendo il tumore ancora fortemente positivo per i recettori ormonali (ER/PR+), la paziente inizia una terapia mirata moderna: una combinazione di Fulvestrant (un farmaco anti-estrogeno) e Abemaciclib (un inibitore delle chinasi ciclina-dipendenti 4 e 6, CDK4/6). Questi inibitori di CDK4/6, aggiunti alla terapia endocrina, hanno dimostrato di migliorare significativamente la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e la sopravvivenza globale (OS) nelle donne con BC metastatico ER-positivo.

E funziona! La paziente ottiene una sopravvivenza libera da progressione di ben 31 mesi con questa combinazione. Un risultato notevole. Purtroppo, come spesso accade con le malattie metastatiche, il tumore può sviluppare resistenza. A partire da settembre 2023, i livelli del marcatore tumorale CA125 iniziano a salire costantemente. Una TC di controllo nel luglio 2024 conferma una ripresa della malattia a livello del peritoneo. La terapia viene quindi cambiata, passando a Cediranib e Letrozolo. I primi controlli dopo due mesi mostrano una riduzione dell’ispessimento peritoneale. La lotta continua.

Cosa Impariamo da Questo Caso?

Questa storia è emblematica per diversi motivi:

  • L’importanza dello screening ginecologico NELLE pazienti con tumore al seno: Questa metastasi è stata scoperta per caso durante un controllo di routine richiesto dalla paziente stessa, non perché avesse sintomi. È fondamentale che le donne con una storia di BC facciano regolari controlli ginecologici (visita, Pap test/HPV test, ecografia), anche se sono passati molti anni dalla diagnosi iniziale e anche se non hanno sintomi. Le metastasi genitali possono essere silenziose all’inizio.
  • La complessità istologica: Un tumore primario può avere diverse componenti, e quella minoritaria può essere responsabile delle metastasi. La differenza tra IDC e ILC (soprattutto la perdita di E-Caderina nell’ILC) influenza il pattern metastatico.
  • I progressi terapeutici: Le terapie mirate come gli inibitori di CDK4/6 hanno cambiato la storia naturale del BC metastatico ER-positivo, offrendo periodi di controllo della malattia più lunghi.
  • Il ruolo del follow-up: Il monitoraggio attento, anche con marcatori come il CA125 (che, sebbene più associato al tumore ovarico, può aumentare anche in caso di metastasi peritoneali da BC), è cruciale per cogliere precocemente una ripresa di malattia.

Ritratto di una donna di mezza età dall'aspetto sereno ma riflessivo, in un ambiente medico luminoso, simboleggiando l'importanza dei controlli regolari. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo ridotta per focalizzare sul volto, toni duotone seppia e grigio.

In conclusione, la metastasi cervicale da tumore al seno è rara, ma esiste. Spesso non dà sintomi specifici all’inizio, rendendo la diagnosi precoce una sfida. Ecco perché non mi stancherò mai di ripeterlo: care donne che avete avuto un tumore al seno, non trascurate i controlli ginecologici periodici! Parlatene con il vostro oncologo e ginecologo. Un Pap test, un’ecografia possono fare la differenza nel riconoscere precocemente un nemico nascosto e migliorare la qualità della vita e la prognosi.

Fonte: Springer

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