Donna matura sorridente in cima a una montagna con panorama mozzafiato, indossa abbigliamento tecnico, luce solare diretta, obiettivo 24mm, stile fotografia di viaggio realistica.

Menopausa e Mal di Montagna: Meno Paure di Quanto Pensassimo?

Ciao a tutte! Avete mai pensato a come il nostro corpo cambia con il passare degli anni, specialmente noi donne con l’arrivo della menopausa? È un periodo di grandi trasformazioni, soprattutto a livello ormonale. E mi sono sempre chiesta: questi cambiamenti influenzano anche come reagiamo a situazioni particolari, tipo… l’aria rarefatta dell’alta quota? La montagna è la mia passione, e l’idea che la menopausa potesse rendermi più vulnerabile al mal di montagna (il famigerato AMS, Acute Mountain Sickness) un po’ mi preoccupava.

Beh, sembra che non fossi l’unica a pormi questa domanda! Recentemente mi sono imbattuta in uno studio scientifico che ha cercato di fare luce proprio su questo: l’impatto della menopausa sulle risposte del nostro corpo all’ipossia (cioè la carenza di ossigeno) e sull’incidenza del mal di montagna. E i risultati, ve lo dico subito, sono stati piuttosto sorprendenti e, per certi versi, rassicuranti.

Il Puzzle Ormonale e l’Altitudine

Partiamo dalle basi. La menopausa, come sappiamo, porta a un calo significativo degli ormoni ovarici, in particolare estrogeni e progesterone. Questi ormoni non regolano solo il ciclo mestruale, ma hanno un’influenza su tantissime funzioni del corpo, inclusa la respirazione. Il progesterone, ad esempio, è noto per stimolare la nostra risposta ventilatoria all’ipossia (HVR – Hypoxic Ventilatory Response), ovvero la capacità del nostro corpo di aumentare la respirazione quando l’ossigeno scarseggia. L’estrogeno, d’altro canto, potrebbe influenzare la permeabilità dei capillari, il volume del sangue e persino il flusso sanguigno cerebrale, tutti fattori che, in teoria, potrebbero giocare un ruolo nell’insorgenza del mal di montagna.

Quindi, la logica suggerirebbe: meno ormoni = risposta all’ipossia potenzialmente meno efficace = maggior rischio di AMS per le donne in menopausa rispetto alle donne più giovani, ancora con ciclo regolare (eumenorroiche). Sembra filare, no? Eppure, la scienza ama metterci alla prova!

Lo Studio: Giovani vs Mature in Montagna

I ricercatori hanno messo a confronto due gruppi di donne:

  • 13 donne eumenorroiche (EW), con ciclo regolare, testate nella fase medio-luteale (quando i livelli di estrogeni e progesterone sono alti), con un’età media di 32 anni.
  • 15 donne in postmenopausa (PW), con un’età media di 63 anni e, ovviamente, livelli ormonali molto più bassi.

Cosa hanno fatto? Hanno sottoposto queste donne a una serie di test. Prima, in laboratorio, hanno misurato la loro risposta ventilatoria all’ipossia (HVR) e altre risposte fisiologiche (ventilazione, saturazione di ossigeno, frequenza cardiaca) a riposo e durante un esercizio fisico in condizioni di ipossia normobarica (cioè simulando l’altitudine riducendo la percentuale di ossigeno nell’aria, ma mantenendo la pressione atmosferica normale). Hanno anche misurato i livelli di ansia, stress ossidativo e cortisolo.

Poi, la prova del nove: hanno portato tutte le partecipanti a trascorrere una notte in un rifugio a 3375 metri di altitudine (ipossia ipobarica, quella vera delle montagne!). Lì hanno valutato l’insorgenza e la gravità del mal di montagna usando la scala di Lake Louise, misurato di nuovo saturazione, frequenza cardiaca, ansia e cortisolo.

Due gruppi distinti di donne, uno di giovani adulte (circa 30 anni) e uno di donne mature (circa 60 anni), che partecipano a test fisiologici in un laboratorio medico con attrezzature per monitorare respiro e battito cardiaco, luce controllata da laboratorio, obiettivo prime 50mm, alta precisione.

Risultati Che Non Ti Aspetti: Simili Risposte all’Ipossia

Ed ecco la prima, grande sorpresa. Nonostante le enormi differenze nei livelli di estrogeni e progesterone (nettamente più bassi nelle donne in postmenopausa, come previsto), la risposta ventilatoria all’ipossia (HVR) è risultata simile tra i due gruppi! Certo, le donne più giovani mostravano una ventilazione a riposo leggermente più alta sia in condizioni normali che di ipossia simulata, ma la *risposta* specifica alla carenza di ossigeno (HVR) non era significativamente diversa.

Questo risultato va un po’ contro l’idea che il calo ormonale debba per forza “smorzare” la nostra capacità di reagire all’aria rarefatta. Sembra che altri meccanismi, o forse l’adattamento legato all’età stessa, compensino o rendano meno rilevante l’effetto degli ormoni su questo specifico parametro, almeno a riposo o durante l’esercizio moderato testato. La letteratura scientifica su questo punto è un po’ mista, specialmente durante l’esercizio intenso, ma questo studio si aggiunge a quelli che non trovano differenze sostanziali nell’HVR legate alla menopausa.

Mal di Montagna: Nessuna Differenza Significativa!

Ma veniamo alla domanda che forse ci interessa di più: chi ha sofferto maggiormente di mal di montagna lassù a 3375 metri? Tenetevi forte: l’incidenza dell’AMS è stata simile nei due gruppi!

  • Dopo 6 ore dall’arrivo in quota, il 31% delle donne giovani (EW) e il 40% delle donne in postmenopausa (PW) hanno sviluppato AMS.
  • La mattina successiva (dopo circa 18 ore), le percentuali erano del 15% per le EW e del 27% per le PW.

Anche se i numeri sembrano leggermente più alti per le donne in postmenopausa, le differenze non erano statisticamente significative. Questo significa che, sulla base di questo studio, la menopausa non sembra aumentare significativamente il rischio di soffrire di mal di montagna.

Questo risultato è in linea con altre ricerche e meta-analisi recenti che suggeriscono come l’età, di per sé, non sia un fattore di rischio primario per l’AMS, anzi, a volte sembra addirittura leggermente protettiva (forse per via di cambiamenti cerebrali legati all’invecchiamento che rendono meno problematico l’eventuale gonfiore indotto dall’altitudine? È un’ipotesi).

Donna matura con zaino da trekking che guarda soddisfatta un panorama montano da una vetta, cielo azzurro limpido, fotografia di paesaggio con grandangolo 14mm, messa a fuoco nitida su tutta la scena, luce solare brillante.

Cosa Ci Portiamo a Casa?

Quindi, cosa significa tutto questo per noi amanti della montagna che stiamo attraversando o abbiamo superato la menopausa? Beh, direi che sono notizie piuttosto buone! Questo studio suggerisce che:

  • Il calo degli ormoni legato alla menopausa non sembra compromettere in modo significativo la nostra risposta fisiologica fondamentale all’ipossia (HVR).
  • La menopausa non sembra renderci significativamente più suscettibili al mal di montagna acuto (AMS).

Certo, lo studio ha i suoi limiti (ad esempio, il numero di partecipanti non era enorme per trarre conclusioni definitive sull’incidenza dell’AMS, e distinguere gli effetti della menopausa da quelli dell’invecchiamento in generale è complesso). Inoltre, fattori come l’ansia (in particolare l’ansia “di tratto”, quella più stabile nel tempo) potrebbero avere un ruolo, come emerso in alcune analisi secondarie dello studio sulle donne in postmenopausa.

Ma il messaggio principale è incoraggiante: non dobbiamo temere che la menopausa ci precluda le gioie dell’alta quota o ci renda automaticamente più a rischio. Le precauzioni per prevenire il mal di montagna (acclimatamento graduale, buona idratazione, evitare sforzi eccessivi all’inizio, eventualmente farmaci preventivi sotto consiglio medico) valgono per tutte, giovani e meno giovani!

Insomma, amiche, che siate nel pieno del ciclo o in menopausa, la montagna ci aspetta. Ascoltiamo il nostro corpo, prepariamoci adeguatamente, ma liberiamoci dalla paura che gli ormoni “mancanti” siano un ostacolo insormontabile. L’avventura in alta quota può continuare!

Fonte: Springer

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