Primo piano di un medico con stetoscopio al collo, sullo sfondo sfocato un villaggio in un paese a basse risorse, al tramonto. Il medico ha un'espressione pensierosa ma determinata. Obiettivo prime, 50mm, profondità di campo, luce dorata del tramonto, colori caldi e saturi per un effetto cinematografico.

Medici Olandesi in Missione: Svelati i Segreti (e le Sfide) della Loro Formazione per la Salute Globale

Avete mai pensato a cosa serve davvero per essere un medico pronto ad affrontare le sfide sanitarie più complesse, magari in contesti con risorse limitatissime? Beh, oggi vi porto dietro le quinte di un programma di formazione post-laurea olandese piuttosto unico, quello per diventare Medico Esperto in Salute Globale e Medicina Tropicale (MD-GH). Si tratta di un percorso che prepara i dottori a lavorare in quelli che tecnicamente vengono chiamati “low-resource settings” (LRS), ovvero luoghi dove le risorse scarseggiano e le patologie possono essere molto diverse e spesso più gravi di quelle a cui siamo abituati qui.

Recentemente, è stato condotto uno studio qualitativo per capire, direttamente dalla voce dei laureati, come questo programma li prepari effettivamente al lavoro sul campo e dove si potrebbe migliorare. E credetemi, le loro prospettive sono affascinanti e piene di spunti!

Com’è Strutturato Questo Super Training?

Immaginate un percorso di quasi tre anni (2 anni e 9 mesi, per la precisione) che è un mix tra esperienza clinica e di sanità pubblica nei Paesi Bassi e una residenza specifica in Salute Globale proprio in un contesto a basse risorse. L’obiettivo? Fornire competenze cliniche per operare con patologie spesso più severe e con mezzi limitati, ma anche insegnare ad adattarsi a contesti culturali profondamente diversi. Mica male, eh?

Il programma classico prevede un anno di chirurgia e uno di ostetricia e ginecologia (OeG), oppure un profilo “madre-bambino” con OeG e pediatria. A questo si aggiungono corsi su temi specifici e un corso intensivo di 3 mesi in Salute Globale e Medicina Tropicale (il famoso NTC) presso il Royal Tropical Institute (KIT) di Amsterdam, che tocca argomenti come medicina clinica, sanità pubblica, finanza sanitaria, sistemi sanitari e aspetti culturali ed etici. Dal 2014, è stata introdotta anche una residenza supervisionata di 6 mesi in un LRS. Insomma, una full immersion!

La Parola ai Laureati: Cosa Funziona Davvero?

Ho avuto modo di “ascoltare” le voci di 23 di questi medici, laureati tra il 2017 e il 2021, e la maggior parte di loro ha lavorato prevalentemente come clinico, anche se alcuni si sono occupati di management o di “capacity building” (cioè, rafforzamento delle competenze locali). E cosa ne pensano?

In generale, le competenze generali acquisite durante la formazione sono state considerate adeguate. Un elemento cruciale emerso è l’importanza di una supervisione di qualità con obiettivi di apprendimento chiari durante il training: fa tutta la differenza per un’esperienza formativa positiva. Molti hanno sottolineato come la formazione negli ospedali olandesi ospitanti fosse di buon livello, specialmente se c’erano supervisori con esperienza pregressa in LRS.

La parte di chirurgia, ad esempio, offre buone opportunità per le competenze chirurgiche generali. C’è consenso sul fatto che padroneggiare un’ampia gamma di tecniche chirurgiche sia più importante che diventare esperti in procedure specifiche. Anche per l’OeG, i medici si sentono sufficientemente preparati a gestire gravidanze e parti, fare cesarei ed ecografie ostetrico-ginecologiche.

Il corso NTC è stato universalmente lodato per l’ampliamento delle prospettive sanitarie, toccando temi come sanità pubblica, insegnamento, gestione del budget, leadership e tecniche di laboratorio. Un’esperienza particolarmente formativa, citata da uno dei medici, è stata una simulazione di due giorni in cui si dovevano allocare risorse limitate: “una delle mie esperienze più preziose, impari davvero come ottenere l’impatto ottimale”. Forte, no?

E la residenza in un contesto a basse risorse? Considerata importantissima! È l’occasione per affinare ulteriormente le competenze chirurgiche e di OeG, per imparare e praticare ciò che non si è potuto fare in Olanda (patologie diverse, diversa organizzazione del lavoro ospedaliero), aumentando la sensazione di competenza. E, aspetto non da poco, si impara a lavorare con maggiore autonomia e con risorse diagnostiche limitate, pur senza avere la responsabilità finale.

Un gruppo eterogeneo di giovani medici, uomini e donne di diverse etnie, partecipa attivamente a una sessione di formazione pratica in un'aula moderna e luminosa. Alcuni sono chini su manichini medici, altri discutono animatamente attorno a un tavolo con grafici e appunti. L'atmosfera è di concentrazione e collaborazione. Obiettivo prime, 35mm, luce naturale controllata, profondità di campo per mettere a fuoco il gruppo principale.

Molti, specialmente quelli del profilo classico, hanno trovato questa residenza fondamentale per acquisire conoscenze in pediatria. Uno di loro ha raccontato: “Ho fatto la mia residenza in Congo per 6 mesi, sotto la supervisione di un medico congolese; l’ho semplicemente adorato. Ho imparato molto anche sulla pediatria che non era nel mio profilo formativo, ma è una componente importante della formazione.”

Ma Non è Tutto Oro Quello che Luccica: Le Aree da Migliorare

Nonostante gli aspetti positivi, i laureati hanno identificato diverse aree di miglioramento. Una critica comune è che la formazione clinica non prepara a sufficienza per le patologie locali, spesso molto severe. Pensateci: arrivare in un posto e trovarsi di fronte a malattie che magari hai solo letto sui libri, e in forme gravissime. “Non ero preparato per la patologia seria che vediamo qui. […] Le persone sono molto più malate; i casi sono più gravi. Molte persone muoiono,” ha confessato un medico.

Le lacune principali? Medicina Interna (in particolare malattie infettive e malattie non trasmissibili – NCDs) e Pediatria. Un medico che lavorava in Africa sub-sahariana ha detto: “In India c’è poca malaria e HIV, quindi ho poca conoscenza di queste condizioni; l’insegnamento nel NTC sulle condizioni tropicali è troppo limitato. […] Mi mancavano conoscenze di Medicina Interna; abbiamo molte malattie non trasmissibili (NCDs) qui e non siamo formati per questo.” E un altro ha aggiunto: “Non sapevo nemmeno come trattare l’ipertensione o il diabete, che sono comuni nelle aree rurali. E non lo impari nei reparti di chirurgia o OeG o al NTC, mentre queste sono in realtà competenze piuttosto basilari.”

Anche l’insegnamento della Sanità Pubblica e la consapevolezza culturale dovrebbero essere intensificati e, soprattutto, introdotti prima nel programma. L’adattamento a culture diverse, alla comunicazione e alle abitudini specifiche è stato spesso descritto come una sfida. “Ho trovato piuttosto complesso integrarmi in un’altra società e ci è voluto molto sforzo. […] Non ti sentirai mai veramente a casa, perché non sei uno di loro, come persona bianca, occidentale,” ha condiviso un partecipante.

Un altro punto sollevato riguarda la competizione per l’esposizione clinica nelle procedure chirurgiche con i medici in formazione specialistica (chirurgia, OeG, pediatria) negli ospedali olandesi, che portava a passare tempo extra in ospedale per aumentare l’esposizione. Molti hanno auspicato l’istituzione di obiettivi specifici per facilitare l’acquisizione di competenze, come quote definite per procedure tipo cesarei e laparotomie.

L’Esperienza sul Campo: Un Banco di Prova Cruciale

La maggior parte degli MD-GH ha lavorato in ospedali distrettuali governativi, spesso essendo i medici più qualificati, impegnati in attività cliniche, organizzative e di supervisione. Si sono trovati di fronte a una vasta gamma di condizioni con strutture diagnostiche e chirurgiche limitate e opzioni di riferimento scarse (che potevano richiedere più di otto ore per essere raggiunte). Una bella sfida!

La frustrazione emergeva quando il profilo formativo non corrispondeva alle esigenze dell’ospedale, perché non si sentivano sufficientemente attrezzati per funzionare come medici indipendenti. Questo causava sentimenti di inadeguatezza, aggravati da pazienti con morbilità grave, alta mortalità e mancanza di strumenti diagnostici. “Sto tornando indietro ora, e voglio diventare un medico di base, semplicemente perché voglio essere bravo in quello che faccio. E attualmente non è così. Per niente. Sto deludendo le persone a causa delle mie scarse competenze,” ha ammesso con onestà un medico.

Le competenze mancanti più citate includevano l’esecuzione di una puntura lombare, la somministrazione e supervisione dell’anestesia e l’uso dell’ecografia per scopi diversi dall’ostetricia. “Sarebbe molto bello se si potessero fare punture lombari per un’intera settimana […] E fare ecografie, dare anestesia, quel tipo di argomenti potrebbero essere aggiunti al programma di formazione,” ha suggerito un altro.

Un medico, con indosso camice e guanti, esamina attentamente un bambino in un ambulatorio semplice ma pulito in un contesto rurale africano. Alle sue spalle, attrezzature mediche essenziali. La luce entra da una finestra, illuminando la scena con un taglio quasi documentaristico. Obiettivo zoom, 50mm, luce naturale filtrata, espressione concentrata del medico, bianco e nero per enfatizzare l'emozione.

Imparare sul Posto: Tra Improvvisazione e Network

Come si fa fronte a queste lacune? Beh, l’improvvisazione diventa una compagna quotidiana. Ma non solo: i medici hanno descritto come abbiano imparato a trovare informazioni o a usare la loro rete di contatti per ricevere consigli su questioni terapeutiche e casi specifici. L’accesso a diverse fonti di informazione (libri, app, ecc.) e l’interazione con colleghi locali, infermieri, colleghi nei centri di riferimento o medici e specialisti in visita sono fondamentali. Anche la consultazione online con colleghi, localmente, nei Paesi Bassi o altrove, è un aiuto prezioso. Qui, l’importanza di costruire un network è stata enfatizzata.

È cruciale anche imparare a conoscere i propri limiti e a riferire i pazienti ad altri ospedali se la diagnosi non è chiara o in caso di malattia grave o potenzialmente letale. “Si tratta di conoscere i propri limiti, chiedere aiuto presto. Riguardo alle cose che non sai, così puoi imparare,” ha detto saggiamente un medico.

Adattamento Culturale: Non Solo una Questione di Lingua

L’adattamento culturale è un capitolo a sé. I problemi sollevati includevano la difficoltà di integrarsi in una società completamente diversa, gestire le disparità di genere, l’ “inerzia” di fronte a un’emergenza o infermieri che non seguivano gli ordini. Lo stile di comunicazione olandese, più diretto, nel dare ordini, ad esempio agli infermieri, è stato indicato come una differenza culturale a cui hanno dovuto adattarsi.

Guadagnare la fiducia è stato riportato come molto importante. Indipendentemente dal contesto, iniziando un nuovo lavoro, bisogna conoscere i colleghi e non dimenticare di essere un ospite. “Devi conoscere le persone, devi capire i processi di lavoro, le persone devono conoscerti, sapere cosa puoi fare. Ora ho molta fiducia dagli altri medici così come dagli infermieri e dagli ufficiali clinici,” ha raccontato un partecipante. E un altro ha condiviso una perla di saggezza: “La cosa più importante che ho imparato è l’osservazione di un ex MD-GH che sei un ospite in un altro paese e che devi ascoltare i tuoi colleghi e non alzare mai la voce”.

Crescita Personale e Professionale: Un’Esperienza che Segna

Nonostante le difficoltà, l’esperienza di lavorare all’estero è stata considerata estremamente preziosa, contribuendo a una significativa crescita personale e professionale. Porta a una visione più ampia e completa dei problemi sanitari. “Impari a gestire problemi molto complessi e ampi. Ma impari anche a guardare letteralmente oltre le frontiere. E impari a guardare i pazienti e l’intero sistema in cui il paziente funziona, per così dire,” ha riflettuto un medico.

Molti hanno scoperto l’importanza sociale della professione medica e l’impatto che hanno avuto sulla comunità servita. Questo ha motivato alcuni, una volta tornati a casa, a intraprendere carriere per lavorare con minoranze culturali e rifugiati. “Quel programma di formazione, e in particolare aver lavorato e vissuto all’estero, mi ha plasmato enormemente come essere umano e come medico… È davvero un’esperienza così preziosa, non avrei mai voluto perderla […] Questo mi ha influenzato a lavorare come medico di base per e con le minoranze, e i rifugiati.” Tuttavia, lavorare in un posto piccolo e remoto può anche essere stressante e portare al burn-out, come alcuni hanno tristemente sperimentato.

Il Futuro del Medico per la Salute Globale: Non Più “Salvatori Bianchi”

Un tema molto interessante emerso è il ruolo futuro degli MD-GH. C’è una crescente consapevolezza che, con l’aumento dei medici locali laureati negli LRS (uno sviluppo positivo!), i posti adatti per gli MD-GH stanno diminuendo. I medici olandesi ritengono che la loro necessità persista in aree con carenza di professionisti sanitari, o dove il sistema sanitario è instabile, come in contesti di soccorso in caso di calamità o zone di guerra.

C’è stata anche una critica al “complesso del salvatore bianco”, la percezione di andare a salvare le persone come professionista medico. Si ritiene più importante implementare progetti sostenibili che contribuiscano a un sistema sanitario migliore e all’accesso alle cure. “Penso che dovrebbe in ogni caso essere un progetto mirato al capacity building, con trasferimento di conoscenze. […] Un progetto in cui puoi creare un collegamento con la sanità pubblica o le cure primarie, penso, quelli sono i luoghi in cui possiamo davvero aggiungere valore,” ha affermato un medico. La formazione del personale locale è considerata cruciale per il rafforzamento delle capacità, l’impegno e il potenziamento del sistema sanitario.

Un medico MD-GH, sorridente e collaborativo, affianca un collega medico locale in un ospedale di un paese a basse risorse, indicando qualcosa su una radiografia. Entrambi indossano camici. L'ambiente è funzionale, con attrezzature visibili. Obiettivo prime, 35mm, illuminazione mista (naturale e artificiale), interazione positiva, duotone seppia e blu per un tocco di speranza e professionalità.

Riflessioni Finali: Come Rendere la Formazione Ancora Più Efficace

Insomma, questo viaggio nelle esperienze dei medici MD-GH olandesi ci dice molto. Il programma è apprezzato per la sua ampiezza, ma ci sono margini di miglioramento. Ecco alcuni suggerimenti emersi:

  • Definire obiettivi chiari per le competenze cliniche da acquisire durante la formazione, con una supervisione costante, preferibilmente da parte di personale senior con esperienza in LRS.
  • Strutturare la residenza in salute globale in modo più coerente in base alle esigenze formative dell’MD-GH e alle aspettative delle istituzioni ospitanti.
  • Potenziare la formazione clinica in malattie infettive e malattie non trasmissibili (NCDs), e forse anche in pediatria per chi segue il profilo classico.
  • Intensificare la formazione sulle competenze di insegnamento per il trasferimento di conoscenze e il capacity building, in linea con il ruolo futuro percepito dell’MD-GH.
  • Considerare percorsi formativi differenziati, ad esempio uno “chirurgico” (chirurgia e OeG) e uno “medico” (medicina interna e pediatria), per chi ha già una prospettiva di carriera.
  • Anticipare e intensificare la formazione su sanità pubblica e sensibilità culturale.

Nonostante la durata relativamente breve del programma, non c’era consenso sull’estenderla. Piuttosto, si punta a ottimizzare il tempo disponibile. È chiaro che non tutte le carenze possono essere colmate durante la formazione nei Paesi Bassi, ma questi feedback sono oro colato per rendere questo programma già valido ancora più incisivo e preparare al meglio i futuri medici pronti ad affrontare le sfide della salute globale. E chissà, magari ispirare anche altri Paesi a percorsi simili!

Fonte: Springer

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