Cancro Gastrico Avanzato: Il Tuo Sangue Può Prevedere Se l’Immunoterapia Funzionerà?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che rappresenta una delle sfide più grandi in oncologia: il cancro gastrico avanzato. Purtroppo, come molti di voi sapranno, si tratta di una malattia spesso diagnosticata tardi, quando le opzioni terapeutiche sono più limitate e la prognosi non è delle migliori, con una sopravvivenza media che a volte non supera l’anno.
La Rivoluzione dell’Immunoterapia: Una Nuova Speranza
Negli ultimi anni, però, qualcosa è cambiato. L’arrivo degli inibitori dei checkpoint immunitari (ICI), spesso usati in combinazione con la chemioterapia tradizionale, ha aperto nuove strade. Questi farmaci, in parole semplici, “sbloccano” il nostro sistema immunitario, permettendogli di riconoscere e attaccare le cellule tumorali che prima riuscivano a nascondersi. Studi importanti hanno dimostrato che questa combinazione (immunoterapia + chemio) può offrire risultati superiori rispetto alla sola chemioterapia per molti pazienti. Fantastico, vero?
Il Dilemma: Chi Beneficia Davvero?
E qui arriva il punto cruciale. Nonostante i successi, l’immunoterapia non funziona allo stesso modo per tutti. Alcuni pazienti ottengono benefici straordinari, altri purtroppo no. E oltre al costo elevato di queste terapie, ci sono anche potenziali effetti collaterali da considerare. La domanda da un milione di dollari è: come possiamo capire in anticipo quali pazienti risponderanno meglio all’immunoterapia più chemioterapia, evitando trattamenti inutili o potenzialmente dannosi a chi non ne trarrebbe vantaggio?
I Biomarcatori Attuali: Utili, Ma Non Perfetti
Certo, abbiamo già alcuni strumenti, i cosiddetti biomarcatori. Avrete forse sentito parlare di:
- Espressione di PD-L1
- Carico mutazionale tumorale (TMB)
- Stato dei microsatelliti (MSI)
Questi indicatori ci danno informazioni preziose, ma hanno i loro limiti. Le piattaforme per misurarli non sono sempre standardizzate, i valori soglia (i “cut-off”) possono variare, il costo è significativo e, non da ultimo, richiedono tessuto tumorale, che non è sempre facile o possibile ottenere in quantità sufficiente, specialmente in pazienti con malattia avanzata. Serve qualcosa di più pratico, meno invasivo e più economico.
Guardare al Sangue: Gli Indici Infiammatori
Ed è qui che entra in gioco un’idea affascinante: e se la risposta fosse già nel nostro sangue? Sappiamo da tempo che l’infiammazione sistemica gioca un ruolo complesso nel cancro, influenzandone crescita, invasione e metastasi. E questa infiammazione si riflette nella conta delle cellule del sangue: globuli bianchi, linfociti, monociti, neutrofili, piastrine… Un semplice prelievo di sangue, un esame di routine, economico, ripetibile e per nulla invasivo, potrebbe darci indizi fondamentali?
Da qui l’interesse crescente per i cosiddetti marcatori infiammatori derivati dall’emocromo, come:
- NLR (rapporto neutrofili/linfociti)
- PLR (rapporto piastrine/linfociti)
- MLR (rapporto monociti/linfociti)
- SII (indice sistemico immuno-infiammatorio)
- dNLR (rapporto derivato neutrofili/linfociti)
Potrebbero questi semplici rapporti essere i biomarcatori predittivi che stiamo cercando?
Lo Studio: Mettere alla Prova gli Indici Infiammatori
Proprio per rispondere a questa domanda, è stato condotto uno studio retrospettivo (cioè analizzando dati di pazienti già trattati) molto interessante, pubblicato recentemente. Abbiamo esaminato i dati di 131 pazienti con cancro gastrico localmente avanzato o metastatico, trattati in prima linea tra il 2020 e il 2023. Di questi, 76 avevano ricevuto la combinazione di immunoterapia (ICI) più chemioterapia, mentre 55 avevano ricevuto solo la chemioterapia.
L’obiettivo era duplice:
- Capire se ci fosse una correlazione tra i livelli di questi marcatori infiammatori (misurati prima dell’inizio della terapia, al “baseline”) e l’efficacia del trattamento con ICI + chemio (in termini di tempo alla progressione della malattia – PFS – e sopravvivenza globale – OS).
- Verificare se anche le variazioni di questi marcatori dopo i primi cicli di terapia potessero avere un valore predittivo.
- Confrontare l’efficacia dei due regimi (ICI+chemio vs chemio da sola) nei pazienti suddivisi in base ai livelli dei marcatori infiammatori.
MLR: Un Protagonista Inatteso
Ebbene, i risultati sono stati davvero promettenti, e un marcatore in particolare è emerso come potenziale protagonista: l’MLR, il rapporto tra monociti e linfociti.
Cosa abbiamo scoperto analizzando i pazienti trattati con immunoterapia più chemioterapia?
- MLR basso al baseline = Prognosi migliore: I pazienti che iniziavano la terapia con un basso livello di MLR nel sangue hanno mostrato una sopravvivenza libera da progressione (PFS) e una sopravvivenza globale (OS) significativamente migliori rispetto a quelli con MLR alto.
- MLR come fattore prognostico indipendente: L’analisi statistica ha confermato che un basso MLR al baseline era un fattore indipendente associato a una migliore sopravvivenza globale (OS).
- Anche le variazioni contano: Non solo il valore iniziale! Anche l’andamento dell’MLR nelle prime fasi della terapia è sembrato importante. I pazienti che avevano un MLR basso sia all’inizio sia dopo due cicli di trattamento hanno avuto la sopravvivenza globale più lunga. Questo suggerisce che monitorare l’MLR nel tempo potrebbe essere utile.
La Prova del Nove: Confronto tra Trattamenti
Ma la scoperta forse più rilevante è arrivata confrontando i due gruppi di trattamento (ICI+chemio vs chemio da sola) in base ai livelli di MLR al baseline:
- Nei pazienti con MLR BASSO: Qui la differenza è stata netta! Aggiungere l’immunoterapia alla chemioterapia ha portato a benefici significativi in termini di PFS, OS e anche di tasso di risposta obiettiva (ORR). In pratica, per questi pazienti, la combinazione è risultata decisamente superiore alla sola chemio.
- Nei pazienti con MLR ALTO: Sorprendentemente, in questo gruppo non sono emerse differenze significative tra ricevere la combinazione ICI+chemio o la sola chemioterapia, né per PFS, né per OS, né per ORR.
Questo risultato è importantissimo! Suggerisce che l’MLR basale potrebbe davvero aiutarci a selezionare i pazienti che trarranno il massimo beneficio dall’aggiunta dell’immunoterapia in prima linea.
Perché Proprio l’MLR? Una Spiegazione Biologica
Ma perché proprio il rapporto tra monociti e linfociti dovrebbe essere così indicativo? Una spiegazione plausibile risiede nel ruolo di queste cellule nel microambiente tumorale. I monociti possono essere reclutati dal tumore e trasformarsi in macrofagi associati al tumore (TAMs), spesso di tipo M2, che tendono a sopprimere la risposta immunitaria e a favorire la crescita tumorale e la formazione di nuovi vasi sanguigni. I linfociti, al contrario, sono i soldati chiave della nostra risposta immunitaria anti-tumorale. Un basso MLR (quindi meno monociti “pro-tumore” rispetto ai linfociti “anti-tumore”) potrebbe riflettere un microambiente più favorevole all’azione dell’immunoterapia.
Limiti e Prospettive Future
Come ogni studio scientifico, anche questo ha i suoi limiti. Si tratta di un’analisi retrospettiva, condotta in un unico centro e con un numero di pazienti relativamente contenuto. Serviranno studi prospettici, multicentrici e su campioni più ampi per confermare questi risultati. Inoltre, non avevamo dati completi su altri biomarcatori molecolari (come PD-L1 o TMB) per fare un confronto diretto sulla superiorità predittiva dell’MLR.
Tuttavia, i risultati sono estremamente incoraggianti. L’MLR ha tutte le carte in regola per diventare un biomarcatore prezioso: è economico, facilmente accessibile tramite un semplice prelievo, non invasivo, ripetibile e, stando a questi dati, potenzialmente molto utile per personalizzare la terapia di prima linea nel cancro gastrico avanzato.
Insomma, la ricerca non si ferma e la speranza è quella di poter offrire, in un futuro non troppo lontano, trattamenti sempre più mirati ed efficaci, sfruttando anche gli indizi che il nostro stesso corpo ci fornisce, come un semplice rapporto tra cellule del sangue. Continueremo a studiare e a tenervi aggiornati!
Fonte: Springer