Ritratto fotografico di un lupo grigio (Canis lupus) in un paesaggio invernale polacco, forse vicino alla Foce della Warta. Obiettivo prime 85mm, f/2.8 per profondità di campo ridotta che sfoca lo sfondo innevato, luce naturale fredda, sguardo intenso del lupo verso la camera, alta definizione dei dettagli della pelliccia.

Lupi e Bestiame al Pascolo Libero: Una Convivenza Inaspettata nella Foce della Warta

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel cuore dell’Europa, precisamente nella Polonia occidentale, per parlare di lupi e della loro convivenza, a volte complicata, con le attività umane, in particolare l’allevamento. Sapete, il ritorno del lupo (Canis lupus) in molte aree d’Europa è una notizia fantastica per la biodiversità, ma non nascondiamoci dietro un dito: crea anche qualche grattacapo, soprattutto quando i nostri amici a quattro zampe si avvicinano troppo al bestiame.

Un Mistero da Svelare: Lupi e Bestiame Faccia a Faccia

Immaginatevi una vasta area, la regione della Foce del fiume Warta (chiamiamola WRM, per comodità), al confine tra Polonia e Germania. Un posto bellissimo, protetto da Natura 2000 e con un Parco Nazionale al suo centro. Qui, tra praterie umide che si allagano stagionalmente e piccole macchie di foresta, pascolano liberamente migliaia di capi di bestiame: circa 4.000 bovini da carne e 700 cavalli di razze resistenti. Liberamente significa proprio questo: senza recinzioni dedicate anti-lupo, senza cani da guardiania specifici, lasciati a sé stessi per gran parte della stagione del pascolo (da giugno a novembre).

Ora, la domanda sorge spontanea, e ammetto che era anche la nostra ipotesi iniziale: con tutta questa “carne facile” a disposizione, cosa mangeranno i lupi che si sono ristabiliti in questa zona? La logica suggerirebbe… beh, banchetti a base di vitelli e puledri, no? E invece, preparatevi alla sorpresa!

Tra il 2020 e il 2022, ci siamo messi d’impegno per capirci qualcosa di più. Abbiamo usato tutte le tecniche del mestiere: seguito le tracce nella sabbia, nel fango e sulla neve; piazzato fototrappole per spiare i movimenti dei lupi; raccolto campioni non invasivi (principalmente escrementi, sì, il lavoro del ricercatore a volte è un po’ “sporco”!) per analizzare il DNA e capire quanti lupi ci fossero e quali fossero i loro legami familiari. Grazie alla genetica, basata su marcatori microsatelliti (una specie di impronta digitale genetica), abbiamo confermato la presenza stabile di due gruppi familiari di lupi nell’area.

Cosa C’è Davvero nel Menù del Lupo?

E qui arriva il bello. Abbiamo analizzato ben 109 escrementi di lupo. Cosa ci abbiamo trovato dentro? Principalmente resti di prede selvatiche! Gli ungulati selvatici (cervi, caprioli, cinghiali) costituivano la bellezza dell’81,9% della biomassa consumata. E non è finita: un altro 14,5% era composto da mammiferi selvatici di medie dimensioni.

E il bestiame? Tenetevi forte: i bovini rappresentavano solo il 3% della biomassa nella dieta dei lupi, e i cani (probabilmente randagi o vaganti, visto che non ci sono state denunce di predazioni su cani di proprietà) un misero 0,4%. Cavalli? Nemmeno l’ombra nei resti analizzati. In due anni di ricerca intensiva, sono stati segnalati solo tre casi di vitelli consumati da lupi, ma senza la certezza assoluta che fossero stati predati attivamente (potrebbero essere stati trovati già morti e consumati come carogne).

Fotografia naturalistica di un lupo grigio (Canis lupus) che si muove furtivamente tra l'erba alta in una prateria della Foce della Warta, Polonia. Teleobiettivo 400mm, luce dorata dell'alba, scatto rapido per congelare il movimento, messa a fuoco sull'occhio vigile del lupo.

Il re della tavola del lupo nella WRM è risultato essere il capriolo (Capreolus capreolus), con quasi il 60% della biomassa. Al secondo posto, il cinghiale (Sus scrofa), con circa il 20,5%. Sorprendentemente basso il contributo del cervo nobile (Cervus elaphus), solo lo 0,7%, nonostante sia presente. Tra le prede medie, i lupi hanno gradito il castoro europeo (Castor fiber), con il 6,8%, e la lepre europea (Lepus europaeus), con il 7,7%.

Abbiamo anche confrontato questi dati con quelli di altre sei aree di studio nella stessa sottopopolazione di lupi dell’Europa Centrale (Polonia occidentale e Germania orientale). Il risultato? La dieta dei lupi della WRM è molto simile a quella dei loro “cugini” che vivono in zone senza tutto quel bestiame al pascolo libero. L’unica differenza degna di nota è che i lupi della WRM hanno una dieta leggermente più ampia (in gergo tecnico, una “nicchia trofica” più larga), proprio grazie a quel contributo un po’ più alto di castori e lepri.

Ma Perché Non Attaccano il Bestiame Facile?

Questa è la domanda da un milione di dollari! Perché i lupi sembrano “snobbare” bovini e cavalli così facilmente accessibili? Le ragioni sono probabilmente un mix di fattori, e questo ci insegna molto sulla complessità delle interazioni predatore-preda.

  • Comportamento del Bestiame: Vivere allo stato brado, in condizioni semi-naturali, permette a questi bovini (principalmente razze da carne come Limousin, Hereford, Angus) e cavalli (razze rustiche) di riscoprire e affinare i loro comportamenti difensivi naturali. Si riuniscono in grandi mandrie, si proteggono a vicenda. Non sono le mucche da latte docili e spesso isolate che potremmo immaginare.
  • Armi Naturali: Molti dei bovini nella WRM non sono decorunati, cioè mantengono le loro corna. E le corna, diciamocelo, sono un bel deterrente per un predatore, anche per un lupo! La pratica della decoronazione, molto diffusa altrove, potrebbe rendere il bestiame più vulnerabile.
  • Tipo di Bovini: Le razze da carne presenti sono generalmente più massicce, muscolose e potenzialmente più aggressive delle razze da latte. Un vitello Limousin non è proprio la stessa cosa di un vitellino da latte.
  • Abbondanza di Prede Selvatiche: L’area è ricca di caprioli, cinghiali e castori. Perché rischiare un calcio da un cavallo o una cornata da una mucca quando c’è abbondanza di prede “tradizionali” e meno pericolose? I lupi, come tutti i predatori, tendono a ottimizzare il rapporto rischio/beneficio.
  • Scavenging vs Predazione: Come accennato, quel 3% di bovini nella dieta potrebbe in parte derivare dal consumo di carcasse di vitelli morti per cause naturali (alla nascita o poco dopo), che non vengono rimossi immediatamente dai pascoli. È difficile distinguere sempre tra predazione attiva e scavenging solo dagli escrementi.

Mandria di bovini di razza Hereford al pascolo libero in un'ampia prateria umida del Parco Nazionale della Foce della Warta, alcuni con corna ben visibili. Obiettivo zoom 70-200mm usato a circa 100mm, luce diurna brillante, profondità di campo media per mantenere a fuoco la mandria e lo sfondo naturale.

Un discorso a parte merita il cinghiale. Nonostante la popolazione sia diminuita a causa della Peste Suina Africana (PSA) e degli abbattimenti sanitari, rimane la seconda preda più importante. Questo potrebbe indicare che i lupi approfittano di animali malati e indeboliti dalla PSA o delle carcasse lasciate sul terreno, fornendo così un “servizio ecosistemico” involontario nel limitare la diffusione della malattia.

Lezioni Apprese e Sguardo al Futuro

Cosa ci insegna questa storia? Che la predazione del lupo sul bestiame non è una semplice equazione “più bestiame = più attacchi”. È una faccenda complessa e contesto-dipendente. Dipende dalle prede selvatiche disponibili, dal tipo di bestiame, da come viene allevato e gestito, dal paesaggio, dalla struttura sociale dei branchi di lupi.

Nella WRM, la combinazione di abbondanti prede selvatiche e bestiame “tosto” che vive allo stato brado sembra portare a un livello di conflitto molto basso, nonostante le apparenze. Questo non significa che i conflitti non possano esistere altrove o in condizioni diverse, ma ci ricorda che prima di pensare a soluzioni drastiche come gli abbattimenti, bisogna analizzare a fondo la situazione specifica.

Primo piano macro di un escremento di lupo (scat) raccolto sul campo, posizionato su un foglio di carta per l'analisi. Obiettivo macro 105mm, illuminazione laterale per evidenziare la texture e i resti di pelo e ossa, messa a fuoco selettiva, alta definizione dei dettagli.

La convivenza tra grandi carnivori e attività umane è una sfida, ma studi come questo ci mostrano che non è sempre una guerra annunciata. A volte, la natura trova equilibri sorprendenti. E il nostro compito è capirli, rispettarli e gestirli con intelligenza, basandoci sui dati e non solo sulle paure.

Insomma, i lupi della Foce della Warta ci hanno dato una bella lezione di ecologia: anche quando il fast food sembra a portata di zampa, spesso preferiscono ancora il menù tradizionale della foresta!

Fonte: Springer

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