Illustrazione fotorealistica ad alta risoluzione del circolo vizioso tra microglia attivate (strutture ramificate complesse, incandescenti di rosso) e cellule T Th17 (sfere luminose blu) nel tessuto cerebrale infiammato. Una molecola stilizzata del farmaco ACT001 (gialla) si interpone, bloccando la via di segnalazione STING (rappresentata come un fulmine) all'interno della microglia, interrompendo così l'interazione. Obiettivo macro 90mm, illuminazione drammatica e controllata, alta definizione, sfondo scuro per enfatizzare le cellule.

Sclerosi Multipla: Ho Trovato Come Spegnere l’Interruttore dell’Infiammazione nel Cervello!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi appassiona tantissimo e che potrebbe aprire nuove strade per combattere malattie toste come la Sclerosi Multipla (SM). Immaginate il nostro sistema nervoso centrale (SNC) come una città super complessa e trafficata. A volte, però, alcune cellule del nostro stesso sistema immunitario, che dovrebbero difenderci, si confondono e iniziano ad attaccare parti della città, come la guaina mielinica che protegge i nostri “cavi” neuronali. Questo è quello che succede, in parole povere, nella SM e nel suo modello animale che usiamo per studiarla, l’encefalomielite autoimmune sperimentale (EAE).

I Protagonisti di Questa Battaglia

Due tipi di cellule sono i principali “colpevoli” in questo scenario: le microglia e le cellule Th17. Le microglia sono come le guardie residenti del nostro cervello, cellule immunitarie che vivono lì stabilmente. Le Th17, invece, sono un tipo specifico di linfociti T, soldati del sistema immunitario, che in queste malattie diventano particolarmente aggressivi contro il nostro stesso corpo (autoimmuni).

Sappiamo da tempo che entrambe giocano un ruolo chiave, ma una domanda mi frullava in testa: queste due cellule “parlano” tra loro all’interno del cervello infiammato? E se sì, come? La mia ipotesi era che le microglia, che possono “presentare” pezzi del nemico (antigeni) alle altre cellule immunitarie, potessero attivare e “caricare” le cellule Th17 patogene proprio lì, nel SNC. E non solo: pensavo che le Th17, una volta attivate, potessero a loro volta “dare la carica” alle microglia, creando un circolo vizioso, un loop di attivazione che auto-alimenta l’infiammazione. Un vero e proprio “feed-forward loop”.

La Caccia al Circolo Vizioso

Per vederci chiaro, abbiamo usato diversi modelli sperimentali su topolini, inclusi quelli con EAE indotta attivamente o passivamente (trasferendo cellule immunitarie già “arrabbiate”) e topolini geneticamente modificati. Ebbene sì, i dati ci hanno dato ragione! Abbiamo dimostrato che esiste proprio questo loop di attivazione microglia-Th17 che spinge avanti la malattia.

Come funziona questo dialogo infuocato? È un meccanismo complesso che dipende da più fattori:

  • Le microglia devono esporre sulla loro superficie una molecola chiamata MHC-II per “presentare” l’antigene alle Th17.
  • Le microglia rilasciano citochine pro-infiammatorie (messaggeri chimici che accendono l’infiammazione) e chemochine (che attirano altre cellule immunitarie sul posto).
  • Un percorso molecolare specifico all’interno delle microglia, chiamato STING→NF-κB, sembra essere fondamentale per mantenere le microglia in questo stato “iperattivo”.
  • Le cellule Th17 patogene, una volta attivate, rispondono producendo le loro citochine “da battaglia”, come GM-CSF e IFNγ, che a loro volta gettano benzina sul fuoco attivando ulteriormente le microglia.

Siamo riusciti persino a “fotografare” queste coppie di cellule (microglia-Th17) mentre interagivano, dimostrando che sono le unità funzionali dove avviene questa presentazione dell’antigene e l’attivazione reciproca. È come aver colto sul fatto i due complici mentre pianificano l’attacco!

Microscopia elettronica a scansione ad altissimo dettaglio di una cellula microgliale attivata (forma ameboide con processi corti) nel sistema nervoso centrale, che interagisce strettamente con un linfocita T Th17 (più piccolo e sferico), illuminazione controllata per evidenziare le membrane cellulari a contatto, obiettivo macro 100mm, alta definizione.

Una Possibile Arma Segreta: ACT001

E qui arriva una parte ancora più emozionante. Esiste un farmaco, chiamato ACT001, che è già stato approvato come farmaco orfano negli USA per trattare un tipo di tumore al cervello, il glioblastoma. Questo farmaco deriva da un composto naturale (micheliolide) e ha delle proprietà molto interessanti: attraversa la barriera emato-encefalica (cioè arriva nel cervello), ha bassa tossicità e ha già mostrato di poter ridurre l’infiammazione cerebrale in altri contesti (come il trauma cranico).

Mi sono chiesto: e se ACT001 potesse funzionare anche nell’EAE, magari proprio interrompendo quel dannato circolo vizioso microglia-Th17? Abbiamo deciso di provare.

Quando Agisce ACT001? Il Tempismo è Tutto!

Per capire come e quando ACT001 potesse essere utile, abbiamo trattato i topolini con EAE in diversi momenti della malattia. L’EAE ha due fasi principali: una fase di induzione (quando il sistema immunitario viene “addestrato” ad attaccare la mielina, ma i sintomi non sono ancora evidenti) e una fase effettrice (quando le cellule immunitarie attaccano attivamente il SNC e compaiono i sintomi come la paralisi).

Abbiamo diviso i topi in gruppi: alcuni trattati con ACT001 fin dall’inizio (fase di induzione + effettrice), altri solo durante l’induzione, altri solo durante la fase effettrice, e un gruppo di controllo senza trattamento. I risultati sono stati chiarissimi:

  • Trattare solo durante la fase di induzione? Nessun effetto. La malattia progrediva come se nulla fosse.
  • Trattare durante entrambe le fasi o solo durante la fase effettrice? Bingo! La gravità dei sintomi si riduceva significativamente.

Analizzando il midollo spinale (uno dei bersagli principali dell’attacco autoimmune), abbiamo visto che nei topi trattati efficacemente con ACT001 (cioè durante la fase effettrice) c’era molta meno infiltrazione di cellule immunitarie e quasi nessuna demielinizzazione, rispetto ai gruppi non trattati o trattati solo all’inizio. Anche i livelli di citochine infiammatorie (come Il1b, Csf2, Il6, Il17a, Ifng) nelle cellule infiltrate erano molto più bassi, mentre aumentava una citochina anti-infiammatoria (Il10).

Questo ci ha detto una cosa fondamentale: ACT001 agisce proprio quando l’infiammazione è già in corso nel cervello, durante la fase effettrice. Ed è sufficiente trattare solo in questa fase per ottenere benefici.

Fotografia macro di sezioni trasversali di midollo spinale di topo. Una sezione mostra grave infiltrazione cellulare (macchie scure, colorazione HeE), l'altra, trattata con ACT001, mostra tessuto quasi normale. Obiettivo macro 60mm, illuminazione da laboratorio controllata, alta risoluzione per dettaglio tissutale.

Chi è il Vero Bersaglio di ACT001?

Ok, ACT001 funziona nella fase effettrice. Ma come? Quali cellule colpisce? Dato che le Th17 sono così importanti, abbiamo pensato fossero loro il bersaglio principale. Abbiamo analizzato le cellule T CD4+ (la famiglia a cui appartengono le Th17, ma anche le Th1 (altre cellule pro-infiammatorie) e le Treg (cellule regolatrici, che cercano di calmare l’infiammazione)) nei linfonodi e nel midollo spinale dei topi trattati e non.

Sorpresa! Nei linfonodi (dove avviene l’addestramento iniziale), ACT001 non cambiava quasi nulla: numero totale di cellule T CD4+, numero di Treg, Th1 o Th17… tutto normale. Ma nel midollo spinale (il campo di battaglia), le cose cambiavano eccome! Il numero totale di cellule T CD4+ diminuiva. Le Treg e le Th1 rimanevano più o meno stabili, ma le Th17, specialmente quelle più “cattive” che producono anche IFNγ (IFNγ+Th17) o GM-CSF (GM-CSF+ Th17), erano significativamente ridotte dal trattamento con ACT001. Anche l’espressione dei geni chiave per la funzione delle Th17 (come Il17a e Rorc) era più bassa nelle cellule T isolate dal midollo spinale dei topi trattati.

Questo sembrava confermare che ACT001 colpisse le Th17, ma solo nella fase di attivazione nel SNC, non durante il loro “addestramento” iniziale nei linfonodi. Per esserne sicuri, abbiamo fatto esperimenti di trasferimento adottivo: abbiamo preso cellule T CD4+ da topi donatori con EAE (già “addestrate”), le abbiamo espanse in laboratorio (simulando la fase di priming) e poi le abbiamo trasferite in topi riceventi sani, che a quel punto sviluppavano l’EAE (simulando la fase di attivazione nel SNC).

  • Se trattavamo con ACT001 durante la fase di priming (nel donatore e in laboratorio)? Nessun effetto sulla capacità di queste cellule di scatenare la malattia nel ricevente.
  • Se trattavamo con ACT001 solo il topo ricevente, durante la fase di attivazione nel SNC? Ecco che la malattia era molto più lieve, con meno infiammazione e meno Th17 attive nel midollo spinale.

Abbiamo anche provato a vedere se ACT001 influenzasse direttamente la differenziazione delle cellule T CD4+ “naive” (vergini) in Th17, Th1 o Treg in provetta. Risultato? Nessun effetto significativo.

Il Colpo di Scena: Non Sono le Th17, Sono le Microglia!

Qui le cose si facevano strane. ACT001 inibiva potentemente l’attivazione delle Th17 nel cervello in vivo, ma non sembrava avere effetto diretto su di loro in vitro o durante il priming. Come era possibile? L’unica spiegazione era che ACT001 non agisse direttamente sulle Th17, ma su qualcun altro che interagiva con loro nel SNC… e i sospetti ricadevano pesantemente sulle microglia!

Siamo andati a vedere cosa succedeva alle microglia nei topi trattati con ACT001 durante la fase effettrice. Ed ecco la scoperta chiave: ACT001 cambiava lo “stato” delle microglia! Riduceva la proporzione di microglia “attive” (iper-infiammatorie, CD45HiCD11b+) e aumentava quelle “omeostatiche” (più calme, CD45dimCD11b+). Le microglia trattate esprimevano meno molecole associate all’attivazione infiammatoria come MHC-II e iNOS, e più molecole legate a uno stato di quiete, come CD206 (Mrc1). A livello di geni, ACT001 spegneva quelli pro-infiammatori (Nos2, Il1b, Tnf) e accendeva quelli calmanti (Mrc1, Il10).

Quindi, ACT001 riportava le microglia verso uno stato di normalità, meno “arrabbiato”. E la riduzione di MHC-II era particolarmente interessante, perché suggeriva che ACT001 potesse interferire proprio con la capacità delle microglia di presentare l’antigene e attivare le Th17!

Abbiamo usato una tecnica speciale (citometria a flusso) per “vedere” le interazioni fisiche tra microglia (marcate con Tmem119) e cellule T CD4+ nel midollo spinale. Siamo riusciti a identificare le cellule singole e le “coppie” (doublets) di microglia e T cellula che stavano interagendo. Indovinate un po’? Le microglia che interagivano con le cellule T esprimevano livelli molto più alti di MHC-II rispetto a quelle “single”. E ACT001 non solo riduceva l’espressione di MHC-II sulle microglia in generale, ma diminuiva anche il numero di queste interazioni microglia-T cellula!

Grafico a barre che mostra la riduzione significativa dell'espressione di MHC-II sulla superficie delle microglia (misurata come intensità media di fluorescenza, MFI) in topi trattati con ACT001 rispetto ai controlli. Accanto, un grafico a dispersione di citometria a flusso che mostra meno 'doublets' (punti in alto a destra, Tmem119+CD4+) nei campioni trattati.

L’Interruttore Molecolare: La Via STING→NF-κB

Per capire ancora più a fondo come ACT001 calmasse le microglia, abbiamo analizzato tutti i geni espressi dalle microglia isolate dal midollo spinale dei topi trattati e non (RNA-seq). ACT001 spegneva geni legati all’attivazione microgliale (Il1b, Il6, Tnf, Csf2) e alle vie infiammatorie come TNF, JAK-STAT e, soprattutto, la via NF-κB. Curiosamente, erano downregolate anche vie legate al riconoscimento di DNA nel citoplasma, come la via cGAS-STING.

La via cGAS-STING è un sistema di allarme cellulare che rileva DNA fuori posto (ad esempio da cellule danneggiate o da virus) e attiva una risposta infiammatoria, spesso proprio tramite NF-κB. Nel cervello, questa via può essere attivata nelle microglia da detriti cellulari o DNA mitocondriale “perso”, contribuendo a varie malattie neuroinfiammatorie, inclusa l’EAE/SM.

La nostra ipotesi è diventata: e se la via STING→NF-κB fosse iperattiva nelle microglia durante l’EAE, mantenendole accese e alimentando il loop con le Th17? E se ACT001 funzionasse proprio bloccando questo interruttore STING→NF-κB?

Abbiamo verificato: nelle microglia dei topi con EAE, STING e NF-κB (la proteina p65) erano effettivamente più “accesi” (fosforilati) e NF-κB si spostava nel nucleo per attivare i geni infiammatori. Questa attivazione aumentava con la progressione della malattia. E cosa faceva ACT001? Riduceva l’attivazione di STING e NF-κB nelle microglia dei topi malati!

Abbiamo confermato questo effetto in laboratorio, su microglia primarie. Stimolando le microglia con attivatori della via STING (come 2’3′-cGAMP o il virus HSV-1), queste si accendevano producendo citochine infiammatorie. ACT001 riusciva a bloccare l’attivazione di STING e NF-κB e a ridurre la produzione di queste citochine in modo dose-dipendente. È interessante notare che ACT001 era molto meno efficace nel bloccare l’attivazione indotta da LPS (un componente batterico che attiva NF-κB per altre vie), suggerendo che il suo bersaglio fosse proprio la via dipendente da STING.

La Prova del Nove: Topi Senza STING

Per essere sicuri al 100% che STING fosse il mediatore chiave dell’effetto di ACT001, abbiamo indotto l’EAE in topolini normali (WT) e in topolini geneticamente modificati a cui mancava il gene STING (Sting1-/-). Risultato? I topi senza STING sviluppavano una forma molto più lieve di EAE, con meno infiammazione e meno attivazione delle Th17. Questo già confermava l’importanza di STING nella malattia. Ma la cosa cruciale è stata che, trattando questi topi Sting1-/- con ACT001, il farmaco non dava alcun beneficio aggiuntivo! La malattia rimaneva lieve come nei topi Sting1-/- non trattati. Questa è stata la prova definitiva: l’effetto terapeutico di ACT001 nell’EAE passa proprio attraverso il blocco della via di STING.

Illustrazione 3D fotorealistica e astratta della via di segnalazione STING->NF-kB all’interno di una cellula microgliale, con la proteina STING (verde brillante) sulla membrana del reticolo endoplasmatico che viene bloccata da una molecola di ACT001 (rossa), impedendo la fosforilazione a valle di p65 (viola) nel citoplasma. Sfondo scuro, profondità di campo ridotta.” /></p>
<h4>Rompere il Circolo Vizioso: La Conferma Finale</h4>
<p>A questo punto, il quadro era chiaro: ACT001 non agisce direttamente sulle Th17, ma spegne le microglia bloccando la via STING→NF-κB. Questo impedisce alle microglia di attivare le Th17 nel SNC, rompendo così il circolo vizioso microglia-Th17.</p>
<p>Per confermare questa dinamica, abbiamo fatto un ultimo esperimento <i>in vitro</i>, mettendo insieme microglia e cellule T in coltura (co-coltura).</p>
<ol>
<li>Abbiamo attivato le microglia con 2’3′-cGAMP (per accendere STING). Come previsto, diventavano pro-infiammatorie (più iNOS, meno CD206). Se aggiungevamo ACT001, questo effetto veniva bloccato.</li>
<li>Abbiamo messo queste microglia (attivate o no, trattate con ACT001 o no) insieme a cellule T CD4+ specifiche per l’antigene della mielina (da topi 2D2), in condizioni che favoriscono la trasformazione in Th17. Risultati:
<ul>
<li>Le microglia attivate (da 2’3′-cGAMP) aumentavano la percentuale di cellule T che diventavano Th17.</li>
<li>Se le microglia erano state pre-trattate con ACT001, questo effetto di potenziamento sulle Th17 veniva annullato.</li>
</ul>
</li>
<li>Abbiamo guardato anche l’effetto inverso: le Th17 attivano le microglia? Sì! Mettendo le Th17 insieme alle microglia, queste ultime aumentavano l’espressione di geni di attivazione (come <i>Ciita</i> e <i>Il1b</i>), soprattutto se erano state “preparate” da una stimolazione con 2’3′-cGAMP. Questo conferma l’esistenza del loop bidirezionale.</li>
</ol>
<p>Questi esperimenti di co-coltura hanno dimostrato magnificamente il concetto: le microglia attivano le Th17, le Th17 attivano le microglia, e ACT001, agendo sulle microglia tramite il blocco di STING→NF-κB, interrompe questo dialogo pericoloso.</p>
<h4>Conclusioni e Prospettive Future</h4>
<p>Quindi, cosa ci portiamo a casa da tutta questa ricerca? Abbiamo dimostrato che nel modello EAE della Sclerosi Multipla esiste un <b>circolo vizioso di attivazione reciproca tra microglia e cellule Th17</b> all’interno del sistema nervoso centrale. Questo loop è fondamentale per mantenere e amplificare l’infiammazione che danneggia la mielina. La chiave molecolare che tiene accese le microglia in questo loop sembra essere la via di segnalazione <b>STING→NF-κB</b>.</p>
<p>La scoperta più promettente è che il farmaco <b>ACT001</b>, già noto per altri usi, è in grado di <b>interrompere questo circolo vizioso</b> bloccando specificamente la via STING→NF-κB nelle microglia. Questo porta a una riduzione dell’attivazione microgliale e, di conseguenza, a una minore attivazione delle cellule Th17 patogene nel SNC, alleviando così i sintomi della malattia.</p>
<p>Certo, ci sono ancora aspetti da approfondire (ad esempio, capire meglio come varia l’espressione di alcuni marcatori microgliali durante l’attivazione o il ruolo esatto di MHC-II microgliale), ma questi risultati sono davvero incoraggianti. Forniscono una base scientifica solida per pensare ad ACT001 come a un potenziale <b>nuovo approccio terapeutico</b> per la Sclerosi Multipla e forse per altre malattie neuroinfiammatorie che condividono meccanismi simili. Spegnere l’interruttore STING nelle microglia potrebbe essere una strategia vincente per calmare la tempesta infiammatoria nel cervello. E questa, per me, è una speranza concreta!</p>
<p>Fonte: <a href= Springer

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