Lockdown e Rischio: La Pandemia Ha Davvero Cambiato il Nostro Coraggio (o la Nostra Paura)?
Ragazzi, parliamoci chiaro: la pandemia di COVID-19 e i lockdown che ne sono seguiti ci hanno scosso fin nel profondo, vero? Hanno cambiato le nostre abitudini, il nostro lavoro, le nostre relazioni. Ma vi siete mai chiesti se abbiano cambiato anche qualcosa di più sottile, più intimo… come il nostro atteggiamento verso il rischio? Siamo diventati più prudenti o, paradossalmente, più spericolati dopo aver vissuto un evento così estremo?
È una domanda affascinante, ma rispondere non è semplice. Capire come un evento così raro e drastico come un lockdown influenzi la nostra psicologia, e in particolare la nostra propensione a rischiare, è una sfida enorme per chi fa ricerca. Perché? Beh, le pandemie non si annunciano con un preavviso, giusto? È quasi impossibile avere dati “prima” e “dopo” raccolti nello stesso modo, soprattutto con esperimenti comportamentali controllati.
La Fortuna Bussa a Gengma
E qui entra in gioco un colpo di fortuna quasi incredibile. Immaginate una cittadina di confine nella provincia dello Yunnan, in Cina, chiamata Gengma. Nel 2018, ben prima che il mondo sapesse cosa fosse il COVID-19, un gruppo di ricercatori aveva condotto lì degli esperimenti comportamentali proprio sulla propensione al rischio, coinvolgendo 65 residenti. Dati preziosissimi, ma all’epoca nessuno poteva immaginare quanto lo sarebbero diventati.
Poi, nel novembre 2020, Gengma finisce in lockdown stretto per 14 giorni a causa di casi importati di COVID-19. Appena il lockdown viene revocato, i ricercatori, con una prontezza ammirevole, tornano sul posto e ripetono *esattamente lo stesso esperimento* sulla propensione al rischio con 55 residenti, 39 dei quali avevano partecipato anche nel 2018! Capite? Avevano finalmente tra le mani quel “prima” e “dopo” che sembrava impossibile ottenere. Un’occasione d’oro per vedere nero su bianco se e come il lockdown avesse modificato l’atteggiamento delle persone.
L’Esperimento: Scommettere o Non Scommettere?
Ma come si misura la propensione al rischio? I ricercatori hanno usato un metodo basato sulla famosa Teoria del Prospetto (Prospect Theory – PT), quella che è valsa un Nobel a Kahneman. In pratica, hanno messo i partecipanti di fronte a scelte simili a lotterie, con soldi veri in palio (niente inganni, come si fa seriamente in economia sperimentale).
Ad esempio: preferisci una scommessa con il 50% di possibilità di vincere 100 RMB (la valuta cinese) e il 50% di non vincere nulla, oppure preferisci ricevere subito una somma certa, diciamo 40 RMB? E se la somma certa fosse 50 RMB? E 60 RMB? Presentando una serie di queste scelte, sia per possibili guadagni (vincite) che per possibili perdite, e variando le probabilità (alte, medie, basse), si può mappare l’atteggiamento di una persona verso il rischio.
La Teoria del Prospetto prevede un comportamento abbastanza specifico, chiamato “quadruplice schema” (fourfold pattern):
- Tendiamo a rischiare per ottenere guadagni con bassa probabilità (la lotteria!).
- Siamo avversi al rischio quando si tratta di guadagni con probabilità moderata (meglio l’uovo oggi…).
- Siamo avversi al rischio di fronte a perdite con bassa probabilità (assicuriamoci!).
- Tendiamo a rischiare per evitare perdite con probabilità moderata (tentiamo il tutto per tutto per non perdere!).
Inoltre, c’è il fenomeno del “riflesso”: il nostro atteggiamento verso le perdite è spesso speculare a quello verso i guadagni.

I Risultati del 2018: Tutto Secondo i Piani (della Teoria)
Ebbene, nel 2018, prima del COVID e del lockdown, i residenti di Gengma si comportavano proprio come previsto dalla Teoria del Prospetto. I loro atteggiamenti verso il rischio seguivano quel quadruplice schema quasi alla lettera. Tutto nella norma, diciamo.
Il Colpo di Scena del 2020: Il Lockdown Ribalta le Carte
Ma ecco la sorpresa, anzi, il vero e proprio colpo di scena. Dopo i 14 giorni di lockdown del 2020, le cose cambiano, e parecchio. Ma non in modo uniforme! Gli atteggiamenti verso il rischio per eventi a bassa probabilità (sia guadagni che perdite) rimangono sostanzialmente gli stessi. È sulle probabilità moderate che succede il finimondo:
- Guadagni a probabilità moderata: Prima erano avversi al rischio (preferivano la somma certa), dopo il lockdown diventano più propensi al rischio (più disposti a tentare la lotteria). Un ribaltamento completo!
- Perdite a probabilità moderata: Prima erano propensi al rischio (disposti a rischiare di più per evitare una perdita certa), dopo il lockdown diventano più avversi al rischio (preferiscono accettare una perdita certa minore piuttosto che rischiare una perdita maggiore). Anche qui, un’inversione a U!
In pratica, dopo lo shock del lockdown, l’atteggiamento verso il rischio in situazioni di media probabilità si è capovolto, andando contro le previsioni “standard” della Teoria del Prospetto e contro il loro stesso comportamento pre-lockdown. È come se l’esperienza estrema li avesse resi più “audaci” nel cercare guadagni medi e più “timorosi” di fronte a perdite medie. E questa tendenza si vedeva sia guardando i dati aggregati, sia analizzando i singoli individui (tra quelli che hanno cambiato idea, la stragrande maggioranza lo ha fatto in questa direzione).
Ma è Stato Davvero il Lockdown? La Prova del Nove
A questo punto, potreste chiedervi: “Ok, ma siamo sicuri che sia stato proprio il lockdown e non la pandemia in generale, lo stress, la paura del virus?”. Domanda legittima! E i ricercatori se la sono posta. Per rispondere, hanno fatto una cosa geniale: hanno confrontato i dati di Gengma (con lockdown) con quelli di un’altra cittadina vicina, Meng-sa, che ha vissuto la pandemia nello stesso periodo ma non ha avuto un lockdown. Hanno ripetuto gli stessi esperimenti anche lì, nel 2018 e nel 2021.
Il risultato? A Meng-sa, senza lockdown, non c’è stato alcun cambiamento significativo negli atteggiamenti verso il rischio tra prima e dopo la pandemia. Le curve dei risultati del 2018 e del 2021 erano praticamente sovrapposte. Questa è una prova abbastanza forte che a Gengma è stata proprio l’esperienza specifica e intensa del lockdown a innescare quel cambiamento drastico nella propensione al rischio, e non solo l’ansia generale legata alla pandemia.

Cosa Significa Tutto Questo? Implicazioni Reali
Ok, interessante, ma perché dovrebbe importarci? Beh, queste scoperte hanno implicazioni che vanno ben oltre la curiosità accademica. Pensateci: se un evento come un lockdown può renderci più “giocatori d’azzardo” quando si tratta di guadagni medi e più “assicuratori” quando si tratta di perdite medie, questo potrebbe influenzare un sacco di cose:
- Assicurazioni: Le persone potrebbero essere più disposte a pagare premi assicurativi (anche sanitari) per evitare perdite certe, anche se piccole? Le compagnie dovrebbero rivedere i loro calcoli?
- Carriera e Imprenditorialità: Un atteggiamento più “rischioso” verso i guadagni potrebbe spingere più persone verso carriere autonome o imprese innovative? O forse no, se la paura delle perdite prevale? Le politiche di supporto all’innovazione dovrebbero tenerne conto?
- Gestione Comunitaria e Supporto Sociale: Sapendo che questi shock possono alterare la psicologia collettiva, come possiamo progettare interventi di supporto post-emergenza che aiutino le persone a ritrovare un equilibrio?
Questi risultati ci dicono che le politiche adottate durante le emergenze, anche se a fin di bene come nel caso del contenimento del virus, possono avere effetti psicologici profondi e forse inaspettati sul modo in cui percepiamo e affrontiamo il rischio nella vita di tutti i giorni.
Un Quadro Complesso
Va detto che la ricerca sugli effetti dei disastri (terremoti, alluvioni) sulla propensione al rischio ha dato risultati contrastanti in passato. Alcuni studi trovano un aumento della ricerca del rischio (come questo), altri un aumento dell’avversione al rischio. Una possibile spiegazione per queste discrepanze potrebbe essere il timing: misurare subito dopo lo shock (come in questo studio) potrebbe catturare un effetto diverso rispetto a misurarlo mesi o anni dopo, quando magari le emozioni si sono raffreddate o le persone si sono adattate.
Questo studio di Gengma, però, ha dei punti di forza notevoli: i dati pre/post, l’uso di un metodo sperimentale rigoroso (la Teoria del Prospetto con incentivi reali) e il confronto con un gruppo di controllo senza lockdown. Questo lo rende un tassello particolarmente prezioso nel puzzle complesso di come gli shock esterni modellano le nostre decisioni.

In Conclusione: Siamo Cambiati, Ma Come?
Quindi, il lockdown ci ha cambiato? Secondo questa affascinante ricerca da Gengma, la risposta sembra essere sì, almeno per quanto riguarda il nostro rapporto con il rischio in situazioni di media probabilità. Ci ha reso, forse controintuitivamente, più audaci nel cercare guadagni e più cauti nell’evitare perdite.
È un promemoria potente di quanto siamo sensibili agli eventi estremi e di come le politiche pubbliche, anche quelle pensate per proteggerci, possano avere echi profondi nella nostra psiche. Chissà se questi cambiamenti sono duraturi o se, col tempo, torneremo ai nostri vecchi schemi. Solo il tempo, e altre ricerche come questa, potranno dircelo. Nel frattempo, è affascinante riflettere su come quell’esperienza collettiva possa aver lasciato un segno invisibile, ma reale, sul nostro modo di affrontare le incertezze della vita.
Fonte: Springer
