Un'immagine concettuale che mostra una radice di liquirizia stilizzata che si trasforma in una sinapsi cerebrale luminosa, a simboleggiare la potenziale protezione contro l'Alzheimer, obiettivo macro 60mm, illuminazione controllata, alta definizione.

Alzheimer: E se la Liquirizia Fosse un’Alleata Segreta? Uno Studio Rivela Indizi Promettenti!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di una sfida che tocca da vicino tantissime famiglie e che, come ricercatori, ci impegna quotidianamente: la malattia di Alzheimer (AD). Con l’invecchiamento della popolazione, soprattutto in paesi come il Giappone da cui proviene questo studio, ma ormai in tutto il mondo, il numero di persone con demenza è destinato a crescere a dismisura. E l’Alzheimer, ahimè, ne è la causa più comune.

La Situazione Attuale: Tra Speranze e Ostacoli

Fino a poco tempo fa, le armi a nostra disposizione erano principalmente farmaci per trattare i sintomi, come gli inibitori della colinesterasi e la memantina. Recentemente, si è parlato molto di nuovi farmaci basati su anticorpi anti-amiloide beta, come aducanumab (poi ritirato) e lecanemab. Quest’ultimo ha ricevuto l’approvazione, ma porta con sé la preoccupazione per effetti collaterali, come le anomalie di imaging correlate all’amiloide (ARIA), e costi annuali davvero elevati, parliamo di circa 26.500 dollari per paziente negli Stati Uniti! Capite bene che c’è un bisogno disperato di nuove strategie preventive e terapeutiche che siano efficaci, sicure e accessibili.

La Miniera d’Oro Nascosta: i Dati del Mondo Reale

E se vi dicessi che una potenziale miniera d’oro di informazioni potrebbe essere già a nostra disposizione, accumulata giorno dopo giorno nella pratica clinica? Sto parlando dei cosiddetti Real-World Data (RWD), cioè tutti quei dati anonimizzati che provengono dai sistemi informativi ospedalieri: diagnosi, risultati di laboratorio, prescrizioni. Analizzare questi enormi dataset ci offre una potenza statistica incredibile e la possibilità di scovare fattori sconosciuti, magari protettivi, che gli studi tradizionali, come quelli randomizzati controllati (RCT), faticano a identificare perché si concentrano su pochi fattori predeterminati.

La Nostra Indagine: Caccia ai Fattori Soppressivi

È proprio qui che entra in gioco il nostro studio, un’indagine retrospettiva condotta presso l’Ospedale della Kochi Medical School in Giappone, analizzando dati che vanno dal lontano 1981 fino al 2016. L’obiettivo? Andare a caccia di potenziali fattori in grado di sopprimere l’insorgenza dell’Alzheimer e verificarne la validità.
Abbiamo messo a confronto un gruppo di pazienti con diagnosi di Alzheimer (gruppo AD) con un gruppo molto più ampio di pazienti senza tale diagnosi (gruppo non-AD). Abbiamo setacciato montagne di dati: esami di laboratorio effettuati, farmaci prescritti, malattie concomitanti registrate.

L’Identificazione di un Candidato Inatteso: l’Acido Glicirrizico

Dopo una prima fase di ricerca completa, tra i vari fattori che mostravano differenze significative tra i due gruppi, uno in particolare ha attirato la nostra attenzione come potenziale “soppressore”: l’acido glicirrizico (GA). Magari il nome non vi dice molto, ma è un componente chiave della liquirizia! Sì, proprio lei. Una sostanza nota da tempo nella medicina tradizionale per le sue proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, antibatteriche e anti-invecchiamento. In Giappone, l’acido glicirrizico è stato ampiamente usato per trattare l’epatite cronica, ma anche eczemi, dermatiti, orticaria e altre condizioni.
Per validare questa scoperta, abbiamo usato un metodo statistico sofisticato chiamato Inverse Probability Weighting (IPW) con punteggi di propensione. Questo ci permette di “bilanciare” i due gruppi (chi ha assunto GA e chi no) per tenere conto di tutte le altre differenze e isolare l’effetto del nostro candidato. Ebbene, i risultati sono stati sorprendenti: l’odds ratio di sviluppare l’Alzheimer nel gruppo trattato con acido glicirrizico è risultato essere 0.642 (con un intervallo di confidenza al 95% tra 0.566 e 0.727) rispetto al gruppo non trattato, dopo tutti gli aggiustamenti. In parole povere, un’associazione con una potenziale riduzione del rischio!

Un cervello umano stilizzato con percorsi neurali luminosi, accanto a una rappresentazione molecolare dell'acido glicirrizico, su uno sfondo scuro che simboleggia la ricerca scientifica. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo, duotone blu e argento.

Perché Questa Scoperta è Importante?

Questo è il primo studio sull’uomo a suggerire che l’acido glicirrizico possa essere un fattore in grado di sopprimere l’insorgenza dell’Alzheimer. Pensateci: un composto derivato da una pianta comune, con una lunga storia di utilizzo e un profilo di sicurezza ben noto, potrebbe avere un ruolo nella prevenzione di una malattia così devastante.
Inoltre, il nostro metodo di analisi dei RWD si è dimostrato promettente per il cosiddetto drug repositioning, ovvero la possibilità di scoprire nuovi usi per farmaci già esistenti, approvati per altre patologie, con il vantaggio di conoscerne già gli effetti collaterali e di avere costi potenzialmente inferiori.

Uno Sguardo Più da Vicino alla Metodologia

Per arrivare a questi risultati, il percorso è stato complesso. Abbiamo prima definito con cura i criteri per includere i pazienti nel gruppo AD (pazienti con diagnosi confermata di una patologia contenente la parola “Alzheimer” registrata nel reparto di psichiatria) e nel gruppo non-AD. Abbiamo poi confrontato in modo completo esami di laboratorio, prescrizioni e malattie concomitanti.
Fattori come l’età avanzata e l’ipercolesterolemia sono emersi come associati all’AD, in linea con studi precedenti, il che ha dato ulteriore validità al nostro approccio. Anche la presenza di scompenso cardiaco, sequele di infarto cerebrale e altre patologie cerebrovascolari è risultata più comune nel gruppo AD, come ci si poteva aspettare.
Tra i fattori che sembravano “proteggere” dall’Alzheimer, oltre all’acido glicirrizico, è emersa anche la somministrazione di soluzione glucosata, ma l’abbiamo esclusa come candidato principale perché il suo uso è spesso transitorio e difficilmente esercita un effetto farmacologico continuativo sulla prevenzione. L’acido glicirrizico, invece, con le sue note proprietà antinfiammatorie – e considerando il legame tra infiammazione cerebrale e Alzheimer – ci è sembrato un candidato molto più plausibile e interessante da approfondire.

Cosa Dicono Altri Studi (su Modelli Animali e In Vitro)?

È interessante notare che, sebbene il nostro sia il primo studio sull’uomo, ricerche precedenti in vitro e su modelli animali avevano già suggerito un potenziale ruolo dell’acido glicirrizico contro l’Alzheimer. Per esempio, è stato dimostrato che l’acido glicirrizico può migliorare la disfunzione mitocondriale (un problema chiave nell’AD), sopprimere l’attivazione della microglia (cellule immunitarie del cervello che, se iperattivate, possono causare danni) e ridurre i disturbi della memoria in topi modello per l’Alzheimer. Alcuni studi hanno anche indicato che l’acido glicirrizico può attraversare la barriera emato-encefalica, raggiungendo quindi il cervello.

I Punti di Forza e i Limiti del Nostro Lavoro

Il grande vantaggio del nostro metodo è stata la capacità di analizzare in modo completo tutti i fattori disponibili nei dati strutturati, permettendo di scoprire associazioni non previste a priori.
Tuttavia, siamo consapevoli dei limiti. Innanzitutto, si tratta di uno studio condotto in un singolo ospedale universitario, il che potrebbe limitare la generalizzabilità dei risultati. Anche se questo ospedale copre un’ampia area geografica senza particolari bias, i pazienti potrebbero presentare quadri clinici più severi rispetto a quelli di ospedali generali. Inoltre, i dati analizzati erano quelli “strutturati” e non abbiamo potuto includere informazioni non digitalizzate o presenti in formato testo libero, come quelle relative allo stile di vita, che potrebbero rappresentare fattori confondenti nascosti. Non abbiamo potuto nemmeno confermare una relazione dose-risposta per l’acido glicirrizico a causa della variabilità nelle prescrizioni.

Una visualizzazione astratta di grandi quantità di dati digitali che fluiscono e vengono analizzati da un algoritmo, con in evidenza la molecola di acido glicirrizico. Obiettivo grandangolare 24mm, esposizione lunga per scie luminose, focus nitido sulla molecola.

Prospettive Future: Cosa Ci Aspetta?

Nonostante queste limitazioni, il nostro studio apre una porta affascinante. La prossima mossa sarà sicuramente quella di cercare conferme utilizzando database su larghissima scala, come il National Database (NDB) giapponese, che contiene informazioni mediche e sui controlli sanitari di quasi tutta la popolazione. Questo ci permetterebbe di superare i limiti legati alla dimensione del campione e al bias di un singolo centro, e magari di indagare anche la relazione dose-risposta e l’impatto su sottogruppi specifici di pazienti.
Sarà anche cruciale approfondire il meccanismo farmacologico con cui l’acido glicirrizico potrebbe esercitare i suoi effetti protettivi. Tecniche come la farmacologia di rete potrebbero aiutarci a identificare le proteine chiave coinvolte.

In Conclusione: Un Indizio da Non Sottovalutare

Quindi, l’acido glicirrizico della liquirizia è la nuova cura per l’Alzheimer? Calma, non corriamo troppo! Il nostro studio, da solo, non può confermare un effetto preventivo o terapeutico. Tuttavia, rappresenta il primo, importante segnale proveniente da uno studio sull’uomo che suggerisce questa intrigante possibilità. È un’ipotesi che merita assolutamente di essere investigata a fondo.
Ciò che emerge con forza è anche il potenziale enorme dell’analisi completa dei dati del mondo reale per scoprire nuove conoscenze e per dare una seconda vita a farmaci già noti. A volte, le risposte che cerchiamo potrebbero essere più vicine di quanto pensiamo, nascoste in bella vista nei dati che già possediamo. E questa, amici miei, è una prospettiva davvero entusiasmante per il futuro della ricerca medica!

Fonte: Springer

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *