Imponente foresta boreale finlandese vista dall'alto, con una sezione visibilmente danneggiata da una tempesta di vento o neve, sotto un cielo nuvoloso. Obiettivo grandangolare 10mm, long exposure per nuvole mosse, messa a fuoco nitida sul paesaggio.

Foreste Finlandesi Sotto Scacco: Le Leggi Ignorano la Sfida Climatica?

Amici, parliamoci chiaro: le foreste sono il polmone verde del nostro pianeta, un tesoro inestimabile. Coprono circa il 30% delle terre emerse globali e ben il 33% in Europa. Sono fondamentali per la nostra resilienza globale contro il cambiamento climatico, pensate che assorbono circa un terzo delle emissioni di carbonio causate dall’uomo! Oltre a questo, ci regalano servizi ecosistemici vitali: proteggono il suolo, regolano le acque e custodiscono la biodiversità. Insomma, senza foreste saremmo davvero nei guai.

L’Europa e la Resilienza delle Foreste: Una Sfida Crescente

In Europa, studiare la resilienza delle foreste è diventato cruciale, soprattutto di fronte a stress indotti dal clima come la siccità. Fattori come migliori relazioni idriche e la competizione tra specie diverse nelle foreste miste sembrano aiutare gli alberi a resistere e riprendersi dopo periodi secchi. Lo abbiamo visto succedere nell’Europa centrale e meridionale. Tuttavia, uno studio del 2018 ha suonato un campanello d’allarme: specie di conifere come l’abete rosso e il pino silvestre sono particolarmente vulnerabili a ondate di calore e siccità. E le temperature estive in Europa, tra il 2018 e il 2022, sono state decisamente sopra la media, contribuendo a un aumento della mortalità degli alberi in Europa centrale e a maggiori danni nelle foreste della Fennoscandia meridionale, senza contare il rischio crescente di infestazioni di coleotteri scolitidi (i famigerati “bark beetles”).

La resilienza delle foreste a tutti questi stress – biotici, abiotici e antropogenici – è quindi vitale. Se la perdono, magari per una gestione sbagliata o per eventi climatici estremi, sono guai seri. Gli scienziati forestali, ovviamente, non stanno con le mani in mano e cercano strategie per aumentare questa resilienza. C’è chi propone di integrare principi di auto-organizzazione degli ecosistemi e di incertezza nella gestione forestale, chi dimostra come strutture paesaggistiche complesse possano garantire l’approvvigionamento di legno anche sotto i colpi del cambiamento climatico, e chi suggerisce di diversificare la gestione forestale per mitigare i rischi, quasi come si fa con un portafoglio di investimenti.

Il Ruolo Chiave (e Spesso Mancante) delle Leggi

Nell’Unione Europea, la gestione forestale è regolata da leggi nazionali, integrate da linee guida non vincolanti. Storicamente, queste norme si sono concentrate sulla produzione sostenibile di legname, ma si sono evolute per includere anche altri servizi ecosistemici. Studiosi di diritto, come Fischman, sostengono che l’adattamento al cambiamento climatico è intrinsecamente legato alla resilienza. Le leggi, quindi, dovrebbero prepararci a futuri incerti e riconoscere che l’adattamento può avere costi e compromessi. Craig ha proposto cinque principi per le leggi sull’adattamento climatico: monitoraggio continuo, riduzione degli stress non climatici e promozione della resilienza, pianificazione a lungo termine con più attori coinvolti, flessibilità negli obiettivi e nella gestione delle risorse, e accettazione dei costi e delle perdite dell’adattamento. Principi che fanno eco ad altri quadri di governance adattiva.

Questo ci porta dritti al cuore del problema che voglio discutere oggi, basandomi su uno studio recente: come le attuali normative forestali finlandesi supportano l’adattamento e la resilienza delle foreste al cambiamento climatico? È una domanda cruciale, perché, per quanto ne so, è la prima volta che le politiche forestali finlandesi vengono analizzate da questa prospettiva.

Il Caso Finlandese: Un Gigante Verde di Fronte al Clima che Cambia

La Finlandia è un caso emblematico. L’86% del suo territorio è coperto da foreste, parliamo di oltre 26 milioni di ettari, principalmente in zone boreali. Qui le temperature medie annuali variano da +5°C a -2°C. Ma il cambiamento climatico sta portando eventi meteorologici sempre più estremi: nevicate abbondanti in inverno, estati calde e secche, piogge intense. E le foreste boreali, ahimè, sembrano risentire particolarmente di questi cambiamenti.

I principali rischi? Eccoli qui:

  • Carichi di neve pesanti
  • Tempeste di vento
  • Ondate di calore e siccità
  • Incendi boschivi
  • Patogeni che colpiscono gli alberi
  • Grandi infestazioni di insetti (come il bostrico)

Già negli anni ’90 si sono viste riduzioni della crescita negli abeti rossi dopo estati secche. Simulazioni prevedono un aumento del rischio di danni da vento nel sud della Finlandia, dove l’abete rosso è più diffuso. Le giovani piantine di abete rosso messe a dimora in tarda primavera o estate sono particolarmente a rischio siccità. E la siccità estiva aumenta anche il rischio di grandi incendi boschivi, anche se, va detto, la minaccia incendi in Finlandia è considerata relativamente lieve rispetto ad altre regioni, grazie anche alla presenza di molti laghi che fungono da barriere naturali.

Veduta aerea di una vasta foresta boreale finlandese in autunno, alcuni alberi mostrano segni di stress da siccità. Obiettivo grandangolare 10mm, luce naturale diffusa, messa a fuoco nitida.

Anche i danni da neve sono in aumento, specialmente nella Finlandia orientale e settentrionale. Ironia della sorte, proprio dove gli alberi sarebbero *meglio* adattati a carichi pesanti! La neve pesante spesso apre la strada ad altri problemi, come insetti o funghi. Nel 2018, i danni forestali sono stati stimati in 170 milioni di euro, colpendo 52.000 ettari. La maggior parte dei danni abiotici (87%) nelle foreste finlandesi, dominate dai pini, è causata proprio da neve, squilibri nutritivi del suolo e vento.

C’è anche un lato “positivo”? L’aumento della CO2 e delle temperature accelera la crescita delle foreste, se c’è abbastanza acqua. Ma le risposte variano molto tra nord e sud della Finlandia. Nel nord, la crescita aumenta, ma le caratteristiche uniche di quelle foreste potrebbero essere a rischio. L’abete rosso e la betulla sono più vulnerabili, il pino silvestre meno. Scegliere le specie giuste e ridurre i cicli di rotazione potrebbe aumentare la crescita fino al 44%. Promuovere la biodiversità, poi, riduce i danni da parassiti e vento e migliora i servizi ecosistemici.

Le Leggi Finlandesi Attuali: Bastano Davvero?

Allora, cosa dicono le leggi finlandesi? La Legge Forestale (1093/1996) mira a promuovere una gestione e un utilizzo economicamente, ecologicamente e socialmente sostenibili delle foreste, preservandone la biodiversità. Altre leggi, come quella sul Finanziamento della Silvicoltura Sostenibile (34/2015, poi sostituita dalla 71/2023), hanno obiettivi simili. Il focus principale è sulle pratiche di taglio che migliorano la crescita degli alberi rimanenti, con la rigenerazione artificiale tramite taglio raso come approccio principale.

Nel 2014, alcune modifiche hanno dato maggiore libertà di scelta ai proprietari forestali. Tuttavia, le leggi impongono che i proprietari non possano danneggiare le loro foreste e che la riforestazione sia obbligatoria dopo il taglio. Un decreto governativo (1308/2013) affronta i danni legati al taglio, ma manca di istruzioni specifiche per gestire i danni forestali abiotici (vento, neve, siccità…). Include però indicazioni importanti per promuovere la diversità delle specie, enfatizzando l’uso di specie arboree autoctone.

C’è poi la Legge sulla Prevenzione dei Danni Forestali (1087/2013), che si concentra molto sulla rimozione di conifere danneggiate per prevenire infestazioni di insetti, specialmente il bostrico. Questa legge definisce chiaramente “danno forestale” come malattie o deterioramenti causati da invertebrati, funghi, batteri o virus che provocano danni economici. Supporta anche la costruzione di strade forestali.

In pratica, la legislazione supporta la prevenzione e il controllo dei danni, soprattutto quelli biotici. La vasta rete di strade forestali, finanziata dallo stato, aiuta a contenere gli incendi e facilita le operazioni di spegnimento. C’è anche un sistema di sorveglianza aerea. La legge impone la rimozione o il trattamento del legname abbattuto per prevenire infestazioni. In caso di danni eccezionali, il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste può imporre azioni preventive.

Una direttiva europea, recepita in Finlandia, impone che i semi forestali siano adattati al clima locale, con regole per il trasferimento di materiale genetico. L’Autorità Alimentare Finlandese permette trasferimenti limitati per abete rosso e pino. Le nuove normative (Incentive System for Forestry 71/2023) e le linee guida FSC enfatizzano misure di protezione dell’acqua, importanti per mitigare erosione, inquinamento e rischi legati a eventi estremi come alluvioni e siccità. Tuttavia, mancano linee guida dettagliate su come raggiungere la mitigazione del cambiamento climatico e queste misure sono volontarie, richiedendo ai proprietari di fare domanda per ottenere supporto finanziario. Infine, la legge sul Centro Forestale Finlandese (Metsäkeskus) non menziona specificamente l’adattamento climatico o i rischi associati.

Linee Guida e Certificazioni: Un Aiuto Concreto o Solo Intenzioni?

Oltre alle leggi, ci sono le linee guida non vincolanti, come quelle di Tapio per la buona gestione forestale. Queste raccomandazioni partono dal presupposto che il clima si scalderà da 3 a 6°C entro il 2100, prevedendo un calo della crescita dell’abete rosso nel sud e un aumento dei danni forestali. Suggeriscono l’uso di materiale geneticamente adattato e migliorato per la rigenerazione, e propongono di intensificare la gestione dei danni e usare una silvicoltura “appropriata”, ma senza entrare nei dettagli. Le istruzioni per le foreste statali sono un po’ più concrete: suggeriscono foreste miste, semi migliorati, silvicoltura a copertura continua e restrizioni sull’uso dell’abete rosso su siti secchi.

Primo piano di documenti legali finlandesi aperti su una scrivania di legno, con una foglia secca appoggiata sopra a simboleggiare il rischio climatico. Obiettivo macro 60mm, illuminazione controllata, alta definizione dei dettagli del testo e della foglia.

E le certificazioni come PEFC e FSC? Entrambe enfatizzano l’importanza del cambiamento climatico e dell’adattabilità nei loro standard (PEFC FI 1002:2022, FSC-STD-FIN-02-2023). L’FSC, ad esempio, ha principi che riguardano la conservazione del legno morto, degli habitat e la protezione dell’acqua, rilevanti per mitigare rischi di incendi e malattie. Il criterio 4.4 FSC richiede esplicitamente misure per mantenere e migliorare la resilienza degli ecosistemi forestali, incluso l’adattamento al cambiamento climatico. Tuttavia, né PEFC FI né FSC FI forniscono suggerimenti o linee guida specifiche su strategie efficaci per adattarsi concretamente al cambiamento climatico. Belle parole, ma poca “ciccia” operativa.

Il Confronto con la Teoria: Dove Zoppica la Finlandia?

Mettendo insieme i pezzi, emerge un quadro chiaro: le norme per l’adattamento climatico sono sparse a vari livelli, ma mancano regole subnazionali specifiche. La Legge Forestale finlandese si basa su principi di sostenibilità, protezione della biodiversità, rigenerazione e diritto di decisione del proprietario. La “sostenibilità” è la parola chiave usata per combattere il cambiamento climatico. Ma c’è un dibattito aperto su come verranno condivisi gli oneri del cambiamento climatico.

I piani di gestione forestale guardano al lungo termine (anche 100 anni per la sostenibilità), ma le proposte operative sono decennali. La Strategia Forestale Finlandese 2025 enfatizza gli effetti positivi del cambiamento climatico sulla produttività (se!), menzionando però anche i pericoli di maggiori danni. L’istruzione principale per l’adattamento? “Eseguire i trattamenti silvicolturali in tempo”. Un po’ poco, non trovate?

Le scelte fatte oggi, come la specie arborea piantata, vincolano il futuro per decenni. Cambiare specie potrebbe rendere le foreste più resilienti (ad esempio, riducendo l’abete rosso, più vulnerabile, a favore delle betulle), ma le leggi non affrontano direttamente la selezione delle specie in chiave climatica, e nemmeno le linee guida pratiche. Le regole sul trasferimento dei semi sono conservative e non pensate per creare foreste future adattate a un clima diverso.

Esiste un’altra filosofia di adattamento: accettare che il cambiamento climatico porti cambiamenti severi e imprevedibili. Molti ecologi forestali suggeriscono una gestione ispirata alla scienza della complessità, che abbracci l’idea che i risultati non siano prevedibili in periodi di transizione rapida. Questo richiederebbe approcci di co-gestione, collaborazione tra stakeholder, trasparenza e pratiche di gestione adattiva. Ma questo approccio sembra lontano dalla realtà finlandese, dove la proprietà forestale è frammentata.

Craig, dal punto di vista legale, suggerisce che le leggi non dovrebbero essere “preservazioniste” ma mirare a mantenere le funzioni dell’ecosistema, riducendo lo stress e stabilendo obiettivi di produzione sostenibili che resistano al cambiamento climatico. Servirebbe flessibilità. Altri studiosi parlano di promuovere attivamente la resilienza, concentrarsi su interi ecosistemi e valorizzare le conoscenze locali.

La Scommessa Finlandese: Un Rischioso “Business-as-Usual”?

Le normative finlandesi, però, non sembrano abbracciare questa incertezza e complessità. Gli strumenti chiave per l’adattamento sembrano essere l’intensificazione della silvicoltura esistente e l’esecuzione “puntuale” dei trattamenti per evitare danni futuri. Non c’è un riferimento esplicito a risultati multipli o a tentativi di aumentare la resilienza a livello di ecosistema tramite la mescolanza di specie (anche se le linee guida suggeriscono che le foreste miste resistono meglio ai danni). La legge protegge la biodiversità definendo ecosistemi da tutelare, ma non promuove esplicitamente approcci di adattamento basati sull’ecosistema.

In sintesi, secondo l’analisi dello studio, l’attuale normativa forestale finlandese si basa essenzialmente su una percezione di “basso rischio climatico” e sull’idea che un approccio “business-as-usual” migliorato possa affrontare i problemi emergenti. Le leggi sono reattive, focalizzate sulla gestione dei danni (soprattutto da bostrico) a posteriori, con alcune misure precauzionali (come lo stoccaggio del legno).

Ma cosa succede se il cambiamento climatico colpisce più duramente del previsto? Gli eventi recenti in Europa centrale, come la perdita del 9% delle foreste di conifere in Germania tra il 2018 e il 2020 a causa di caldo e siccità, dovrebbero far riflettere. Se perdite su larga scala si spostassero verso nord, la legislazione attuale fallirebbe nello spingere i proprietari forestali verso la creazione di foreste più resilienti. Le normative attuali, semplicemente, non forniscono incentivi per trasformare le foreste e renderle più preparate.

Foresta mista finlandese con diverse specie arboree (pino, abete rosso, betulla) che crescono insieme, simbolo di resilienza. Obiettivo 35mm, profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo, luce solare filtrata tra gli alberi.

Cosa Serve Davvero? Un Cambio di Paradigma

L’approccio conservativo finlandese potrebbe funzionare se gli effetti del clima fossero lievi. Ma se i cambiamenti fossero severi, servirebbe una legislazione che incoraggi trasformazioni più radicali nella gestione forestale. L’attuale quadro normativo non è pronto per queste trasformazioni.

Cosa manca?

  • Un riconoscimento adeguato degli impatti del cambiamento climatico nelle leggi.
  • La priorità alla resilienza climatica e all’adattamento nelle pratiche di gestione.
  • L’obbligo di monitorare e riferire sulle misure di adattamento per valutarne l’efficacia.
  • Incentivi specifici per i proprietari che adottano pratiche forestali “climate-friendly” o implementano misure di adattamento trasformative.
  • Un passaggio da un approccio reattivo a uno proattivo e flessibile, che consideri diverse opzioni silvicolturali e adatti la gestione ai rischi specifici del sito.

In conclusione, la Finlandia si trova di fronte a un bivio. Le sue immense foreste sono una risorsa incredibile, ma la loro protezione futura richiede un quadro normativo che non si limiti a gestire l’esistente, ma che guardi avanti, abbracci la complessità e prepari attivamente le foreste alla sfida climatica che è già iniziata. Ignorare questi rischi e sperare per il meglio potrebbe rivelarsi una strategia perdente. È ora di agire, prima che sia troppo tardi per il gigante verde finlandese.

Fonte: Springer

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