Latanoprostene Bunod: La Nostra Esperienza Diretta dal Canada nella Lotta al Glaucoma!
Ehi amici della vista! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che sta facendo parlare di sé nel mondo dell’oftalmologia, un’arma in più nella nostra battaglia quotidiana contro nemici insidiosi come il glaucoma ad angolo aperto e l’ipertensione oculare (OHT). Sto parlando del Latanoprostene Bunod (LBN) 0.024%, un collirio che abbiamo avuto modo di conoscere da vicino grazie a un’iniziativa canadese davvero interessante: il LEEP (Latanoprostene Bunod 0.024% Early Experience Program).
Immaginatevi la scena: 59 colleghi oftalmologi sparsi per il Canada e ben 653 pazienti coinvolti. Non si tratta di uno studio clinico super controllato e un po’ “artificiale”, ma di un’osservazione sul campo, nella vita reale, durata circa 6 settimane. Volevamo capire come questo farmaco si comportasse nelle nostre cliniche, sui nostri pazienti di tutti i giorni.
Ma cos’è esattamente il Latanoprostene Bunod?
Prima di tuffarci nei risultati, spendiamo due parole su questo LBN. Non è il solito collirio. È un cosiddetto prodrug, il che significa che una volta instillato nell’occhio, si trasforma in due molecole attive. Pensatelo come un agente segreto che si sdoppia una volta arrivato a destinazione!
Questi due “agenti” hanno missioni diverse ma complementari:
- Uno è un analogo della prostaglandina F2α: aiuta ad aumentare il deflusso dell’umore acqueo attraverso la via uveosclerale (una delle “strade” alternative per far uscire il liquido dall’occhio).
- L’altro rilascia ossido nitrico (NO): questo agisce rilassando le cellule muscolari lisce nel trabecolato e nel canale di Schlemm, facilitando il deflusso attraverso la via convenzionale (la “strada” principale).
Un doppio meccanismo d’azione, quindi, che sulla carta promette un controllo più efficace della pressione intraoculare (IOP), quel fattore di rischio cruciale che cerchiamo sempre di tenere a bada nel glaucoma. Ricordiamoci che abbassare la IOP è, ad oggi, l’unico modo che abbiamo per rallentare la progressione di questa malattia, una delle principali cause di cecità nel mondo. Ogni millimetro di mercurio (mmHg) in meno conta!
Il Programma LEEP: Uno Sguardo sulla Pratica Clinica Reale
Torniamo al nostro studio canadese, il LEEP. L’obiettivo era semplice: osservare cosa succedeva alla IOP dei pazienti dopo aver iniziato la terapia con LBN 0.024%, una goccia al giorno. Abbiamo incluso pazienti di vario tipo, proprio come quelli che vediamo ogni giorno nei nostri ambulatori:
- Pazienti “naïve”: quelli che non avevano mai usato colliri per la pressione prima (alcuni avevano fatto un trattamento laser chiamato SLT, altri no).
- Pazienti “switch”: quelli che stavano già usando altri colliri ma sono passati a LBN (magari perché la terapia precedente non era abbastanza efficace o causava troppi effetti collaterali).
- Pazienti “add-on”: quelli che hanno aggiunto LBN alla loro terapia già esistente.
Abbiamo misurato la IOP all’inizio e dopo circa 6 settimane. Abbiamo anche raccolto dati sull’età, la diagnosi, eventuali terapie precedenti e, cosa molto importante, abbiamo chiesto sia ai pazienti che a noi medici un voto di soddisfazione da 0 a 10.
I Risultati: Cosa Abbiamo Scoperto?
Allora, cosa ci dicono i numeri? In media, su tutti i 653 pazienti, la IOP iniziale era di 19.5 mmHg (un valore non altissimo, forse perché molti erano già in terapia). Dopo circa 38 giorni di trattamento con LBN, la IOP media è scesa in modo significativo, con una riduzione percentuale media del 16.3%. Non male per un contesto “real-world”!
Ma la cosa si fa ancora più interessante se guardiamo ai sottogruppi:
I pazienti “naïve” senza SLT precedente sono stati i veri protagonisti! In questo gruppo, la riduzione della IOP è stata impressionante: ben il 29.3% in meno rispetto al basale. È emerso chiaramente che due fattori influenzavano molto questo risultato: l’età (i pazienti più anziani tendevano ad avere una riduzione maggiore) e la IOP di partenza (chi partiva da valori più alti, otteneva un calo più marcato). Ad esempio, i naïve senza SLT con IOP iniziale ≥ 21 mmHg hanno visto la loro pressione scendere in media del 34.3%!
E chi aveva già fatto il laser (SLT)? Inizialmente, sembrava che i pazienti naïve che avevano fatto l’SLT avessero una riduzione minore (circa 19.9%) rispetto a quelli che non l’avevano fatto. La domanda sorge spontanea: l’SLT “interferisce” con l’azione dell’LBN? Si era ipotizzato che l’SLT, modificando le cellule del trabecolato, potesse ridurre l’efficacia del meccanismo legato all’ossido nitrico. Tuttavia, un’analisi più approfondita, confrontando pazienti con e senza SLT ma con caratteristiche simili (soprattutto stessa IOP basale), ha mostrato che non c’era una differenza statisticamente significativa nella riduzione della IOP. Quindi, LBN sembra funzionare bene anche dopo l’SLT, se si tiene conto della pressione di partenza.
Pazienti “switch” e “add-on”: Anche chi è passato a LBN da un’altra terapia (il gruppo più numeroso, 369 pazienti) ha beneficiato di una riduzione significativa della IOP (media -16.7%). I motivi principali del cambio? Controllo non ottimale della IOP con la terapia precedente (67% dei casi), ma anche fastidi oculari, iperemia (occhio rosso) e altri effetti collaterali. Nel piccolo gruppo “add-on” (26 pazienti), la riduzione media è stata del 14.8%, ma non ha raggiunto la significatività statistica, probabilmente a causa del numero ridotto di partecipanti e della IOP basale già più bassa.
La Parola ai Pazienti (e ai Medici): Soddisfazione alle Stelle!
Un dato che ci ha colpito molto positivamente è stato il livello di soddisfazione. Sia i pazienti che noi medici abbiamo dato voti medi molto alti: 7.8 su 10 per entrambi! È interessante notare che la soddisfazione dei pazienti non sembrava influenzata dal fatto di aver fatto o meno l’SLT in passato, mentre noi medici eravamo leggermente meno soddisfatti per i pazienti con SLT pregressa (forse perché ci aspettavamo riduzioni più marcate, non tenendo conto della IOP basale più bassa in quel gruppo).
Questa alta soddisfazione è fondamentale. Sappiamo bene che un paziente contento della sua terapia è un paziente più aderente, e l’aderenza è la chiave del successo nel trattamento di malattie croniche e asintomatiche come il glaucoma. Il fatto che LBN, pur potendo causare un po’ di iperemia (come altri farmaci della stessa classe), sia stato così ben accolto è rassicurante. E un altro dato importante: nessuno dei pazienti ha interrotto la terapia durante lo studio.
Limiti e Punti di Forza: La Realtà sul Campo
Certo, uno studio osservazionale come il LEEP ha i suoi limiti. Non c’è un gruppo di controllo, le visite non erano standardizzate al millesimo come nei trial clinici, e c’è sempre la possibilità di un bias di selezione (magari abbiamo arruolato pazienti la cui IOP era meno stabile). Inoltre, non c’è stato un periodo di “washout” per chi cambiava terapia, quindi l’effetto del farmaco precedente potrebbe aver influenzato un po’ i risultati iniziali.
Tuttavia, il grande punto di forza è proprio questo: aver fotografato l’uso di LBN nella pratica clinica quotidiana, con una grande varietà di pazienti e di approcci medici in tutto il Canada. Questi dati “real-world” sono preziosissimi perché completano le informazioni che otteniamo dagli studi clinici registrativi, più “puliti” ma meno rappresentativi della complessità che affrontiamo ogni giorno.
In Conclusione: Una Freccia in Più al Nostro Arco
Cosa ci portiamo a casa da questa esperienza canadese? Che il Latanoprostene Bunod 0.024% si è dimostrato un’opzione efficace nel ridurre la pressione intraoculare in un contesto reale, su diversi tipi di pazienti (naïve, switch, add-on). Ha funzionato particolarmente bene nei pazienti che iniziavano la terapia per la prima volta, ma ha dato benefici significativi anche negli altri.
Abbiamo visto che, tenendo conto della IOP basale, nemmeno un precedente trattamento laser SLT sembra precluderne l’efficacia. E, non da ultimo, ha registrato alti livelli di soddisfazione sia tra i pazienti che tra noi medici, integrandosi bene nella pratica clinica.
Insomma, LBN 0.024% si conferma come un’opzione terapeutica valida e versatile da considerare per i nostri pazienti con glaucoma ad angolo aperto o ipertensione oculare. Una nuova risorsa preziosa nella nostra continua missione di proteggere la vista!
Fonte: Springer