Laser vs Acido: La Nuova Frontiera per Fissare le Ceramiche Dentali?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi appassiona molto nel mio campo: come far sì che i restauri dentali, specialmente quelli estetici in ceramica, rimangano attaccati ai denti nel modo più forte e duraturo possibile. Sembra semplice, ma dietro c’è un mondo di ricerca! In particolare, mi sono concentrato su un materiale fantastico, il disilicato di litio, super apprezzato per la sua bellezza e resistenza, e su come preparare la sua superficie prima di “incollarlo” al dente.
La Sfida dell’Adesione Perfetta
Vedete, quando mettiamo una faccetta o una corona in ceramica, vogliamo che diventi un tutt’uno col dente. Questo non solo per estetica, ma anche per la funzionalità. Un’adesione forte significa che il restauro sopporta meglio i carichi masticatori, si adatta perfettamente ai margini del dente riducendo il rischio di infiltrazioni (il temuto microleakage) e, in generale, dura di più.
Il metodo classico per preparare la superficie delle ceramiche vetrose come il disilicato di litio è la mordenzatura con acido fluoridrico (HF). Questo acido “scioglie” selettivamente la parte vetrosa della ceramica, creando una superficie ruvida, piena di micro-ritenzioni, perfetta per far aggrappare il cemento resinoso che useremo per fissare il restauro. Aumenta anche l’energia superficiale, favorendo un legame chimico oltre che meccanico.
Tutto bello, vero? Beh, non proprio. L’acido fluoridrico è una sostanza piuttosto aggressiva e tossica. È pericoloso per noi dentisti maneggiarlo (può causare ustioni alla pelle, irritare gli occhi e, a lungo andare, danneggiare i polmoni se inalato) e ovviamente non può essere usato direttamente nella bocca del paziente. Inoltre, se usato in concentrazioni troppo alte o per tempi troppo lunghi, può indebolire la ceramica stessa, creando micro-difetti o crepe. Insomma, efficace sì, ma con i suoi bei contro.
E se usassimo il Laser?
Ecco che entra in gioco la tecnologia! Negli ultimi anni, si è iniziato a esplorare l’uso dei laser come alternativa all’acido per irruvidire le superfici ceramiche. Diversi tipi di laser sono stati testati (CO2, Nd:YAG, Er:YAG, Er,Cr:YSGG), con risultati promettenti ma anche qualche problema, come il rischio di surriscaldare o danneggiare la ceramica o i tessuti dentali.
Recentemente, un tipo di laser ha attirato la mia attenzione: il laser a fibra di Itterbio (Ytterbium Fiber Laser – YFL), che opera a una lunghezza d’onda di 1070 nm. Questi laser, già usati in altri campi medici e industriali, hanno il vantaggio di poter focalizzare il raggio in un punto molto piccolo, permettendo lavorazioni precise. Alcuni studi hanno mostrato risultati interessanti nell’irruvidimento della zirconia (un altro tipo di ceramica dentale), ma sul disilicato di litio? Praticamente il nulla, o quasi. C’era solo uno studio preliminare che ne analizzava la morfologia superficiale dopo il trattamento laser, ma senza testare l’effettiva forza di adesione.
La Mia Indagine: YFL vs Acido Fluoridrico
Così, mi sono detto: “Perché non indagare?”. Ho voluto capire se questo laser YFL potesse essere una valida alternativa all’acido fluoridrico per preparare il disilicato di litio. Le mie domande principali erano due:
- Il trattamento con laser YFL dà una forza di adesione paragonabile a quella ottenuta con l’acido fluoridrico?
- Come influiscono questi trattamenti sul colore della ceramica?
Ho quindi messo in piedi uno studio in vitro (cioè in laboratorio, non su pazienti reali… per ora!). Ho preso 54 denti bovini (sono un buon sostituto di quelli umani per questi test), li ho preparati e ho creato dei campioncini quadrati di disilicato di litio di tre diversi spessori (0.5 mm, 1 mm e 1.5 mm), simulando così restauri di diverso spessore.
Poi ho diviso i campioni: metà li ho trattati con il metodo classico (acido fluoridrico al 4.5% per 20 secondi), l’altra metà li ho “incisi” con il laser YFL (con una potenza media di 20 W, seguendo un disegno preciso di linee incrociate). Prima e dopo il trattamento, ho misurato il colore di ogni campione con uno spettrofotometro per vedere se e quanto cambiava (il famoso valore ΔE00).
Infine, ho cementato tutti i campioncini sui denti preparati usando un cemento resinoso e un primer ceramico. A questo punto, è arrivato il momento della verità: il test di resistenza al taglio (shear bond strength). Con una macchina apposita, ho applicato una forza crescente fino a staccare il campione dal dente, misurando quanta forza era necessaria. Dopo il distacco, ho analizzato al microscopio le superfici per capire *dove* era avvenuta la rottura (adesiva tra ceramica e cemento, coesiva all’interno del materiale, o mista). Ho anche esaminato alcuni campioni al Microscopio Elettronico a Scansione (SEM) per vedere da vicino la texture creata dai due trattamenti.
I Risultati: Sorprese e Conferme
Ebbene, cosa abbiamo scoperto?
Forza di Adesione (Shear Bond Strength): Qui la prima, importante conferma. Analizzando i dati, è emerso che non c’era una differenza statisticamente significativa nella forza di adesione tra i campioni trattati con laser YFL e quelli trattati con acido fluoridrico. Anche lo spessore della ceramica non ha influenzato significativamente la forza del legame. Quindi, la mia prima ipotesi nulla (che non ci fosse differenza) non è stata respinta. Dal punto di vista della pura forza, il laser sembra reggere il confronto con l’acido!
Stabilità del Colore (ΔE00): Qui, invece, la sorpresa. Il trattamento con laser YFL ha causato un cambiamento di colore significativamente maggiore rispetto al trattamento con acido, in tutti gli spessori testati. Usando le soglie cliniche comunemente accettate (ΔE00 = 0.8 per la percettibilità, ΔE00 = 1.8 per l’accettabilità), abbiamo visto che nei gruppi trattati con laser, il cambiamento di colore superava la soglia di accettabilità clinica per gli spessori 0.5 mm e 1.5 mm. Nei gruppi trattati con acido, invece, il cambiamento superava solo la soglia di percettibilità per gli stessi spessori. Questo significa che il laser, pur essendo efficace per l’adesione, potrebbe alterare l’estetica del restauro in modo più evidente rispetto all’acido, specialmente con ceramiche di diverso spessore che assorbono l’energia laser in modo differente. La mia seconda ipotesi nulla (che non ci fosse differenza di colore) è stata quindi respinta.
Analisi delle Fratture e SEM: L’analisi delle fratture ha mostrato un comportamento interessante. Nei gruppi trattati con acido, la rottura era prevalentemente di tipo adesivo, ma con più del 50% del cemento rimasto attaccato alla ceramica. Nei gruppi trattati con laser, la rottura era sempre adesiva, ma con meno del 50% del cemento rimasto sulla ceramica. Un solo campione laser da 0.5 mm ha mostrato una frattura coesiva (all’interno della ceramica stessa), suggerendo che forse per spessori molto sottili la potenza usata potrebbe essere eccessiva. L’analisi al SEM ha confermato le differenze: l’acido creava una micro-rugosità diffusa, mentre il laser creava dei “mini-spot” ben definiti, seguendo il pattern impostato. Cosa importantissima: in nessun campione, né trattato con acido né con laser, sono state osservate micro-fratture o crepe. Questo è un ottimo segno per l’integrità del materiale.
Cosa Significa Tutto Questo?
Mettendo insieme i pezzi, questo studio suggerisce che il laser YFL a 1070 nm ha il potenziale per essere un’alternativa alla mordenzatura con acido fluoridrico per il disilicato di litio, almeno per quanto riguarda la forza di adesione, che è risultata comparabile. Questo è fantastico, perché eliminerebbe i rischi legati alla tossicità dell’acido.
Tuttavia, la questione del cambiamento di colore è un aspetto da non sottovalutare. Il laser sembra alterare maggiormente l’aspetto della ceramica, e questo potrebbe essere un limite, specialmente per i restauri nei settori anteriori della bocca, dove l’estetica è fondamentale. Forse, per ora, l’applicazione del laser YFL potrebbe essere considerata più adatta per i denti posteriori, dove un leggero cambiamento di colore è meno critico.
Ovviamente, questo è uno studio in vitro, e ha le sue limitazioni. Non abbiamo testato diversi parametri del laser (potenza, durata impulsi, pattern diversi), né diverse concentrazioni o tempi di applicazione dell’acido. Inoltre, i campioni non sono stati sottoposti a invecchiamento artificiale, che simula le condizioni del cavo orale nel tempo.
Prossimi Passi
C’è ancora molta strada da fare. Servono ulteriori ricerche per:
- Ottimizzare i parametri del laser YFL specificamente per il disilicato di litio (magari si possono trovare settaggi che riducono il cambiamento di colore mantenendo un’ottima adesione).
- Valutare la durabilità del legame nel tempo, sottoponendo i campioni a cicli di invecchiamento termico e meccanico.
- Confrontare il laser YFL con altre tecniche di preparazione superficiale.
- Infine, passare a studi clinici in vivo per confermare questi risultati nella pratica quotidiana.
In conclusione, anche se l’acido fluoridrico rimane lo standard attuale, la tecnologia laser, e in particolare il laser YFL, bussa alla porta come un’alternativa intrigante per la preparazione delle ceramiche al disilicato di litio. Offre una forza di adesione simile senza i rischi dell’acido, ma dobbiamo lavorare ancora sulla questione estetica. La ricerca continua, e chissà, forse un giorno il laser sostituirà del tutto l’acido in questa procedura!
Fonte: Springer