Job Crafting: Modella il Tuo Lavoro e Ritrova la Scintilla con il Coaching!
Introduzione: Ti senti un po’ perso nel tuo lavoro?
Ehi, parliamoci chiaro. Ti è mai capitato di pensare: “Ma questo lavoro fa davvero per me? È tutto qui?”. Magari ti senti un po’ come un ingranaggio in un meccanismo più grande, desiderando più significato, più soddisfazione, o semplicemente un modo per usare meglio i tuoi talenti unici. Se annuisci leggendo queste righe, non sei solo! Molti di noi, soprattutto all’inizio della carriera (ma non solo!), si trovano a fare i conti con queste domande.
La buona notizia? Non devi per forza cambiare radicalmente lavoro o azienda per ritrovare la motivazione. Esiste un approccio potentissimo, supportato dalla ricerca, che ti permette di “rimodellare” il tuo lavoro attuale dall’interno. Si chiama Job Crafting, ed è uno strumento fantastico che noi coach usiamo spesso per aiutare le persone a creare un lavoro che calzi loro a pennello. Curioso di saperne di più? Andiamo!
Cos’è esattamente il Job Crafting?
Immagina di essere uno scultore. Hai davanti un blocco di materiale grezzo (il tuo lavoro attuale) e degli strumenti (le tue capacità, le tue passioni, le tue relazioni). Il Job Crafting è l’arte di usare questi strumenti per dare forma al blocco, per renderlo qualcosa che ti rappresenti di più, che ti dia più energia e senso.
In pratica, secondo gli studi pionieristici di Wrzesniewski e Dutton (2001), ci sono tre modi principali per “craftare” il tuo lavoro:
- Modellare i compiti (Task Crafting): Puoi cambiare il numero, il tipo o la natura delle tue mansioni. Magari puoi dedicare più tempo a quei progetti che ti appassionano davvero, delegare o ridurre quelli che ti prosciugano, o persino introdurre nuove attività che senti tue.
- Modellare le relazioni (Relational Crafting): Puoi intervenire sulla qualità e quantità delle interazioni sul lavoro. Forse vuoi coltivare di più i rapporti con colleghi che ti ispirano, cercare un mentore, o limitare i contatti con persone che ti appesantiscono.
- Modellare la percezione (Cognitive Crafting): Questo è potentissimo! Riguarda il modo in cui pensi al tuo lavoro. Puoi cambiare la prospettiva, trovare un significato più profondo in quello che fai. Pensa alla differenza tra “pulisco stanze d’ospedale” e “contribuisco alla guarigione delle persone”. Stesso compito, percezione diversa!
L’obiettivo finale? Creare una migliore “passione” (fit) tra te e il tuo lavoro, allineando ciò che fai con le tue competenze, i tuoi bisogni e le tue passioni. E le ricerche (come meta-analisi di Rudolph et al., 2017 o Tims et al., 2012) confermano che funziona: più motivazione, migliori performance, maggiore benessere!

L’Intervento di Gruppo: Un Mix Vincente (Studio di Caso)
Recentemente, ho seguito con interesse uno studio (pubblicato su Springer) che ha applicato il Job Crafting in un contesto di group coaching per giovani professionisti (età media 32 anni, lavoratori della conoscenza). Il bello del group coaching è che impari non solo dal coach, ma anche tantissimo dagli altri partecipanti, condividendo esperienze e idee. È un vero acceleratore!
Ma la cosa davvero intrigante di questo intervento è che non si è fermato al Job Crafting “classico”. Ha integrato anche i principi del Zürcher Ressourcen Modell (ZRM) di Storch e Krause. Cosa significa? Significa andare oltre la pura razionalità e attingere anche alle nostre risorse inconsce, ai nostri desideri più profondi, per definire obiettivi davvero allineati con chi siamo.
Il Potere dell’Inconscio: Il Modello ZRM nel Job Crafting
Spesso, quando pensiamo ai nostri obiettivi professionali, usiamo solo la testa, la logica. Ma le nostre motivazioni più forti, quelle che ci danno davvero la carica, risiedono spesso a un livello più profondo, intuitivo, emotivo. Il ZRM ci aiuta ad accedere a questo “tesoro nascosto”. Come?
- Marcatori somatici: Hai presente quella sensazione “di pancia” che ti dice se una cosa è giusta per te o no? Il ZRM insegna a riconoscere e usare questi segnali del corpo.
- Vision Board: I partecipanti allo studio hanno creato dei collage di immagini e parole (“Mein perfekter Arbeitstag” – Il mio giorno lavorativo perfetto) per esplorare visivamente, in modo non lineare, i loro desideri e sogni, anche quelli meno consapevoli.
- Sculture corporee: Hanno usato il corpo per rappresentare i temi emersi, sentendo fisicamente cosa significa per loro un certo stato desiderato.
- Motto-Ziele (Obiettivi-Motto): Invece dei soliti obiettivi SMART (Specifici, Misurabili, ecc.), hanno formulato degli “obiettivi-motto”: frasi evocative, spesso metaforiche, che catturano l’essenza della direzione desiderata (es. “Lascio uscire dalla gabbia l’uccello colorato”, “Sono la supereroina della cybersecurity con il mantello al vento”, “Sento la libertà definitiva”). Questi motti diventano una bussola emotiva potentissima.
Integrare questi elementi permette di definire obiettivi non solo “pensati” ma anche “sentiti”, molto più motivanti e sostenibili nel tempo.

Dal Sogno alla Realtà: Il Percorso di Crafting
Ok, abbiamo definito la direzione con i motto-ziele. E poi? Il percorso di Job Crafting, come descritto nello studio, segue dei passi chiari:
- Analisi dell’IST (Stato Attuale): Prima di cambiare, devi capire bene da dove parti. I partecipanti hanno mappato le loro attività attuali, le relazioni, il tempo dedicato a ciascuna cosa, i pensieri associati. Una sorta di fotografia onesta della loro realtà lavorativa.
- Brainstorming e Ideazione (in piccoli gruppi): Confrontandosi con i pari, hanno esplorato le possibilità: “Come posso avvicinare il mio lavoro attuale al mio motto-ziel?”. Qui la forza del gruppo è fondamentale per generare idee nuove.
- Definizione del SOLL (Stato Desiderato): Armati di idee e guidati dal loro motto, hanno disegnato una versione “ideale ma realistica” del loro lavoro. Hanno riscritto le loro mansioni, immaginato nuove relazioni, e soprattutto, riformulato il loro ruolo e il senso del loro lavoro (es. “Sono il creativo tra gli ingegneri biochimici”, “Coordino e consiglio con testa e intuizione”).
- Fase di Implementazione: Qui arriva il bello (e il difficile!). Mettere in pratica i cambiamenti. Questa fase è stata supportata da:
- Auto-riflessione guidata (questionari settimanali).
- Supporto tra pari (gruppo chat spontaneo per condividere successi e chiedere aiuto).
- Coaching individuale opzionale per affrontare ostacoli specifici.
Cosa Cambia Davvero? I Risultati e le Sfide
E alla fine, cosa è successo? I partecipanti hanno riportato un netto miglioramento nella percezione di avvicinamento ai loro obiettivi. Hanno guadagnato chiarezza su se stessi e sulla loro direzione, sviluppato nuove strategie e, soprattutto, adottato nuove prospettive sul loro lavoro.
È interessante notare che, coerentemente con i loro obiettivi-motto spesso focalizzati sulla percezione, i cambiamenti più significativi sono avvenuti a livello di Cognitive Crafting. Hanno imparato a vedere il loro lavoro sotto una luce diversa, a trovarvi un nuovo significato, a sentirsi più protagonisti (“Sono un’esperta sovrana”). Le modifiche concrete ai compiti (Task Crafting) e alle relazioni (Relational Crafting) sono state meno frequenti, a volte per limiti oggettivi (“le mansioni mi vengono assegnate gerarchicamente”).
Ma non è stato tutto rose e fiori. La fase di implementazione ha portato a galla delle sfide, principalmente legate al self-management: impazienza, dubbi, paura di perdere di vista l’obiettivo nella routine quotidiana, sensi di colpa nel cambiare comportamento. Dietro queste sfide, spesso si celavano dei conflitti interiori.

Affrontare gli Ostacoli: Il Team Interiore e la Complessità
Ecco un punto cruciale emerso dallo studio: il cambiamento personale e professionale raramente è lineare. Spesso ci troviamo a fare i conti con parti diverse di noi che tirano in direzioni opposte. Ad esempio:
- “Voglio cambiare e fare cose nuove” vs “Ma qui mi sento sicuro/a e ho investito tanto”. (Bisogno di crescita vs Bisogno di sicurezza/appartenenza)
- “Devo essere professionale e impeccabile” vs “Voglio essere me stesso/a, autentico/a”.
- “Ho bisogno di una pausa” vs “Devo finire questo lavoro urgentemente”.
Questi non sono “difetti” da eliminare, ma segnali preziosi! Lo studio ha utilizzato il modello del “Team Interiore” di Schulz von Thun per aiutare i partecipanti a dare voce a queste diverse parti, a capirne le ragioni e a trovare un equilibrio. Invece di lottare contro una parte “scomoda”, l’idea è ascoltarla, capire quale bisogno sta proteggendo e integrarla nella soluzione.
Questo approccio ci ricorda una verità fondamentale: non esiste “il lavoro perfetto” in assoluto. Ogni scelta, ogni equilibrio ha un “prezzo” che una parte di noi paga. Il coaching aiuta a prendere decisioni più consapevoli e realistiche, riconoscendo questa complessità intrinseca (come sottolineano anche Fabio et al., 2013).
Cosa Portiamo a Casa? Implicazioni Pratiche
Questo studio sul Job Crafting potenziato dal ZRM ci lascia spunti preziosi:
- Il potere del Reframing: Cambiare prospettiva sul proprio lavoro (Cognitive Crafting) è spesso il primo passo e il più accessibile per migliorare il benessere e la motivazione. È una skill fondamentale!
- Integrare Testa e Cuore: Per un cambiamento sostenibile, non basta la logica. Coinvolgere l’intuito, le emozioni, l’inconscio (come fa il ZRM) crea obiettivi più potenti e allineati. Offrire metodi diversi (visuali, corporei, metaforici) permette a ciascuno di trovare la sua “chiave d’accesso”.
- Il Transfer è Cruciale (e Difficile): Passare dalle idee all’azione richiede supporto. Introdurre strumenti di self-management (come il Team Interiore) e offrire accompagnamento (coaching individuale, peer support) durante la fase di implementazione fa una differenza enorme.
- Job Crafting come Strumento Aziendale: Per le aziende, offrire percorsi di Job Crafting può essere un modo efficace per promuovere l’engagement, il benessere, lo sviluppo dei talenti e allinearsi ai principi del New Work (empowerment psicologico).
- Sviluppare Meta-Competenze: Al di là del risultato immediato, questi percorsi aiutano a sviluppare competenze di auto-consapevolezza, auto-regolazione e decision-making che sono preziose per tutta la vita professionale (e non solo!).
Certo, lo studio ha i suoi limiti (campione piccolo e specifico), ma il messaggio è forte e chiaro: abbiamo più potere di quanto pensiamo nel plasmare la nostra esperienza lavorativa. Il Job Crafting, specialmente se arricchito da un ascolto profondo di sé, è una bussola e una cassetta degli attrezzi incredibilmente utile per navigare il mondo del lavoro con più soddisfazione e significato.
E tu, sei pronto/a a prendere in mano scalpello e martello (metaforicamente parlando!) e iniziare a modellare il tuo lavoro?
Fonte: Springer
