Iran Segreto: Viaggio tra Stelle e Architetture Millenarie a Chogha Zanbil e Radkan
Amici appassionati di storia e misteri, oggi voglio portarvi con me in un viaggio incredibile, nel cuore dell’antico Iran, alla scoperta di due gioielli che raccontano una storia millenaria di ingegno, cultura e una profonda connessione con il cielo: la ziggurat di Chogha Zanbil e la Torre di Radkan. Preparatevi, perché stiamo per svelare come queste imponenti strutture non fossero solo capolavori architettonici, ma anche sofisticati strumenti per leggere il tempo e gli astri.
Un Salto Indietro nel Tempo: L’Importanza dei Calendari Antichi
Fin dalla notte dei tempi, l’uomo ha alzato gli occhi al cielo, cercando di decifrare i messaggi delle stelle. Comprendere i cicli celesti era fondamentale: per l’agricoltura, per le cerimonie religiose, insomma, per organizzare la vita stessa della comunità. Non è un caso che civiltà come quella egizia, già nel 4241 a.C., avessero introdotto calendari solari, o che i Babilonesi avessero sviluppato un sistema di dodici mesi da 30 giorni, aggiustato poi con anni bisestili. Pensate a Stonehenge, in Britannia, con i suoi megaliti allineati ai movimenti solari! L’Iran antico non fu da meno, anzi, fu un faro di sapienza astronomica.
Il periodo achemenide (540–440 a.C.) vide un fiorire di studi celesti, con scienziati che elaborarono teorie sistematiche sui corpi celesti, lasciando un’eredità globale. Ma le radici di questa conoscenza affondano ancora più in profondità, come vedremo esplorando Chogha Zanbil e, millenni dopo, la Torre di Radkan. Questi monumenti sono la prova tangibile di come il sapere astronomico fosse intessuto nel patrimonio architettonico, un legame che oggi ci spinge a conservarli come tesori insostituibili, in linea con l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 11 dell’ONU: Città e Comunità Sostenibili.
Chogha Zanbil: Dove la Terra Incontrava il Cielo Elamita
Immaginatevi nella provincia del Khuzestan, a circa 40 km da Shush. Qui, intorno al 1250 a.C., il re elamita Untash-Napirisha fece erigere la maestosa ziggurat di Chogha Zanbil, nel cuore della città di Dur Untash. Non era solo un tempio imponente, ma un vero e proprio osservatorio solare rudimentale. Gli Elamiti, con incredibile perizia, integrarono pratiche cerimoniali con le prime osservazioni astronomiche.
Come facevano? Utilizzando meridiane basate sulle ombre! La struttura stessa, con i suoi mattoni e la sua forma a gradoni (originariamente alta circa 50 metri e con una base di 25.000 metri quadrati!), era progettata per tracciare il movimento del sole. Attorno alla ziggurat principale, tre strutture circolari in mattoni, con iscrizioni in lingua elamita, fungevano da osservatori solari. Pensate, ogni lato della ziggurat presentava delle specie di “frontoni” che funzionavano come meridiane, simili a quelle trovate a Naqsh-e Rustam, un altro sito iraniano di enorme importanza astronomica. Questi allineamenti permettevano di identificare equinozi e solstizi, momenti cruciali per l’agricoltura e le festività. È affascinante pensare a come, già millenni fa, l’architettura fosse al servizio della scienza e della spiritualità, un concetto che ritroviamo anche nelle ziggurat mesopotamiche di Ur e Babilonia, probabili fonti d’ispirazione.

Anche la ziggurat di Konar Sandal, nella provincia di Kerman, sebbene più antica e senza prove dirette di una funzione astronomica, ci mostra questa tradizione di architettura monumentale che probabilmente teneva già in considerazione allineamenti celesti e un uso rituale dello spazio. È come se un filo rosso colleghi queste antiche costruzioni, testimoniando un sapere che si evolveva e si tramandava.
La Torre di Radkan: Un Orologio Solare del XIII Secolo
Facciamo un balzo in avanti di quasi duemila anni e spostiamoci vicino a Mashhad, nel nord-est dell’Iran. Qui, nel 1262 d.C. (660 dell’Egira), sorse la Torre di Radkan, un capolavoro di ingegneria e astronomia attribuito nientemeno che al grande studioso Khwaja Nasir al-Din al-Tusi, figura chiave dell’osservatorio di Maragheh, completato proprio in quegli anni. Se Chogha Zanbil usava le ombre, Radkan rappresenta un’evoluzione: era progettata come uno strumento calendariale di precisione, sfruttando il tracciamento diretto della luce solare.
Inizialmente, alcuni viaggiatori la scambiarono per un mausoleo. Max von Berchem, visitandola, la datò al 1205 d.C., mentre Wilber, confrontandola con altre torri ilkhanidi, propose il 1291 d.C. Ma scavi più recenti, nel 2004, non hanno trovato tracce di sepolture. La chiave è in un’iscrizione danneggiata sulla torre: analizzando i frammenti, si è dedotto che il numero mancante fosse “sessanta”, portando la data di costruzione al 660 dell’Egira, appunto il 1262 d.C.
La torre, alta 25 metri, ha una struttura cilindrica che poggia su una base a dodici lati, trasformandosi poi in 36 sezioni semicilindriche. Questa non è una scelta casuale! Le due porte principali sono allineate con il meridiano, permettendo di tracciare i solstizi. Ma la vera magia avviene durante l’equinozio di primavera, il Nowruz, il capodanno persiano. In quel giorno, la luce del sole entra dalla porta sud-est (angolata a 120 gradi) e attraversa perfettamente la finestra nord-ovest (a 300 gradi). Immaginate l’emozione di assistere a questo spettacolo di luce, che segnava l’inizio di un nuovo anno! I 36 giunti verticali esterni permettevano poi di tracciare i corpi celesti con una precisione di circa 5 gradi. Un vero e proprio calendario di pietra!
Metodi di Studio e Analisi Comparativa
Per capire a fondo questi siti, gli studiosi hanno usato un mix di metodi: descrittivi, interpretativi e ricerca d’archivio. L’analisi descrittiva si è concentrata sulle caratteristiche fisiche: dimensioni, materiali, planimetrie. Per Chogha Zanbil, si è notato come i “frontoni-meridiana” fossero allineati con eventi solari chiave. Per Radkan, l’allineamento delle porte e delle finestre, e i 36 giunti, sono stati fondamentali.
L’analisi interpretativa ha cercato di svelare i significati simbolici e le funzioni. A Chogha Zanbil, le ombre proiettate durante gli equinozi segnavano l’inizio e la metà di ogni stagione. Le iscrizioni elamite sulle meridiane confermano questa funzione, legata a credenze cosmologiche e rituali. A Radkan, come detto, il passaggio della luce a Nowruz è la prova più lampante della sua funzione calendariale e cerimoniale.
Confrontando Chogha Zanbil e Radkan, vediamo una chiara evoluzione: dai metodi basati sulle ombre, si passa a un tracciamento solare diretto, molto più sofisticato. Ma entrambe le strutture condividono l’integrazione tra scienza e architettura, tra necessità pratiche e significato culturale. Chogha Zanbil può essere paragonata a Stonehenge o alla Piramide di Kukulkan a Chichen Itza, in Messico, che pure integravano allineamenti solari. Radkan, invece, trova paralleli in strumenti come il Jantar Mantar in India, con i suoi strumenti architettonici per misurazioni astronomiche avanzate. Questo ci dice che la ricerca della conoscenza celeste era una spinta universale, un patrimonio condiviso dall’umanità.

Eredità Culturale e Conservazione Sostenibile
Cosa ci insegnano oggi Chogha Zanbil e la Torre di Radkan? Innanzitutto, ci parlano dell’ingegno straordinario delle antiche civiltà iraniane. Erano luoghi di scienza, ma anche di aggregazione sociale e rituale, rafforzando l’identità culturale. La Via della Seta, poi, ha giocato un ruolo cruciale nello scambio di conoscenze scientifiche e influenze architettoniche, inserendo questi osservatori in una rete globale di scambio intellettuale.
Questi monumenti sono anche esempi ante litteram di design sostenibile. L’uso della luce naturale e delle ombre per misurare il tempo è una lezione che possiamo applicare ancora oggi. Conservare questo patrimonio non significa solo preservare delle pietre, ma anche le storie, le conoscenze e i valori che esse incarnano. È fondamentale che le comunità locali siano coinvolte, che questi siti continuino ad essere beni culturali attivi.
Le sfide per la conservazione non mancano: condizioni ambientali difficili, erosione, espansione urbana. Ma proprio studiando le tecniche costruttive antiche possiamo trovare ispirazione per interventi di restauro più efficaci e rispettosi. Inoltre, questi luoghi sono risorse educative preziose. Immaginate ricostruzioni digitali che permettano di rivivere gli eventi astronomici come li vedevano gli antichi! Sarebbe un modo fantastico per coinvolgere il pubblico, specialmente i giovani.
In conclusione, Chogha Zanbil e la Torre di Radkan non sono solo rovine del passato, ma fari che illuminano la nostra comprensione della storia della scienza e dell’architettura. Ci ricordano che la curiosità umana e la ricerca della conoscenza sono motori potenti, capaci di creare meraviglie che sfidano i millenni. Preservarli significa custodire una parte fondamentale della nostra memoria collettiva e trarre ispirazione per il futuro.
Spero che questo viaggio vi abbia affascinato quanto ha affascinato me studiare queste meraviglie. L’Iran antico ha ancora tantissimi segreti da svelare, e ogni scoperta ci avvicina un po’ di più alla comprensione delle nostre radici comuni.
Fonte: Springer
