Giovane adulto (circa 25 anni) durante una misurazione della pressione arteriosa in un ambiente medico moderno. L'espressione è neutra ma attenta, suggerendo consapevolezza sulla propria salute. Fotografia ritratto, obiettivo 35mm, luce naturale laterale, profondità di campo media per includere dettagli dello sfigmomanometro, stile fotorealistico.

Pressione Alta nei Giovani: Le Nostre Arterie Invecchiano Prima del Tempo?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta molto a cuore e che, ammettiamolo, spesso sottovalutiamo: la salute delle nostre arterie, soprattutto quando siamo giovani. Pensiamo all’ipertensione, la famosa “pressione alta”, come a un problema degli anziani, vero? Beh, preparatevi a qualche sorpresa. Sembra che le cose stiano cambiando, e non necessariamente in meglio.

L’ipertensione è un killer silenzioso, uno dei principali fattori di rischio per un sacco di malattie a livello globale. E sapete qual è la cosa che mi fa riflettere? Ci sono studi che indicano un aumento della mortalità già per valori di pressione superiori a 115/75 mmHg. Sì, avete letto bene, valori che molti di noi considererebbero “normali” o quasi. Questo mi porta a chiedermi: stiamo davvero facendo abbastanza per proteggerci, fin da giovani?

Le Linee Guida: Un Labirinto di Numeri?

Qui le cose si complicano un po’. Esistono diverse linee guida per diagnosticare l’ipertensione. Le più note sono quelle europee (ESC/ESH) del 2023 e quelle americane (ACC/AHA) del 2017. La differenza principale? I valori soglia!

  • Linee Guida Europee (ESC/ESH 2023): Parlano di ipertensione con una pressione misurata in ambulatorio (office BP) ≥ 140/90 mmHg.
  • Linee Guida Americane (ACC/AHA 2017): Abbassano l’asticella a ≥ 130/80 mmHg.

Questa differenza non è da poco. Significa che, a seconda delle linee guida usate, una persona potrebbe essere considerata ipertesa o meno. E questo ha implicazioni enormi, soprattutto perché le linee guida americane, basate su studi come lo SPRINT, suggeriscono che tenere la pressione sotto i 130/80 mmHg porti benefici cardiovascolari.

Ma non basta misurare la pressione una volta dal medico. Entra in gioco il monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa nelle 24 ore (ABPM). Questo strumento fantastico ci permette di capire come si comporta la nostra pressione durante tutta la giornata e la notte, svelando quadri più complessi:

  • Normotensione: Tutto ok, sia dal medico che nelle 24 ore.
  • Ipertensione da Camice Bianco (WCHT): Pressione alta solo dal medico, ma normale a casa. Un classico!
  • Ipertensione Mascherata (MHT): Qui è il contrario: pressione normale dal medico, ma alta nel resto del tempo. Insidiosa!
  • Ipertensione Sostenuta (SHT): Pressione alta sempre, sia dal medico che nelle 24 ore.

Il problema è che, anche con le linee guida più recenti e “severe” come quelle americane, potremmo non riuscire a identificare giovani che già mostrano i primissimi segni di danno agli organi o di un fenomeno chiamato invecchiamento vascolare precoce (EVA). Ed è proprio di questo che voglio parlarvi oggi.

L’Invecchiamento Vascolare Precoce (EVA): Quando le Arterie Dimostrano Più Anni

Immaginate le vostre arterie come dei tubi elastici. Con l’età, tendono a diventare più rigide. Questo è normale, fa parte dell’invecchiamento. Ma in alcune persone, questo processo accelera. Ecco l’EVA: le arterie diventano rigide prima del tempo. Come si misura? Principalmente con la velocità dell’onda sfigmica carotido-femorale (PWV). Più alta è la PWV, più rigide sono le arterie.

Perché ci interessa? Perché una PWV elevata è un campanello d’allarme potentissimo. È associata a un maggior rischio di malattie cardiovascolari (CVD), indipendentemente dagli altri fattori di rischio tradizionali, ed è un forte predittore di mortalità cardiovascolare anche nei giovani! Eppure, nonostante la sua importanza, la PWV non viene quasi mai considerata nelle decisioni terapeutiche per l’ipertensione. Le linee guida attuali, se la menzionano, usano spesso valori soglia (tipo >10 m/s) che potrebbero non essere adatti ai più giovani. È un po’ come usare la stessa taglia di vestiti per tutti, non trovate?

Primo piano di un medico che misura la pressione arteriosa a un giovane adulto (25 anni) in un ambulatorio moderno e luminoso. Il paziente appare leggermente pensieroso. Fotografia ritratto, obiettivo 35mm, profondità di campo ridotta per sfocare lo sfondo, illuminazione naturale morbida.

Lo Studio African-PREDICT: Cosa Abbiamo Cercato di Capire?

Proprio per far luce su questi dubbi, è nato uno studio affascinante chiamato African-PREDICT, condotto in Sud Africa. L’obiettivo? Seguire giovani adulti sani (tra i 20 e i 30 anni) per anni, per capire come si sviluppano le malattie cardiovascolari e identificare marcatori precoci. In una parte di questo studio, abbiamo analizzato i dati di oltre 1000 partecipanti. Abbiamo misurato la loro pressione arteriosa (sia in ambulatorio che con l’ABPM 24 ore) e la loro PWV.

La nostra domanda principale era: quale criterio diagnostico per l’ipertensione (quello europeo o quello americano) è più accurato nel rilevare un rischio aumentato di EVA nei giovani? Abbiamo definito “rischio aumentato di EVA” come avere una PWV nel quartile più alto (il 25% superiore) rispetto agli altri partecipanti. Inoltre, volevamo vedere come le diverse definizioni di ipertensione influenzassero la distribuzione dei fenotipi pressori (WCHT, MHT, SHT) e il rischio di EVA.

I Risultati: Un Quadro Complesso e Stimolante

E qui arrivano i risultati interessanti. Come ci aspettavamo, usando i criteri americani (ACC/AHA), molti più giovani sono stati classificati come ipertesi sostenuti (SHT) rispetto ai criteri europei (ESC/ESH) – parliamo del 20,8% contro il 3,3%! Questo conferma che le soglie più basse “catturano” più persone.

Ma la vera domanda è: quale approccio è migliore per identificare chi ha le arterie più rigide (rischio di EVA)?

  • Abbiamo visto che tutti i fenotipi di pressione “patologici” (SHT, WCHT, MHT) erano associati a una PWV più alta quando classificati secondo i criteri europei (ESC/ESH). Con i criteri americani (ACC/AHA), l’associazione era forte per SHT e WCHT, ma non significativa per MHT.
  • Analizzando l’accuratezza complessiva nel predire il rischio di EVA (usando analisi statistiche chiamate curve ROC), i criteri europei (ESC/ESH) sono risultati leggermente più accurati nell’identificare chi rientrava nel gruppo a rischio EVA.
  • MA… e questo è il punto cruciale… quando siamo andati a vedere quali fossero i valori effettivi di pressione (sia ambulatoriale che 24h) che meglio distinguevano chi aveva un rischio EVA aumentato, questi valori erano più vicini alle soglie più basse proposte dagli americani (ACC/AHA)! Nello specifico, i valori “ottimali” per identificare il rischio EVA sono risultati essere circa 119/80 mmHg per la pressione ambulatoriale e 121/69 mmHg per la media delle 24 ore.

Visualizzazione astratta ma realistica di un'arteria umana sana accanto a una rigida. L'arteria sana è flessibile e rosea, quella rigida appare più spessa e meno elastica. Macro fotografia, obiettivo 100mm, alta definizione, illuminazione controllata per evidenziare le texture.

Cosa Ci Portiamo a Casa? Il Dilemma tra Accuratezza e Prevenzione

Allora, cosa significa tutto questo? È un po’ un paradosso. Da un lato, i criteri europei (ESC/ESH), con soglie più alte, sembrano essere più “robusti” nell’associare tutti i tipi di ipertensione non normale (anche quella mascherata) a un aumento della rigidità arteriosa e sono risultati leggermente più accurati nel complesso per identificare il rischio EVA nel nostro campione. Questo potrebbe essere importante in contesti con risorse limitate, come il Sud Africa dove è stato condotto lo studio, per evitare diagnosi eccessive e concentrare le risorse su chi ha una diagnosi più “certa” secondo i criteri attuali.

Dall’altro lato, però, i valori di pressione che effettivamente segnalano un inizio di irrigidimento delle arterie (il rischio EVA) sono più bassi, più vicini a quelli proposti dagli americani (ACC/AHA). Questo suggerisce che adottare soglie più basse potrebbe essere fondamentale per la prevenzione primaria, per identificare e intervenire precocemente su quei giovani le cui arterie stanno iniziando a invecchiare troppo in fretta, prima che il danno diventi più serio.

È un equilibrio delicato tra sensibilità (identificare chi ha il problema) e specificità (identificare chi non ce l’ha), tra diagnosi accurata secondo gli standard attuali e intervento precoce per cambiare la traiettoria futura della salute cardiovascolare.

Inoltre, i nostri risultati confermano che la rigidità arteriosa (PWV) tende ad essere più alta nei giovani con ipertensione sostenuta (SHT) e da camice bianco (WCHT), rispetto a chi è normoteso o ha ipertensione mascherata (MHT). Questo potrebbe essere in parte legato al fatto che la misurazione della PWV avviene spesso in condizioni simili a quelle della misurazione ambulatoriale, “catturando” la pressione più alta del momento in quei gruppi.

Grafico stilizzato ma fotorealistico che mostra due curve (una per ESC/ESH, una per ACC/AHA) che si intersecano, rappresentando la complessità della scelta tra le linee guida. Sfondo neutro, focus sul grafico, obiettivo 50mm, leggera profondità di campo.

Un Appello Finale: Ascoltiamo le Nostre Arterie!

Questo studio, pur con i suoi limiti (è trasversale, quindi non stabilisce causa-effetto, e riguarda una popolazione specifica), ci lancia un messaggio forte. L’ipertensione nei giovani è una realtà, e l’invecchiamento vascolare precoce è un rischio concreto che dobbiamo imparare a riconoscere prima.

Forse è ora di integrare di più la valutazione della rigidità arteriosa (come la PWV) nella pratica clinica, soprattutto nei giovani, magari con soglie più adatte alla loro età. E dobbiamo continuare a interrogarci su quali siano i livelli di pressione “ottimali” per garantire un futuro cardiovascolare sano.

Le linee guida ESC/ESH del 2023 potrebbero essere più accurate per la diagnosi attuale nel contesto studiato, ma le soglie più basse suggerite dalle ACC/AHA del 2017 sembrano più promettenti per una vera prevenzione precoce dell’EVA. La sfida è trovare il giusto bilanciamento, tenendo conto anche delle risorse disponibili.

Insomma, la prossima volta che misurate la pressione, pensateci: non è solo un numero, è un messaggio che arriva dalle vostre arterie. Ascoltiamole!

Fonte: Springer

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