Il Segreto del Cerrado: Giganti e Fantasmi nella Savana più Biodiversa (e Minacciata) del Mondo
Avete mai sentito parlare del Cerrado? Spesso vive all’ombra della sua vicina ingombrante, l’Amazzonia, ma lasciate che vi dica una cosa: questa immensa savana sudamericana è un universo di biodiversità tutto da scoprire, un vero e proprio tesoro naturale. Copre un’area vastissima, circa due milioni di chilometri quadrati, ed è considerata la savana con la più alta diversità di alberi al mondo. Un luogo affascinante, pieno di vita, ma anche, purtroppo, terribilmente minacciato. Pensate che oltre la metà è già stata disboscata e solo una piccolissima parte, l’8%, è protetta.
Ma cosa rende il Cerrado così speciale, al di là dei numeri sulla sua estensione? Beh, fino a poco tempo fa, sapevamo sorprendentemente poco sulla reale densità e composizione delle sue foreste arboree. Quanti alberi ci sono davvero? Quante specie diverse? E quali sono le più comuni? Domande fondamentali a cui abbiamo cercato di dare risposta.
Un Mondo Dominato da Pochi Eletti
Quello che abbiamo scoperto, analizzando dati raccolti in 222 aree campione sparse per tutto il bioma (un lavoro enorme, frutto di decenni di ricerca!), è qualcosa di sbalorditivo. Immaginatevi questo: stimiamo che nel Cerrado vivano circa 1605 specie diverse di alberi. Un numero impressionante, vero? Eppure, la stragrande maggioranza degli alberi appartiene a pochissime specie. Questo fenomeno si chiama iperdominanza, ed è estremo nel Cerrado.
Pensate: solo 30 specie, meno del 2% del totale, costituiscono da sole la metà di tutti gli alberi presenti! È come entrare in una metropoli affollatissima e scoprire che metà degli abitanti ha lo stesso cognome. E non è finita qui. Una singola famiglia botanica, le Vochysiaceae, rappresenta addirittura il 17% di tutti gli alberi. E la specie più abbondante in assoluto, la Qualea parviflora, è così comune che, in media, un albero su quattordici appartiene a questa specie. Incredibile, no?
Questo schema, dove pochi dominano e molti sono rari, ricorda molto da vicino quello che si osserva anche nella vicina Amazzonia, nonostante le differenze enormi tra i due biomi (foresta pluviale contro savana).
L’Esercito Silenzioso dei Rari e degli Sconosciuti
Se da un lato abbiamo questi “iperdominanti”, dall’altro c’è un esercito di specie rare. Ben il 63% delle specie identificate nel nostro studio sono considerate rare, con meno di 100 individui trovati in tutte le aree campionate. Addirittura, 100 specie erano rappresentate da uno o due esemplari soltanto, e 67 specie sono state trovate una sola volta! Questo ci dice due cose: primo, la ricchezza del Cerrado è ancora in gran parte inesplorata; secondo, moltissime specie sono incredibilmente vulnerabili.

E qui arriva la parte forse più preoccupante. Basandoci sui modelli statistici e sulla distribuzione delle specie trovate, stimiamo che potrebbero esserci fino a 800 specie di alberi nel Cerrado ancora sconosciute alla scienza. Ottocento specie che rischiano di estinguersi prima ancora che possiamo scoprirle, catalogarle e capire il loro ruolo nell’ecosistema. Perché? A causa della deforestazione.
Una Catastrofe Silenziosa: Miliardi di Alberi Scomparsi
Utilizzando dati satellitari, abbiamo fatto una stima agghiacciante. Dal 1985 al 2020, il Cerrado ha perso circa 24 milioni di ettari di vegetazione a savana. Tradotto in alberi, significa che sono scomparsi circa 24 miliardi di alberi. Sì, avete letto bene: 24 miliardi. È una cifra quasi inimmaginabile, equivalente a tre volte l’intera popolazione umana del pianeta!
Questa perdita non è uniforme, ma colpisce diverse aree e tipi di savana, convertite principalmente in coltivazioni (soia, soprattutto) e pascoli. La regione Centro-Ovest del Brasile, che ospita la maggior concentrazione di alberi e specie iperdominanti, è una delle più colpite. Questa distruzione non solo cancella habitat e biodiversità, ma mette a rischio servizi ecosistemici fondamentali, come la regolazione del ciclo dell’acqua (il Cerrado è chiamato la “culla delle acque” del Brasile) e lo stoccaggio di carbonio.
Perché Questa Iperdominanza? Misteri del Cerrado
Ma perché poche specie dominano così tanto? Le ragioni sono complesse e non completamente comprese, ma sembrano diverse da quelle ipotizzate per l’Amazzonia (dove si pensa a resistenza a patogeni o antica domesticazione). Nel Cerrado, l’iperdominanza sembra più legata all’adattamento a condizioni ambientali estreme:
- Suoli difficili: Spesso acidi, poveri di nutrienti e con alte concentrazioni di alluminio tossico. Sorprendentemente, l’80% delle specie iperdominanti che abbiamo identificato sono iperaccumulatrici di alluminio! Sembra che accumulare questo elemento, tossico per molti, dia loro un vantaggio competitivo, forse proteggendole da insetti e funghi. La famiglia Vochysiaceae e la specie Qualea parviflora sono maestre in questo.
- Clima stagionale: Con una lunga stagione secca e piogge concentrate.
- Incendi: Il fuoco è un elemento naturale nel Cerrado, ma la sua frequenza e intensità sono aumentate a causa delle attività umane. Le specie resistenti al fuoco sono ovviamente favorite.
Anche la famiglia Fabaceae (quella dei legumi) è molto abbondante e ricca di specie, un po’ come accade nelle foreste tropicali di pianura. Altre famiglie, come le Dilleniaceae (con la specie Curatella americana, anch’essa iperdominante), accumulano silicio nelle foglie, cosa che le rende più resistenti a siccità e insetti. Insomma, sembra una lotta per la sopravvivenza in condizioni estreme, dove pochi “specialisti” riescono a prosperare e dominare.

Un Appello Urgente per un Bioma Dimenticato
Il Cerrado si trova ad affrontare una doppia minaccia: il cambiamento climatico, che potrebbe alterare le condizioni a cui le specie dominanti sono adattate, mettendo a rischio l’intero ecosistema, e la deforestazione galoppante. Se i tassi di distruzione attuali dovessero continuare, potremmo perdere l’80% della vegetazione originale del Cerrado entro i prossimi 50 anni. Uno scenario che innescherebbe una delle più grandi estinzioni di massa del pianeta, data l’alta endemicità (molte specie vivono solo qui) e l’enorme numero di specie rare e sconosciute.
La cosa paradossale è che, mentre l’Amazzonia riceve (giustamente) molta attenzione internazionale, il Cerrado rimane un gigante dimenticato. La legislazione brasiliana stessa permette la conversione di ampie porzioni di questo bioma per l’agricoltura, considerata vitale per l’economia. Ma la distruzione del Cerrado ha conseguenze che vanno ben oltre i suoi confini, minacciando anche l’integrità dei biomi vicini, inclusa l’Amazzonia stessa.
C’è un bisogno disperato di colmare le lacune nella nostra conoscenza, di intensificare la ricerca (ci sono ancora vaste aree del Cerrado praticamente inesplorate dal punto di vista botanico!) e, soprattutto, di agire. Servono strategie di conservazione mirate, gestione sostenibile delle risorse e una maggiore consapevolezza globale sull’importanza critica di questo bioma. La conservazione del Cerrado non può essere solo un onere per le comunità locali; richiede una collaborazione internazionale e intersettoriale.
Stiamo parlando di salvaguardare non solo migliaia di specie uniche, ma anche servizi ecosistemici che valgono trilioni di dollari all’anno a livello globale. Proteggere il Cerrado significa proteggere una parte fondamentale della biodiversità del nostro pianeta e contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico. È ora che il mondo si accorga di questo gigante fragile e affascinante, prima che sia troppo tardi per i suoi re e per i suoi fantasmi.
Fonte: Springer
