Fotografia macro, 100mm, di gocce di mercurio liquido metallico lucido su una superficie scura e testurizzata, illuminazione controllata per evidenziare i riflessi, alta definizione, che simboleggia il pericolo dell'avvelenamento da mercurio.

Mercurio: Vi Racconto un’Intossicazione di Massa – Sintomi, Cure e Cosa Abbiamo Imparato

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento un po’ spinoso ma fondamentale: l’avvelenamento da mercurio. Sì, proprio quel metallo liquido, affascinante ma incredibilmente tossico, che troviamo ancora in giro, a volte dove meno ce lo aspettiamo. Vi racconto una storia vera, un caso di intossicazione di massa avvenuto in Turchia, che ci insegna molto su sintomi, cure e sull’importanza di non abbassare mai la guardia.

Un Nemico Subdolo Chiamato Mercurio

Prima di tuffarci nella vicenda, capiamo chi è il nostro protagonista (o meglio, antagonista). Il mercurio (Hg) è un metallo pesante che esiste in diverse forme: elementare (quello liquido dei vecchi termometri, per intenderci), inorganico e organico (come il metilmercurio, il più insidioso perché si accumula negli organismi). La forma elementare è volatile, e il guaio maggiore arriva proprio dall’inalazione dei suoi vapori. Pensate che circa l’80% del mercurio inalato viene assorbito dai polmoni e, essendo “amico” dei grassi (lipofilo), riesce a superare barriere toste come quella tra sangue e cervello e persino la placenta. Un vero pericolo, soprattutto per i bambini, che spesso ci entrano in contatto accidentalmente, magari rompendo un termometro o giocando in laboratori scolastici non proprio a prova di bomba.

Il Caso Turco: Cronaca di un’Esposizione Inaspettata

Veniamo al dunque. Il 15 gennaio 2020, all’ospedale statale di Bingöl, in Turchia, si presentano 35 ragazzi con sintomi strani: mal di testa, dolori addominali, sfoghi cutanei, nausea. Scatta l’allarme. Si scopre che tutto è partito da un laboratorio di chimica scolastico: alcuni studenti avevano preso del mercurio senza permesso, portandolo fuori dalla scuola. Panico! Non si sapeva esattamente quanto mercurio fosse stato preso, chi fosse stato esposto, come e per quanto tempo.

A questo punto, si è agito in fretta: screening a tappeto su 360 persone tra studenti, insegnanti e chiunque potesse essere entrato in contatto con il metallo. L’obiettivo? Misurare i livelli di mercurio nel sangue e nelle urine (raccolte nelle 24 ore). Risultato: 82 ragazzi avevano livelli superiori alla soglia di attenzione (oltre 10 μg/L). Per loro è scattato il ricovero e l’inizio di una terapia specifica.

Sintomi: Non Sempre Evidenti, Spesso Vaghi

Cosa lamentavano questi ragazzi? Beh, non tutti stavano male. Anzi, ben il 57,3% era asintomatico! Questo è un punto cruciale: l’assenza di sintomi non significa assenza di pericolo. Tra chi invece manifestava disturbi (il 42,7%), il sintomo più comune era il mal di testa (26,8%), seguito da eruzioni cutanee maculopapulari (15,9%), nausea (9,8%) e dolori addominali (8,5%). Altri sintomi riportati in letteratura, e potenzialmente presenti, includono stanchezza, perdita di appetito, irritabilità, insonnia, cambiamenti di personalità. Nei casi più gravi, l’inalazione massiccia può portare a polmonite e persino alla morte. È interessante notare che i ragazzi sintomatici avevano livelli di mercurio nel sangue e nelle urine significativamente più alti rispetto agli asintomatici. Un campanello d’allarme chiaro.

Fotografia macro, 90mm lens, di gocce di mercurio liquido elementare versate da una provetta rotta su una superficie scura e testurizzata simile al pavimento di un laboratorio scolastico, illuminazione controllata che enfatizza la lucentezza metallica e le goccioline, alta definizione.

La Terapia Chelante: Come “Acchiappare” il Mercurio

Quando si scopre un’intossicazione da mercurio, la prima cosa è ovviamente eliminare la fonte di esposizione. Se c’è stato contatto con la pelle, lavare bene con acqua e sapone; se sono coinvolti gli occhi, risciacquare con soluzione salina. Poi, si passa alle cure vere e proprie. La strategia principale è la terapia chelante. Cosa significa? Si usano farmaci che “legano” il metallo pesante presente nel corpo, facilitandone l’eliminazione. In questo caso, è stato utilizzato il DMPS (acido 2,3-dimercaptopropano-1-solfonico), somministrato per via endovenosa per 5 giorni.

E ha funzionato? Assolutamente sì! Dopo i 5 giorni di terapia, i livelli di mercurio nel sangue e nelle urine dei ragazzi sono crollati significativamente (statisticamente parlando, p<0.001, che per noi "addetti ai lavori" significa che il risultato è molto affidabile). Diciassette pazienti, i cui livelli non erano ancora tornati completamente nella norma, hanno proseguito con il DMPS per via orale. Anche in questi casi, la terapia orale ha ulteriormente abbassato i livelli di mercurio. Insomma, il DMPS, sia endovena che orale, si è dimostrato efficace.

Gli Effetti Collaterali: Il Rovescio della Medaglia

Come molte terapie potenti, anche la chelazione con DMPS può avere effetti collaterali. Nello studio turco, quasi la metà dei pazienti (43,9%) ne ha sperimentato qualcuno. I più comuni?

  • Nausea (nel 50% di chi ha avuto effetti collaterali)
  • Prurito (25%)
  • Dolore al braccio nel punto dell’iniezione (19,4%)
  • Dolore addominale e stanchezza (16,7%)
  • Mal di testa e tromboflebite (infiammazione di una vena, 13,9%)

È importante sottolineare che sintomi come nausea, prurito e mal di testa possono essere causati sia dall’intossicazione stessa che dal farmaco. I ricercatori li hanno attribuiti al DMPS solo se comparivano *dopo* l’inizio della terapia in pazienti che prima non li avevano. Un effetto collaterale più raro, ma osservato in 5 pazienti, è stata la tromboflebite, non comunemente associata al DMPS in letteratura, il che rende questa osservazione interessante. Fortunatamente, non si sono verificati effetti gravi come la sindrome di Stevens-Johnson, sebbene teoricamente possibili.

Fotografia ritratto, obiettivo 35mm, profondità di campo, focalizzata sulle mani di un medico preoccupato che controlla delicatamente il braccio di un bambino paziente che riceve una flebo in un ambiente ospedaliero, sfondo leggermente sfocato, bicromia blu e grigia per un'atmosfera seria ma speranzosa.

Altri Segnali dal Corpo: Fegato, Reni, Sangue e Cuore Sotto Osservazione

L’intossicazione da mercurio può influenzare diversi organi e sistemi. Nello studio, sono stati monitorati vari parametri di laboratorio. Prima del trattamento, alcuni ragazzi mostravano lievi alterazioni, soprattutto nell’INR (un indice della coagulazione del sangue), ma anche nei valori di bilirubina e transaminasi (indicatori della funzione epatica). Durante e dopo la terapia, si sono notate altre fluttuazioni transitorie: lievi aumenti degli enzimi epatici (AST, ALT), della creatinina (rene), della creatinchinasi (muscoli), e variazioni nei globuli bianchi e nelle piastrine. Un paziente ha mostrato un notevole aumento dei globuli bianchi e degli eosinofili (un tipo di globulo bianco), probabilmente legato all’intossicazione.

Anche la funzione renale è stata monitorata attentamente. Il mercurio può accumularsi nei reni e causare proteinuria (proteine nelle urine). In questo studio, nessuno aveva proteinuria all’inizio, ma alcuni l’hanno sviluppata durante il follow-up (fino a un mese dopo), per poi normalizzarsi. Questo suggerisce che il danno renale può manifestarsi anche più tardi.

E il cuore? Sono stati fatti elettrocardiogrammi (ECG) a tutti. Il 12,2% mostrava anomalie, principalmente blocchi di branca destra incompleti, considerati però non correlati all’intossicazione, dato che sono comuni nella popolazione generale e non ci sono state complicazioni cardiache successive.

Infine, la tiroide. Il mercurio può interferire con gli ormoni tiroidei. Quattro pazienti hanno mostrato alterazioni temporanee del TSH (l’ormone che stimola la tiroide), che si sono normalizzate in poche settimane.

Il Follow-Up Mancato e le Preoccupazioni a Lungo Termine

Qui arriva una nota dolente. Era previsto un controllo a 6 mesi per valutare gli effetti a lungo termine, ma purtroppo nessuno dei pazienti si è presentato. Questo è un peccato, perché sappiamo dalla letteratura che l’esposizione al mercurio, anche prenatale, può avere conseguenze durature:

  • Problemi neurocognitivi e di sviluppo
  • Disfunzioni polmonari (asma, BPCO in età adulta)
  • Problemi gastrointestinali
  • Aumentata suscettibilità a infezioni e malattie autoimmuni
  • Problemi cardiovascolari
  • Danni renali progressivi
  • Alterazioni oculari

Non sappiamo se qualcuno dei ragazzi turchi abbia sviluppato problemi tardivi, ma il rischio potenziale esiste.

Paesaggio grandangolare, obiettivo 15mm, messa a fuoco nitida, che mostra un laboratorio scientifico scolastico moderno e pulito con poster sulla sicurezza visibili sulla parete, luce solare che entra dalle finestre, trasmettendo un senso di sicurezza e prevenzione.

Cosa Portiamo a Casa da Questa Storia?

Questo studio su 82 casi di intossicazione da mercurio elementare è prezioso. Ci conferma che la terapia chelante con DMPS è efficace nel ridurre i livelli di mercurio e migliorare la clinica. Sottolinea però l’importanza di gestire attentamente gli effetti collaterali del trattamento. E, soprattutto, ribadisce quanto sia cruciale la prevenzione: laboratori scolastici sicuri, restrizione dell’uso di materiali contenenti mercurio nelle scuole, e formazione per insegnanti e studenti per riconoscere i pericoli e i sintomi.

La diagnosi precoce, un trattamento efficace e un follow-up a lungo termine sono fondamentali. Anche se in questo caso specifico il follow-up a lungo termine è mancato, la vicenda rimane un monito potente. Il mercurio è un nemico silenzioso, e la conoscenza è la nostra migliore difesa.

Fonte: Springer

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