Una persona seduta comodamente su un divano che utilizza un tablet per cercare informazioni sulla salute. La luce naturale illumina la scena. Obiettivo prime, 35mm, profondità di campo che mette a fuoco il tablet e il volto concentrato della persona, atmosfera rilassata e domestica.

Dottor Google è Amico o Nemico? L’Impatto di Internet sulla Nostra Salute e sul Rapporto col Medico

Ormai è un gesto quasi automatico, no? Un piccolo disturbo, un dubbio sulla salute, e via, la prima cosa che facciamo è consultare il Dottor Google. Negli Stati Uniti, questa abitudine è diffusissima e, ammettiamolo, anche qui da noi non scherziamo. Ma vi siete mai chiesti quali siano le vere conseguenze di questa nostra fame di informazioni mediche online? Come cambia il nostro rapporto con i medici, la frequenza con cui li visitiamo e, soprattutto, la qualità delle cure che riceviamo? Beh, me lo sono chiesto anch’io, e ho scovato uno studio americano davvero interessante che getta un po’ di luce su questi aspetti.

Pare che una fetta enorme della popolazione americana, parliamo di percentuali tra il 69,8% e l’81,5%, abbia cercato informazioni mediche o sanitarie online. E per il 68,9% di loro, Internet è la fonte primaria! Non c’è da stupirsi: cerchiamo di tutto, da diete e nutrizione a consigli per l’esercizio fisico, informazioni su malattie specifiche, problemi di salute mentale e sessuale. È un universo di dati a portata di click. Ma la domanda cruciale è: tutto questo “sapere” ci rende pazienti migliori o solo più confusi?

L’Internauta Informato: Più Visite dal Medico?

Una delle prime cose che salta all’occhio dallo studio, basato sui dati del National Cancer Center Institute (NCI) Health Information National Trends Survey (HINTS) tra il 2018 e il 2020, è che chi usa Internet per informarsi sulla propria salute tende ad andare più spesso dal medico. Sembra quasi un paradosso, vero? Uno potrebbe pensare: “Mi informo online, così evito il dottore”. E invece no! Chi cerca informazioni per sé ha una probabilità 2,4 volte maggiore di effettuare visite frequenti. E chi usa Internet per prepararsi a discutere con il proprio medico? Addirittura 2,05 volte più probabile che aumenti le visite.

Questo, secondo me, ha perfettamente senso. Più conosciamo, più domande ci sorgono, più vogliamo un parere qualificato. L’informazione online, se usata bene, può renderci più consapevoli e proattivi riguardo la nostra salute, spingendoci a cercare conferme o chiarimenti dal professionista. Pensateci: pazienti ben informati sono più propensi a fare domande, a partecipare attivamente alla stesura di piani di trattamento personalizzati e ad avere conversazioni significative con i sanitari. L’accesso all’informazione ci permette di adottare misure preventive, indagare su sintomi e opzioni di trattamento, e prendere decisioni più consapevoli.

Qualità delle Cure: Il Ruolo Chiave della Comunicazione

Qui la faccenda si fa più interessante e, se vogliamo, un po’ più complessa. Lo studio ha analizzato come l’uso di Internet influenzi la percezione della qualità delle cure ricevute. E indovinate un po’? Non tutti gli usi di Internet portano agli stessi risultati.

Chi usa Internet per cercare informazioni per sé, paradossalmente, ha una probabilità leggermente maggiore (1,18 volte) di valutare le cure come “molto buone/buone” piuttosto che “eccellenti”. Sembra quasi che l’eccesso di informazioni possa portare a un occhio più critico o, chissà, a un po’ di confusione se poi queste informazioni non vengono discusse e filtrate correttamente con il medico. Infatti, l’analisi del percorso (path analysis) suggerisce che cercare informazioni per sé potrebbe avere un impatto negativo sulla Comunicazione Centrata sul Paziente (PCC), portando a valutazioni più basse della qualità delle cure.

Ma c’è un “ma” grosso come una casa, ed è qui che entra in gioco il vero superpotere: usare Internet per discutere con il proprio medico. Chi fa così ha il 40% in meno di probabilità di valutare le cure come “discrete/scarse” rispetto a “eccellenti”. Un risultato notevole! E l’analisi del percorso conferma: usare Internet per preparare il dialogo con i sanitari ha un effetto positivo sulla PCC, che a sua volta porta a valutazioni più alte della qualità delle cure.

Una paziente sorridente discute con il suo medico in uno studio luminoso, entrambi guardano un tablet che la paziente tiene in mano. Obiettivo prime, 35mm, profondità di campo per mettere a fuoco i soggetti e il tablet, luce naturale che entra da una finestra.

La PCC, o Comunicazione Centrata sul Paziente, è fondamentale. Parliamo di quell approccio cooperativo in cui i medici danno al paziente la possibilità di fare tutte le domande, prestano attenzione ai suoi sentimenti ed emozioni, lo coinvolgono nelle decisioni, si assicurano che capisca tutto e gli dedicano tempo sufficiente. Quando l’informazione online serve a migliorare questo dialogo, i risultati si vedono eccome!

Smartphone e Tablet: Alleati della Salute?

Un altro aspetto toccato è l’uso di dispositivi mobili come smartphone e tablet per cercare informazioni sanitarie. È una tendenza in crescita, che attraversa tutte le fasce d’età e i contesti socioeconomici. Usiamo questi device per cercare info, visualizzare cartelle cliniche e persino per consulti virtuali. Lo studio ha considerato se l’uso di uno smartphone o tablet abbia aiutato a decidere come trattare una malattia o una condizione, e se abbia facilitato le discussioni con il medico.

Anche qui, emerge che chi usa lo smartphone per discutere con il proprio medico tende a dare valutazioni più alte alla qualità delle cure. Questo sottolinea come la tecnologia, se integrata in un rapporto di fiducia e dialogo con il curante, possa davvero fare la differenza. Non si tratta solo di “cercare sintomi su Google”, ma di usare gli strumenti digitali per diventare partner più attivi e consapevoli nel nostro percorso di cura.

Cosa Ci Portiamo a Casa da Questo Studio?

Beh, per prima cosa, che Internet non è né un demone da cui fuggire né la panacea di tutti i mali. È uno strumento, e come tutti gli strumenti, il suo impatto dipende da come lo usiamo.

  • Cercare informazioni per sé è utile per aumentare la consapevolezza e la frequenza delle visite, ma attenzione: potrebbe non tradursi automaticamente in una migliore percezione della qualità delle cure se non accompagnato da un buon dialogo col medico. Anzi, potrebbe quasi renderci più “sospettosi” o critici se le informazioni trovate non vengono contestualizzate.
  • Usare le informazioni online per dialogare col medico è la vera chiave di volta. Questo approccio migliora la comunicazione, ci fa sentire più coinvolti e soddisfatti, e di conseguenza percepiamo una qualità delle cure superiore.
  • La Comunicazione Centrata sul Paziente (PCC) è cruciale. È il filtro, il catalizzatore che trasforma l’informazione grezza trovata online in un vero valore aggiunto per la nostra salute.

Certo, lo studio ha i suoi limiti, come tutti gli studi. I dati sono trasversali (una fotografia in un dato momento, non un film che mostra causa ed effetto), e il campione, seppur ampio, è prevalentemente composto da persone bianche, con reddito elevato e più istruite, quindi potrebbe non rappresentare l’intera popolazione USA (e figuriamoci quella italiana!). Inoltre, si basa sui ricordi dei partecipanti riguardo gli ultimi 12 mesi, il che può introdurre qualche imprecisione.

Tuttavia, i risultati sono uno spunto di riflessione importante. Ci dicono che promuovere l’alfabetizzazione sanitaria digitale è fondamentale. Dobbiamo imparare a navigare l’oceano di informazioni online in modo critico e costruttivo, non per sostituirci al medico, ma per diventare interlocutori più preparati e consapevoli. E, dall’altra parte, è un invito anche per i professionisti sanitari ad accogliere questo paziente più informato, pronti a discutere e a guidarlo.

Primo piano di mani che digitano su una tastiera di laptop, con sullo schermo un articolo medico o un forum sulla salute. Macro lens, 100mm, high detail sulla tastiera e sullo schermo leggermente sfocato, controlled lighting per un'atmosfera di studio.

In conclusione, il Dottor Google può essere un ottimo assistente, ma il primario resta il nostro medico in carne ed ossa. L’importante è farli “collaborare” al meglio, usando le risorse digitali per arricchire e potenziare quel rapporto di fiducia e comunicazione che è alla base di ogni cura efficace. E voi, come usate Internet per la vostra salute? Ne parlate con il vostro medico?

Fonte: Springer

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