Una donna dall'aspetto sano ma con espressione leggermente preoccupata tiene in mano una capsula di integratore alimentare, con flaconi di integratori sfocati sullo sfondo. Ritratto, lente 35mm, profondità di campo che isola la donna e la capsula, illuminazione naturale morbida.

Integratori per Capelli, Pelle e Unghie: Causa Nascosta di Candidosi Vaginale?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha lasciata davvero a bocca aperta. Siamo bombardati da pubblicità e consigli sui social riguardo agli integratori “beauty”, quelli per avere capelli da favola, pelle luminosa e unghie d’acciaio. Chi non li ha visti o magari provati, alzi la mano! Sembrano la panacea per sentirsi e apparire al meglio. Ma se vi dicessi che, a volte, quello che pensiamo ci faccia bene potrebbe nascondere qualche insidia inaspettata?

Recentemente mi sono imbattuta in un caso clinico che definirei sorprendente, pubblicato su una rivista scientifica. È la storia di una donna di 64 anni, una persona come tante, con i suoi acciacchi (in questo caso, malattia renale cronica e altre cosette), che un bel giorno decide di iniziare a prendere un comune integratore per capelli, pelle e unghie, spinta dall’esempio positivo di una cugina. E fin qui, tutto normale, no?

L’inizio dei problemi: un collegamento imprevisto

Dopo circa 3-4 settimane dall’inizio dell’assunzione quotidiana di questo integratore (e anche di vitamina B12, va detto), la nostra protagonista inizia ad avere dei sintomi piuttosto fastidiosi: perdite vaginali scure, giallastre, maleodoranti e bruciore durante la minzione. Sintomi che fanno subito pensare a un’infezione, e in particolare, alla candidosi vaginale.

Sapete cos’è la candidosi vaginale, vero? È quella fastidiosissima infezione fungina (causata dal fungo Candida, di solito Candida Albicans) che provoca prurito, irritazione, bruciore, arrossamento e quelle tipiche perdite bianche e dense, tipo ricotta. Un bel fastidio, insomma.

La cosa interessante è che, appena la signora ha smesso di prendere l’integratore (verso metà aprile), i sintomi sono migliorati. Coincidenza? Forse. Ma i medici che l’hanno seguita hanno voluto vederci chiaro.

L’indagine: la scala di Naranjo e la ricerca nella letteratura

Per capire se ci fosse davvero un legame tra l’integratore e la candidosi, i medici hanno usato uno strumento chiamato Scala di Probabilità di Reazione Avversa ai Farmaci di Naranjo. È una specie di questionario che aiuta a stabilire quanto è probabile che un certo sintomo sia causato da un farmaco (o, in questo caso, da un integratore). Il punteggio va da -4 a +13. Un punteggio di 9 o più significa “certo”, da 5 a 8 “probabile”, da 1 a 4 “possibile” e 0 o meno “dubbio”.

Ebbene, nel caso della nostra paziente, il punteggio è stato 5. Questo significa che l’associazione tra l’integratore per capelli, pelle e unghie e la sua candidosi vaginale è stata classificata come “probabile”.

Ma la cosa ancora più sbalorditiva è venuta dopo. I ricercatori hanno setacciato database medici come PubMed, Google Scholar ed Embase, cercando qualsiasi collegamento tra “integratori per capelli, pelle e unghie”, “infezioni da lieviti”, “candidosi vaginale”, “integratori beauty” e persino ogni singolo ingrediente contenuto nell’integratore specifico (vitamine A, B, C, D, E, folato, zinco, rutina, acido pantotenico, PABA, estratto di equiseto, inositolo, collagene…). Risultato? Nessun caso simile era mai stato riportato prima in letteratura scientifica! Questo sembra essere il primo caso documentato al mondo.

Primo piano di diverse capsule colorate di integratori alimentari per capelli, pelle e unghie sparse su una superficie bianca e pulita. Stile still life, lente macro 100mm, alta definizione dei dettagli delle capsule, illuminazione da studio controllata.

Perché questo caso è importante? La questione della regolamentazione

Vi chiederete: “Ma come è possibile? Sono solo vitamine e minerali!”. Ecco il punto cruciale: gli integratori alimentari, inclusi quelli “beauty”, non sono regolamentati come farmaci dalla Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti (e la situazione è simile in molti altri paesi, Italia inclusa, sebbene con normative specifiche come quelle europee dell’EFSA). Sono considerati “alimenti”.

Questo significa che i produttori non devono dimostrare che i loro prodotti siano sicuri o efficaci prima di metterli in commercio, come invece devono fare per i farmaci. La responsabilità della sicurezza ricade sul produttore, ma i controlli pre-commercializzazione sono molto diversi. Di conseguenza, la nostra conoscenza sugli effetti collaterali si basa spesso su segnalazioni spontanee, studi post-commercializzazione o, come in questo caso, su singoli case report.

Nel caso specifico, i medici hanno escluso altre cause comuni di candidosi: la paziente non aveva diabete scompensato, non stava prendendo antibiotici e nessuno degli altri farmaci che assumeva regolarmente è noto per causare questo tipo di infezione. Anche fattori come età, cambiamenti ormonali, stress o problemi immunitari sono stati ritenuti non rilevanti in questo contesto specifico. Il fatto che i sintomi siano comparsi dopo l’inizio dell’integratore e scomparsi dopo la sua interruzione è un indizio forte.

Come può un integratore “beauty” causare candidosi?

Questa è la domanda da un milione di dollari. È difficile dirlo con certezza. Sebbene gli ingredienti attivi noti (vitamine, minerali, ecc.) non siano stati finora collegati alla candidosi vaginale, non si può escludere che altri componenti, come ingredienti inattivi, conservanti o eccipienti presenti nella formulazione, possano in qualche modo alterare l’equilibrio del pH vaginale o il delicato microbioma locale, favorendo la crescita della Candida.

Pensateci: magari un conservante, usato per prolungare la vita del prodotto sullo scaffale, potrebbe avere un effetto imprevisto sull’ambiente vaginale con un uso prolungato. È solo un’ipotesi, ovviamente.

Microfotografia di Candida albicans, il fungo responsabile della candidosi. Immagine ad alto dettaglio, lente macro 60mm, illuminazione specifica per microscopia, che evidenzia le ife e le cellule del lievito.

Cosa ci insegna questa storia?

Questo caso, pur essendo isolato, ci lancia un messaggio importante: non dobbiamo dare per scontato che gli integratori alimentari siano sempre innocui solo perché sono “naturali” o facilmente acquistabili senza ricetta. Possono avere effetti collaterali, a volte anche inaspettati e in distretti corporei che non assoceremmo mai a quel prodotto (chi penserebbe mai che un integratore per unghie possa influenzare l’apparato genito-urinario?).

È fondamentale essere consumatori consapevoli e, soprattutto, parlare sempre con il proprio medico o farmacista prima di iniziare ad assumere qualsiasi integratore, specialmente se si hanno già condizioni mediche preesistenti o si stanno prendendo altri farmaci. E se notate qualche sintomo strano dopo aver iniziato un nuovo prodotto, non sottovalutatelo e segnalatelo al vostro medico.

Magari ci sono tante altre persone là fuori che hanno avuto esperienze simili ma non hanno mai pensato di collegare i loro sintomi a quell’integratore “innocuo” che stavano prendendo per la bellezza. Questo caso sottolinea la necessità di ulteriori ricerche e, forse, di una maggiore vigilanza sugli effetti avversi di questi prodotti così popolari.

Quindi, la prossima volta che vedete una pubblicità scintillante per l’ultimo integratore miracoloso, ricordatevi di questa storia. Bellezza sì, ma sempre con un occhio attento alla nostra salute!

Fonte: Springer

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