Fotografia macro ad alta definizione di un insetto acquatico predatore (come un Diplonychus) che emerge dall'acqua torbida di un fiume in Bangladesh, obiettivo macro 105mm, illuminazione drammatica che evidenzia le goccioline d'acqua sull'insetto e potenziali microplastiche colorate aderenti al suo corpo, messa a fuoco selettiva sull'insetto, sfondo sfocato che suggerisce l'ambiente fluviale inquinato.

Insetti Acquatici: Gli Inaspettati Taxi delle Microplastiche nei Fiumi del Bangladesh

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha davvero fatto riflettere, un argomento che unisce due mondi apparentemente distanti: gli insetti acquatici e… l’inquinamento da microplastiche. Sì, avete capito bene. Sembra incredibile, ma questi piccoli abitanti dei nostri fiumi potrebbero giocare un ruolo cruciale, e un po’ inquietante, nel diffondere queste minuscole particelle di plastica.

Recentemente mi sono imbattuto in uno studio affascinante condotto in Bangladesh, precisamente sul fiume Daleshwari. Sapete, uno di quei fiumi che un tempo erano fonte di vita – acqua per irrigare, pesci, un posto per lavarsi e a volte persino per bere – ma che oggi, a causa dell’inquinamento industriale e domestico, sta soffrendo molto. Ecco, proprio lì, un gruppo di ricercatori ha deciso di andare a vedere più da vicino cosa stesse succedendo a livello di microplastiche, non solo nell’acqua e nei sedimenti, ma anche negli insetti acquatici. Ed è la prima volta che uno studio del genere viene fatto in Bangladesh!

Un Fiume Soffocato dalla Plastica

I risultati sono stati, francamente, allarmanti. Immaginate: nell’acqua del fiume Daleshwari hanno trovato una media di 143 particelle di microplastica per litro (con picchi fino a 195!). Ma è nei sedimenti che la situazione diventa ancora più pesante: una media spaventosa di oltre 30.000 particelle per chilogrammo! Questi numeri sono significativamente più alti rispetto a quelli trovati in altri fiumi importanti, anche nello stesso Bangladesh o in Cina. Questo ci fa capire quanto sia seria la contaminazione in quest’area, probabilmente a causa degli scarichi industriali, dei rifiuti urbani e delle attività di pesca.

Gli Insetti: Spugne Inconsapevoli

Ma la parte che mi ha colpito di più riguarda proprio gli insetti. Hanno analizzato sei specie diverse, tra cui cimici d’acqua giganti (del genere Diplonychus e Ranatra) e libellule (come Brachythemis, Crocothemis e Orthetrum). Ebbene, tutte le specie contenevano microplastiche. La “maglia nera” è andata a Diplonychus rusticus, con quasi 58 particelle per grammo di peso corporeo! Anche le altre specie non scherzavano, con valori che andavano da 14 a quasi 39 particelle per grammo.

Pensateci: questi insetti vivono almeno una parte della loro vita in quell’acqua e in quei sedimenti contaminati. Alcuni, come le cimici d’acqua, ci passano l’intera esistenza. Altri, come le libellule, vivono la fase larvale (ninfa) sott’acqua per poi emergere come adulti volanti. In entrambi i casi, ingeriscono queste microplastiche. Come? Beh, in vari modi:

  • Filtrando l’acqua.
  • Mangiando detriti organici sul fondo (dove le plastiche si accumulano).
  • Predando altri piccoli organismi che hanno già ingerito plastica (come zooplancton o altre larve d’insetto).

È interessante notare che sembra esserci una correlazione: gli insetti più piccoli (in lunghezza) tendevano ad avere più microplastiche, forse perché le particelle più piccole sono più facili da ingerire? D’altro canto, un peso maggiore sembrava correlato a una maggiore ingestione. Anche le abitudini alimentari contano: gli insetti predatori, che cacciano attivamente, sembravano accumulare più plastica rispetto a quelli con abitudini più “aeree” (anche se la differenza non era statisticamente enorme).

Macro fotografia di un insetto acquatico predatore, come una cimice d'acqua gigante (Belostomatidae), parzialmente sommerso in acqua torbida di fiume. Obiettivo macro 105mm, alta definizione per mostrare dettagli dell'esoscheletro e piccole particelle sospese nell'acqua, illuminazione laterale controllata per creare riflessi sull'acqua e sull'insetto, messa a fuoco precisa sull'insetto.

Che Tipo di Plastica Troviamo?

I ricercatori hanno analizzato forma, colore e tipo di polimero delle microplastiche trovate.

  • Forma: Le fibre erano le più comuni in assoluto (oltre il 50% sia nell’acqua, che nei sedimenti, che negli insetti). Probabilmente derivano da tessuti sintetici (lavaggi!), attrezzi da pesca, corde e forse anche dall’usura degli pneumatici. Seguivano frammenti, schiume, pellet (quelli delle creme!) e film.
  • Colore: Il nero era il colore dominante, seguito da rosso e blu. Forse perché i colori scuri sono comuni negli imballaggi o perché la plastica si scurisce con l’esposizione al sole?
  • Dimensione: La stragrande maggioranza delle particelle era inferiore a 0,5 mm. Questo è preoccupante, perché le dimensioni ridotte le rendono facilmente ingeribili da tantissimi organismi, anche piccolissimi.
  • Polimeri: Hanno identificato ben otto tipi diversi di plastica! I più comuni variavano tra acqua, sedimenti e insetti, ma includevano HDPE (polietilene ad alta densità, quello dei flaconi rigidi), PVC, LDPE (polietilene a bassa densità, quello dei sacchetti), polistirene (PS), polipropilene (PP), EVA, nylon e lattice. È un vero e proprio cocktail di plastiche!

Un Rischio Ecologico Concreto

La presenza così diffusa di microplastiche, soprattutto negli insetti, non è solo una curiosità scientifica. È un campanello d’allarme per l’intero ecosistema. Gli insetti acquatici sono fondamentali: sono cibo per pesci, anfibi, uccelli; aiutano a decomporre la materia organica; sono bioindicatori della qualità dell’acqua. Se loro sono pieni di plastica, le conseguenze possono essere a cascata.

Lo studio ha utilizzato diversi indici per valutare il rischio ecologico (come il Contamination Factor, il Nemerow Pollution Index, il Pollution Load Index). I risultati indicano un livello di minaccia da moderato a elevato per l’ecosistema del fiume Daleshwari. Addirittura, l’indice basato sulla pericolosità dei polimeri trovati (Polymer Hazard Index) ha classificato il rischio come “estremo” (categoria 5).

Quali sono gli effetti diretti sugli insetti? La ricerca sta ancora esplorando, ma studi preliminari su altri organismi suggeriscono che le microplastiche possono:

  • Ostruire il tratto digestivo e ridurre l’assorbimento dei nutrienti.
  • Influenzare la crescita e la riproduzione.
  • Causare stress ossidativo e danni cellulari.
  • Alterare il comportamento (es. movimento).
  • Agire come “spugne” per altri inquinanti (metalli pesanti, pesticidi), rendendoli ancora più tossici.

E poi c’è il trasferimento trofico: l’insetto mangia la plastica, il pesce mangia l’insetto, l’uccello (o noi!) mangia il pesce… e la plastica risale la catena alimentare. È pazzesco pensare che questi minuscoli frammenti possano viaggiare così lontano e potenzialmente finire anche nei nostri piatti.

Fotografia subacquea in un fiume con visibilità limitata, che mostra larve di insetti acquatici (es. effimere o tricotteri) sul fondo sabbioso/fangoso tra detriti organici. Obiettivo macro 60mm, illuminazione subacquea controllata per evidenziare le larve e potenziali microplastiche colorate mescolate al sedimento, alta definizione dei dettagli.

Cosa Fare? La Sfida del Bangladesh (e del Mondo)

Il Bangladesh, come molti paesi, affronta sfide enormi nella gestione dei rifiuti e delle acque reflue. Spesso scarichi industriali e domestici finiscono direttamente nei fiumi senza trattamenti adeguati. A questo si aggiunge la complessità dei fiumi transfrontalieri.

Il governo sta iniziando a muoversi, ad esempio cercando di eliminare gradualmente la plastica monouso. Ma la strada è lunga. Servono alternative sostenibili alla plastica, sistemi di trattamento delle acque più efficaci, monitoraggio costante dell’inquinamento (anche da microplastiche, che attualmente non sono nemmeno normate!), e soprattutto una grande campagna di sensibilizzazione per far capire a tutti quanto sia grave questo problema.

Questo studio sul fiume Daleshwari è un tassello importante. Ci mostra che dobbiamo guardare l’inquinamento da plastica da nuove prospettive, considerando anche il ruolo inaspettato di creature piccole come gli insetti acquatici. Sono necessari ulteriori studi per capire meglio gli impatti a lungo termine e come queste microplastiche viaggiano tra ecosistemi diversi (pensate alle libellule adulte che volano via dal fiume!).

È una sfida globale che richiede azioni locali urgenti. La salute dei nostri fiumi, e di conseguenza la nostra, dipende anche da come affronteremo questa invasione silenziosa e quasi invisibile della plastica.

Fonte: Springer

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