Un insegnante VET esperto che guida uno studente concentrato su un simulatore di guida forestale avanzato, l'interfaccia virtuale visibile sullo schermo, ambiente scolastico moderno. Fotografia ritratto, obiettivo 35mm, profondità di campo, illuminazione controllata, toni blu e grigi duotone.

Simulatori e Mestieri del Futuro: L’Arte dell’Insegnante nel Collegare Mondi Virtuali e Reali

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi affascina tantissimo: come prepariamo i giovani ai mestieri del futuro, specialmente quelli che richiedono competenze pratiche in un mondo sempre più tecnologico e attento alla sostenibilità. Mi sono imbattuto in uno studio davvero interessante che esplora l’uso dei simulatori nella formazione professionale (quella che chiamiamo VET – Vocational Education and Training) e, in particolare, come gli insegnanti gestiscono questo strumento pazzesco. Lo studio si concentra sul programma di Risorse Naturali in alcune scuole superiori svedesi, ma le lezioni che possiamo trarre sono universali.

Pensateci: il mondo del lavoro cambia a una velocità incredibile. Servono nuove competenze, spesso legate al digitale, ai dati, all’innovazione. La formazione professionale ha quindi una doppia sfida: insegnare a usare gli strumenti di oggi, ma anche preparare i ragazzi ad affrontare compiti e problemi che magari ancora non esistono! E qui entrano in gioco i simulatori digitali ad alta fedeltà.

Ma cosa sono esattamente questi simulatori?

Immaginatevi cabine di guida super realistiche, con comandi, leve, schermi che riproducono l’ambiente esterno virtuale. Permettono agli studenti di fare pratica con macchinari complessi (come quelli usati in agricoltura o silvicoltura, nel caso dello studio svedese) in un ambiente sicuro e controllato. Niente rischi di incidenti costosi o pericolosi mentre si impara! Settori come la sanità, l’aviazione, la marina li usano da tempo con successo. Permettono di allenarsi su situazioni complesse, rischiose, stressanti, personalizzando l’esperienza.

Però, attenzione: lo studio ci dice che il simulatore da solo non basta. Non è una bacchetta magica per imparare mestieri complessi. L’apprendimento è un processo molto più ricco, è “situato”, cioè legato al contesto, agli strumenti, alle persone presenti. È qui che emerge la figura chiave: l’insegnante VET.

Il “Gioco di Prestigio” dell’Insegnante VET

Quello che mi ha colpito di più nello studio è come gli insegnanti VET gestiscono questa strana creatura che è la simulazione. Usano un approccio che potremmo definire “tenere i mondi separati per poi rimetterli insieme”. Cosa significa?

Significa che l’insegnante deve essere un abile “tessitore”. Da un lato, deve aiutare lo studente a dare un senso a quello che sta facendo nel simulatore, collegandolo alle sessioni pratiche reali (magari all’aperto, nel bosco, con la macchina vera) e al futuro lavoro. Deve far capire come tutti questi pezzi si incastrano.

Dall’altro lato, però, deve anche saper “slegare” questi mondi. A volte, la simulazione deve essere *semplificata* rispetto alla realtà per permettere allo studente di concentrarsi su un’abilità specifica (il cosiddetto “volume training”). Pensate all’esempio dello studio in cui gli studenti spostano delle scatole con la gru del simulatore prima di passare ai tronchi veri. Le scatole su una piattaforma piana sono più facili da gestire dei tronchi su un terreno sconnesso. Questa semplificazione è voluta, è una scelta didattica.

Studente VET concentrato alla guida di un simulatore forestale avanzato, schermi mostrano ambiente virtuale 3D di una foresta, insegnante osserva e dà indicazioni. Fotografia d'azione, obiettivo zoom 100mm, fast shutter speed, tracking del movimento dello sguardo dello studente.

L’insegnante deve quindi decidere cosa includere nella simulazione e cosa lasciare fuori. Non si tratta solo di replicare la realtà il più fedelmente possibile (la famosa *fedeltà tecnica*). Si tratta di creare un’esperienza di apprendimento *autentica* e *significativa*.

Fideltà e Autenticità: Due Facce della Stessa Medaglia

Qui entrano in gioco due concetti chiave: fedeltà e autenticità. La fedeltà riguarda quanto il simulatore assomiglia alla situazione reale. Ma, come suggerisce lo studio, focalizzarsi troppo sulla fedeltà tecnica può essere limitante, e a volte persino controproducente (una simulazione troppo realistica può essere stressante per un principiante).

L’autenticità, invece, è qualcosa che emerge dall’interazione tra lo studente, l’insegnante, il compito e l’ambiente. È la sensazione che quello che si sta facendo sia rilevante per la pratica professionale futura. Non è una caratteristica intrinseca del simulatore, ma il risultato di come viene usato. È un processo dinamico.

Gli insegnanti VET, quindi, navigano costantemente tra questi due poli. Sanno quando è utile collegare la simulazione al lavoro reale (“Guarda, questo è proprio come sulla macchina vera!”) e quando invece è necessario sottolineare le differenze (“Qui nel simulatore non puoi ribaltarti, ma fuori devi stare attento!”). Discernere cosa è rilevante e cosa no, in quel preciso momento, è un compito educativo fondamentale, gestito *in situ*, nell’interazione momento per momento.

Il Supporto Didattico: Molto più che Semplici Istruzioni

Lo studio analizza nel dettaglio le interazioni tra insegnanti e studenti durante le sessioni al simulatore. È affascinante vedere come gli insegnanti forniscono supporto (il cosiddetto *scaffolding*). Non si tratta solo di dare istruzioni verbali.

Gli insegnanti usano il corpo, i gesti, lo sguardo. Indicano lo schermo, mimano i movimenti della macchina con le mani per aiutare lo studente a percepire la tridimensionalità su uno schermo bidimensionale. Adattano il livello di guida: più dettagliato per i principianti, più orientato all’autoregolazione per i più esperti.

Fanno domande mirate per verificare la comprensione (“Perché abbassiamo la velocità della gru?”), collegando l’azione immediata nel simulatore alle conseguenze nel lavoro reale. E qui emerge un altro aspetto cruciale: la doppia identità dell’insegnante VET.

Primo piano delle mani di un insegnante VET che indicano dettagli specifici sul pannello di controllo di un simulatore di guida, mentre spiega una funzione a uno studente fuori campo. Fotografia still life, obiettivo macro 85mm, high detail, precise focusing, illuminazione controllata per evidenziare i comandi.

L’Insegnante: Esperto del Mestiere e Guida all’Apprendimento

Gli insegnanti VET non sono solo docenti, sono anche professionisti esperti nel loro campo. Questa doppia anima è potentissima. Nelle interazioni, vediamo come “incarnano” questa duplice identità: a volte sono l’insegnante che spiega, a volte l’istruttore che guida passo passo, a volte quasi un futuro collega che condivide un sapere pratico (“Questo è il *nostro* strumento per monitorare la macchina”). Questo continuo cambio di ruolo, questo posizionarsi al fianco dello studente come membro della stessa comunità professionale, rende l’apprendimento ancora più significativo.

Imparare dall’Interazione (e anche Origliando!)

L’apprendimento, ci ricorda la prospettiva *sociomateriale* adottata dallo studio, non avviene solo nella testa dello studente. È un fenomeno distribuito, che emerge dall’intricata rete di relazioni tra persone (studenti, insegnanti), artefatti (il simulatore con tutte le sue parti analogiche e digitali) e pratiche. Anche l’ambiente fisico del “centro simulatori” gioca un ruolo, con gli studenti che lavorano fianco a fianco, potendo osservare e persino sentire le interazioni degli altri con l’insegnante. Uno studente, nell’analisi, dimostra di aver recepito un consiglio dato dall’insegnante a un compagno!

Questo ci dice che l’apprendimento è un processo complesso, fatto di tanti fili intrecciati. L’abilità dell’insegnante sta nel gestire questi intrecci, nel sapere quando tirare un filo (collegare al reale) e quando allentarlo (semplificare nella simulazione), sempre con l’obiettivo di sviluppare le competenze professionali rilevanti.

Conclusioni: Un Equilibrio Delicato per un Futuro Complesso

Alla fine, cosa ci portiamo a casa da questo viaggio nel mondo dei simulatori VET? Che sono strumenti potentissimi, certo. Ma il loro vero valore emerge grazie alla maestria dell’insegnante. È l’insegnante che orchestra l’esperienza, che bilancia fedeltà e autenticità, che fornisce il giusto supporto nel momento giusto, che collega il mondo sicuro della simulazione alle sfide del mondo reale.

Preparare i giovani ai mestieri di domani richiede proprio questo: saper gestire la complessità, saper “tenere i mondi separati per poi rimetterli insieme”, creando percorsi di apprendimento che siano non solo efficaci, ma profondamente significativi per chi li percorre. È un’arte, quella dell’insegnante VET nell’era digitale, un’arte fondamentale per costruire il nostro futuro.

Fonte: Springer

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