Cuore in Gola e Lavagna: Le Montagne Russe Emotive dei Giovani Insegnanti di Inglese in Cina
Avete mai pensato a cosa significhi davvero stare dall’altra parte della cattedra, specialmente all’inizio della carriera? È un mondo affascinante, pieno di soddisfazioni, ma anche incredibilmente impegnativo. Oggi voglio portarvi con me in un viaggio un po’ particolare: andremo a sbirciare nelle vite e nelle emozioni dei giovani insegnanti di inglese (EFL – English as a Foreign Language) alle prime armi in Cina. Grazie a uno studio recente, possiamo capire meglio le loro sfide, le loro “tensioni d’identità” e come imparano a gestire un vero e proprio ottovolante emotivo.
Immaginatevi freschi di università, pieni di ideali e pronti a cambiare il mondo una lezione d’inglese alla volta. Questa è un po’ l’immagine che molti di questi giovani insegnanti hanno di sé all’inizio: l’identità immaginata. Si vedono come figure chiave, capaci di collaborare con i genitori, focalizzati sull’insegnamento della lingua che amano. Poi, però, arriva la realtà quotidiana, la pratica, che spesso è ben diversa.
La Dura Realtà: Quando l’Identità si Scontra con il Quotidiano
Lo studio, basato su interviste approfondite a sei insegnanti neofiti (con 1-3 anni di esperienza), ha fatto emergere un quadro complesso. Le tensioni, questi conflitti tra l’ideale e il reale, nascono a diversi livelli:
- Micro-livello: Riguarda le interazioni quotidiane. Magari credevi in un approccio comunicativo, super interattivo, ma ti ritrovi con classi numerose e studenti poco partecipativi, finendo per ripiegare su metodi più tradizionali (come la vecchia traduzione grammaticale). Oppure, sognavi una collaborazione stretta con i genitori, e invece ti scontri con un muro di indifferenza o, al contrario, con pressioni eccessive.
- Meso-livello: Qui entrano in gioco le dinamiche della scuola, l’istituzione. Una delle frustrazioni più grandi? Sentirsi “marginalizzati”. L’inglese, pur essendo sulla carta una materia principale (zhuke) insieme a cinese e matematica, viene spesso trattato come materia di serie B. Orari scomodi (tipo l’ultima ora prima di pranzo o la prima del pomeriggio, quando l’attenzione cala), meno ore rispetto alle altre materie “forti”, e persino carenza di insegnanti, che porta a carichi di lavoro maggiori. Come ha raccontato una delle insegnanti intervistate, Zhao, “Il modo in cui sono programmate le lezioni di inglese fa sembrare che siamo una materia minore”. Un’altra, Qian, sottolinea la carenza di personale: “C’è un’evidente carenza di insegnanti di inglese, ma la scuola non ne assume di più. Così, spesso facciamo più ore dei colleghi di cinese e matematica”. A questo si aggiunge la frustrazione per le politiche scolastiche rigide, che a volte trasformano gli insegnanti in semplici “esecutori di routine”, con poca autonomia.
- Macro-livello: Qui parliamo di influenze più ampie, culturali e sociali. In Cina, ad esempio, recenti politiche come la “doppia riduzione” (che mira a diminuire il carico di compiti e le attività extrascolastiche a pagamento) e un crescente orgoglio nazionale hanno spostato un po’ l’attenzione dall’inglese. Alcuni genitori e studenti gli danno meno peso. Come nota Qian, “Molti genitori faticano loro stessi con l’inglese, quindi spesso non monitorano da vicino i progressi dei figli”. Questo scontro tra l’importanza che l’insegnante dà alla materia e la percezione esterna è una fonte continua di tensione.
Un’altra sfida specifica del contesto cinese, emersa chiaramente nello studio, è il ruolo del Banzhuren. Non è solo un coordinatore di classe, ma una figura responsabile del benessere generale e del progresso accademico di un’intera classe, oltre all’insegnamento della propria materia. Un carico enorme, che espone a maggior rischio di burnout ed esaurimento emotivo, specialmente per chi è alle prime armi e magari insegna inglese.

Tenere i Nervi Saldi: Le Strategie per Gestire le Emozioni
Di fronte a queste sfide, come fanno i nostri giovani insegnanti a non crollare? Qui entra in gioco la regolazione emotiva. Non è solo una questione di “sentirsi bene” o “sentirsi male”, ma un processo attivo per gestire le proprie emozioni, soprattutto quelle negative nate dalle tensioni d’identità. Lo studio ha identificato quattro strategie principali, basate sul modello di Gross (2015):
- Rivalutazione Cognitiva (Cognitive Reappraisal): È un po’ come cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno, o comunque da un’altra prospettiva. Di fronte alla frustrazione per la scarsa collaborazione dei genitori, un’insegnante come Song racconta: “Invece di arrabbiarmi, cerco di dirmi che non è interamente colpa loro. Tendo a empatizzare… non si tratta di incolpare i genitori, ma di trovare modi per supportare gli studenti”. È una forma di razionalizzazione che aiuta a gestire l’impatto emotivo.
- Modifica della Situazione (Situation Modification): Se la rivalutazione non basta, si passa all’azione per cambiare le cose. La stessa Song, ad esempio, non si limita a pensare diversamente, ma organizza visite a casa per parlare direttamente con i genitori, spiegare cosa possono fare, cercare di “muoverli con sincerità e convincerli con la ragione”. Cerca attivamente di trasformare una situazione frustrante.
- Modulazione della Risposta (Response Modulation): Questa strategia agisce sull’emozione quando è già presente. Può significare due cose opposte:
- Soppressione: Trattenere le emozioni. Di fronte a compiti amministrativi assurdi o a problemi disciplinari in classe, insegnanti come Zhao, Lin e Wang raccontano di sentirsi irritabili o arrabbiate, ma di reprimere questi sentimenti perché “non è appropriato mostrarli agli studenti”. Fanno un respiro profondo, si calmano e vanno avanti.
- Sfogarsi (Venting): Al contrario, a volte l’emozione è troppo forte, specialmente all’inizio. Qian ricorda di aver avuto sfoghi emotivi in classe o in ufficio, sentendosi poi in colpa. Tuttavia, ammette che il supporto ricevuto da studenti e colleghi in quei momenti è stato cruciale.
- Dispiegamento Attentivo (Attentional Deployment): Significa dirigere volontariamente la propria attenzione altrove per non farsi sopraffare dalle emozioni negative. Zhao, ad esempio, cerca di non pensare troppo ai compiti extra durante le lezioni. Lin e Wang si concentrano sugli aspetti positivi, come i progressi degli studenti o i piani per le vacanze.

Navigare a Vista: Tra Ideali, Realtà e Spazi Intermedi
Queste strategie non sono usate a caso. Aiutano i giovani insegnanti a navigare in questo mare complesso. A volte, riescono a difendere la loro identità immaginata, come Song che con le visite a casa cerca attivamente di realizzare il suo ideale di collaborazione. Questo approccio ricorda la “pedagogia dell’amore”, che mette al centro cura ed empatia.
Altre volte, invece, finiscono per conformarsi di più all’identità praticata, quella imposta dalla realtà. Chi sopprime le emozioni o sposta l’attenzione, come Zhao, sta di fatto accettando (almeno temporaneamente) il ruolo di “lavoratore subordinato sotto pressione”, mettendo da parte le frustrazioni per adempiere ai propri doveri. Attenzione però: la soppressione continua può essere pericolosa a lungo termine, portando a burnout e persino all’abbandono della professione, come altri studi hanno dimostrato.
Molto spesso, però, la vita di un insegnante novizio si svolge in uno spazio dinamico e transitorio tra questi due poli. Lo sfogo emotivo di Qian ne è un esempio. Le permette un sollievo immediato, ma crea una nuova tensione (il senso di colpa per non essere stata “professionale”). È il supporto relazionale, la comprensione di colleghi e studenti, che poi la aiuta a ritrovare un equilibrio, a “ricostruire” la sua identità. Lo sfogo diventa così uno strumento, seppur turbolento, per navigare tra chi sognava di essere e chi la realtà la costringe a diventare.
Cosa Ci Insegna Tutto Questo?
Questa immersione nel mondo dei giovani insegnanti EFL cinesi ci dice molto. Le tensioni d’identità sono reali, profonde e influenzate da fattori personali, istituzionali e sociali. La capacità di regolare le proprie emozioni è assolutamente cruciale per sopravvivere e, si spera, prosperare in questa professione.
Le implicazioni sono chiare:
- I programmi di formazione per insegnanti dovrebbero includere moduli specifici sulla gestione delle emozioni e sulla negoziazione dell’identità professionale. Preparare i futuri insegnanti ad affrontare queste sfide può fare la differenza.
- Le scuole e le istituzioni hanno una grande responsabilità. Ridurre i carichi di lavoro non legati all’insegnamento, creare culture scolastiche più supportiv e meno competitive (specialmente per i Banzhuren), e riconoscere il valore dell’insegnamento dell’inglese sono passi fondamentali.
- A livello politico e sociale, è importante riflettere su come le politiche educative (come la “doppia riduzione”) e i cambiamenti culturali impattano sul lavoro e sul benessere degli insegnanti.
Insomma, essere un insegnante alle prime armi, specialmente in un contesto come quello cinese per l’inglese, è una vera maratona emotiva. Capire le loro lotte interiori e le strategie che mettono in campo non è solo interessante, ma necessario per poter offrire loro il supporto di cui hanno disperatamente bisogno. Perché dietro ogni lezione, c’è un cuore che batte, che spera, che lotta e che cerca, giorno dopo giorno, di trovare il proprio posto nel mondo complesso dell’educazione.
Fonte: Springer
