Inquinamento e Ictus in Cina: Un Nemico Invisibile che Colpisce Soprattutto gli Uomini Anziani
Ragazzi, oggi voglio parlarvi di qualcosa di serio, ma che ci tocca tutti da vicino, anche se magari non ce ne rendiamo conto ogni giorno. Parliamo di aria pulita, o meglio, di quando non lo è, e di come questo possa avere un impatto devastante sulla nostra salute, in particolare sul rischio di ictus ischemico. Mi sono imbattuto in uno studio affascinante che ha analizzato la situazione in Cina tra il 1990 e il 2021, e i risultati, ve lo dico, fanno riflettere parecchio.
Un quadro generale: luci e ombre
La prima cosa che salta all’occhio guardando i dati del Global Burden of Disease (GBD) 2021 è che, in generale, in Cina c’è stato un calo sia dei tassi di mortalità standardizzati per età (ASMR) sia dei tassi di anni di vita persi per disabilità (DALY) standardizzati per età (ASDR) legati all’ictus ischemico causato dall’inquinamento atmosferico. Sembrerebbe una buona notizia, no? E in parte lo è. Significa che le cose, nel complesso, stanno migliorando.
Ma c’è un “ma”, e bello grosso. Questo calo è stato molto più lento per gli uomini rispetto alle donne. E non solo: il peso di questa malattia ricade in modo sproporzionato sugli uomini anziani, diciamo dai 70 anni in su. Immaginate la scena: mentre la situazione generale migliora, c’è una fetta importante della popolazione che rimane indietro, più vulnerabile.
Lo studio ha usato modelli statistici piuttosto sofisticati, come la regressione Joinpoint e l’analisi di decomposizione, per capire cosa stesse succedendo. Hanno scoperto che i principali motori di questo miglioramento generale sono stati i cosiddetti “cambiamenti epidemiologici”, che in parole povere significano miglioramenti nell’assistenza sanitaria, negli stili di vita, e forse anche nelle politiche di controllo dell’inquinamento. Insomma, un mix di fattori positivi.
Il fattore età e genere: chi paga il prezzo più alto?
Andando a vedere più nel dettaglio, i dati del 1990 e del 2021 mostrano chiaramente che il carico di malattia da ictus ischemico colpisce soprattutto le persone dai 70 anni in su. E se nel 2021 il numero assoluto di decessi e DALY è aumentato rispetto al 1990 (anche a causa dell’invecchiamento della popolazione e della crescita demografica), i tassi standardizzati per età sono diminuiti, come dicevamo.
Però, la differenza tra uomini e donne è lampante. In ogni fascia d’età analizzata, i tassi di mortalità e DALY per gli uomini sono stati costantemente più alti rispetto a quelli delle donne. Questo divario diventa ancora più evidente dopo i 75 anni. È come se ci fosse una sorta di “scudo” protettivo per le donne, o una maggiore vulnerabilità per gli uomini, soprattutto con l’avanzare dell’età.

La regressione Joinpoint ha mostrato che, sebbene ci sia stato un leggero aumento del rischio tra il 1998 e il 2004 (più marcato per gli uomini), la tendenza generale negli ultimi dieci anni è stata al ribasso. Tuttavia, negli ultimi tre anni analizzati (fino al 2021), il calo per gli uomini è stato decisamente più lento rispetto a quello delle donne. È un campanello d’allarme importante.
Perché questo calo? E perché le differenze?
L’analisi di decomposizione ci aiuta a capire meglio le forze in gioco.
- Cambiamenti epidemiologici: Come accennato, sono stati la forza principale dietro la riduzione del carico di malattia. Migliori cure, forse più consapevolezza, politiche ambientali… tutto contribuisce. E questo effetto positivo è stato più forte per gli uomini.
- Crescita della popolazione: Ha portato a un leggero aumento del numero assoluto di casi, in modo simile per entrambi i sessi.
- Invecchiamento della popolazione: Questo fattore ha spinto verso l’alto i tassi di mortalità, e l’impatto è stato più forte sugli uomini.
In pratica, i miglioramenti sanitari e ambientali hanno combattuto contro l’invecchiamento e la crescita della popolazione. Il risultato netto è stato un calo, ma l’invecchiamento ha pesato di più sulla popolazione maschile.
Uno sguardo al futuro: previsioni preoccupanti per gli uomini
Qui le cose si fanno ancora più serie. Utilizzando un altro modello statistico (ARIMA), i ricercatori hanno provato a prevedere cosa succederà nei prossimi 15 anni (dal 2022 al 2036). I risultati?
- Per le donne, si prevede che i tassi di mortalità (ASMR) e di DALY (ASDR) continueranno a scendere. Buone notizie!
- Per gli uomini, invece, la previsione è che il tasso di mortalità (ASMR) continuerà a salire, mentre il tasso di DALY (ASDR) aumenterà lentamente per poi stabilizzarsi.
Entro il 2036, si stima che il tasso di mortalità per le donne scenderà a 8,26 per 100.000 persone, mentre per gli uomini salirà a 46,31 per 100.000! E per i DALY, si prevede un tasso di 165,10 per le donne e ben 496,84 per gli uomini. Sono numeri che fanno impressione e indicano una divergenza crescente tra i sessi.

Ma come fa l’aria sporca a causare l’ictus?
Forse vi state chiedendo come l’inquinamento possa arrivare a bloccare le arterie del cervello. Beh, le prove scientifiche sono sempre più solide. L’esposizione, sia a breve che a lungo termine, all’inquinamento atmosferico, in particolare al famigerato particolato fine (PM2.5), ma anche a PM1 e ozono (O3), aumenta il rischio di ictus ischemico.
Come? Sembra che queste particelle ultrafini possano:
- Contribuire alla formazione di placche aterosclerotiche nei vasi sanguigni, sia grandi che piccoli, del cervello.
- Innescare infiammazione sistemica e stress ossidativo, aumentando i livelli di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e riducendo le capacità antinfiammatorie, favorendo così la formazione di trombi.
- Danneggiare l’endotelio vascolare (il rivestimento interno dei vasi).
- Attivare il sistema nervoso simpatico, influenzando negativamente la circolazione sanguigna e aumentando la resistenza vascolare.
Insomma, l’aria che respiriamo può letteralmente “intossicare” il nostro sistema circolatorio. Anche piccoli aumenti dei livelli di inquinamento sono associati a una maggiore probabilità di sviluppare malattie cerebrovascolari.
Il divario di genere: perché gli uomini (soprattutto anziani) sono più a rischio?
La maggiore vulnerabilità maschile, specialmente in età avanzata, non è un caso. Ci sono fattori biologici e socioculturali che giocano un ruolo:
- Fattori biologici e di stile di vita: Gli uomini hanno tassi più alti di fattori di rischio cardiovascolare come fumo e consumo di alcol. Hanno anche una maggiore prevalenza di condizioni croniche come ipertensione, diabete e aterosclerosi, soprattutto in età avanzata. Questo li rende biologicamente più suscettibili agli effetti negativi dell’inquinamento. Alcuni studi suggeriscono che gli uomini siano più sensibili al PM2.5 rispetto alle donne, e gli anziani più dei giovani. L’invecchiamento stesso riduce la resilienza fisiologica.
- Fattori socioculturali e di esposizione: Gli uomini tendono a svolgere più attività all’aperto e sono più presenti in settori lavorativi con maggiore esposizione all’inquinamento. Gli uomini anziani, inoltre, potrebbero avere un accesso più limitato a risorse per mitigare gli effetti dell’inquinamento (es. purificatori d’aria) o a cure mediche tempestive.
È un mix complesso che spiega perché questo nemico invisibile colpisca più duramente una parte specifica della popolazione.

Cosa possiamo fare? Un appello all’azione
Questi risultati non sono solo numeri su un grafico, sono un grido d’allarme. Ci dicono che, nonostante i progressi nel migliorare la qualità dell’aria in Cina (e speriamo anche altrove!), c’è ancora tantissimo lavoro da fare. E soprattutto, questo lavoro deve essere mirato.
Non basta abbassare l’inquinamento in generale, bisogna pensare a politiche specifiche per proteggere le fasce più vulnerabili: gli uomini e, in particolare, gli uomini anziani. Cosa significa in pratica?
- Migliorare la qualità dell’aria: Continuare a ridurre le emissioni industriali, promuovere energie pulite, rafforzare i controlli.
- Aumentare la consapevolezza: Campagne informative mirate agli uomini, specialmente anziani, sui rischi dell’inquinamento e su come proteggersi (es. ridurre attività all’aperto nei giorni di picco, usare mascherine adeguate).
- Interventi sanitari specifici: Programmi di screening e gestione dei fattori di rischio per l’ictus negli uomini anziani, assicurando un accesso equo alle cure.
- Considerare i rischi occupazionali: Politiche per ridurre l’esposizione all’inquinamento nei luoghi di lavoro a predominanza maschile.
Un pizzico di cautela: i limiti dello studio
Come ogni ricerca, anche questa ha i suoi limiti. I dati sono a livello nazionale e non scendono nel dettaglio regionale. Potrebbe esserci una sottostima dei casi a causa di difficoltà nella registrazione delle cause di morte. E le previsioni future si basano su modelli che hanno delle assunzioni e non possono tenere conto di eventi imprevedibili (pensiamo al COVID-19, ad esempio). Tuttavia, il quadro generale che emerge è robusto e preoccupante.
Tirando le somme
La lotta all’ictus ischemico legato all’inquinamento atmosferico in Cina ha fatto passi avanti, ma la battaglia è tutt’altro che vinta. La tendenza generale è positiva, ma nasconde una crescente disparità di genere, con gli uomini, specialmente quelli più avanti con gli anni, che pagano e continueranno a pagare un prezzo più alto. È fondamentale che le politiche sanitarie e ambientali tengano conto di questa realtà e agiscano in modo mirato. Perché l’aria che respiriamo dovrebbe essere fonte di vita, non di malattia.
Fonte: Springer
