Influenza in Veneto: Viaggio tra Virus, Pandemie e Sorprese nelle Ultime 7 Stagioni
Ciao a tutti! Avete mai pensato a come ‘ballano’ i virus influenzali ogni inverno, cambiando partner e ritmo da un anno all’altro? Beh, noi sì! Qui in Veneto, abbiamo messo sotto la lente d’ingrandimento ben sette stagioni influenzali, dal 2017/2018 fino alla recentissima 2023/2024. È stato un viaggio affascinante, pieno di colpi di scena, soprattutto con l’arrivo della pandemia di COVID-19 che ha rimescolato le carte in tavola.
Voglio raccontarvi cosa abbiamo scoperto analizzando migliaia e migliaia di tamponi orofaringei – per la precisione 21.180! Immaginate il lavoro nel nostro laboratorio, il Centro di Riferimento Regionale per l’Influenza e altre Infezioni Respiratorie presso l’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Padova. Siamo parte della rete nazionale di sorveglianza, prima InfluNet e ora RespiVirNet, che tiene d’occhio non solo l’influenza ma anche altri virus respiratori come SARS-CoV-2 e il virus respiratorio sinciziale (RSV).
Un quadro generale: chi ha dominato la scena?
Su tutti quei campioni analizzati, ben 4.325 (il 20,42%) sono risultati positivi all’influenza. La star indiscussa, nella maggior parte delle stagioni, è stata l’Influenza di tipo A (IAV). Pensate che ha rappresentato il 78,68% di tutti i casi positivi! Praticamente, in quasi tutte le stagioni, più del 65% dei casi era dovuto a lei. C’è stata un’eccezione notevole: la stagione 2017/2018, dove l’IAV si è fermata a un modesto 26,72%.
All’interno della famiglia IAV, abbiamo visto alternarsi i due sottotipi principali che conosciamo bene per le epidemie stagionali: l’A(H1N1)pdm09 (quello della pandemia del 2009, ricordate?) e l’A(H3N2). Ogni anno la loro proporzione variava, un po’ come in una competizione.
E l’Influenza di tipo B (IBV)? Ha avuto un ruolo più marginale, rappresentando il 21,32% del totale. La sua stagione di gloria è stata proprio quella del 2017/2018, dove ha fatto la parte del leone con oltre il 73% dei casi positivi, grazie soprattutto al lignaggio B/Yamagata. Abbiamo visto circolare anche il lignaggio B/Victoria, ma qualcosa di strano è successo dopo la stagione 2018/2019: il lignaggio B/Yamagata è praticamente scomparso dai radar. E nella stagione 2021/2022, addirittura, non abbiamo trovato nemmeno un caso di Influenza B!

Stagione per stagione: un’altalena di virus
Ogni stagione influenzale ha una sua storia. Fino al 2019/2020, il copione era abbastanza classico: i casi iniziavano a salire verso fine anno e raggiungevano il picco tra la quinta e la sesta settimana del nuovo anno. Ma poi è arrivato il ciclone COVID-19.
- 2017/2018: L’anno dell’Influenza B! Dominio quasi assoluto del lignaggio B/Yamagata (oltre il 74% dei casi caratterizzati), con una piccola presenza di A(H1N1)pdm09 e pochissimo A(H3N2). Una stagione anomala rispetto al solito predominio dell’IAV, forse legata anche alla composizione del vaccino trivalente di quell’anno che non includeva questo lignaggio.
- 2018/2019: Ritorno alla “normalità” con l’IAV protagonista. Abbiamo visto una bella co-circolazione dei due sottotipi A(H1N1)pdm09 (circa 48%) e A(H3N2) (circa 52%). L’Influenza B? Quasi inesistente, solo un caso isolato di B/Victoria.
- 2019/2020: Una stagione iniziata sottotono, con una circolazione influenzale più bassa del solito (meno del 15% di positività). L’IAV era prevalente (circa 68%), con A(H3N2) che superava A(H1N1)pdm09. Anche l’IBV (lignaggio Victoria) si è fatto vedere (circa 32%). Ma tutto si è interrotto bruscamente intorno alla decima settimana del 2020, quando l’emergenza COVID-19 ha preso il sopravvento e la sorveglianza si è dovuta fermare. Abbiamo persino rilevato alcune co-infezioni (persone con due virus influenzali contemporaneamente), cosa poi non più vista dopo la pandemia.
- 2020/2021: La stagione fantasma. In pieno lockdown e con tutte le misure anti-COVID (mascherine, distanziamento, igiene), l’influenza è letteralmente scomparsa. Abbiamo analizzato 570 campioni, ma nessuno è risultato positivo. Un fenomeno osservato in tutta Italia e nel mondo. Sarà stata l’interferenza virale (il SARS-CoV-2 che “scaccia” l’influenza) o l’effetto delle misure di contenimento? Probabilmente entrambe le cose.
- 2021/2022: Il ritorno, ma in ritardo. L’influenza è tornata a farsi vedere, ma in modo insolito. Pochi casi all’inizio, poi un picco tardivo, tra la dodicesima e la sedicesima settimana del 2022. A circolare era quasi esclusivamente l’IAV, e in particolare il sottotipo A(H3N2) (quasi il 99% dei casi!). Niente Influenza B.
- 2022/2023: Ritorno ai livelli pre-pandemici, ma con un inizio anticipato. L’attività influenzale è tornata robusta, ma la stagione è partita molto prima del solito, con un picco già intorno alla 48ª settimana del 2022. Ancora una volta, l’A(H3N2) ha dominato la prima parte della stagione (quasi l’80% dei casi), seguito da A(H1N1)pdm09 (circa 11%) e da IBV/Victoria (circa 10%) che è emerso nella fase finale. Una circolazione prolungata, quasi due ondate distinte.
- 2023/2024: Cambio al vertice. Quest’ultima stagione ha visto il maggior numero di campioni analizzati (oltre 6.700). L’IAV è rimasta dominante (quasi 85%), ma c’è stato un sorpasso: l’A(H1N1)pdm09 è diventato il sottotipo prevalente (oltre l’83%), mentre A(H3N2) ha avuto un ruolo minore (circa 3%). L’IBV/Victoria si è confermato presente (circa 13.5%). Il picco si è registrato a cavallo tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. Perché questo cambio? Forse l’immunità della popolazione verso A(H3N2), dopo anni di circolazione, ha reso più facile la diffusione di A(H1N1)pdm09.

L’ombra del COVID-19: quando l’influenza è scomparsa (e poi tornata diversa)
È innegabile l’impatto della pandemia di SARS-CoV-2. La stagione 2020/2021 senza influenza è stata storica. Ma anche dopo, le cose non sono tornate esattamente come prima. Abbiamo notato che, nel periodo post-pandemico (dal 2022 in poi), i picchi epidemici dei sottotipi IAV tendono ad arrivare prima rispetto al periodo pre-pandemico. La stagione 2021/2022 ha fatto eccezione con il suo picco tardivo, probabilmente un effetto “rimbalzo” dopo la lunga assenza. La stagione 2022/2023 è partita prestissimo, forse a causa del cosiddetto “debito immunitario”: non incontrando il virus per un po’, eravamo tutti più suscettibili. La durata delle epidemie, invece, non sembra essere cambiata significativamente tra prima e dopo la pandemia.
Virus A contro Virus B: sottotipi, lignaggi e la misteriosa scomparsa
Come abbiamo visto, l’IAV è quasi sempre il protagonista, grazie alla sua maggiore capacità di variare geneticamente e sfuggire alle nostre difese immunitarie. L’alternanza tra A(H1N1)pdm09 e A(H3N2) è una costante. Ma la vera “spy story” riguarda l’Influenza B. Il lignaggio B/Yamagata, dominante nel 2017/2018, è sparito dalla circolazione in Veneto (e a livello globale) dopo marzo 2020. Si ipotizza una vera e propria estinzione! Le misure anti-COVID, la riduzione dei viaggi e forse caratteristiche intrinseche del virus potrebbero aver contribuito a questo evento senza precedenti. Tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raccomandato di escluderlo dalla formulazione dei vaccini futuri, per evitare il rischio (teorico) di reintrodurlo tramite i vaccini vivi attenuati. Il lignaggio B/Victoria, invece, continua a circolare, seppur con un ruolo secondario rispetto all’IAV.
L’età conta: chi colpisce di più l’influenza?
Analizzando i dati per fasce d’età, abbiamo notato un trend generale: l’influenza (soprattutto IAV) tende a colpire di più gli adulti, in particolare gli over 65. In alcune stagioni, come la 2019/2020, quasi la metà dei casi riguardava questa fascia d’età. C’è stata però un’eccezione interessante nella stagione 2021/2022: qui la fascia più colpita è stata quella tra i 15 e i 44 anni, mentre gli over 65 hanno avuto tassi di positività più bassi. Come mai? Forse gli anziani, in quella stagione ancora influenzata dalle dinamiche pandemiche, erano più attenti alle misure di protezione e avevano aderito maggiormente alla campagna vaccinale (che quell’anno ebbe coperture record). I più giovani, invece, forse meno protetti e con un “debito immunitario” maggiore, sono stati più esposti.
Per quanto riguarda l’Influenza B, abbiamo confermato un’osservazione già fatta in altri studi: il lignaggio B/Yamagata (quando circolava) colpiva preferenzialmente adulti e anziani, mentre il B/Victoria sembra avere una predilezione per i più giovani, specialmente tra i 5 e i 14 anni.

Cosa ci insegna tutto questo? Sorveglianza e prospettive future
Questo lungo viaggio attraverso sette stagioni influenzali in Veneto ci ha mostrato quanto sia dinamico e imprevedibile il mondo dei virus respiratori. Abbiamo toccato con mano:
- L’incredibile interferenza del SARS-CoV-2 sulla circolazione influenzale.
- Il concetto di “immunity gap” o debito immunitario creato dalle restrizioni pandemiche.
- La possibile, storica estinzione del lignaggio B/Yamagata.
- Come la suscettibilità all’influenza vari a seconda dell’età e del virus circolante.
Certo, il nostro studio ha delle limitazioni: il numero di campioni analizzati è variato molto, soprattutto durante la pandemia, e potremmo aver sottostimato i casi influenzali quando tutta l’attenzione era sul COVID-19. Tuttavia, i nostri dati sono in linea con quelli nazionali ed europei, suggerendo che le tendenze osservate sono solide.
Tutto questo sottolinea l’importanza cruciale della sorveglianza virologica. Monitorare costantemente quali virus circolano, come cambiano e chi colpiscono è fondamentale per:
- Aggiornare la composizione dei vaccini antinfluenzali ogni anno.
- Preparare il sistema sanitario ad affrontare le epidemie.
- Sviluppare strategie di prevenzione mirate (come le campagne vaccinali per le fasce a rischio).
- Identificare precocemente nuove varianti o virus emergenti.
Il passaggio alla nuova rete RespiVirNet, che monitora più virus contemporaneamente, è un passo avanti importante in questa direzione. Continuare a “spiare” questi microscopici avversari è la nostra arma migliore per difenderci dalle malattie respiratorie stagionali.
Fonte: Springer
