Fotografia realistica di una donna anziana sorridente (circa 70 anni) che esegue un esercizio di potenziamento del quadricipite su una macchina in palestra, assistita da un fisioterapista. Luce calda e motivante. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo che isola leggermente i soggetti, colori naturali.

Ginocchio Dolorante? Infiltrazione Prima della Palestra: Serve Davvero?

Allora, parliamoci chiaro. Quanti di noi, superata una certa età, iniziano a sentire quel fastidioso dolore al ginocchio? L’artrosi, quella compagna di viaggio un po’ invadente, spesso ci mette lo zampino, limitando i movimenti e la qualità della vita. Sappiamo tutti che l’esercizio fisico è fondamentale, quasi una medicina, ma a volte il dolore è così forte che anche solo pensare di fare potenziamento muscolare sembra un’impresa eroica.

Ecco che entra in gioco l’idea: e se facessimo un’infiltrazione di cortisone *prima* di iniziare un programma di esercizi? L’idea di base è logica: riduciamo l’infiammazione e il dolore con l’iniezione, così poi riusciamo a fare gli esercizi meglio e otteniamo più benefici. Suona bene, no? È proprio questa la domanda che si è posto un recente studio scientifico, e oggi voglio raccontarvi cosa abbiamo scoperto, con un linguaggio semplice e diretto.

Cos’è l’Artrosi al Ginocchio (in parole povere)?

Prima di tuffarci nello studio, rinfreschiamoci la memoria. L’artrosi (OA) è la malattia delle articolazioni più diffusa al mondo, una sorta di “usura” della cartilagine che protegge le ossa del nostro ginocchio. Con l’invecchiamento e fattori come il sovrappeso, questa cartilagine si deteriora, causando dolore, rigidità e difficoltà nei movimenti. Il ginocchio è una delle articolazioni più colpite, e questo può diventare un bel problema per la nostra autonomia. Le linee guida attuali suggeriscono un mix di approcci: farmaci (pochi e spesso solo per i sintomi), interventi non farmacologici (l’esercizio è il re qui!) e, nei casi più gravi, la chirurgia.

Esercizio vs. Infiltrazioni: Il Dilemma

Quando si parla di trattamenti non farmacologici, l’esercizio fisico, specialmente quello di potenziamento muscolare progressivo (il famoso PREP – Progressive Resistance Exercise Program), è considerato il top. Studi su studi dimostrano che aiuta a ridurre il dolore, migliorare la funzionalità del ginocchio e la qualità della vita in generale. È un lavoro costante, richiede impegno, ma i risultati si vedono.

Dall’altra parte, abbiamo le infiltrazioni intra-articolari (IAI) di corticosteroidi (CE), come il Triamcinolone Esacetonide (TH). Sono molto usate per dare un sollievo rapido dal dolore, anche se spesso l’effetto è a breve termine. L’idea di combinarle con l’esercizio nasce proprio da qui: usare l’iniezione per “spegnere” l’incendio iniziale e permettere al paziente di iniziare (o continuare) la fisioterapia in modo più efficace. Ma funziona davvero questa sinergia? Studi precedenti avevano dato risultati contrastanti o avevano dei limiti, come la mancanza di un gruppo di controllo adeguato (ad esempio, usando solo soluzione salina, che a volte ha anch’essa un effetto terapeutico!).

Fotografia realistica di un gruppo eterogeneo di anziani (uomini e donne, età 65-75) che partecipano a una sessione di allenamento con resistenza progressiva supervisionata in una palestra luminosa. Alcuni usano leg press o fasce elastiche per le gambe. Focus sui volti concentrati ma positivi. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo per sfocare leggermente lo sfondo, illuminazione controllata e naturale.

Lo Studio: Cortisone, Placebo e Tanta Fatica

Ed eccoci al cuore della ricerca. Abbiamo preso un gruppo di 59 persone anziane (età ≥ 60 anni) con diagnosi di artrosi al ginocchio (di grado II o III, con dolore moderato ma persistente) e li abbiamo divisi casualmente in tre gruppi, senza che loro, i fisioterapisti o i valutatori sapessero chi era in quale gruppo (studio in doppio cieco, tranne per il medico che faceva l’iniezione):

  • Gruppo 1 (IAI/CE + PREP): Hanno ricevuto un’infiltrazione di Triamcinolone Esacetonide (60 mg) nel ginocchio più sintomatico.
  • Gruppo 2 (IAI/SS + PREP): Hanno ricevuto un’infiltrazione di soluzione salina (acqua fisiologica).
  • Gruppo 3 (IAI/Placebo + PREP): Hanno ricevuto un’iniezione “finta” (l’ago è stato inserito e tolto senza iniettare nulla).

Una settimana dopo l’infiltrazione (o la finta infiltrazione), tutti e tre i gruppi hanno iniziato lo stesso identico programma di esercizi di potenziamento muscolare progressivo (PREP), due volte a settimana per 12 settimane. Questo programma includeva riscaldamento su cyclette e esercizi specifici per i muscoli delle gambe (estensori e flessori del ginocchio, adduttori e abduttori dell’anca).

Abbiamo misurato un sacco di cose prima dell’inizio (baseline) e poi a 2, 6 e 12 settimane:

  • Dolore (con una scala numerica da 0 a 10)
  • Gonfiore (misurando la circonferenza del ginocchio)
  • Funzionalità (usando questionari specifici come il WOMAC e test pratici come il cammino di 6 minuti, il test Timed Up and Go, e la Short Physical Performance Battery – SPPB)
  • Forza muscolare (con il test 1-RM, che misura il massimo carico sollevabile una volta)
  • Qualità della vita (con il questionario SF-36)
  • Consumo di antidolorifici (paracetamolo come farmaco di “salvataggio”)
  • Soddisfazione del paziente

Purtroppo, la pandemia di COVID-19 ha colpito anche questo studio, e alla fine siamo riusciti a completare il protocollo di 12 settimane con 15 partecipanti per gruppo (45 in totale).

I Risultati: Sorpresa (o Forse No?)

E qui viene il bello (o forse no, dipende dai punti di vista!). Cosa abbiamo scoperto dopo 12 settimane?

La buona notizia: Tutti e tre i gruppi sono migliorati significativamente! Indipendentemente da cosa avessero ricevuto nell’iniezione (cortisone, salina o nulla), i partecipanti hanno riportato meno dolore (sia a riposo che in movimento), una migliore funzionalità articolare (misurata dal WOMAC), un aumento notevole della forza muscolare in tutti i distretti testati e un miglioramento generale della qualità della vita (valutata con l’SF-36, specialmente per quanto riguarda il dolore fisico). Anche i test di performance fisica (SPPB) hanno mostrato miglioramenti.

La notizia “sorprendente”: Non abbiamo trovato nessuna differenza statisticamente significativa tra i tre gruppi per quasi tutti i parametri misurati (dolore, funzione WOMAC, forza, test funzionali, qualità della vita generale). In pratica, fare l’infiltrazione di cortisone una settimana prima di iniziare gli esercizi non ha dato un vantaggio extra rispetto a fare un’infiltrazione di soluzione salina o addirittura una finta iniezione.

Macro fotografia ad alto dettaglio di una siringa con ago vicino a un modello anatomico di un ginocchio umano che mostra l'articolazione. Illuminazione controllata da studio per evidenziare la texture della siringa e i dettagli del modello. Obiettivo macro 90mm, messa a fuoco precisa sull'ago e sull'area di iniezione del ginocchio.

Le uniche differenze notate nel tempo riguardavano il dominio “dolore fisico” dell’SF-36 e il consumo di antidolorifici (che è aumentato in tutti i gruppi nel corso dello studio, forse confondendo un po’ le acque, anche se non c’erano differenze significative *tra* i gruppi nel consumo). Anche la soddisfazione dei pazienti era simile tra i gruppi.

Perché Nessuna Differenza Significativa?

Come mai l’iniezione di cortisone non ha fatto la differenza che ci aspettavamo? Ci sono diverse ipotesi:

1. L’effetto dell’esercizio è predominante: Forse il programma di esercizi di potenziamento era così efficace di per sé che ha “mascherato” qualsiasi potenziale beneficio aggiuntivo (e magari transitorio) del cortisone. L’esercizio migliora la forza, la stabilità e riduce il carico sull’articolazione, agendo su più fronti.
2. Effetto placebo/salina: Sappiamo che anche l’iniezione di soluzione salina può avere un effetto terapeutico (magari per un effetto “lavaggio” dell’articolazione o per l’effetto placebo stesso). Il fatto che anche il gruppo placebo sia migliorato sottolinea l’importanza delle aspettative del paziente e del contesto della cura (sentirsi seguiti, fare un programma strutturato).
3. Effetto transitorio del cortisone: L’effetto antinfiammatorio del cortisone è potente ma spesso limitato nel tempo. Forse, nel corso delle 12 settimane, questo vantaggio iniziale si è perso.
4. “Regressione verso la media”: È un fenomeno statistico per cui i valori estremi (come un dolore molto alto) tendono naturalmente a ridursi verso la media nel tempo, indipendentemente dal trattamento.
5. “Inflamm-aging”: Avevamo ipotizzato che ridurre l’infiammazione cronica legata all’età (inflamm-aging) prima dell’esercizio potesse essere la chiave. Ma i risultati suggeriscono che l’esercizio strutturato potrebbe essere sufficiente a contrastare questo fenomeno a livello sintomatico, almeno nel breve termine.

Limiti dello Studio (Siamo Onesti)

Ogni studio ha i suoi limiti, ed è giusto riconoscerli:

  • Campione piccolo: La pandemia ci ha costretto a lavorare con meno partecipanti del previsto. Questo riduce la potenza statistica, cioè la capacità di trovare differenze reali tra i gruppi se queste sono piccole.
  • Follow-up breve: Abbiamo seguito i pazienti solo per 12 settimane. Non sappiamo cosa succede a lungo termine. L’effetto del cortisone potrebbe svanire, o potrebbero emergere differenze più avanti.
  • Mancanza di imaging: Non abbiamo usato ecografie o risonanze per vedere se c’era effettivamente infiammazione nel ginocchio e se il cortisone la riduceva. Forse il cortisone è più utile solo in chi ha una chiara infiammazione attiva.
  • Singola iniezione: Nella pratica clinica, a volte si fanno più iniezioni. Una singola iniezione una settimana prima potrebbe non essere la strategia ottimale.
  • Consumo di antidolorifici: L’aumento dell’uso di paracetamolo potrebbe aver influenzato i risultati sul dolore.

Fotografia realistica che mostra un fisioterapista che valuta la forza muscolare della gamba di un paziente anziano usando un dinamometro durante un test 1RM in un ambiente clinico pulito. Obiettivo prime 50mm, luce naturale brillante, focus sull'interazione e l'attrezzatura.

Il Messaggio Chiave da Portare a Casa

Quindi, cosa ci dice questo studio? Il messaggio più forte è che l’esercizio fisico strutturato e progressivo è una strategia terapeutica potentissima per le persone anziane con artrosi al ginocchio. Porta a miglioramenti significativi nel dolore, nella funzione, nella forza e nella qualità della vita.

L’infiltrazione di cortisone fatta una settimana prima di iniziare questo tipo di programma, almeno in base a questi risultati, non sembra offrire un vantaggio significativo rispetto a un’iniezione di soluzione salina o a una finta iniezione. Questo non significa che le infiltrazioni di cortisone siano inutili in assoluto (possono dare un sollievo rapido in certe situazioni), ma suggerisce che non dovremmo considerarle come un “turbo” necessario per potenziare gli effetti dell’esercizio fisico in tutti i pazienti.

La vera star sembra essere proprio l’allenamento costante e ben fatto. Certo, servono studi più grandi e con follow-up più lunghi per confermare questi risultati e capire meglio il ruolo delle infiltrazioni nel percorso riabilitativo dell’artrosi. Ma per ora, il consiglio rimane: se soffrite di artrosi al ginocchio, parlate con il vostro medico e fisioterapista per iniziare un programma di esercizi adatto a voi. Potrebbe essere la chiave per stare molto meglio!

Fonte: Springer

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