Virus e Batteri Post-COVID: Vi Racconto Cosa è Successo Davvero alle Nostre Vie Respiratorie (Spoiler: Non è Come Pensate!)
Ehilà, gente! Scommetto che anche voi, come me, vi siete chiesti cosa diavolo sia successo al nostro sistema immunitario e a tutti quei simpatici (o meno) microbi che circolavano prima che il COVID-19 stravolgesse le nostre vite. Mascherine, distanziamento, lockdown… tutto questo ha avuto un impatto, no? Beh, ho messo il naso in uno studio scientifico freschissimo che arriva direttamente da Shenzhen, nel sud della Cina, e che ha analizzato proprio l’andamento delle infezioni respiratorie tra il 2021 e il 2023, ovvero durante e dopo la pandemia. E credetemi, ci sono delle sorprese!
Un Mondo Sottosopra: Le Misure Anti-COVID e gli Altri Virus
Ricordate il periodo 2021-2022? In Cina, e in particolare a Shenzhen, erano ancora in vigore misure piuttosto rigide, la famosa strategia “dynamic zero-COVID”. Screening di massa, gestione serrata dei luoghi chiave, campagne vaccinali a tappeto e quarantene ferree. Queste misure, pensate per arginare il SARS-CoV-2, hanno avuto un effetto collaterale notevole: hanno praticamente messo in panchina molti altri virus e batteri respiratori. Pensateci: se indossiamo tutti la mascherina e stiamo a distanza, non solo il COVID fa fatica a circolare, ma anche l’influenza, il raffreddore comune e compagnia bella. E infatti, a livello globale, tra il 2020 e il 2021 c’è stato un crollo di queste infezioni.
Ma cosa succede quando si allentano le maglie? È un po’ come togliere il coperchio da una pentola in ebollizione. Lo studio di Shenzhen ha esaminato proprio questo, analizzando i dati di quasi 25.000 pazienti del Shenzhen Third People’s Hospital. Hanno cercato tre virus (influenza A, influenza B e virus respiratorio sinciziale – RSV) e otto batteri birichini.
Il Grande Ritorno: L’Influenza A Fa la Voce Grossa
Allora, tenetevi forte. Dopo l’allentamento delle restrizioni (da dicembre 2022 in poi, con la fine ufficiale della politica Zero COVID l’8 gennaio 2023), la positività generale ai virus respiratori è aumentata significativamente. E chi è stato il protagonista di questa rimonta? L’influenza A! Il suo tasso di rilevamento è schizzato dal 4,5% al 10,8%. Un bel balzo, non c’è che dire. Anche l’influenza B ha mostrato un aumento, mentre per l’RSV non ci sono state differenze enormi nel tasso generale, ma ne parleremo dopo per quanto riguarda la stagionalità.
Questo “effetto rimbalzo” era abbastanza prevedibile. Quando la popolazione è meno esposta a certi patogeni per un periodo, l’immunità di gregge cala, e appena questi ricominciano a circolare, trovano terreno fertile. Un po’ come se il nostro sistema immunitario si fosse “disabituato”.
Batteri: Una Storia un Po’ Diversa
E i batteri? Qui la faccenda si fa più sfumata. In generale, la positività complessiva alla maggior parte dei batteri respiratori analizzati non ha mostrato differenze significative tra il periodo pandemico e quello successivo. Perché? Beh, molti di questi batteri sono “commensali”, cioè vivono normalmente nel nostro organismo senza far danni, e possono diventare patogeni solo in certe condizioni. La loro presenza costante nel microbioma umano potrebbe spiegare perché le misure di distanziamento abbiano avuto un impatto minore sulla loro circolazione generale rispetto ai virus.
Tuttavia, guardando ai singoli batteri, qualcosa è cambiato:
- Pseudomonas aeruginosa (PAE) e Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) sono diminuiti. Questo potrebbe essere legato al miglioramento delle misure igieniche generali e forse a una riduzione dei ricoveri ospedalieri per altre cause.
- Haemophilus influenzae (HIN) e Stenotrophomonas maltophilia (SMA) sono invece aumentati. Qui potrebbero entrare in gioco complesse interazioni tra virus e batteri, o cambiamenti nel microbioma respiratorio magari influenzati anche dalla vaccinazione anti-COVID.

Stagioni Impazzite: Quando l’Influenza Decide di Cambiare Calendario
Una delle cose più affascinanti emerse dallo studio è il cambiamento nei pattern stagionali. Prendiamo l’influenza A: durante la pandemia, a Shenzhen il picco si verificava a giugno. Nel 2023, invece, il picco è arrivato ad aprile, e c’è stato un periodo prolungato di alta positività da agosto a dicembre. Questo significa che le classiche campagne di vaccinazione antinfluenzale potrebbero aver bisogno di una “rinfrescata” nei tempi!
Anche l’RSV, un virus che colpisce soprattutto i più piccoli, ha mostrato un andamento diverso. Durante la pandemia, era più presente nei mesi estivi. Dopo, sembra essersi spostato e ritardato, con un picco ad aprile seguito da un altro a settembre. Questo potrebbe essere dovuto all’accumulo di bambini “suscettibili” che non avevano incontrato il virus durante i lockdown, o a fenomeni di “interferenza virale”, dove la predominanza di un virus (come il SARS-CoV-2) può temporaneamente sopprimere la circolazione di altri.
Chi si Ammala di Più? Età e Genere Sotto la Lente
Lo studio ha anche analizzato chi si è ammalato di più. Sebbene i bambini tra 0 e 5 anni abbiano mostrato i tassi di positività complessivi più alti sia durante che dopo la pandemia, c’è una novità interessante: nel post-pandemia, gli adulti hanno mostrato tassi di rilevamento più alti rispetto ai bambini in età scolare e agli anziani. Forse perché gli adulti hanno ripreso più rapidamente le attività sociali, aumentando il rischio di esposizione? O magari perché diversi gruppi di età hanno aderito in modo diverso alle misure di prevenzione residue? È un dato che fa riflettere e che, curiosamente, differisce da quanto osservato in altre popolazioni, sottolineando l’importanza dei fattori regionali.
Per quanto riguarda il genere, i maschi sono risultati costantemente più colpiti delle femmine, sia durante che dopo la pandemia. Le ragioni? Potrebbero essere differenze nel sistema immunitario, fattori ormonali, fisiologici o anche comportamenti socio-culturali (magari i maschi sono stati meno ligi a mascherine e distanziamento?). Anche qui, non tutti gli studi concordano, il che suggerisce che fattori locali come l’esposizione lavorativa o le abitudini culturali giochino un ruolo.

Cosa Ci Portiamo a Casa da Questa Ricerca?
Beh, prima di tutto, che l’era post-COVID ha rimescolato le carte in tavola per quanto riguarda le infezioni respiratorie. L’effetto rimbalzo, soprattutto per i virus, è reale e va monitorato. Questo studio di Shenzhen, pur con i suoi limiti (è basato su un singolo ospedale, il periodo di osservazione non è lunghissimo e ci sono dettagli sulla stratificazione temporale che non è stato possibile approfondire), ci dà indicazioni preziose.
Sottolinea la necessità di una sorveglianza continua di molteplici patogeni respiratori, non solo del COVID-19. E ci dice che le strategie di sanità pubblica devono essere adattive, pronte a modificarsi in base all’evoluzione della situazione epidemiologica. Le stagioni dei virus potrebbero non essere più quelle a cui eravamo abituati, e questo ha implicazioni per le campagne vaccinali e per la preparazione dei sistemi sanitari.
Insomma, il mondo dei microbi è in continuo movimento, e la pandemia ha agito da potente catalizzatore di cambiamenti. Continuare a studiare e capire queste dinamiche è fondamentale per proteggere la nostra salute. E voi, avete notato cambiamenti nelle vostre “influenze” stagionali? Fatemelo sapere!
Fonte: Springer
