Tilapia Sotto Attacco: Come l’*Aeromonas veronii* Mette a Rischio gli Allevamenti e Come i Probiotici “Nostrani” Possono Salvarci!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un problema serio che sta mettendo a dura prova uno dei pilastri dell’acquacoltura: l’allevamento della Tilapia del Nilo (*Oreochromis niloticus*). Questo pesce, una fonte proteica preziosa e accessibile per tanti, sta subendo attacchi devastanti, soprattutto durante i caldi mesi estivi. E indovinate un po’? Abbiamo identificato uno dei principali colpevoli e stiamo esplorando una soluzione affascinante e naturale: i probiotici “fatti in casa”, o meglio, isolati direttamente dall’intestino dei pesci sani!
L’Indagine: A Caccia del Nemico Invisibile
Tra giugno e agosto 2024, in due diversi allevamenti, abbiamo notato un aumento preoccupante della mortalità tra le nostre tilapia. I pesci mostravano comportamenti strani, nuoto erratico, emorragie sulla pelle, occhi opachi… segni classici di una brutta infezione batterica. Non potevamo restare a guardare. Ci siamo messi subito al lavoro per capire cosa stesse succedendo. Abbiamo prelevato campioni dai pesci malati e dall’acqua, analizzando tutto nel dettaglio.
Il Colpevole Identificato: *Aeromonas veronii*
Dopo analisi fenotipiche e molecolari (abbiamo sequenziato il gene *gyrB*, un marcatore specifico), il nome del batterio è emerso chiaro e tondo: *Aeromonas veronii*. Questo microrganismo è noto per causare la Setticemia Mobile da Aeromonas (MAS), una malattia sistemica grave che può portare a setticemia emorragica e alte mortalità, specialmente nelle tilapia. La prevalenza dell’infezione era alta: 65.19% in un allevamento (con mortalità del 38.84%) e 51.11% nell’altro (mortalità del 25.25%). Il picco? Ad agosto.
Il Legame con l’Ambiente: Quando l’Acqua Diventa Complice
Ci siamo chiesti: perché proprio d’estate? Analizzando i parametri dell’acqua (temperatura, pH, ammoniaca, salinità, ossigeno disciolto), abbiamo trovato una correlazione significativa (P≤ 0.05). Proprio nei mesi più caldi, quando la prevalenza di *A. veronii* era massima, abbiamo registrato un aumento di temperatura, pH, ammoniaca e salinità, mentre l’ossigeno disciolto diminuiva. Queste condizioni, spesso al limite o oltre i livelli ottimali per i pesci, creano uno stress ambientale che li rende più vulnerabili alle infezioni. L’acqua calda favorisce la proliferazione batterica e lo stress indebolisce il sistema immunitario dei pesci. Un cocktail micidiale.

I Danni Visibili e Invisibili: Cosa Fa *A. veronii* ai Pesci
I segni esterni erano solo la punta dell’iceberg. All’interno, i pesci colpiti presentavano liquido ascitico (accumulo di liquidi nell’addome), fegato friabile, milza ingrossata (splenomegalia) e reni congestionati. Per confermare la patogenicità di *A. veronii*, abbiamo condotto un “challenge test”, infettando pesci sani con dosi controllate del batterio. Purtroppo, abbiamo confermato la sua pericolosità: la dose letale 50 (LD50) è risultata essere 2.7 × 10⁷ CFU/mL, e abbiamo registrato una mortalità cumulativa del 66.67% nei pesci infettati sperimentalmente. L’analisi istopatologica (l’esame dei tessuti al microscopio) ha rivelato danni diffusi: edema tra le fibre muscolari, atrofia dei glomeruli renali, degenerazione vacuolare nel fegato, necrosi della milza e accumulo di emosiderina (un complesso di ferro) nei tessuti intestinali. Insomma, *A. veronii* colpisce duro e su più fronti.
Il Problema degli Antibiotici: Una Soluzione a Doppio Taglio
La prima tentazione di fronte a un’infezione batterica è usare gli antibiotici. Ma qui sorgono i problemi. Abbiamo testato la sensibilità del nostro *A. veronii* a diversi antibiotici e abbiamo scoperto che era resistente ad alcuni farmaci comuni come ampicillina, tigeciclina, fosfomicina e sulfametossazolo-trimetoprim. Era sensibile ad altri (amikacina, cefotaxime, ciprofloxacina, ecc.), ma l’uso massiccio e talvolta imprudente di antibiotici in acquacoltura porta a conseguenze note:
- Accumulo di residui nei tessuti dei pesci
- Sviluppo di ceppi batterici resistenti (un incubo per la salute pubblica!)
- Impatto negativo sull’ecosistema acquatico
Serviva un’alternativa più sostenibile ed ecologica.

La Soluzione dall’Interno: I Probiotici Autoctoni
E se la difesa migliore venisse proprio dai “buoni” batteri che già vivono nell’intestino dei pesci sani? Questa è l’idea alla base dei probiotici autoctoni: microrganismi isolati dalla stessa specie che si vuole proteggere. Abbiamo quindi prelevato campioni dall’intestino di tilapia sane, cercando batteri con potenzialità probiotiche. Ne abbiamo isolati 60 potenziali candidati, ma la vera sfida era selezionare i migliori.
Alla Ricerca del Super-Batterio: *Bacillus paralicheniformis*
Abbiamo messo alla prova i nostri candidati. Cercavamo batteri capaci di:
- Combattere *A. veronii*: Abbiamo testato la loro attività antagonista. Ben 18 isolati hanno mostrato capacità di inibire la crescita del patogeno, 15 dei quali in modo molto forte!
- Produrre enzimi utili: Volevamo batteri che aiutassero la digestione, producendo amilasi, proteasi e lipasi. Molti dei nostri isolati erano positivi.
- Sopravvivere nell’intestino: Dovevano tollerare l’acidità dello stomaco (basso pH) e i sali biliari presenti nell’intestino. I nostri candidati hanno dimostrato una buona resistenza.
- Essere sicuri: Questo è fondamentale! Abbiamo verificato che non fossero resistenti agli antibiotici importanti (la maggior parte era sensibile), che non causassero emolisi (rottura dei globuli rossi – attività γ-emolitica, cioè nessuna emolisi) e che non fossero patogeni essi stessi (test di patogenicità su pesci sani).
Dopo questa rigorosa selezione, siamo rimasti con sette ceppi “superstar” del genere Bacillus. L’analisi molecolare (sequenziamento del gene 16S rRNA) di uno dei ceppi più promettenti (chiamato AMR2025) ha rivelato la sua identità: Bacillus paralicheniformis. Questo batterio ha mostrato un potenziale eccezionale come agente di biocontrollo contro *A. veronii*.

Conclusioni e Prospettive Future
Quindi, cosa abbiamo imparato? Primo, che *Aeromonas veronii* è un nemico reale e pericoloso per la tilapia d’allevamento, specialmente quando le condizioni dell’acqua peggiorano in estate. Secondo, che l’uso indiscriminato di antibiotici non è la soluzione a lungo termine, data la crescente resistenza batterica. Terzo, e più importante, che la natura stessa ci offre strumenti potenti: i probiotici autoctoni, come il Bacillus paralicheniformis che abbiamo isolato, rappresentano una strategia preventiva promettente, sicura ed ecologica. Questi “batteri buoni”, specifici per la tilapia, possono aiutare a mantenere l’equilibrio microbico intestinale, rafforzare le difese immunitarie dei pesci e combattere attivamente i patogeni. È un passo importante verso un’acquacoltura più sostenibile e resiliente. La ricerca continua, ma siamo decisamente sulla strada giusta!
Fonte: Springer
