Portrait Photography, lente da 35 mm, una donna ponderata alla fine degli anni '30 che guarda verso il futuro, sottile di sfondo che suggerisce ricerche mediche o assistenza sanitaria, profondità di campo, blu duotone e grigio, che rappresentano speranza e preoccupazione per la salute riproduttiva femminile.

Infertilità Femminile e Infezioni: Un Legame Pericoloso (e Come Combatterlo)

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore e che, purtroppo, tocca la vita di tantissime donne nel mondo: l’infertilità femminile legata a infezioni. Sì, avete capito bene. Malattie come le infezioni sessualmente trasmissibili (IST) e la sepsi materna non sono solo un problema di salute nell’immediato, ma possono lasciare cicatrici profonde, arrivando a compromettere la possibilità di avere figli. È un tema complesso, un po’ nascosto, ma con un impatto enorme sulla vita delle persone, sulle famiglie e sulla società.

Recentemente mi sono imbattuto in uno studio affascinante, basato sui dati del Global Burden of Disease (GBD) 2021, che ha analizzato proprio questo legame a livello globale, dal 1990 fino al 2021, provando anche a fare delle proiezioni fino al 2050. E quello che emerge, ve lo dico subito, è un quadro che merita tutta la nostra attenzione.

Un Problema Globale in Crescita

Partiamo dai numeri, che spesso sono più eloquenti di mille parole. Dal 1990 al 2021, a livello mondiale, il tasso di prevalenza standardizzato per età (ASPR, in pratica quanti casi ci sono ogni 100.000 donne in età riproduttiva, tenendo conto delle diverse strutture d’età delle popolazioni) per l’infertilità legata a infezioni è aumentato. Siamo passati da circa 840 casi a quasi 983 casi per 100.000 donne. Non solo: anche gli anni vissuti con disabilità (YLDs), che misurano l’impatto sulla qualità della vita, sono cresciuti significativamente. In termini assoluti, siamo passati da circa 11,3 milioni a oltre 19,1 milioni di casi prevalenti nel mondo in questo periodo!

E le previsioni? Beh, lo studio suggerisce che questa tendenza al rialzo potrebbe continuare fino al 2050. Insomma, non stiamo parlando di un problema in via di risoluzione, anzi.

Chi Colpisce di Più? Disparità Geografiche e Socio-Economiche

Qui le cose si fanno interessanti e, per certi versi, preoccupanti. La situazione non è uguale dappertutto. Le regioni con un basso indice socio-demografico (SDI) – un indicatore che combina istruzione, fertilità e reddito – mostrano i tassi di prevalenza più alti in assoluto (pensate a quasi 1250 casi per 100.000 donne!). La buona notizia? Sono anche le regioni dove si è registrato il calo più rapido negli ultimi decenni. Questo suggerisce che gli interventi, dove messi in atto, possono funzionare.

L’area con il fardello più pesante in assoluto nel 2021? L’Africa Sub-Sahariana Occidentale, con tassi altissimi (oltre 1900 casi per 100.000). Al contrario, l’Asia Meridionale registrava i tassi più bassi.

Un altro dato che fa riflettere è la correlazione con l’indice SDI: in generale, più basso è l’indice, maggiore è il carico di infertilità da infezioni. Tuttavia, negli ultimi anni, si è notato un aumento del tasso di crescita del problema proprio nei paesi con SDI medio-alto e alto. Come mai? Forse una maggiore capacità diagnostica, cambiamenti negli stili di vita, o forse un ritardo nella ricerca di una gravidanza che porta l’età a giocare un ruolo più incisivo.

I “Colpevoli” Principali: IST e Sepsi Materna

Ma quali sono queste infezioni che causano così tanti problemi? Lo studio GBD 2021 ne identifica principalmente quattro gruppi:

  • Infezioni da Clamidia (Chlamydia trachomatis)
  • Infezioni da Gonorrea (Neisseria gonorrhoeae)
  • Altre infezioni sessualmente trasmissibili (un gruppo che include diverse altre IST)
  • Sepsi materna e altre infezioni materne (MSMI)

La parte del leone la fanno le “altre IST” e la Clamidia. Pensate che nel 2021, le altre IST erano responsabili di quasi il 66% dei casi, seguite dalla Clamidia con quasi il 25%. E sono proprio queste due categorie ad aver mostrato l’aumento più significativo dal 1990.

Scatto di lenti macro, 85 mm, concentrandosi su una piastra di Petri con culture batteriche che rappresentano IST come la clamidia e la gonorrea, alti dettagli, illuminazione controllata in laboratorio, suggerendo ricerche scientifiche sulle cause di infezione.

Perché questo aumento, soprattutto per la Clamidia? Potrebbe essere legato a migliori e più diffusi test di screening, che fanno emergere casi prima sommersi (la Clamidia è spesso asintomatica!). Ma anche fattori come il ritardare l’età della prima gravidanza possono aumentare il rischio cumulativo.

Invece, l’infertilità legata alla Gonorrea e alla Sepsi Materna ha mostrato un calo generale dal 1990. Questo è positivo e probabilmente riflette migliori strategie di prevenzione e trattamento. Tuttavia, attenzione: per la Gonorrea, negli ultimi dieci anni si è vista una certa “ripresa”. Un sospettato? La crescente resistenza agli antibiotici di Neisseria gonorrhoeae, un problema sanitario globale serissimo.

La sepsi materna, una grave infezione sistemica che può verificarsi durante la gravidanza o dopo il parto, è stata collegata all’infertilità secondaria (cioè l’incapacità di concepire dopo aver già avuto un figlio). Anche se il carico globale è diminuito, le disparità regionali sono enormi: nei paesi a basso SDI, il rischio è molto più alto. Qui entrano in gioco fattori come la qualità dell’assistenza sanitaria, l’accesso alle cure, la qualità dei farmaci.

L’Età Conta: Un Rischio che Cresce

Come potevamo immaginare, l’età gioca un ruolo cruciale. Lo studio conferma che il carico di infertilità da infezioni aumenta con l’età della donna, raggiungendo un picco nella fascia 40-44 anni, per poi diminuire leggermente tra i 45 e i 49 anni. Questo andamento riflette sia il generale declino della fertilità con l’età, sia l’accumulo nel tempo del rischio o delle conseguenze di infezioni passate.

È interessante notare che, sebbene il picco sia a 40-44 anni, gli aumenti percentuali più rapidi nel periodo 1990-2021 si sono visti nelle fasce d’età più giovani (20-24 e 25-29 anni), soprattutto per Clamidia e altre IST. Questo è un campanello d’allarme: dobbiamo proteggere la salute riproduttiva fin da giovani!

Uno Sguardo al Futuro: Cosa Ci Aspetta nel 2050?

Le proiezioni fatte utilizzando un modello statistico (BAPC) non sono particolarmente confortanti. Indicano che, pur con delle fluttuazioni, la tendenza generale del carico di infertilità da infezioni a livello globale è prevista in aumento fino al 2050. Si stima che l’ASPR possa arrivare a quasi 1340 casi per 100.000 donne.

La fascia d’età 40-44 anni rimarrà probabilmente quella più colpita e quella con la crescita più rapida. L’aumento sarà trainato soprattutto da Clamidia, Gonorrea e altre IST. Anche per la sepsi materna, si prevede uno spostamento del picco di carico verso la fascia 40-44 anni.

Cosa Possiamo Fare? Strategie e Sfide

Di fronte a questo quadro, non possiamo restare a guardare. La buona notizia è che molto si può fare. Lo studio sottolinea l’urgenza di mettere in campo strategie mirate, specialmente nelle regioni a basso SDI ma senza dimenticare i trend in crescita altrove.

Le parole chiave sono:

  • Prevenzione: Educazione sessuale completa, promozione dell’uso del preservativo, campagne di sensibilizzazione.
  • Screening e Diagnosi Precoce: Aumentare l’accesso a test per le IST, anche per le forme asintomatiche, soprattutto nelle popolazioni a rischio. Migliorare la diagnosi e la gestione della sepsi materna.
  • Trattamento Adeguato: Garantire l’accesso a cure efficaci e tempestive, combattendo il problema dell’antibiotico-resistenza (specialmente per la Gonorrea).
  • Ricerca e Sviluppo: Investire nello sviluppo di nuovi antibiotici e, importantissimo, di vaccini. Ci sono progressi per la Gonorrea, ma per la Clamidia la strada è ancora lunga.
  • Rafforzare i Sistemi Sanitari: Migliorare le infrastrutture, formare il personale, garantire la qualità delle cure prenatali e postnatali.
  • Affrontare lo Stigma: L’infertilità e le IST sono spesso argomenti tabù. Bisogna parlarne apertamente per incoraggiare le persone a cercare aiuto.

Lente grandangolare, 15 mm, che mostrano un gruppo diversificato di operatori sanitari che collaborano attorno a un ologramma della mappa del mondo che mostrano tendenze dei dati sanitari, focus acuto, moderne ambientazioni delle strutture di ricerca, che rappresentano la pianificazione della strategia sanitaria globale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha già lanciato strategie globali per ridurre l’impatto di HIV, epatiti virali e IST entro il 2030, con obiettivi ambiziosi di riduzione dei nuovi casi. Integrare la prevenzione e il controllo delle IST nella copertura sanitaria universale è un passo fondamentale.

Certo, ci sono limiti anche in studi ampi come il GBD: la qualità dei dati può variare, alcune infezioni rilevanti potrebbero non essere incluse, e l’indice SDI non cattura tutte le sfumature locali. Ma il messaggio generale è chiaro e forte.

In conclusione, l’infertilità femminile causata da infezioni è una sfida sanitaria globale seria e in crescita. Capirne le dinamiche, le cause e le disparità è il primo passo per poter agire in modo efficace. Servono investimenti, strategie mirate, ricerca e un impegno collettivo per proteggere la salute riproduttiva delle donne in tutto il mondo. È una battaglia che vale assolutamente la pena combattere.

Fonte: Springer

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *