Ritratto fotografico con prime lens, 35mm, di un medico dall'aspetto pensieroso che osserva una rappresentazione astratta di una scansione epatica con depositi di grasso, affiancata da silhouette che indicano diverse forme corporee. Profondità di campo ridotta, tonalità duotone blu e grigio per un'atmosfera clinica ma riflessiva.

Fegato Grasso e Forma del Corpo: C’è un Legame Nascosto (e Non Lineare!)

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di una scoperta affascinante che collega la forma del nostro corpo, in particolare la nostra “rotondità”, alla salute del fegato. Sembra strano? Eppure, uno studio recente condotto su adulti giapponesi non diabetici ha messo in luce una relazione sorprendente e, soprattutto, non lineare tra un indice chiamato Body Roundness Index (BRI) e una condizione sempre più diffusa: la steatosi epatica associata a disfunzione metabolica, o MASLD. In parole povere, il fegato grasso legato a problemi metabolici.

Cos’è la MASLD e Perché Dovrebbe Interessarci?

Forse avete sentito parlare di fegato grasso (NAFLD). Bene, la MASLD è un termine più recente che sottolinea il ruolo cruciale della disfunzione metabolica nello sviluppo e nella progressione di questa malattia. Non si tratta solo di un accumulo di grasso nel fegato; la MASLD è un campanello d’allarme per disturbi metabolici sistemici. Pensate che quasi tutti coloro che avevano una diagnosi di NAFLD rientrano anche nei criteri per la MASLD!

La sua incidenza è aumentata drasticamente negli ultimi anni, andando di pari passo con l’epidemia globale di obesità e diabete. Oggi è considerata la principale causa di malattia epatica cronica nel mondo, colpendo circa il 38% degli adulti. Il problema è che la MASLD non è affatto innocua: può peggiorare, trasformandosi in steatoepatite non alcolica (NASH), cirrosi e persino cancro al fegato. Inoltre, è strettamente legata alla sindrome metabolica e al diabete. Capire chi è a rischio e come intervenire precocemente è quindi una priorità assoluta.

Oltre l’IMC: Entra in Scena il BRI!

Siamo abituati a usare l’Indice di Massa Corporea (IMC o BMI) per valutare il nostro peso forma. Tuttavia, l’IMC ha un limite: ci dice quanto pesiamo in relazione all’altezza, ma non dove si accumula il grasso. E sappiamo bene che il grasso viscerale, quello addominale, è particolarmente insidioso per la salute metabolica.

Qui entra in gioco il Body Roundness Index (BRI). Introdotto qualche anno fa, questo indice non si basa solo su peso e altezza, ma include la circonferenza vita. Questo lo rende più sensibile all’accumulo di grasso viscerale. Studi precedenti lo hanno già collegato a diabete, malattie cardiovascolari e sindrome metabolica. Dato il forte legame tra obesità (soprattutto viscerale) e MASLD, alcuni ricercatori hanno iniziato a chiedersi se il BRI potesse essere un buon predittore anche per il fegato grasso.

Macro fotografia, 60mm, di un modello anatomico stilizzato del fegato umano con aree evidenziate a rappresentare l'accumulo di grasso (steatosi), illuminazione controllata per enfatizzare i dettagli, sfondo neutro.

Finora, però, la relazione tra BRI e MASLD non era stata esplorata a fondo, specialmente nelle persone non diabetiche. Ed è proprio qui che si inserisce lo studio giapponese che voglio raccontarvi.

Lo Studio Giapponese: Cosa Hanno Scoperto?

I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 15.000 partecipanti (uomini e donne) non diabetici, raccolti tra il 2004 e il 2015 nell’ambito dello studio NAGALA in Giappone. Hanno calcolato il BRI per ciascuno e verificato la presenza di MASLD tramite ecografia addominale e criteri metabolici.

I risultati sono stati illuminanti:

  • La prevalenza di MASLD in questo campione di non diabetici era del 14,46%. È interessante notare che anche tra i non obesi (definiti come BMI < 30 kg/m²), la prevalenza era significativa: 13,73%. Questo ci dice che il fegato grasso metabolico non è un problema solo di chi è obeso secondo i criteri classici.
  • Dopo aver tenuto conto di tutti i possibili fattori confondenti (età, sesso, BMI, abitudini di vita, pressione, glicemia, colesterolo, ecc.), è emersa una forte associazione positiva tra BRI e MASLD. In pratica, all’aumentare del BRI, aumentava significativamente il rischio di avere la MASLD. L’odds ratio (una misura del rischio) era di 1.72, il che suggerisce un rischio aumentato di circa il 72% per ogni unità di aumento del BRI, anche dopo aver considerato altri fattori.

La Sorpresa: Un Legame Non Lineare!

Ma la parte più intrigante è un’altra. Utilizzando modelli statistici più sofisticati (le spline cubiche ristrette, per i più tecnici), i ricercatori hanno scoperto che la relazione tra BRI e MASLD non è una semplice linea retta. C’è un punto di svolta, un “punto di inflessione”, identificato a un valore di BRI pari a 3.06.

Cosa significa? Che sotto questo valore di BRI (3.06), l’aumento del rischio di MASLD è molto più rapido e marcato (OR di 3.97!). Superata questa soglia, il rischio continua ad aumentare all’aumentare del BRI, ma in modo molto più graduale (OR di 1.28). È come se, fino a un certo punto, l’accumulo di grasso “rotondo” avesse un impatto esplosivo sul fegato, mentre oltre quella soglia l’effetto aggiuntivo fosse più contenuto, pur rimanendo significativo. Questo suggerisce che anche piccoli aumenti di BRI, quando si è al di sotto di quella soglia critica, potrebbero essere particolarmente dannosi per la salute del fegato.

Grafico stilizzato che mostra una curva non lineare crescente, con un punto di inflessione evidente, rappresentante la relazione tra BRI e rischio di MASLD. Sfondo astratto con elementi scientifici.

Il BMI Conta, Ma Non Come Penseresti!

Un altro risultato notevole è emerso dalle analisi stratificate, cioè guardando sottogruppi specifici. I ricercatori hanno scoperto che l’associazione tra BRI e MASLD era significativamente più forte nelle persone con un BMI più basso (≤ 24 kg/m²). In questo gruppo, l’OR era ben 3.16, mentre nel gruppo con BMI > 24 kg/m², l’OR era 2.21.

Questo è davvero interessante! Suggerisce che il BRI potrebbe essere un indicatore particolarmente utile proprio in quelle persone che, basandosi solo sul BMI, non verrebbero considerate a rischio elevato (specialmente nelle popolazioni asiatiche, che tendono a sviluppare problemi metabolici a BMI inferiori rispetto agli occidentali). Sembra che in chi è più “magro” secondo l’IMC, la “forma” (cioè la distribuzione del grasso catturata dal BRI) giochi un ruolo ancora più determinante nel rischio di MASLD.

Perché Proprio in Giappone? E Quali Sono i Limiti?

La prevalenza della MASLD varia nel mondo. In Asia è intorno al 29-30%, con il Giappone che mostra tassi relativamente più bassi (circa 22%) rispetto ad altri paesi asiatici, ma comunque significativi. Questo studio, focalizzandosi su una popolazione giapponese non diabetica, ha trovato una prevalenza del 14.46%, evidenziando come la MASLD sia un problema rilevante anche in assenza di diabete e in una popolazione tendenzialmente meno obesa rispetto a quelle occidentali.

Certo, lo studio ha i suoi limiti, come sottolineano gli stessi autori. La diagnosi di MASLD era basata sull’ecografia (che non vede tutti i casi e non misura la gravità), sono state escluse persone con diabete o anziane (limitando la generalizzabilità), non si è tenuto conto di fattori come dieta o genetica, e la percentuale di persone obese nel campione era limitata. Inoltre, non è stato confrontato direttamente il BRI con altri indici di fegato grasso.

Cosa Portiamo a Casa?

Nonostante i limiti, questo studio ci lascia un messaggio importante: il Body Roundness Index (BRI) sembra essere un indicatore valido e potenzialmente molto utile per stimare il rischio di fegato grasso associato a disfunzione metabolica (MASLD), anche in persone non diabetiche. La sua forza sta nel catturare meglio la distribuzione del grasso corporeo, in particolare quello viscerale.

La scoperta chiave è la relazione non lineare, con quella soglia critica di 3.06, sotto la quale il rischio impenna. E il fatto che l’associazione sia ancora più forte in chi ha un BMI più basso è un monito a non basarsi solo sull’IMC per valutare il rischio metabolico e di salute del fegato.

Insomma, la nostra “forma”, la nostra rotondità, sembra raccontare una storia importante sulla salute del nostro fegato, una storia che va oltre il semplice peso sulla bilancia. Serviranno sicuramente altre ricerche per confermare questi risultati in popolazioni diverse e per capire meglio i meccanismi sottostanti, ma è un passo avanti affascinante nella comprensione di questa patologia silenziosa ma diffusa.

Fonte: Springer

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *