Osteoporosi: Come la Tecnologia e Nuovi Indicatori Stanno Rivoluzionando la Cura (E Vi Racconto Come!)
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che riguarda la salute di tantissime persone, specialmente con l’avanzare dell’età: l’osteoporosi. Sapete, quella condizione un po’ subdola che indebolisce le nostre ossa rendendole più fragili e soggette a fratture. È un problema serio, che impatta sulla qualità della vita e, purtroppo, è ancora troppo spesso sotto-diagnosticata e sotto-trattata.
Il Problema Silenzioso dell’Osteoporosi
Pensate che a livello globale colpisce circa il 22% delle donne e il 7% degli uomini sopra i 50 anni. In Belgio, ad esempio, nel 2019 si stimavano quasi 700.000 persone affette, con costi per le fratture osteoporotiche che pesano per il 2.4% sulla spesa sanitaria nazionale! E con l’invecchiamento della popolazione, questi numeri sono destinati a salire.
Il guaio è che molte persone, soprattutto donne in post-menopausa, tendono a sottovalutare il proprio rischio e a non parlarne col medico. Spesso, la diagnosi arriva solo dopo la prima frattura, quando ormai il danno è fatto. Ecco perché è fondamentale giocare d’anticipo, identificare chi è a rischio e intervenire con prevenzione e cure adeguate. E qui entriamo in gioco noi, i medici di medicina generale (MMG). Abbiamo un ruolo chiave nell’identificazione precoce e nella gestione integrata di questa patologia.
La Tecnologia ci Viene in Aiuto: La Cartella Clinica Elettronica
Ma come possiamo migliorare? Come possiamo essere più efficaci nello scovare i pazienti a rischio e nel monitorare la qualità delle cure che offriamo? Qui entra in campo la tecnologia, in particolare la cartella clinica elettronica (EHR – Electronic Health Record). Immaginatela come un enorme archivio digitale che contiene la storia sanitaria dei nostri pazienti. Se usata bene, può diventare uno strumento potentissimo!
Possiamo usarla per identificare automaticamente i pazienti che presentano fattori di rischio per l’osteoporosi, per monitorare se stiamo seguendo le linee guida, per generare dei report che ci diano un feedback sulla qualità del nostro lavoro. In questo modo, possiamo coinvolgere di più i pazienti nella gestione della loro salute, iniziando per tempo prevenzione e trattamenti.
Ma per fare tutto questo, servono degli strumenti specifici: degli indicatori di qualità (QI – Quality Indicators). Non indicatori qualsiasi, ma indicatori basati sull’evidenza scientifica, chiari, misurabili e, soprattutto, estraibili automaticamente dalle cartelle cliniche elettroniche. Finora, mancava un set completo di indicatori con queste caratteristiche specifiche per l’osteoporosi in cure primarie. Ed è qui che entra in gioco lo studio di cui vi parlo oggi!
Come Abbiamo Creato i Nuovi Indicatori: Il Metodo Delphi Modificato
L’obiettivo dello studio era proprio questo: sviluppare un set di indicatori di qualità per l’osteoporosi che fossero basati sulle migliori evidenze scientifiche e che potessero essere estratti dalle EHR. Per farlo, abbiamo usato un metodo rigoroso e affascinante chiamato RAND/UCLA-modified Delphi method. Sembra complicato, ma l’idea di base è quella di raggiungere un consenso tra esperti partendo da una base solida.
Ecco come abbiamo fatto, passo dopo passo:
- Ricerca della Letteratura: Ci siamo tuffati in un mare di linee guida scientifiche sull’osteoporosi (PubMed, GIN, Trip database, etc.), cercando tutte le raccomandazioni pertinenti pubblicate dopo il 2018 e scritte in inglese o olandese. Abbiamo selezionato solo quelle provenienti da istituzioni autorevoli e valutate come eccellenti con uno strumento chiamato AGREE II.
- Selezione “SMART”: Abbiamo preso tutte le raccomandazioni trovate (ben 478!) e le abbiamo passate al setaccio. Dovevano rispettare i criteri ‘SMART’ (Specifiche, Misurabili, Accettabili, Realistiche e Temporizzate) ed essere potenzialmente estraibili da una cartella clinica elettronica. Un lavoro certosino che ha portato a una prima scrematura.
- Il Panel di Esperti: Abbiamo messo insieme una squadra di “cervelli”: 8 medici di medicina generale, 1 geriatra, 1 reumatologo, 1 esperto di EHR e, importantissimo, 2 pazienti (uno dei quali anche infermiere). Un mix perfetto di competenze e prospettive.
- Primo Round (Questionario): Abbiamo presentato al panel le 38 raccomandazioni “superstiti” sotto forma di questionario. Ognuno doveva valutarle individualmente su una scala da 1 a 9 (quanto fossero appropriate per misurare la qualità della cura) e indicare se fossero estraibili dall’EHR. Abbiamo anche chiesto di stilare una top 5 per importanza in diverse categorie (diagnosi, screening, trattamento, etc.).
- Analisi e Feedback: Abbiamo analizzato tutti i punteggi, calcolato mediane, percentuali di priorità e livelli di accordo. Abbiamo classificato le raccomandazioni in “alto potenziale” (verdi), “potenziale incerto” (gialle) e “basso potenziale” (rosse) e inviato un report personalizzato a ciascun membro del panel.
- Consensus Meeting: Ci siamo riuniti (in parte fisicamente, in parte con contributi separati) per discutere i risultati, concentrandoci soprattutto sulle raccomandazioni gialle e rosse. Quelle verdi erano considerate approvate, a meno di richieste specifiche di discussione. È stato un momento fondamentale di confronto, a volte anche acceso ma sempre costruttivo, tra specialisti, MMG e pazienti. Abbiamo modificato, fuso, semplificato e talvolta aggiunto informazioni alle raccomandazioni, sempre tenendo d’occhio l’estraibilità dall’EHR e la correttezza medica.
- Valutazione Finale: Abbiamo inviato la lista delle raccomandazioni modificate e approvate al panel per un ultimo giro di approvazione.
- Trasformazione in Indicatori: Infine, abbiamo trasformato le 20 raccomandazioni finali in veri e propri indicatori di qualità misurabili, spesso dividendole per renderle più specifiche e facilmente estraibili. Ad esempio, una raccomandazione come “Peso, altezza e BMI devono essere misurati annualmente” è diventata l’indicatore “La percentuale di pazienti con osteoporosi a cui vengono misurati annualmente peso, altezza e BMI”.

Dal Mare Magnum alle Perle: Il Risultato Finale
Partendo da quasi 800 record iniziali e 478 raccomandazioni estratte da 11 linee guida di alta qualità, siamo arrivati a definire un set finale di 34 indicatori di qualità (QI) per la gestione dell’osteoporosi nelle cure primarie. Di questi, 13 sono già attualmente estraibili dai sistemi EHR in uso in Belgio. Gli altri richiedono piccole modifiche ai software, ma sono tecnicamente fattibili.
Cosa coprono questi indicatori? Un po’ tutto il percorso del paziente:
- Diagnosi (1 QI)
- Screening (3 QI)
- Indagini tecniche (come la MOC/DXA) (2 QI)
- Gestione dello stile di vita (es. fumo, alcol) (4 QI)
- Trattamento farmacologico (14 QI)
- Follow-up (5 QI)
- Invio allo specialista (Referral) (5 QI)
![]()
Durante le discussioni nel panel, sono emersi punti cruciali. Tutti concordavano sull’importanza dello screening e della diagnosi precoce nei pazienti a rischio (es. calcolo del FRAX-score ogni due anni sopra i 65 anni o con fattori di rischio). I medici di base hanno sottolineato come avere strumenti integrati nell’EHR li aiuterebbe a pensare più spesso allo screening.
Si è discusso molto anche sulla gestione dello stile di vita, con i pazienti che hanno evidenziato la necessità di ricevere informazioni chiare su fumo, alcol e attività fisica. Abbiamo incluso anche il controllo dell’aderenza alla terapia, un punto dolente ma fondamentale.
Argomenti più tecnici, come l’uso dei marcatori di turnover osseo (BTM), sono stati esclusi perché poco pratici e costosi per le cure primarie. Anche sul trattamento farmacologico c’è stato dibattito: ad esempio, quando misurare la vitamina D? Si è concordato un approccio pragmatico ed estraibile dall’EHR. Gli specialisti hanno insistito per includere criteri per l’invio a terapie più nuove (anaboliche), anche se gestite in ambito specialistico, perché è compito del MMG identificare i pazienti candidabili. Abbiamo anche semplificato i criteri per l’invio in caso di uso di corticosteroidi o insufficienza renale, basandoci su dati recenti.
Perché Questi Indicatori Sono Importanti?
Questo set di 34 indicatori è, a nostra conoscenza, uno dei primi a essere contemporaneamente basato sull’evidenza e pensato specificamente per l’estraibilità dalle cartelle cliniche elettroniche per l’osteoporosi in cure primarie. Non si concentra solo su sottogruppi specifici (come donne in post-menopausa), ma sull’intera popolazione affetta da osteoporosi, rendendolo più facile da usare per noi medici di base.
Il bello è che questi indicatori aprono la porta a sistemi di audit e feedback automatici. Immaginate il vostro software che, in background, analizza i dati dei vostri pazienti con osteoporosi e vi fornisce un report periodico: “Guarda, stai andando benissimo nello screening, ma potresti migliorare nel controllo dell’aderenza alla terapia per questo gruppo di pazienti”. Sarebbe un aiuto incredibile per monitorare e migliorare costantemente la qualità delle cure che offriamo! In Belgio, questi indicatori verranno usati proprio in un progetto nazionale chiamato “Barometer” che si basa su questo principio.

Uno Sguardo al Futuro (con un Pizzico di Realismo)
Certo, non è tutto oro quello che luccica. L’efficacia di questo sistema dipende moltissimo dalla qualità e completezza dei dati inseriti nelle cartelle cliniche elettroniche. Se non registriamo correttamente i fattori di rischio, le diagnosi, i trattamenti, gli indicatori non potranno funzionare a dovere. Serve un impegno costante nel codificare bene le informazioni. Inoltre, alcuni elementi importanti (come l’aderenza riferita dal paziente o aspetti multidisciplinari complessi) sono difficili da “catturare” in un codice estraibile. E, come detto, non tutti i 34 indicatori sono *già oggi* estraibili ovunque; serviranno aggiornamenti dei software.
Nonostante queste sfide, credo fermamente che questo lavoro rappresenti un passo avanti significativo. Avere a disposizione un set di indicatori di qualità robusti, basati sull’evidenza e pensati per la tecnologia che usiamo ogni giorno, ci dà uno strumento concreto per affrontare meglio l’osteoporosi, una patologia diffusa e con un impatto pesante. Prevenzione e diagnosi precoce sono le nostre armi migliori come medici di base, e questi indicatori ci aiuteranno a usarle in modo più efficace e misurabile. È un percorso iniziato, e sono ottimista sui benefici che porterà ai nostri pazienti.
Fonte: Springer
