Fotografia drammatica di un corridoio d'ospedale vuoto con una luce d'emergenza rossa lampeggiante, obiettivo 24mm, profondità di campo che sfoca il fondo, atmosfera tesa, stile film noir.

Allarme Rosso al “Bara”: Cosa Non Va nei Sistemi Antincendio del Gigante Ospedaliero Africano?

Ragazzi, parliamo di ospedali. Luoghi di cura, di speranza, ma anche incredibilmente complessi e, potenzialmente, vulnerabili. Oggi vi porto con me in un’indagine che mi ha lasciato un po’ scosso, riguardante un vero colosso: il Chris Hani Baragwanath Academic Hospital (CHBAH), meglio conosciuto come ‘Bara’. Parliamo del più grande ospedale pubblico d’Africa e il terzo al mondo, con circa 3.200 posti letto e ben 407 edifici. Un gigante che opera 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Ora, immaginate cosa potrebbe succedere se scoppiasse un incendio in un posto del genere. Il panico, il rischio per pazienti spesso allettati o non autosufficienti, per il personale, i danni enormi. Ecco perché la sicurezza antincendio è *fondamentale*. Eppure, uno studio condotto tra il 2022 e il 2023 ha acceso un faro preoccupante sulla situazione proprio lì, al Bara. L’obiettivo? Capire se i sistemi antincendio attuali sono davvero in grado di proteggere la comunità ospedaliera. E, vi anticipo, i risultati non sono esattamente rassicuranti.

Un Ospedale Gigante, Rischi Giganteschi

Prima di tuffarci nei dettagli, capiamo il contesto. Il Bara non è un ospedale qualunque. Costruito nel 1942, serve una media di 2.500 persone al giorno. Nel 1997 è entrato nel Guinness dei Primati come uno degli ospedali più grandi del mondo. Ma le dimensioni portano con sé sfide enormi, specialmente quando si parla di sicurezza. Gli ospedali usano sostanze infiammabili, ospitano persone vulnerabili… il rischio incendio è intrinsecamente alto. E purtroppo, tra il 2011 e il 2021, diversi ospedali in Sudafrica hanno subito incendi, a volte con conseguenze tragiche in termini di vite umane e danni materiali. Anche il Bara ha avuto un episodio nel giugno 2021, per fortuna senza feriti, ma che ha suonato come un campanello d’allarme.

Sistemi Antincendio? Un Tasto Dolente

Lo studio ha usato un approccio misto: questionari a 280 membri del personale (dirigenti, medici, infermieri, staff amministrativo e generico), osservazioni dirette in 130 edifici e interviste approfondite a 6 membri dell’alta dirigenza. Cosa è emerso? Diciamocelo chiaramente: la manutenzione e la funzionalità dei sistemi antincendio al CHBAH sono compromesse. Questo significa non essere conformi ai codici nazionali sudafricani (SANS), ai regolamenti della città di Johannesburg e ad altre normative pertinenti.

Pensate che già Leonardo da Vinci, nel XV secolo, ideava sistemi precursori degli sprinkler! Oggi abbiamo tecnologie avanzate, sistemi attivi (come sprinkler, rilevatori, allarmi che si attivano automaticamente o manualmente) e passivi (materiali ignifughi, porte tagliafuoco che rallentano la propagazione). Il Bara li usa entrambi, ma lo studio solleva seri dubbi sulla loro efficienza reale.

Fotografia realistica di un corridoio d'ospedale moderno ma vuoto, con un rilevatore di fumo ben visibile sul soffitto, obiettivo 35mm, luce naturale filtrata da una finestra, profondità di campo media.

Cosa Dicono i Numeri (e le Osservazioni)?

I risultati delle osservazioni dirette negli edifici sono, francamente, allarmanti. Immaginate:

  • Solo il 5% degli edifici osservati aveva una prova di conformità antincendio.
  • Ben il 96% mancava di piani di evacuazione approvati e affissi come richiesto. Avete capito bene, quasi nessuno!
  • Punti di raccolta esterni? Mancanti nel 92% dei casi osservati dove erano richiesti.
  • Allarmi antincendio? Non conformi o assenti nell’89.5% degli edifici ispezionati che ne necessitavano.
  • Rilevatori di fumo? Ancora peggio: 94% di non conformità.
  • Porte tagliafuoco? Fondamentali per contenere le fiamme, ma non conformi nel 54% dei casi.
  • Estintori? Spesso ostruiti o mal posizionati (57% non conforme sulla localizzazione).
  • Sistemi di soppressione incendi nelle cucine? Assenti in tutti gli edifici osservati, un rischio enorme vista la frequenza degli incendi in cucina.

E non finisce qui: idranti non testati regolarmente (dovrebbero esserlo annualmente con una pressione minima di 300 kPa), segnaletica inadeguata, pulsanti manuali di allarme non funzionanti… un quadro davvero critico.

E il Personale? Confusione e Poca Formazione

Passiamo al lato umano. Come percepisce la situazione chi lavora lì ogni giorno? Anche qui, le note dolenti non mancano.
Dai questionari emerge che una parte significativa del personale ha lacune nella conoscenza base della sicurezza antincendio. Ad esempio, il 62.7% non conosceva le classi di incendio e il 6.7% ha dato risposte errate. Questo suggerisce una formazione insufficiente o non aggiornata.

Un dato emblematico: il 42% degli intervistati ha indicato le “fire horns” (sorta di trombe) come sistema di allarme principale. Peccato che questi dispositivi non siano conformi agli standard sudafricani e non siano adatti, ad esempio, per persone con problemi di udito. Mancano sistemi visivi adeguati.

Inoltre, c’è confusione su chi coordina le emergenze: il 48.5% non era sicuro se ci fossero figure dedicate come i “fire marshal” addestrati. Le interviste con l’alta dirigenza hanno confermato una formazione sporadica e carente, con esercitazioni antincendio rarissime (alcuni non ne facevano da 2-4 anni!) o inesistenti, spesso a causa di vincoli di budget. Addirittura, alcuni piani di emergenza erano descritti come illeggibili o disegnati a mano!

Ritratto fotografico di un gruppo di infermieri e dottori in un corridoio d'ospedale, espressioni leggermente preoccupate, obiettivo 50mm, luce ambientale interna, profondità di campo ridotta per focalizzare sul gruppo.

C’è anche incertezza su chi sia responsabile della manutenzione: l’unità di gestione delle strutture (FMU)? Il Dipartimento delle Infrastrutture e dello Sviluppo (DID)? Questa mancanza di chiarezza porta a un rimpallo di responsabilità e a interventi che non vengono eseguiti.

Incidenti Passati: Campanelli d’Allarme Ignorati?

Tra il 2018 e il 2022 sono stati segnalati alla direzione dieci incidenti d’incendio in varie sezioni dell’ospedale. Alcuni sono stati domati internamente con estintori o idranti (quelli funzionanti, si spera), senza nemmeno chiamare i vigili del fuoco. Se da un lato dimostra una qualche capacità di reazione immediata su piccoli focolai, dall’altro evidenzia che il rischio è concreto e ricorrente, e forse non sempre gestito e documentato con la dovuta trasparenza e rigore.

Perché Tutto Questo è Grave

Forse a questo punto è superfluo sottolinearlo, ma le implicazioni di questa situazione sono enormi. Un sistema antincendio inefficace in un ospedale come il Bara mette a rischio diretto la vita di migliaia di pazienti, visitatori e membri del personale. Compromette la continuità delle cure, può causare danni economici ingenti e avere un impatto socioeconomico devastante sulla comunità che dipende da quell’ospedale. La non conformità alle normative espone l’ospedale a sanzioni e problemi legali. È una questione di sicurezza primaria, di responsabilità etica e sociale.

Foto macro ad alto dettaglio di un idrante antincendio rosso su un marciapiede esterno all'ospedale, obiettivo macro 100mm, messa a fuoco precisa sulla valvola e sui bulloni leggermente arrugginiti, luce diurna.

Cosa Fare? Sfide e Soluzioni

Lo studio non si limita a denunciare, ma sottolinea l’urgenza di interventi correttivi. Servono:

  • Formazione continua e aggiornata per tutto il personale, con esercitazioni regolari ed efficaci.
  • Adeguamento e manutenzione rigorosa di tutti i sistemi antincendio (allarmi, sprinkler, estintori, idranti, porte tagliafuoco, segnaletica) secondo gli standard.
  • Piani di evacuazione chiari, approvati e ben visibili in tutti gli edifici.
  • Chiarezza sulle responsabilità per la manutenzione e la sicurezza.
  • Migliore collaborazione tra i vari dipartimenti interni (OHS, FMU, DID) e con gli enti esterni come i vigili del fuoco (COJEMS).
  • Valutare soluzioni più strutturali, come la proposta di costruire una mini-stazione dei vigili del fuoco interna all’ospedale.

Certo, ci sono ostacoli: i costi (finanziamenti), la burocrazia, la possibile resistenza al cambiamento e la complessità logistica di intervenire su edifici esistenti mantenendo l’operatività. Ma superare queste barriere è un imperativo. Serve un approccio multi-sfaccettato, con finanziamenti dedicati, processi decisionali snelli, coinvolgimento del personale e una pianificazione attenta, magari per fasi partendo dalle aree a rischio più elevato.

In conclusione, l’indagine sul Chris Hani Baragwanath Academic Hospital ci mette di fronte a una realtà preoccupante. Un gigante della sanità che mostra gravi fragilità sul fronte della sicurezza antincendio. È fondamentale che le autorità competenti, la direzione dell’ospedale e tutti gli stakeholder prendano sul serio questi risultati e agiscano rapidamente. La sicurezza di migliaia di persone non può aspettare.

Fonte: Springer

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