Rinoplastica e Silicone: Un Impianto Decide di “Uscire” Dopo 40 Anni!
Amici appassionati di medicina e storie incredibili, oggi voglio parlarvi di un caso che ha davvero dell’eccezionale, qualcosa che ci ricorda come il corpo umano possa riservare sorprese anche a distanza di decenni. Immaginate di sottoporvi a un intervento di rinoplastica d’aumento, una pratica piuttosto comune, soprattutto in alcune parti del mondo, e che tutto vada liscio. Passano gli anni, tanti anni, e poi, all’improvviso… l’impianto decide di farsi vedere! Sembra la trama di un film, e invece è successo davvero.
Il Contesto: La Rinoplastica d’Aumento e il Fascino del Silicone
Prima di tuffarci nel caso specifico, facciamo un piccolo passo indietro. La rinoplastica, ovvero la chirurgia per modificare la forma del naso, è un intervento molto richiesto. In particolare, la rinoplastica d’aumento, che mira a dare più volume o proiezione al naso, è popolare in molte culture, specialmente in Asia sud-orientale. Spesso, questo desiderio nasce dalla percezione che tratti somatici come un dorso nasale più piatto o una punta meno proiettata siano meno desiderabili rispetto agli standard caucasici.
Per questi interventi, si possono usare materiali prelevati dal paziente stesso (autologhi, come cartilagine costale) oppure materiali artificiali (alloplastici). Tra questi ultimi, il silicone è da sempre uno dei protagonisti. Perché? Beh, è malleabile, biocompatibile, offre un buon volume e, non da ultimo, è relativamente economico. Esistono impianti a forma di “I” o di “L”, quest’ultima particolarmente apprezzata perché permette di aumentare sia il dorso che la punta del naso con una certa semplicità.
Certo, come ogni intervento che prevede l’inserimento di un corpo estraneo, anche la rinoplastica con impianti in silicone non è esente da rischi. Le complicanze più note includono:
- Contrattura capsulare (il tessuto fibroso che si forma attorno all’impianto si restringe)
- Calcificazione
- Infezione
- Spostamento dell’impianto
- Estrusione (cioè la fuoriuscita dell’impianto)
Solitamente, però, queste problematiche tendono a manifestarsi nei primi anni dopo l’intervento. Quello che rende il nostro caso così particolare è il fattore tempo.
Il Caso Incredibile: Un Impianto Ribelle Dopo Quattro Decenni
Ed eccoci al dunque. Vi presento la storia di una signora di 78 anni. Pensate, ben 40 anni prima si era sottoposta a una rinoplastica d’aumento con un impianto in silicone, e tutto era andato per il meglio. Un bel giorno, però, si presenta dai medici con un problema piuttosto evidente: l’impianto stava letteralmente spuntando dalla punta del suo naso!
Circa sei mesi prima di questa visita, la paziente aveva avuto un ascesso al vestibolo nasale (la parte anteriore della cavità nasale), non provocato da traumi o altre cause apparenti, che era stato trattato con antibiotici. A parte questo episodio, non lamentava sintomi respiratori, febbre o secrezioni dalla punta del naso. Al momento della visita, l’esame fisico ha rivelato che una piccola porzione dell’impianto, circa 0.5 cm, era visibile sulla punta del naso, ma senza segni di infezione acuta come rossore o pus. Le indagini strumentali, come una TAC con mezzo di contrasto, non hanno mostrato raccolte di liquidi attorno all’impianto. Sembrava quasi che l’impianto avesse deciso, dopo una lunghissima convivenza pacifica, di farsi strada verso l’esterno.
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L’Intervento e le Sorprese Post-OperatorIE
A questo punto, l’unica soluzione era rimuovere l’impianto. Durante l’intervento, è stato estratto l’impianto in silicone, che si presentava a forma di “I” e coperto da calcificazioni sparse, un fenomeno che può verificarsi nel tempo. La cavità dell’impianto è stata accuratamente pulita (debridement). I medici hanno scelto di non chiudere immediatamente la ferita per permettere una più facile pulizia e medicazione post-operatoria.
Purtroppo, il decorso post-operatorio non è stato semplicissimo. La paziente ha avuto episodi ricorrenti di secrezione di pus dalla cavità dove prima alloggiava l’impianto. Le colture batteriche hanno identificato il colpevole: Pseudomonas aeruginosa, un batterio non particolarmente resistente ma comunque fastidioso. È stata quindi somministrata una terapia antibiotica mirata (ceftazidima) e sono stati necessari multipli interventi di pulizia della ferita. Fortunatamente, una nuova TAC ha escluso danni all’osso nasale, come osteomielite. Alla fine, con pazienza e cure appropriate, la ferita è guarita per seconda intenzione, cioè spontaneamente, lasciando però una deformità del contorno sulla punta del naso a causa della contrazione cicatriziale. I medici hanno discusso con la paziente la possibilità di futuri interventi ricostruttivi, ma lei si è detta soddisfatta del risultato e ha preferito non procedere oltre.
Complicazioni Comuni e Meno Comuni: Cosa Può Andare Storto?
Come accennavo, gli impianti in silicone, pur essendo biocompatibili, sono non porosi. Questo significa che i tessuti del corpo non possono “integrarsi” con l’impianto. Invece, si forma una sottile capsula fibrosa attorno ad esso, solitamente entro due mesi. Questa capsula può, in alcuni casi, portare a mobilità dell’impianto o, se si contrae eccessivamente (contrattura capsulare), a spostamenti o addirittura all’estrusione.
Le percentuali di complicanze legate agli impianti nasali in silicone variano molto negli studi, si parla di un range tra il 4% e il 36%, anche se alcuni studi riportano tassi molto più bassi, attorno allo 0.48%. Queste differenze possono dipendere dall’esperienza del chirurgo, dalla tecnica usata e dal design dell’impianto. Curiosamente, alcuni autori suggeriscono che la pelle e il tessuto sottocutaneo più spessi nel naso asiatico potrebbero offrire una maggiore protezione rispetto al naso caucasico.
L’estrusione, in particolare, può avvenire precocemente, subito dopo l’intervento, o tardivamente, da mesi ad anni dopo. La punta del naso è il sito più comune di estrusione, spesso a causa dell’eccessiva tensione cutanea o della pressione esercitata dall’impianto stesso, specialmente se troppo lungo o mal posizionato. A volte, un’infezione può precedere l’estrusione, con l’impianto che si fa strada attraverso i tessuti infiammati. Nel caso della nostra paziente, l’ascesso nasale avuto sei mesi prima potrebbe aver giocato un ruolo scatenante.
La vera rarità qui è il “quando”. La maggior parte delle complicanze si manifesta entro i primi anni. Trovare casi di problemi che emergono dopo più di 20 anni è infrequente. In letteratura, ho trovato menzione di un’estrusione attraverso il setto nasale e una frattura spontanea di un impianto, entrambi avvenuti 25 anni dopo la rinoplastica. Ma 40 anni, come nel caso che vi ho raccontato, è davvero un record!

Gestire l’Estrusione: Un Percorso Delicato
Quando un impianto fuoriesce, la gestione deve tenere conto di diversi fattori: lo stato dei tessuti circostanti, la presenza di infezione e la pressione esercitata dall’impianto. Idealmente, una volta rimosso l’impianto estruso, si procederebbe a una ricostruzione immediata. Tuttavia, se c’è infezione (come pus nel letto della ferita), è più saggio limitarsi alla rimozione e alla pulizia, rimandando la ricostruzione.
Una revisione chirurgica, se necessaria e desiderata dal paziente, dovrebbe essere ritardata di almeno 6 mesi, fino alla completa risoluzione di ogni infezione. Per le rinoplastiche di revisione, i materiali autologhi (prelevati dal paziente stesso) sono generalmente la scelta preferita.
Lezioni Apprese: Vigilanza e Comunicazione
Cosa ci insegna questa storia? Innanzitutto, che anche dopo molti anni, un impianto in silicone può dare problemi. È fondamentale quindi un alto livello di sospetto per individuare queste complicanze tardive, potenzialmente prevenendo ulteriori danni e deformità. La gestione di un impianto estruso deve essere personalizzata, considerando la causa sottostante e, importantissimo, il benessere psicologico del paziente. Immaginate l’impatto emotivo di vedere una parte del proprio naso, che si credeva “sistemata” da decenni, cambiare in questo modo!
La comunicazione tra paziente e chirurgo è cruciale, sia nella gestione delle complicanze della rinoplastica primaria che in quella di revisione. Rischi e benefici devono essere spiegati nel dettaglio, affinché il paziente possa prendere una decisione informata e consapevole. Questo caso, con la sua eccezionale tempistica, ci ricorda che in medicina non si finisce mai di imparare e che ogni paziente è una storia a sé.
Fonte: Springer
