TikTok e Tatami: I Video Brevi Possono Davvero Spingere i Giovani verso le Arti Marziali?
Ragazzi, diciamocelo chiaramente: i video brevi sono ovunque! TikTok, Instagram Reels, YouTube Shorts… passiamo ore a scrollare contenuti che durano una manciata di secondi. E mi sono sempre chiesto: al di là dell’intrattenimento puro, questi frammenti di vita digitale possono davvero influenzare le nostre passioni, le nostre scelte, magari spingendoci a imparare qualcosa di nuovo, come le arti marziali?
Beh, pare proprio di sì! Recentemente mi sono imbattuto in uno studio super interessante che ha cercato di capire proprio questo: come i video brevi sulle arti marziali possano accendere nei giovani la scintilla della voglia di mettersi in gioco e imparare. E non si sono limitati a chiederlo, hanno costruito e testato un vero e proprio modello scientifico. Preparatevi, perché sto per raccontarvi come funziona questa “magia” digitale.
Stimoli, Organismi e Risposte: Il Modello S-O-R Sbarca sulle Arti Marziali
Avete mai sentito parlare del modello S-O-R (Stimulus-Organism-Response)? In pratica, dice che uno stimolo esterno (S) provoca una reazione interna in un organismo (O), che a sua volta porta a una risposta comportamentale (R). Semplice, no? I ricercatori hanno preso questo schema e l’hanno applicato al nostro caso, creando un modello ad hoc: “Stimolazione Emotiva del Video (S) – Esperienza di Flusso (O) – Volontà di Imparare le Arti Marziali (R)”.
Ma cosa significa “Stimolazione Emotiva del Video”? Hanno scomposto questo concetto in tre dimensioni chiave:
- Valenza: quanto positivo o negativo è lo stimolo emotivo del video. Pensate alla bellezza di un movimento, ai valori trasmessi.
- Arousal (Eccitazione): quanto il video è in grado di attivarci, di darci una scossa emotiva. L’adrenalina di una scena di combattimento, per intenderci.
- Dominanza: quanto ci sentiamo in controllo o dominati dall’emozione suscitata dal video. La sensazione di poter padroneggiare una tecnica, ad esempio.
L’idea è che queste tre componenti emotive, scatenate dalla visione di video di arti marziali (in questo caso, quelli dell’influencer Ling Yun, che ha milioni di follower!), agiscano sull’ “organismo”, cioè sullo stato psicologico interno dei giovani. E qui entra in gioco l’esperienza di flusso (flow experience).
Entrare nel “Flusso”: Quando il Tempo Scompare
L’esperienza di flusso, teorizzata dallo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, è quello stato mentale in cui siamo talmente immersi in un’attività che perdiamo la cognizione del tempo e ci sentiamo completamente assorbiti e gratificati. Vi è mai capitato giocando a un videogioco, leggendo un libro appassionante o, appunto, guardando un video che vi cattura totalmente? Ecco, quello è il flusso.
Lo studio ha ipotizzato che i video di arti marziali, attraverso la loro stimolazione emotiva, possano indurre questo stato di flusso nei giovani spettatori. E, come potete immaginare, essere in uno stato di flusso mentre si guarda qualcosa di coinvolgente può avere un bell’impatto sulla nostra… volontà di imparare!
Ma non è finita qui. C’è un altro attore in questa commedia: l’utilità percepita. Ovvero, quanto i ragazzi ritengono che imparare le arti marziali possa essere utile per loro, magari per autodifesa, per migliorare la forma fisica, o per sentirsi più sicuri.
Cosa Hanno Scoperto? I Risultati che Fanno Riflettere
Lo studio, che ha coinvolto 519 adolescenti con questionari e interviste di follow-up, ha dato risultati davvero illuminanti. Pronti per le scoperte?
Innanzitutto, tutte e tre le dimensioni della stimolazione emotiva del video (valenza, arousal e dominanza) hanno un impatto positivo diretto sulla voglia dei giovani di iniziare a praticare arti marziali. Quindi sì, video ben fatti, che trasmettono emozioni positive, eccitazione e un senso di “potercela fare”, funzionano!
Poi, l’esperienza di flusso gioca un ruolo cruciale come mediatore parziale. Significa che la stimolazione emotiva non solo spinge direttamente all’azione, ma lo fa anche (e in buona parte) creando quello stato di immersione totale che è il flusso. Quando sei “nel flusso” guardando un video di arti marziali, è più probabile che ti venga voglia di provare.
E l’utilità percepita? Questa agisce come un moderatore, rafforzando la relazione. Se un giovane è già in uno stato di flusso grazie al video, e in più percepisce che imparare le arti marziali gli porterebbe dei benefici concreti, la sua volontà di imparare schizza alle stelle!
Dalle interviste sono emerse chicche davvero interessanti. Un ragazzo ha detto: “Mi sento abbastanza orgoglioso, dato che le arti marziali rappresentano una disciplina tradizionale cinese, e come cinesi vedendo questo contenuto, emerge naturalmente un senso di orgoglio” (a3). L’identificazione culturale è forte! Altri parlavano di sentirsi “elettrizzati” (a5) o “completamente eccitati” (a15). La dimensione della dominanza, poi, è risultata quella con l’impatto più forte: vedere qualcuno padroneggiare le tecniche fa scattare il desiderio di emulazione, “mi fa venire voglia di essere un maestro di arti marziali” (a1).

L’esperienza sensoriale è stata descritta come immersiva: “Dopo aver guardato, ho scoperto che le arti marziali contengono una sorta di bellezza, una bellezza del ritmo, una bellezza del tempo” (a8). Alcuni hanno persino perso la cognizione del tempo, un chiaro segno di flusso. E anche se la fruizione è unidirezionale, si è creata una sorta di interazione virtuale, con ragazzi che sentivano l’impulso di imitare i movimenti: “Dopo aver guardato, ho avuto l’impulso di prendere una lancia e fare qualche mossa” (a10).
Perché Tutto Questo è Importante? Implicazioni Pratiche e Teoriche
Ok, ma a che serve sapere tutto ciò? Beh, le implicazioni sono enormi, sia per chi si occupa di educazione e cultura, sia per chi crea contenuti digitali.
Dal punto di vista teorico, questo studio è una figata perché:
- Estende l’applicazione del modello S-O-R a contesti di apprendimento culturale, come quello delle arti marziali.
- Fornisce una cornice per capire come i contenuti dei video brevi influenzino le intenzioni comportamentali degli adolescenti.
- Concettualizza la stimolazione emotiva in modo multidimensionale (valenza, arousal, dominanza), offrendo un’analisi più sfumata.
- Integra diverse tradizioni teoriche (psicologia ambientale, scienza affettiva, modelli di accettazione della tecnologia) in un modello più completo.
Dal punto di vista pratico, i risultati sono oro colato:
- Educatori e comunicatori culturali: Avete uno strumento potentissimo! I video brevi possono essere usati per promuovere la cultura tradizionale, facilitare il coinvolgimento dei giovani e persino favorire lo scambio e la comprensione multiculturale. Pensate a come integrare questi video nei programmi scolastici o nelle campagne di sensibilizzazione.
- Creatori di contenuti: Se volete che i vostri video spingano i giovani a imparare qualcosa (non solo arti marziali, il modello è applicabile ad altri contesti!), dovete puntare sulla stimolazione emotiva. Create contenuti che siano esteticamente belli (valenza), che generino eccitazione (arousal) e che diano un senso di potenziale controllo e maestria (dominanza). E cercate di favorire l’esperienza di flusso!
- Policy maker: Questi dati dimostrano come i media digitali possano essere usati positivamente per l’educazione e la trasmissione culturale. Forse è il caso di supportare iniziative che vanno in questa direzione.
Le interviste hanno anche rivelato come i simboli visivi e sonori nei video giochino un ruolo fondamentale. La musica, gli effetti, persino i gesti rituali come l’inchino, aiutano a costruire un’esperienza immersiva e a connettere i giovani con il significato culturale più profondo delle arti marziali. Un ragazzo ha notato come l’inchino spiegato nel video, con la sua simbologia di unione tra abilità civili e militari, lo avesse colpito al punto da volerlo imparare e usare.
Certo, lo studio ha le sue limitazioni, come ammettono gli stessi autori. Si è concentrato su fattori specifici, e sarebbe interessante esplorare anche l’impatto dell’autoefficacia o delle norme sociali, o analizzare una gamma più vasta di video. E poi, c’è da capire gli effetti a lungo termine e le possibili derive negative del consumo eccessivo di video brevi.

Nonostante ciò, questo lavoro apre una finestra affascinante su come il mondo digitale stia plasmando le aspirazioni e le motivazioni dei più giovani. I video brevi non sono solo passatempo; possono essere veri e propri catalizzatori di passioni e apprendimento. E capire come sfruttare al meglio questo potenziale, credo sia una sfida entusiasmante per tutti noi.
Personalmente, trovo incredibile come pochi secondi di video possano innescare processi psicologici così complessi e portare a un desiderio concreto di mettersi alla prova. Dimostra che, anche nell’era della frammentazione dell’attenzione, contenuti ben pensati e carichi emotivamente possono lasciare un segno profondo. E chissà, magari il prossimo campione di arti marziali ha scoperto la sua vocazione proprio scrollando su TikTok!
Fonte: Springer
