Città che Divorano Laghi: Il Caso Shock del Lago Dianchi e l’Impatto dell’Urbanizzazione
Sapete, quando pensiamo alle città in crescita, spesso immaginiamo progresso, nuove opportunità, grattacieli che sfidano il cielo. Ma ci siamo mai chiesti a quale costo per l’ambiente che le circonda? In particolare, cosa succede ai laghi che si trovano “intrappolati” dalla morsa del cemento? Oggi voglio portarvi in un viaggio affascinante e un po’ preoccupante, alla scoperta di come l’espansione urbana possa letteralmente ‘bere’ i nostri laghi. E lo faremo con un caso studio emblematico: il lago Dianchi in Cina.
Un Equilibrio Delicato: L’Urbanizzazione e i Laghi Urbani
L’urbanizzazione, amici miei, è come un artista un po’ invadente che ridipinge completamente il paesaggio, e lo fa in tempi record. Le aree naturali intorno alle città vengono inghiottite, trasformate in quartieri residenziali, strade, industrie. Questo processo, se non gestito con saggezza, può avere conseguenze disastrose, come il restringimento dei laghi. Immaginate un lago come una vasca da bagno: se continuiamo a costruire intorno, impermeabilizzando il terreno e deviando i corsi d’acqua che lo alimentano, o peggio, “bucando” il fondo, è ovvio che il livello dell’acqua scenderà.
Prendiamo il lago Dianchi, il più grande lago urbano della provincia dello Yunnan. Negli ultimi anni, la Cina ha vissuto eventi climatici estremi: ondate di calore, siccità prolungate, piogge torrenziali. Questi fenomeni, già di per sé problematici, vanno a braccetto con l’urbanizzazione, esacerbando le sfide per i laghi come il Dianchi. Pensate che tra il 2009 e il 2012, una siccità tremenda ha colpito lo Yunnan, lasciando milioni di persone e capi di bestiame senz’acqua potabile. E il Dianchi? La sua superficie si è ridotta drasticamente, passando da circa 352 km² nel 2000 a 325 km² nel 2013. Una bella fetta d’acqua sparita!
Molti studi hanno confermato che questa riduzione è legata sia ai cambiamenti climatici (aumento delle temperature che riduce il flusso dei fiumi verso il lago, minori precipitazioni) sia, e qui viene il bello, alle attività umane. L’urbanizzazione e lo sviluppo agricolo hanno stravolto l’uso del suolo, modificato il deflusso delle acque e aumentato l’inquinamento, alterando l’equilibrio idro-ecologico del lago.
Il Mistero del Lago Dianchi: Due Facce della Stessa Medaglia
Qui la storia si fa interessante. I ricercatori, per capire meglio l’impatto dell’uomo, hanno analizzato dati satellitari e informazioni sull’uso del suolo attorno al Dianchi dal 1988 al 2013. Hanno usato un metodo chiamato “metodo dell’entropia” (non spaventatevi, è solo un modo per dare il giusto peso a diversi fattori) per calcolare un “Indice Comprensivo di Urbanizzazione della Città” (CICU). Confrontando questo indice con le variazioni dell’area del lago, hanno scoperto una cosa sorprendente: la correlazione tra urbanizzazione e area del lago era completamente diversa prima e dopo l’anno 2000!
Prima del 2000: udite udite, una moderata espansione urbana della città di Kunming (la metropoli vicina al lago) sembrava avere un effetto positivo sul livello dell’acqua del Dianchi. In pratica, più la città si espandeva (in modo controllato e lontano dalle rive), più il lago tendeva ad allargarsi. Il coefficiente di correlazione era addirittura di 0.9422, il che indica una forte relazione inversa (all’aumentare dell’indice di urbanizzazione, diminuiva la contrazione del lago, quindi il lago si espandeva o si manteneva). Sembra controintuitivo, vero? Una possibile spiegazione è che lo sviluppo urbano iniziale, avvenendo più a monte e sostituendo aree agricole ad alta intensità idrica, potrebbe aver ridotto la domanda di acqua per l’irrigazione, aumentando il deflusso superficiale verso il lago.
Dopo il 2000: la musica cambia radicalmente. L’urbanizzazione accelera a dismisura, Kunming si espande fino alle sponde nord del Dianchi, concentrando oltre l’80% della popolazione del bacino idrografico proprio lì. E cosa succede? L’area del lago inizia a restringersi inesorabilmente. La correlazione tra CICU e area del lago diventa positiva (coefficiente 0.9689), il che significa che all’aumentare dell’urbanizzazione, l’area del lago diminuiva. Un vero e proprio ribaltamento di fronte!
Questo ci dice che non tutta l’urbanizzazione è uguale. Un’espansione urbana “appropriata”, come quella vista a Kunming prima del 2000, potrebbe addirittura coesistere positivamente con i corpi idrici. È un po’ come la visione dell’urbanista McHarg: un sistema di spazi aperti protetti dalla natura e un sistema di sviluppo urbano che, se combinati intelligentemente, possono offrire qualità della vita a tutti. E per un po’, Kunming e il Dianchi sembravano aver trovato questo equilibrio.
Cosa è Successo Dopo il 2000? La Svolta Drammatica
L’accelerazione post-2000 è stata la chiave di volta. La città ha iniziato a “mangiare” il lago. I fiumi che prima alimentavano il Dianchi sono diventati fonti primarie per l’approvvigionamento idrico della città in espansione. La popolazione di Kunming è passata da 4.16 milioni nel 1988 a 7 milioni nel 2013. Questa crescita ha portato a una trasformazione radicale dell’uso del suolo: i terreni agricoli sono diminuiti del 45%, mentre le aree edificate e le strade sono aumentate di oltre il 50%, e le aree per cantieri edili sono quadruplicate!
Un aspetto particolarmente insidioso è quello che gli scienziati chiamano “carsismo urbano”. L’uso massiccio dello spazio sotterraneo per fondamenta, parcheggi, metropolitane crea una sorta di rete di drenaggio artificiale che può causare perdite d’acqua significative dal lago verso il sottosuolo. Immaginate il lago come una bacinella con dei buchi sotto: l’acqua se ne va. E quando questo equilibrio tra afflusso e deflusso viene rotto in modo così drastico, il lago non può che ritirarsi.
Le zone umide circostanti e le rive naturali del Dianchi sono state “indurite”, cementificate, perdendo la loro capacità di auto-depurazione e di regolazione idrica. Il lago, un tempo un ecosistema complesso, è stato omogeneizzato, quasi fagocitato dalla città.
L’analisi dei pesi dell’entropia ha confermato questo scenario: dopo il 2000, il peso degli indicatori come “edifici” e “cantieri” nell’influenzare negativamente il lago è diventato molto più alto rispetto a “strade” e “strutture”. Questo suggerisce che non è solo l’espansione in sé, ma il tipo di espansione e la sua prossimità al lago a fare la differenza.
Il CICU: Una Lente d’Ingrandimento sull’Urbanizzazione
L’Indice Comprensivo di Urbanizzazione della Città (CICU) si è rivelato uno strumento prezioso. Ha permesso di quantificare l’impatto delle attività umane e di capire che la relazione tra città e lago non è statica, ma può cambiare radicalmente a seconda delle fasi di sviluppo. Questo modello matematico ci aiuta a comprendere meglio il bilancio idrico dei laghi urbani e, si spera, a formulare strategie di gestione e protezione più efficaci.
È chiaro che, almeno per il Dianchi, servono due modelli distinti per analizzare il suo bilancio idrologico: uno per il periodo pre-2000 e uno per quello successivo. Le riduzioni della superficie e del volume del lago dopo il 2000 non possono essere attribuite solo alla siccità o ai cambiamenti climatici; l’urbanizzazione rapida e “aggressiva” sembra essere un motore primario di questo impoverimento idrico, forse irreversibile per quanto riguarda le acque sotterranee.
Questo fenomeno non è unico del Dianchi. Pensiamo a Bangalore, in India, che negli anni ’60 aveva 280 laghi naturali e nel 2020 ne contava solo 34, con l’80% degli originali riempiti o inquinati. O al lago Urmia in Iran, ridotto dell’80% in pochi decenni. Certo, ci sono anche esempi positivi: il Lago Est di Wuhan in Cina o Marina Bay a Singapore hanno visto un aumento della loro area grazie a una gestione innovativa delle risorse idriche e alla pianificazione territoriale. Anche Lake Union a Seattle o i laghi vicino al fiume Sprea a Berlino sono cresciuti grazie a sforzi di protezione ecologica e pianificazione urbana.
Cosa Possiamo Imparare e Come Agire?
La storia del lago Dianchi è un monito. L’urbanizzazione selvaggia, senza una pianificazione scientifica e una forte consapevolezza ecologica, può causare danni irreparabili agli ecosistemi lacustri. Ma non tutto è perduto. Gli stessi ricercatori suggeriscono alcune misure per mitigare questi impatti:
- Zone di sviluppo graduale: creare aree cuscinetto, come zone umide protette, tra il nucleo del lago e le aree urbanizzate.
- Linee rosse ecologiche: stabilire per legge dei limiti invalicabili per la protezione delle risorse idriche.
- Ingegneria idrologica avanzata: utilizzare tecnologie di ripristino, sistemi di intercettazione del deflusso inquinato e gestione sostenibile delle acque piovane.
Il futuro della ricerca prevede di estendere questi studi ad altri laghi urbani, come il lago Taihu, per verificare se questi modelli sono generalizzabili. Con dati satellitari sempre più precisi e metodologie di classificazione più avanzate, potremo affinare ulteriormente modelli come il CICU. L’obiettivo è fornire basi scientifiche solide per strategie di gestione che includano una pianificazione dell’uso del suolo più oculata e meccanismi di compensazione ecologica.
Insomma, la sfida è complessa e multidimensionale. Richiede un approccio che integri conoscenze scientifiche, volontà politica e partecipazione dei cittadini. Perché i laghi urbani non sono solo serbatoi d’acqua, ma ecosistemi vitali, luoghi di biodiversità, regolatori climatici e, non da ultimo, fonti di bellezza e benessere per chi vive nelle città.
Fonte: Springer