Interno di un moderno pronto soccorso pediatrico, luce soffusa del tardo pomeriggio che filtra dalle finestre, un medico dall'aspetto stanco ma concentrato esamina una cartella clinica digitale su un tablet. In secondo piano, un'infermiera assiste un bambino. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo per mantenere a fuoco sia il medico che l'ambiente circostante, luce naturale controllata.

Pronto Soccorso Pediatrico: Quando la stanchezza del medico fa aumentare gli esami?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di davvero interessante che tocca da vicino il mondo della sanità, in particolare quello dei nostri piccoli pazienti. Avete mai pensato a come funziona un pronto soccorso pediatrico? È un ambiente frenetico, pieno di sfide, dove medici e infermieri lavorano su turni, spesso lunghi e stancanti. Ma vi siete mai chiesti se la durata di questi turni possa influenzare le decisioni cliniche? Beh, sembra proprio di sì, e uno studio recente condotto qui a Milano ci dà qualche spunto di riflessione.

La Sfida Crescente dei Pronto Soccorso

Partiamo da un dato di fatto: la richiesta di servizi medici è in costante aumento in tutto il mondo, e i pronto soccorso sono spesso il punto nevralgico di questa pressione. I costi salgono, le risorse non sempre tengono il passo, e ai professionisti sanitari è richiesta una gestione sempre più oculata degli strumenti a disposizione. In questo contesto, capire cosa influenza le richieste di esami diagnostici (come analisi del sangue, radiografie, consulenze specialistiche) diventa fondamentale. Sappiamo che turni di lavoro prolungati possono mettere a dura prova la salute mentale e le capacità cognitive di chi lavora in prima linea. E se questa stanchezza portasse a richiedere più esami del necessario, magari per una sorta di “sicurezza” aggiuntiva o per compensare una minore lucidità?

Lo Studio Milanese: Cosa Abbiamo Indagato?

Proprio per rispondere a questa domanda, abbiamo condotto uno studio osservazionale retrospettivo presso il Pronto Soccorso Pediatrico della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Ci siamo concentrati su un anno intero, il 2022, analizzando le visite avvenute durante i fine settimana e i giorni festivi. Perché questa scelta? Semplice: in questi giorni, l’offerta di cure primarie pediatriche sul territorio è diversa rispetto ai giorni feriali, e volevamo evitare che questa variabile influenzasse i nostri dati. In questo ospedale, fortunatamente, esami del sangue, consulenze specialistiche, radiografie e TAC sono disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Abbiamo raccolto dati su tutte le richieste di:

  • Esami di laboratorio (sangue)
  • Esami strumentali (raggi X e TAC)
  • Consulenze specialistiche

Queste richieste vengono tracciate da un sistema online, permettendoci di sapere esattamente quando sono state fatte. Abbiamo anche registrato il codice di urgenza assegnato al triage (bianco, verde, giallo, rosso) e il medico di turno (in forma anonima, ovviamente!).

Dividere il Turno: Le Prime 8 Ore vs le Ultime 4

Qui viene il bello. I turni nei weekend e festivi durano 12 ore (dalle 8:30 alle 20:30 e dalle 20:00 alle 8:00). Basandoci sull’idea che la capacità decisionale tende a rimanere costante per circa 8 ore, abbiamo diviso ogni turno in due blocchi: le prime 8 ore e le ultime 4 ore. L’obiettivo era vedere se ci fosse una differenza nel numero di esami richiesti tra questi due periodi.

Interno di un pronto soccorso pediatrico moderno e luminoso durante il giorno. Medici e infermieri si muovono con calma apparente tra le postazioni. Un bambino è seduto su un lettino con un genitore accanto. Obiettivo grandangolare 24mm per catturare l'ambiente, luce naturale controllata.

Abbiamo analizzato ben 5370 visite pediatriche. Sapete in quante di queste è stato richiesto almeno un esame diagnostico? Nel 31% dei casi. Nello specifico, il 18% ha avuto una consulenza specialistica, il 17% esami del sangue e il 9% esami di imaging (raggi o TAC).

I Risultati: Cosa Abbiamo Scoperto?

E qui arriva la parte sorprendente. Analizzando i dati grezzi, abbiamo notato un leggero aumento (+2.5%) delle richieste nelle ultime 4 ore rispetto alle prime 8, ma non era statisticamente significativo… *se consideravamo l’intera giornata (turno diurno + notturno)*. Ma quando abbiamo isolato il solo turno diurno (quello dalle 8:30 alle 20:30), l’aumento è diventato più marcato (+3.5%) e statisticamente significativo (p=0.006)!

Ma non ci siamo fermati qui. Abbiamo usato modelli statistici più sofisticati (regressione logistica a effetti misti, per i più tecnici) per “pulire” il dato da possibili fattori confondenti, come l’urgenza del paziente (un codice rosso richiederà ovviamente più esami di un codice bianco) e il numero totale di pazienti visti durante il turno (più pazienti = più lavoro). Ebbene, anche dopo questi aggiustamenti, il risultato è rimasto: nelle ultime 4 ore di un turno di 12 ore, la probabilità di richiedere almeno una procedura diagnostica accessoria è risultata superiore del 14% rispetto alle prime 8 ore (p=0.04). E se guardiamo di nuovo al solo turno diurno, questo aumento sale addirittura al 20% (p=0.02)!

Perché Succede? Ipotesi sul Tavolo

Questo è il primo studio, per quanto ne sappiamo, a mostrare questa associazione specifica in un pronto soccorso pediatrico. Ma perché succede? Non abbiamo misurato direttamente la “stanchezza” dei medici, quindi possiamo solo fare delle ipotesi basate sulla letteratura esistente.
Una spiegazione plausibile è la cosiddetta stanchezza decisionale (decision fatigue). Dopo ore di lavoro intenso, prendere decisioni diventa più faticoso. In questa situazione, un medico potrebbe essere più incline a richiedere esami “per sicurezza”, per superare la difficoltà nel discernimento o per sentirsi più coperto. Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma magari è solo perché ci sono più pazienti a fine turno!”. In realtà, abbiamo tenuto conto del numero di pazienti nel nostro modello statistico, quindi l’effetto sembra proprio legato alla durata del lavoro in sé.

Un’altra ipotesi chiama in causa la medicina difensiva. La paura di conseguenze legali, purtroppo, è una realtà anche in pediatria. Un medico stanco potrebbe sentirsi più vulnerabile e, quindi, ordinare più test per tutelarsi da eventuali (anche remote) possibilità di errore o contestazione, piuttosto che basarsi esclusivamente sul giudizio clinico più appropriato per quel paziente. È importante sottolineare che abbiamo anche considerato la gravità del caso (tramite il codice triage), e l’associazione tra fine turno e aumento degli esami persisteva. Quindi, non sembra essere solo una questione di pazienti più gravi che arrivano verso sera.

Primo piano di un medico in camice bianco, visibilmente pensieroso o leggermente affaticato, che guarda uno schermo di computer in un ufficio ospedaliero scarsamente illuminato. Focus sul volto e sull'espressione. Obiettivo prime 50mm, profondità di campo ridotta per isolare il soggetto, illuminazione controllata per creare un'atmosfera intima e riflessiva, stile film noir.

Limiti e Prospettive Future

Come ogni studio, anche il nostro ha dei limiti. È stato condotto in un solo centro, specificamente pediatrico. Non abbiamo valutato se le richieste di esami fossero effettivamente appropriate o meno, né abbiamo fatto un’analisi dei costi. E, come detto, non abbiamo misurato direttamente la stanchezza decisionale. Sarebbe interessantissimo, in futuro, poter confrontare questi dati con quelli di ospedali che adottano turni più brevi, per vedere se l’effetto scompare o si attenua.

In Conclusione: Un Campanello d’Allarme?

Cosa ci portiamo a casa da questo studio? Che le ultime ore di un lungo turno di 12 ore in pronto soccorso pediatrico sembrano essere associate a un aumento significativo delle richieste di esami diagnostici. Questo non vuol dire automaticamente che siano esami inutili, ma solleva una questione importante sull’organizzazione del lavoro e sul potenziale impatto della stanchezza sulle decisioni cliniche e sull’uso delle risorse. È un risultato che merita attenzione e che dovrebbe spingerci a indagare ulteriormente, magari con studi multicentrici che coinvolgano sia reparti pediatrici che per adulti, per capire meglio questa dinamica complessa tra durata del turno, fatica decisionale e pratica clinica quotidiana nei nostri ospedali.

Fonte: Springer

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