Fotografia macro di uova di storione russo di alta qualità, 105mm, illuminazione controllata, dettaglio elevato, che illustra la ricerca sulla riproduzione in acquacoltura, con alcune uova che mostrano i primi segni di sviluppo embrionale.

Storione Russo: L’Età Conta Davvero per la Riproduzione? Scopriamolo Insieme!

Ciao a tutti, appassionati di creature acquatiche e misteri della natura! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel mondo dello storione russo (Acipenser gueldenstaedtii), un pesce preistorico che nuota nelle nostre acque da milioni di anni. Non è solo un gigante buono, ma ha anche un valore ecologico ed economico enorme, pensate al caviale! Però, ahimè, questo magnifico pesce se la passa male: pesca eccessiva, dighe che bloccano le sue rotte migratorie e inquinamento lo stanno spingendo sull’orlo del precipizio.

Fortunatamente, l’acquacoltura, cioè l’allevamento, ci sta dando una grossa mano per preservare la specie e soddisfare anche la richiesta commerciale. Ma allevare storioni non è una passeggiata, soprattutto perché questi bestioni hanno i loro tempi. Lo storione russo, in particolare, è un tipo che se la prende comoda: le femmine iniziano a pensare alla famiglia solo tra i 6 e i 10 anni, e questo in allevamento, dove tutto è ottimizzato! Immaginatevi l’attesa!

L’enigma dell’età: giovani virgulti o saggi anziani?

Ecco, proprio questa lunga attesa ci porta al cuore del discorso di oggi. Mi sono sempre chiesto: ma conta davvero l’età quando si tratta di far riprodurre gli storioni? È meglio puntare su esemplari più “giovani” (si fa per dire, parliamo sempre di pesci di almeno 10 anni!) o su quelli più “anziani”, magari con 20 primavere sulle scaglie? E la qualità delle uova e dello sperma, cambia?

Per rispondere a queste domande, insieme ad altri ricercatori, abbiamo condotto uno studio davvero interessante. Abbiamo preso due gruppi di storioni russi: uno di “giovanotti” che avevano superato i 10 anni (li abbiamo chiamati EM, Early-Maturing) e un altro di “veterani” con più di 20 anni (gli LM, Late-Maturing). A entrambi i gruppi abbiamo somministrato la stessa dose di ormoni per stimolare la deposizione delle uova, un po’ come dare una spintarella alla natura. E poi, abbiamo incrociato le dita e osservato cosa succedeva.

I risultati? Beh, preparatevi, perché sono stati piuttosto netti! Il gruppo dei “veterani” (LM) ha mostrato una capacità di deporre le uova significativamente più bassa. Pensate che il successo della fecondazione è stato solo del 50,24%. Dall’altra parte, i “giovanotti” (EM) hanno fatto faville, con un tasso di fecondazione dell’85,09%! Una bella differenza, no? E non è finita qui. Anche il tasso di schiusa delle uova ha seguito lo stesso trend: nel gruppo LM si è attestato in media al 40,4%, mentre nel gruppo EM ha raggiunto un notevole 78,55%. Praticamente il doppio!

Qualità dei gameti: dimensioni contro quantità

Ma andiamo a vedere più da vicino le uova e lo sperma, i cosiddetti gameti. Qui la faccenda si fa ancora più intrigante. Le femmine del gruppo LM, quelle più anziane, producevano uova più grandi, con un diametro medio di 3,58 mm. Uno potrebbe pensare: “Uova più grandi, pesciolini più forti!”. E invece no, o almeno non del tutto. Perché, sebbene le uova fossero più grosse, la fecondità relativa per chilo di peso corporeo era più bassa: circa 950 uova per ogni chilo della mamma.

Le femmine del gruppo EM, più giovani, facevano uova leggermente più piccole (2,97 mm di diametro), ma erano delle vere campionesse di produzione: ben 1210 uova per chilo di peso corporeo! Questo ci dice che, anche se le dimensioni contano, la quantità e, soprattutto, la vitalità sembrano pendere dalla parte dei più giovani.

Macro fotografia di uova di storione russo di diverse dimensioni, alcune fecondate e altre no, su una piastra di Petri. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione da studio per evidenziare la traslucenza e i dettagli delle uova, alcune mostrano i primi stadi di sviluppo embrionale.

Studi precedenti avevano già suggerito che l’età e le dimensioni corporee influenzano la riproduzione nei pesci, con la fecondità che generalmente aumenta con la crescita. Però, questo aumento non è infinito. Ad esempio, nello storione atlantico si è visto che la fecondità relativa raggiunge un picco tra i 21-23 anni per poi calare leggermente. È come se, superata una certa età, la macchina riproduttiva iniziasse a perdere qualche colpo, un po’ come una sorta di senescenza riproduttiva. Alcuni pesci più anziani potrebbero addirittura saltare dei cicli di deposizione o riassorbire gli ovociti.

Il nostro studio si è concentrato proprio su questo confronto diretto tra storioni di 10+ anni e quelli di 20+ anni, allevati nelle stesse identiche condizioni. E i dati parlano chiaro: i pesci più giovani hanno prodotto gameti di qualità superiore e hanno ottenuto risultati di fecondazione e sopravvivenza della prole decisamente migliori.

Come abbiamo fatto? Un’occhiata dietro le quinte

Vi racconto brevemente come abbiamo organizzato l’esperimento, così capite che non abbiamo lasciato nulla al caso. Lo studio si è svolto presso l’Unità di Sperimentazione su Vertebrati Acquatici Vivi della Facoltà di Scienze Acquatiche dell’Università di Istanbul. Avevamo queste due fasce d’età, EM e LM. All’inizio, i riproduttori erano in grandi vasche di cemento, poi, una volta identificati i candidati maturi per la stagione riproduttiva, li abbiamo trasferiti in vasche di svernamento cilindriche, più piccole e con temperatura controllata. Pensate, 12 maschi e 12 femmine per ogni gruppo d’età!

Per mimare le condizioni naturali, abbiamo tenuto i pesci in queste vasche a temperature inferiori ai 7°C per due mesi, simulando l’inverno. Poi, gradualmente, abbiamo alzato la temperatura fino a quella ideale per la deposizione (14-16°C). Tutti i pesci sono stati selezionati usando un ecografo (sì, come quello per le future mamme umane!) e marcati con microchip per tenere traccia di sesso ed età. È importante sottolineare che entrambi i gruppi provenivano dallo stesso allevamento e sono stati cresciuti nelle stesse condizioni ambientali e nutrizionali fin da piccoli, quindi niente trucchi!

Per quanto riguarda lo sperma, per evitare che la variabilità individuale dei maschi influenzasse i risultati, abbiamo prelevato campioni da tre maschi del gruppo EM, li abbiamo analizzati (motilità, velocità, pH, concentrazione) e poi abbiamo creato un “pool” di sperma. Questo mix è stato usato per fecondare le uova di tutte le femmine. Così eravamo sicuri che eventuali differenze nel successo riproduttivo fossero dovute alle femmine e alla loro età. Le uova, invece, sono state raccolte tramite biopsia e valutate per l’indice di polarizzazione, un indicatore della loro maturità.

Dopo la fecondazione, abbiamo rimosso la tipica “appiccicosità” delle uova di storione con una soluzione di tannino e le abbiamo incubate in un sistema apposito, chiamato Jugar. E poi, via con le osservazioni al microscopio per contare quante uova si erano fecondate e quante larvette erano nate.

Cosa ci insegna tutto questo?

I risultati sono stati cristallini: il gruppo EM (i “giovani”) ha surclassato il gruppo LM (i “veterani”) sia nel tasso di fecondazione (85,09% contro 50,24%) sia nel tasso di schiusa (78,55% contro 40,4%). Questo suggerisce che le femmine più anziane subiscono un calo nella loro capacità di produrre uova vitali. È un fenomeno osservato anche in altre specie di pesci, come la trota iridea o la carpa comune.

Fotografia naturalistica di uno storione russo adulto che nuota in un ambiente di acquacoltura controllato, teleobiettivo zoom 100-400mm, scatto veloce per congelare il movimento, l'acqua è limpida e si vedono i dettagli delle scaglie e dei barbigli del pesce.

La regolazione ormonale gioca un ruolo chiave. Sappiamo che ormoni come FSH e LH sono cruciali, e i loro livelli cambiano con l’età e lo stadio riproduttivo. È possibile che negli storioni più anziani ci sia una ridotta sensibilità a questi ormoni o un’efficienza minore nella gametogenesi (la produzione di uova e sperma). Anche se le uova delle femmine LM erano più grandi, la fecondità per chilo di peso era inferiore, e la vitalità complessiva sembrava compromessa. Questo sfata un po’ il mito che “più grande è sempre meglio”.

Questi risultati hanno implicazioni enormi per l’acquacoltura dello storione. Sembra chiaro che puntare su riproduttori più giovani, intorno ai 10 anni, sia una strategia vincente. Continuare ad allevare e far riprodurre storioni che hanno superato i 20 anni potrebbe non essere economicamente vantaggioso, visti i ritorni riproduttivi inferiori e i costi di mantenimento prolungati.

Certo, ci sono ancora tante cose da capire. Quali sono i meccanismi biologici esatti dietro questo calo di performance con l’età? Stress ossidativo? Cambiamenti genetici? Regolazione ormonale che va in tilt? Future ricerche dovranno esplorare questi aspetti molecolari e cellulari.

In conclusione, il nostro studio ha dimostrato che gli storioni russi a maturazione precoce (EM, 10+ anni) battono quelli a maturazione tardiva (LM, 20+ anni) in termini di efficienza riproduttiva. Hanno tassi di fecondazione e schiusa più alti e una maggiore fecondità per chilo di peso. Questo non solo ci aiuta a gestire meglio gli allevamenti in modo più efficiente ed economico, ma ci dà anche informazioni preziose sulla dinamica riproduttiva di queste specie longeve, che potrebbero essere utili anche per la conservazione di altri pesci a rischio. Insomma, anche nel mondo degli storioni, la gioventù sembra avere una marcia in più quando si tratta di mettere al mondo la prossima generazione!

Fonte: Springer

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