Un'immagine concettuale che rappresenta il programma IRAPEN in Iran: un cuore stilizzato con i colori della bandiera iraniana, protetto da uno scudo medico, con grafici di rischio cardiovascolare in calo sullo sfondo. Prime lens, 50mm, depth of field, colori simbolici e impattanti.

IRAPEN: Un Battito di Speranza per il Cuore dell’Iran – Come la Prevenzione Sta Cambiando le Regole del Gioco

Amici, parliamoci chiaro: le malattie cardiovascolari sono un bel problema, un vero e proprio killer silenzioso che miete vittime in tutto il mondo. Pensate, ogni anno si portano via circa 17,9 milioni di vite. Un numero impressionante, vero? E l’Iran, purtroppo, non fa eccezione. Solo nel 2019, queste patologie hanno causato nel paese ben 3,60 milioni di anni di vita persi per disabilità (DALY) e il 30% di tutti i decessi. Immaginate i costi, non solo umani ma anche economici, per il sistema sanitario. Ecco perché prevedere il rischio di malattie cardiovascolari (CVD) e intervenire precocemente è diventato una priorità assoluta.

Il Contesto: Un Nemico Silenzioso Chiamato Malattia Cardiovascolare

Quando parliamo di rischio, ci riferiamo a una serie di fattori che, ahimè, conosciamo bene:

  • Obesità
  • Ipercolesterolemia (colesterolo alto, per gli amici)
  • Ipertensione (pressione alta)
  • Diabete mellito
  • Fumo

Le linee guida sono chiare: chi ha più di 40 anni o presenta almeno due di questi fattori di rischio dovrebbe controllare il proprio rischio cardiovascolare a 10 anni almeno ogni 5 anni. Questo controllo si basa su età, sesso, abitudine al fumo, pressione sanguigna, colesterolo totale o LDL e diabete. È uno strumento potentissimo perché, identificando le persone più a rischio, possiamo indirizzare le risorse sanitarie dove servono di più, prevenendo l’insorgere o il progredire della malattia con educazione, consigli mirati e, se necessario, farmaci.

IRAPEN: Di Cosa Stiamo Parlando Esattamente?

E qui entra in gioco l’Iran con un’iniziativa davvero interessante: il programma IRAPEN (Package of Essential Non-communicable Disease). Dal 2015, il Ministero della Salute iraniano ha implementato un programma di valutazione e gestione del rischio a 10 anni per le malattie cardiovascolari fatali e non fatali. Questo programma è parte integrante del piano di trasformazione sanitaria e viene attuato a livello di assistenza sanitaria di base (Primary Health Care – PHC) da operatori sanitari chiamati “Behvarz”, il tutto gestito attraverso un sistema sanitario integrato (SIB).
Ma chi viene coinvolto? Il target sono persone con almeno un fattore di rischio:

  • Diabete mellito
  • Pressione alta
  • Circonferenza vita ≥ 90 cm
  • Età ≥ 40 anni
  • Fumo
  • Consumo di alcol
  • Storia familiare di eventi cardiovascolari precoci o diabete
  • Storia di insufficienza renale

Ovviamente, chi ha già una malattia cardiovascolare conclamata o ha avuto un infarto non rientra in questa fase di screening. L’obiettivo è intercettare il rischio prima che diventi malattia.
Il modello di valutazione utilizzato in Iran è quello dell’OMS/ISH per la regione del Mediterraneo Orientale B, adattato dal famoso modello di Framingham. Si registrano i dati nel sistema SIB e questo calcola un punteggio di rischio, dividendo la popolazione in quattro categorie: basso rischio (30%). In base al livello di rischio, si attivano interventi specifici: educazione per tutti, follow-up più o meno ravvicinati, rinvio al medico e, per i casi più seri, anche a nutrizionisti o livelli di assistenza superiori.

Un medico iraniano sorridente che esamina attentamente i risultati di un test cardiaco su un tablet, con un paziente anziano che ascolta con speranza in un ambulatorio moderno e luminoso. Prime lens, 35mm, depth of field, colori caldi e rassicuranti.

Lo Studio di Ardabil: Numeri Che Parlano Chiaro

Ora, vi starete chiedendo: ma funziona davvero questo IRAPEN? Per capirlo, mi sono imbattuto in uno studio molto interessante condotto nella provincia di Ardabil, nel nord-ovest dell’Iran, un’area dove le malattie cardiache sono la principale causa di morte (quasi il 40% nel 2022, più della media nazionale!). Lo studio, di tipo descrittivo e analitico, ha analizzato i dati del sistema SIB di 256 persone tra i 40 e gli 80 anni, che si sono sottoposte a valutazione del rischio tra marzo 2019 e la fine del 2020.
E cosa è emerso? Beh, innanzitutto un identikit dei partecipanti: la maggioranza erano sposati (93,7%), residenti in aree urbane (56,3%), donne (63%), analfabeti (71,5%) e nella fascia d’età 60-69 anni. I fattori di rischio più comuni? Ipertensione (52%) e diabete (49,2%). Il consumo di alcol, invece, era bassissimo (3,2%).
La cosa più importante è che, confrontando i dati del primo screening con quelli del secondo (dopo gli interventi previsti dal programma), si è vista una differenza statisticamente significativa (p<0.001) nei livelli di colesterolo, pressione sanguigna sistolica e pressione sanguigna diastolica. Anche il punteggio medio di rischio è diminuito significativamente, passando da 2.61 nel primo screening a 1.96 nel secondo. Questo significa che gli sforzi degli operatori sanitari e il programma IRAPEN hanno concretamente ridotto il rischio per i pazienti! Non male, vero?

Un Successo con Qualche Ombra: Sfide e Opportunità

Certo, non è tutto oro quello che luccica. Nonostante i successi, il programma IRAPEN in Iran deve affrontare alcune sfide. Parliamo di problemi di coordinamento tra i vari dipartimenti, un sistema informativo non sempre integrato alla perfezione, la necessità di risorse finanziarie stabili e, soprattutto, difficoltà nel follow-up. Pensate che, secondo alcuni studi, solo il 32% delle persone con diabete e il 41% di quelle con ipertensione ricevono un follow-up e cure complete. C’è ancora da lavorare su questo fronte.
Inoltre, la partecipazione della popolazione al programma di screening nella provincia di Ardabil è stata inferiore al 30% del totale a rischio. È fondamentale, quindi, aumentare la consapevolezza e l’allerta delle persone sul rischio cardiovascolare, magari con campagne informative mirate e il coinvolgimento dei mass media.
D’altro canto, l’Iran ha delle carte importanti da giocare: una struttura di assistenza sanitaria di base efficace, programmi nazionali di prevenzione, tecnologie diagnostiche e terapeutiche avanzate, e un crescente livello di conoscenza da parte degli operatori sanitari e dei decisori politici.

Una mappa stilizzata dell'Iran con la provincia di Ardabil evidenziata, circondata da icone che rappresentano la salute del cuore (cuore, stetoscopio, grafico in discesa). Macro lens, 60mm, high detail, controlled lighting, colori vivaci ma professionali.

Programmi simili esistono anche in altri paesi, come l’iniziativa “Million Hearts” negli Stati Uniti, il “Canadian Heart Health Strategy and Action Plan” in Canada, o il programma “NHS Health Check” in Inghilterra. Tutti mirano a ridurre l’impatto delle malattie cardiovascolari, e i risultati, come quelli visti in Iran, dimostrano che la prevenzione e lo screening sono armi efficaci. Ad esempio, nel Regno Unito, il programma NHS ha portato a una riduzione significativa del rischio medio di malattie cardiache, della pressione diastolica e del colesterolo.

Il Futuro della Prevenzione in Iran: Cosa Ci Aspetta?

Lo studio di Ardabil, pur con i suoi limiti (come dati incompleti in alcuni campioni o la difficoltà di calibrare un gran numero di operatori, sebbene formati), ci dice una cosa fondamentale: il programma IRAPEN e la valutazione del rischio cardiovascolare stanno funzionando nel ridurre il rischio nella popolazione.
Questo significa che molte morti premature causate da malattie cardiache possono essere evitate. Come? Aumentando la consapevolezza delle persone e potenziando gli sforzi degli operatori sanitari.
Considerando l’efficacia dimostrata, espandere questo programma e sensibilizzare ulteriormente la popolazione potrebbe salvare molte vite e prevenire un enorme peso economico sulla società. Sarebbe interessante, in futuro, vedere studi che valutino l’efficacia e la costo-efficacia del programma in altre province o a livello nazionale, magari calcolando l’impatto in termini di DALY risparmiati o di risorse economiche salvate.
Insomma, la strada intrapresa dall’Iran con IRAPEN sembra quella giusta. C’è ancora del lavoro da fare, soprattutto per migliorare il follow-up e aumentare la partecipazione, ma i primi risultati sono decisamente incoraggianti. Un piccolo passo per la ricerca, un grande passo per la salute del cuore degli iraniani. E chissà, magari un modello da cui anche altri paesi potrebbero trarre ispirazione. La prevenzione, amici miei, è sempre la miglior cura!

Fonte: Springer

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