Veduta aerea grandangolare, 10mm, della Baia di Sylt-Rømø con l'alta marea che inonda parzialmente le piane tidali, mettendo in evidenza l'interazione tra terra e mare sotto un cielo nuvoloso drammatico, long exposure per acqua setosa, sharp focus sull'orizzonte.

Le Maree del Futuro: Cosa Succede nella Baia di Sylt-Rømø con l’Innalzamento del Mare?

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, ma anche un po’ preoccupante, in uno degli angoli più speciali d’Europa: il Mare dei Wadden. Avete presente quelle immense distese di fango e sabbia che emergono e scompaiono con le maree, piene di vita? Ecco, proprio lì. E più precisamente, ci tufferemo (metaforicamente, per ora!) nella Baia di Sylt-Rømø, un vero e proprio gioiello naturalistico incastonato tra Germania e Danimarca, patrimonio UNESCO.

Storicamente, questo ecosistema è sempre stato un campione di resilienza, adattandosi ai cambiamenti naturali del livello del mare. Ma oggi, con i cambiamenti climatici che accelerano l’innalzamento dei mari (SLR), la sua sopravvivenza è messa a dura prova. Pensate che entro la fine del secolo, potremmo vedere un aumento fino a 0,84 metri a livello globale, e il Mare dei Wadden non fa eccezione!

Quello che mi ha spinto ad approfondire questo argomento è uno studio recente che si è concentrato proprio sulla Baia di Sylt-Rømø. L’obiettivo? Capire come cambieranno le dinamiche delle maree – pensate alle inondazioni, all’asimmetria tra alta e bassa marea, alla velocità delle correnti – e come questo influenzerà il trasporto di particelle passive (immaginatele come dei piccoli “messaggeri” trasportati dall’acqua) entro il 2050, secondo diversi scenari di emissioni.

Un Laboratorio Naturale Unico: La Baia di Sylt-Rømø

Perché proprio la Baia di Sylt-Rømø? Beh, è un posto speciale. È un bacino semi-chiuso, quasi un piccolo mondo a sé, grazie a delle dighe artificiali (la Hindenburgdamm e la Rømødæmningen) che limitano lo scambio d’acqua con le aree vicine. Questa sua “solitudine” la rende un laboratorio naturale perfetto per studiare come le maree rispondono all’innalzamento del livello del mare, senza troppe interferenze esterne.

A differenza di altre zone del Mare dei Wadden che accumulano sedimenti a go-go, compensando in parte l’SLR, la Baia di Sylt-Rømø ha un accumulo di sedimenti piuttosto basso. Questo significa che è particolarmente sensibile ai cambiamenti del livello dell’acqua. E anche se l’accumulo di sedimenti previsto entro il 2050 è piccolo, le modifiche all’idrodinamica possono avere impatti enormi sull’ecosistema locale. Le piane intertidali, cruciali per tantissime specie, rischiano di essere sommerse più spesso e più a lungo, mettendo a rischio la biodiversità.

Come Abbiamo Guardato nel Futuro delle Maree

Per sbirciare nel futuro, i ricercatori hanno usato un modello oceanico costiero super dettagliato chiamato FESOM-C, capace di simulare la realtà con una risoluzione pazzesca, fino a 2 metri nelle zone intertidali! A questo, hanno aggiunto un modulo per tracciare il percorso di particelle lagrangiane (i nostri “messaggeri” passivi).

Sono stati simulati tre scenari principali:

  • Uno di riferimento (REF), che rappresenta la situazione attuale.
  • Uno con un basso innalzamento del livello del mare (LSLR) per il 2050 (scenario SSP1-2.6).
  • Uno con un alto innalzamento del livello del mare (HSLR) per il 2050 (scenario SSP5-8.5).

L’idea era di rispondere a due domande fondamentali:

  1. Come cambierà l’estensione delle piane intertidali?
  2. Come l’SLR influenzerà i percorsi di trasporto guidati dalle maree, incluse le variazioni di velocità delle correnti?

Una cosa interessante è l’analisi dell’asimmetria della marea. In parole povere, si tratta di capire se la fase di flusso (alta marea) e quella di riflusso (bassa marea) durano uguale o se una delle due è più “forte” o più lunga. Questa asimmetria è cruciale per il trasporto di sedimenti e materiali.

Fotografia aerea, wide-angle 10mm, della Baia di Sylt-Rømø al crepuscolo, con le piane di marea parzialmente sommerse e i canali tidali che riflettono la luce residua. Long exposure per un effetto acqua liscia e setosa, sharp focus sull'orizzonte, mettendo in evidenza la vulnerabilità delle zone intertidali all'innalzamento del livello del mare.

Più Acqua, Meno Terra: Le Zone Intertidali in Pericolo

I risultati parlano chiaro, e non sono proprio rassicuranti. Entro il 2050, le aree sommerse aumenteranno del 2-3%, che si traduce in una perdita del 4-7% delle zone intertidali. Sembra poco? Non lo è affatto per gli organismi che ci vivono! Queste zone, che oggi costituiscono oltre il 47,5% dell’area totale della baia, si ridurranno di circa 13 km² nello scenario LSLR e di ben 21 km² nello scenario HSLR. E non solo: la probabilità che le restanti aree intertidali si asciughino diminuirà in media dal 4% al 6%. È il fenomeno del “coastal squeeze”: gli habitat intertidali non possono arretrare verso l’entroterra a causa di insediamenti e dighe. E se guardiamo al 2100, i numeri diventano drammatici, con una perdita potenziale fino al 29,4% delle attuali aree intertidali nello scenario peggiore!

Correnti Sotto Esame: Velocità che Cambiano Rotta

Con l’aumento della profondità e dell’inondazione, anche le correnti si modificano. Le velocità massime, che oggi raggiungono i 2.5 m/s nell’imboccatura della baia (Lister Deep), tendono ad aumentare in media di circa 3 cm/s nello scenario HSLR. Questo è dovuto all’aumento del “prisma di marea” (il volume d’acqua che entra ed esce ad ogni ciclo) e alla minore influenza dell’attrito sul fondo. L’incremento maggiore si osserva nelle aree di Sønderstrand e Jordsand Bank, prima meno sommerse.

Ma attenzione, non è un aumento generalizzato! Nei canali tidali più interni, si osserva un andamento opposto, con una diminuzione della velocità delle correnti da -4 a -7 cm/s. Questo suggerisce che i percorsi di trasporto dell’acqua (e di ciò che trasporta) potrebbero cambiare in modo significativo.

L’Asimmetria della Marea si Indebolisce: Verso un Sistema Lagunare?

Ricordate l’asimmetria della marea? Nello scenario di riferimento, la baia mostra schemi complessi: in alcune zone il riflusso è più breve del flusso, in altre il contrario. Con l’SLR, questa asimmetria tende generalmente a indebolirsi. Il sistema si avvicina a uno stato meno asimmetrico, quasi più “lagunare”. Questo è un punto cruciale, perché un’asimmetria più debole può portare a una riduzione del trasporto netto di materiale verso l’esterno, fino al 10% in meno per i traccianti passivi.

Analizzando l’asimmetria in termini di portate (o velocità), vediamo che aree prima dominate dal riflusso forte ora sperimentano una differenza minore tra le due fasi. E dove il flusso era già dominante, questa dominanza si accentua leggermente, ma l’asimmetria generale si attenua. In pratica, il regime idrodinamico della baia diventa meno “sbilanciato”, pur conservando una distribuzione simile delle zone a dominanza di flusso o riflusso.

Le velocità TWA (Thickness-Weighted Average), che ci danno un’idea del trasporto di massa netto locale, mostrano anch’esse cambiamenti. In generale, diminuiscono in molte aree subtidali poco profonde e lungo i canali. Tuttavia, nella parte centrale della baia, inclusa l’imboccatura, aumentano, segnalando un incremento del prisma di marea.

Macro fotografia, 60mm, di una conchiglia di bivalve parzialmente infossata nel sedimento umido di una piana di marea nella Baia di Sylt-Rømø, high detail, precise focusing, con goccioline d'acqua visibili, controlled lighting per esaltare la texture del sedimento e della conchiglia, simbolo della vita intertidale minacciata.

Meno Scambi con l’Esterno e una Baia “Divisa”

Gli esperimenti con i traccianti lagrangiani ci hanno regalato altre sorprese. Già oggi, la baia sembra divisa in due sistemi: uno a nord e uno a sud della Jordsand Bank. Le particelle rilasciate a nord difficilmente viaggiano a sud, e viceversa, anche se entrambe possono raggiungere l’imboccatura principale. Molte particelle, una volta arrivate nell’imboccatura, tendono a rimanere intrappolate lì, seguendo traiettorie cicliche.

Con l’SLR, il trasporto di particelle verso l’esterno della baia diminuisce ulteriormente. Alcune “nuvole” di traccianti che prima raggiungevano l’imboccatura, ora si disperdono meno o si dirigono maggiormente verso le piane intertidali. Quantitativamente, il numero totale di traccianti che escono dal dominio si riduce del 9,8% entro il 2050 (e potrebbe arrivare al 12,5% entro il 2100). Non solo: anche il numero di “sorgenti” uniche da cui i traccianti escono diminuisce del 6,2%, indicando una minore connettività idrodinamica.

E il Vento? Che Ruolo Gioca?

Qualcuno potrebbe chiedersi: “E il vento? Non conta nulla?”. Certo che conta! Ma in questo caso, anche aggiungendo una forzante eolica tipica estiva (periodo scelto per la sua rilevanza ecologica e la stabilità prevista nei futuri scenari climatici), i principali percorsi di trasporto e la tendenza alla riduzione del trasporto netto verso l’esterno rimangono sostanzialmente gli stessi. Il vento aumenta un po’ il trasporto totale (circa il 18-18,5% in più), ma non cambia le carte in tavola riguardo all’impatto dell’SLR.

Perché Tutto Questo Ci Interessa Davvero?

Questi risultati hanno implicazioni enormi. La perdita di zone intertidali minaccia specie che dipendono da esse per nutrirsi e riprodursi, come uccelli migratori e pesci. I cambiamenti nelle correnti possono stressare comunità come quelle dei mitili. La tendenza verso un sistema più lagunare, con un trasporto netto ridotto, potrebbe alterare la dispersione delle larve, ad esempio quelle delle ostriche, con possibili conseguenze sull’autosostentamento delle popolazioni.

La “divisione” della baia e la ridotta connettività idrodinamica potrebbero ostacolare la diffusione di larve e altri organismi tra diverse parti del bacino, portando a un potenziale isolamento genetico delle popolazioni. Questo renderebbe l’ecosistema più vulnerabile a disturbi localizzati.

Interessante notare come le mappe delle velocità TWA e dell’asimmetria di marea corrispondano bene a certe forme del fondale (bedforms) osservate, come le dune sottomarine. Questo suggerisce che, sebbene lo studio non simuli attivamente il trasporto di sedimenti, i risultati idrodinamici sono coerenti con la morfologia attuale e le proiezioni di stabilità dei fondali entro il 2050.

Non Abbiamo la Sfera di Cristallo Perfetta (Ancora!)

È giusto dire che questo studio, come ogni modello, ha delle semplificazioni. Ad esempio, la forzante di marea al confine aperto è stata mantenuta costante in tutti gli scenari, e non si è tenuto conto di eventi estremi come le tempeste, né degli effetti baroclinici (dovuti a differenze di densità dell’acqua). Tuttavia, fornisce una base solida e importantissima, limitando le incertezze per isolare l’effetto dell’SLR.

Tirando le Somme: Un Futuro da Scrivere (e Proteggere)

Cosa ci portiamo a casa da questo tuffo nella Baia di Sylt-Rømø?

  • Perdita di habitat critici: Le piane intertidali sono a rischio significativo.
  • Correnti ridisegnate: Aumenti nelle zone basse, diminuzioni nei canali profondi.
  • Asimmetria in calo: Il sistema diventa più “lagunare”, con meno trasporto netto verso l’esterno.
  • Percorsi di trasporto stabili ma “separati”: La baia resta divisa in due zone con scambi limitati, e il vento non cambia drasticamente questo schema.

Questo studio sottolinea quanto sia vitale capire le risposte locali e complesse dei sistemi costieri all’innalzamento del livello del mare. Solo così potremo sviluppare strategie di gestione e conservazione costiera che siano davvero efficaci per proteggere questi ecosistemi unici e preziosi. Il futuro del Mare dei Wadden, e di tante altre aree costiere, dipende dalle nostre azioni oggi.

Fonte: Springer

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