Fotografia naturalistica di una lucertola Podarcis lilfordi su una roccia dell'isola di Sanitja, con sullo sfondo sfocato la vegetazione rada di finocchio marino e il mare blu intenso. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, luce naturale controllata del mattino, messa a fuoco precisa sulla texture della pelle della lucertola e sull'ambiente circostante.

Capre vs Lucertole: Cronaca di un Disastro (e una Lenta Rinascita) sull’Isola di Sanitja

Ciao a tutti! Oggi voglio raccontarvi una storia affascinante, quasi un thriller ecologico, che si svolge su un fazzoletto di terra sperduto nel Mediterraneo: l’isola di Sanitja, il punto più a nord delle Baleari. Protagonista è una lucertola tanto piccola quanto speciale, la Podarcis lilfordi, una specie endemica e purtroppo in pericolo.

Immaginatevi questo scenario: un isolotto di meno di 10 ettari, battuto dai venti, con una vegetazione scarna, senza nemmeno un arbusto a offrire riparo. Qui, la nostra lucertola vive in condizioni davvero estreme. Pensate che studi passati hanno rivelato che questi piccoli rettili hanno un metabolismo incredibilmente accelerato durante la loro attività, quasi 6 volte superiore a quello a riposo! Passano gran parte della giornata, oltre 12 ore, a cercare cibo incessantemente, quasi al limite delle loro capacità aerobiche. Questo ci fa capire subito una cosa: per loro, il cibo è tutto.

Un’isola estrema e una lucertola speciale

Sanitja non è un posto facile. Il clima mediterraneo di Minorca, con inverni piovosi ed estati secchissime, è reso ancora più duro dai venti forti e costanti, soprattutto da nord. Questi venti portano salsedine che mette a dura prova la vegetazione. Sull’isola crescono a malapena una trentina di piante vascolari, dominate dal finocchio marino (Crithmum maritimum) e dall’aglio selvatico (Allium ampeloprasum). Niente alberi, niente cespugli. In questo ambiente essenziale, la Podarcis lilfordi, una lucertola di medie dimensioni (fino a 8 cm circa), onnivora e molto attiva, ha trovato il suo regno, raggiungendo in passato densità notevoli. Si nutre di insetti, altri invertebrati, ma non disdegna materia vegetale, carogne e persino conspecifici. È un vero e proprio simbolo della fauna preistorica delle Baleari, sopravvissuta fino ai nostri giorni.

L’arrivo inaspettato: le capre invadono Sanitja

Ora, immaginate la scena: in questo ecosistema delicato ed equilibrato da secoli, a un certo punto, in una data imprecisata ma rilevata per la prima volta nel 1989, compare un gruppo di capre domestiche (Capra hircus). Un’introduzione illegale, su un isolotto demaniale, senza alcun permesso. Per anni, il numero di capre è variato, raggiungendo un picco nel 1992 e 1997 (ne furono contate 17!). La loro presenza è durata fino a circa il 2002-2005, quando finalmente, grazie agli sforzi delle autorità ambientali delle Baleari e alle segnalazioni di ricercatori e conservazionisti, sono state rimosse. Ma cosa è successo nel frattempo?

Il crollo di una popolazione: l’impatto devastante delle capre

Noi ricercatori monitoriamo le popolazioni di Podarcis lilfordi da quasi 40 anni. Questo ci ha permesso di costruire serie storiche di dati sulla loro abbondanza. Ebbene, analizzando i dati di Sanitja, abbiamo scoperto qualcosa di allarmante: è l’unica popolazione conosciuta di questa lucertola ad aver mostrato un trend di declino statisticamente significativo nel tempo. La densità delle lucertole è letteralmente crollata durante il periodo di presenza delle capre. Abbiamo analizzato anche i fattori abiotici (pioggia, temperatura, aridità), ma nessuno di questi sembrava spiegare il crollo. L’unico fattore con un effetto rilevabile era proprio la presenza delle capre. L’introduzione di un erbivoro endotermico (che ha bisogno di molta energia, e quindi mangia molto) in un ambiente così povero di risorse ha avuto conseguenze drammatiche.

Fotografia naturalistica che mostra l'ambiente impoverito dell'isola di Sanitja durante la presenza delle capre, con vegetazione rada e calpestata. In primo piano, una lucertola Podarcis lilfordi cerca cibo tra le rocce. Teleobiettivo zoom 200mm, luce naturale, messa a fuoco sull'ambiente e la lucertola.

Cambiamenti a tavola: come le capre hanno affamato le lucertole

L’effetto più evidente, oltre al calo numerico, è stato sulla dieta delle lucertole. Abbiamo analizzato oltre mille campioni di feci raccolti tra il 1991 e il 2023, confrontando il periodo “con capre” e “senza capre”. I risultati sono chiarissimi:

  • Meno materia vegetale: Durante la presenza delle capre, la percentuale di materia vegetale nella dieta delle lucertole è crollata drasticamente (dal 43% medio a solo il 14% medio). In particolare, il consumo di finocchio marino, una risorsa chiave, è diventato rarissimo (presente solo nel 13% delle feci con piante identificate, contro il 95% nel periodo senza capre!).
  • Dieta più diversificata, ma per necessità: Le capre, brucando la vegetazione, non solo hanno ridotto il cibo vegetale per le lucertole, ma hanno probabilmente inciso anche sulle popolazioni di insetti legati a quelle piante. Di fronte a questa scarsità, le lucertole hanno dovuto ampliare il loro menù, includendo prede forse meno preferite o meno nutrienti, come gasteropodi e dermatteri, che erano più comuni nella loro dieta durante il periodo delle capre. Al contrario, gli imenotteri (come api e vespe), spesso catturati sulle piante, erano molto più presenti nella dieta quando le capre non c’erano. Questo segue un principio ecologico: quando il cibo scarseggia, si diventa meno schizzinosi e si mangia un po’ di tutto (la dieta diventa più “diversificata”, ma non per scelta!).

Un legame spezzato: addio all’impollinazione?

C’è un altro aspetto affascinante e preoccupante. Prima dell’arrivo delle capre, le lucertole di Sanitja passavano tantissimo tempo a nutrirsi del nettare e del polline delle infiorescenze del finocchio marino. Erano così efficienti in questo che si erano trasformate in veri e propri impollinatori per questa pianta! Studi precedenti avevano mostrato come le lucertole fossero cariche di polline e come contribuissero attivamente alla riproduzione del finocchio marino. La presenza delle capre, distruggendo gran parte della vegetazione e disturbando le lucertole, ha quasi certamente interrotto questa straordinaria interazione ecologica, uno dei pochi casi noti di impollinazione da parte di un rettile squamato.

Fotografia macro di un'infiorescenza di finocchio marino (Crithmum maritimum) sull'isola di Sanitja, con una lucertola Podarcis lilfordi nelle vicinanze ma che non interagisce attivamente con il fiore. Obiettivo macro 105mm, alta definizione, luce morbida del tardo pomeriggio, messa a fuoco precisa sul fiore e la lucertola.

La rimozione delle capre e la lenta ripresa

Fortunatamente, come detto, le capre sono state rimosse tra il 2002 e il 2005. E cosa è successo dopo? La popolazione di lucertole ha iniziato una lenta ripresa. Le densità sono gradualmente aumentate, anche se non hanno ancora raggiunto i livelli spettacolari registrati prima dell’introduzione delle capre. Anche la dieta è tornata a essere più specializzata, con un netto aumento del consumo di materia vegetale, in particolare del finocchio marino. Questo suggerisce che anche quel legame unico di impollinazione si stia ristabilendo. La resilienza di questa popolazione è stata messa a dura prova, ma ha resistito.

Lezioni da Sanitja: fragilità insulare e pericoli nascosti

La storia di Sanitja è un esempio lampante di quanto possano essere fragili gli ecosistemi insulari e di quanto possa essere devastante l’introduzione di specie aliene, anche di un erbivoro apparentemente innocuo come la capra domestica. In un ambiente con risorse limitate, l’arrivo di un forte competitore può innescare un effetto a cascata che mette a rischio la sopravvivenza delle specie native. Questo studio sottolinea l’importanza cruciale di prevenire introduzioni illegali e di intervenire rapidamente per rimuovere specie invasive, specialmente in contesti unici e vulnerabili come le piccole isole. La lucertola di Lilford a Sanitja ce l’ha fatta per un pelo, ma la sua storia ci ricorda che la conservazione richiede vigilanza e azioni concrete.

Fonte: Springer

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