Europa Allargata: Meno Disuguali di Prima? Viaggio nelle Tasche degli Europei Post-2004
Amici, parliamoci chiaro: quando si parla di Unione Europea, allargamenti e soldi, la faccenda si fa sempre un po’ ingarbugliata. Ricordate il 2004? Un anno cruciale, con un bel po’ di nuovi Paesi, soprattutto dall’Est Europa, che sono entrati a far parte della famiglia. E la domanda che un po’ tutti ci siamo posti, magari davanti a un caffè, è: ma questa mossa, alla fine, ci ha reso più uguali o ha creato ancora più divari? Beh, ho spulciato un po’ di dati e studi, e quello che ho scoperto è piuttosto affascinante.
L’Allargamento del 2004: Un Terremoto Economico (in Senso Buono?)
Immaginate l’UE prima del 2004 e dopo. Un bel cambiamento, no? Undici dei tredici Stati che si sono uniti dal 2004 in poi venivano da quello che un tempo chiamavamo “Blocco Orientale”. Per loro, l’adesione all’UE è stata una specie di carota gigante, uno stimolo pazzesco per riforme e crescita dopo il crollo dell’Unione Sovietica. E diciamocelo, i risultati in termini di crescita economica per questi Paesi sono stati notevoli. Ma, come spesso accade, non è tutto oro quello che luccica. Parallelamente a questa crescita, in molti di questi Paesi dell’Est è aumentata anche la disuguaglianza interna. Un bel rompicapo, vero? Crescita media forte, ma anche più divario tra ricchi e poveri.
Allora, la domanda sorge spontanea: questa crescita è stata davvero per tutti? I più poveri ne hanno beneficiato o sono rimasti indietro? E che dire di noi, i “vecchi membri”? Come sono cambiate le cose da noi? E, soprattutto, l’ingresso di questi nuovi Paesi come ha modificato la mappa della disuguaglianza nell’intera Unione Europea? Sono domande pesanti, lo so, ma fondamentali, anche per capire cosa potrebbe succedere con futuri allargamenti, pensiamo all’Ucraina, alla Moldavia, alla Georgia.
La Sorpresa dell’Est: Crescita per Tutti (o Quasi) e Meno Disuguaglianza Complessiva
Ebbene, tenetevi forte: i dati, presi dal World Inequality Database (che è una fonte piuttosto autorevole), ci dicono una cosa sorprendente. Non solo c’è stata una convergenza nel Prodotto Interno Lordo pro capite tra i Paesi, ma questa convergenza si è vista lungo tutta la distribuzione dei redditi. Che significa? Che nonostante in alcuni Paesi la disuguaglianza interna sia aumentata, la forte crescita dei redditi anche per i più poveri nell’Est Europa ha fatto diminuire la disuguaglianza nell’UE nel suo complesso. Avete capito bene: i redditi nei Paesi di nuovo ingresso sono cresciuti più velocemente, e questo ha riguardato un po’ tutte le fasce di popolazione, non solo i super ricchi. Questo, amici miei, è un punto cruciale: l’allargamento, da questo punto di vista, sembra aver funzionato come un livellatore a livello europeo. I decili più poveri nell’Unione hanno visto i loro redditi crescere più rapidamente.
Certo, analizzare queste dinamiche non è una passeggiata. Bisogna considerare le differenze nei tassi di crescita tra le varie fasce di reddito all’interno di ogni Paese. Ma il risultato principale è che, dal 2004, l’UE ha visto una convergenza dei redditi, e questo è dovuto interamente alla crescita robusta in tutte le fasce di reddito nei nuovi Stati membri. Insomma, la disuguaglianza nell’UE, in questo senso “convergente”, è diminuita.

E i Vecchi Membri? Luci e Ombre, Soprattutto al Sud
Ora, giriamo la medaglia. Se da un lato i nuovi membri hanno spinto sull’acceleratore, cosa succedeva nel frattempo nei Paesi che facevano già parte dell’UE prima del 2004, i cosiddetti “vecchi membri”? Qui la storia è un po’ diversa, e non sempre allegra. In molti di questi Paesi, soprattutto nel Sud Europa (pensiamo a Grecia, Italia, Portogallo, Spagna), i gruppi a basso reddito hanno visto i loro redditi stagnare, se non peggiorare. La crescita, quando c’è stata, si è concentrata soprattutto nelle fasce più alte. Un quadro ben diverso da quello dell’Est, che ha portato a una sorta di divergenza interna ai vecchi Stati membri.
Questa dinamica ha avuto un effetto diretto sulla “classifica” dei redditi a livello europeo. Immaginate una grande graduatoria di tutti i cittadini europei in base al loro reddito. Ebbene, molti gruppi di reddito nei Paesi UE pre-2004, specialmente nel Sud, sono scivolati verso il basso in questa classifica. Al contrario, la maggior parte dei gruppi di reddito nei nuovi Stati membri ha fatto un bel balzo in avanti.
Il Grande Rimescolamento: Chi Sale e Chi Scende nella Classifica Europea
Questo “rimescolamento” è uno degli aspetti più interessanti. Non si tratta solo di medie nazionali che convergono, ma di persone, di famiglie, che vedono cambiare la loro posizione relativa non solo nel proprio Paese, ma nell’intera Unione. Se nel 2005, per esempio, una persona nel percentile 81 della distribuzione polacca si trovava al 50° percentile a livello UE, quindici anni dopo, una persona nella stessa posizione in Polonia era salita al 71° percentile UE! Al contrario, una persona al 50° percentile in Grecia nel 2005, che era circa al 50° anche a livello UE, nel 2020 si ritrovava al 35° percentile UE. Un bel cambiamento di prospettiva, no?
Questo ci fa capire che guardare solo alle medie nazionali può essere fuorviante. La crescita economica nei nuovi Stati membri è stata ampiamente condivisa dalla popolazione, migliorando i livelli di reddito reale per la stragrande maggioranza, non solo per i ricchi. Allo stesso tempo, la crescita del reddito è stata deprimente in molti dei vecchi Paesi membri, in particolare quelli meridionali.
Perché Tutto Questo Ci Interessa (Spoiler: Futuri Allargamenti)
Capire queste dinamiche è fondamentale, non solo per fare un bilancio del passato, ma anche per guardare al futuro. Se l’UE dovesse allargarsi ancora, includendo Paesi come l’Ucraina, la Moldavia o la Georgia, cosa potremmo aspettarci? Le esperienze passate ci insegnano che l’integrazione può portare a una convergenza economica, ma gli effetti sulla disuguaglianza, sia interna ai Paesi che a livello dell’intera Unione, sono complessi e meritano attenzione. E poi, c’è l’aspetto delle “percezioni”. Se i cittadini si sentono “scivolare indietro” rispetto ad altri europei, questo può influenzare il loro atteggiamento verso il progetto europeo. Insomma, non si tratta solo di numeri, ma di coesione sociale e politica.

Dentro i Dati: Come Abbiamo Capito Tutto Ciò
Per arrivare a queste conclusioni, gli studiosi si sono basati su dati di reddito nazionale ante imposte, provenienti dal World Inequality Database (WID). Questo approccio permette di avere una visione ampia della distribuzione del reddito prima che intervengano le politiche di redistribuzione statale (tasse e trasferimenti). Hanno analizzato il periodo dal 1990 al 2020, concentrandosi in particolare sul post-2004. Hanno usato vari strumenti, come le “curve di incidenza della crescita” (che mostrano come è cresciuto il reddito per le diverse fasce della popolazione) e indici come il Gini e il Theil per misurare la disuguaglianza.
Un dato interessante emerso dall’indice di Theil è che la disuguaglianza all’interno dei Paesi rappresenta una porzione sostanziale della disuguaglianza totale nell’UE (circa il 95% in media). L’ingresso di nuovi Paesi, più poveri e a volte con maggiore disuguaglianza interna, ha inizialmente fatto aumentare la disuguaglianza totale nell’UE, sia quella tra Paesi sia quella interna. Tuttavia, la forte crescita successiva nei nuovi membri ha poi invertito la tendenza per la disuguaglianza complessiva.
Tiriamo le Somme: Un’Europa a Due (o Più) Velocità?
Quindi, cosa ci portiamo a casa da questo viaggio nei numeri?
- Convergenza guidata dall’Est: La crescita economica nei Paesi dell’Est Europa che si sono uniti all’UE è stata robusta e ha coinvolto quasi tutte le fasce di reddito. Questo ha ridotto la disuguaglianza generale nell’UE.
- Divergenza nei “vecchi” membri: Nei Paesi UE pre-2004, specialmente nel Sud, si è vista una stagnazione per i redditi più bassi e una crescita concentrata al vertice, aumentando la disuguaglianza interna a questo gruppo di nazioni.
- Rimescolamento delle posizioni: C’è stato un significativo cambiamento nelle classifiche di reddito a livello UE, con molti cittadini dei nuovi Stati membri che hanno guadagnato posizioni e molti dei vecchi Stati membri (soprattutto del Sud) che ne hanno perse.
- Importanza di guardare oltre le medie: Le medie nazionali possono nascondere dinamiche distributive molto diverse. È cruciale analizzare l’intera distribuzione del reddito.
Insomma, l’allargamento del 2004 sembra aver avuto un effetto positivo sulla riduzione della disuguaglianza complessiva nell’UE, grazie al “miracolo” della crescita diffusa all’Est. Tuttavia, ha anche messo in luce e forse accentuato le difficoltà di alcune aree della “vecchia” Europa. Una lezione importante, credo, mentre l’Unione si interroga sui suoi futuri confini e sulla sua coesione interna. Non è una storia semplice, con vincitori e vinti netti, ma un complesso intreccio di dinamiche che continuano a plasmare il nostro continente.
Fonte: Springer
