Riscrivere i Ricordi Dolorosi: Una Sola Seduta Può Cambiare il Nostro Rapporto con Cibo e Corpo?
Introduzione: Quelle Esperienze che Lasciano il Segno
Parliamoci chiaro: quanti di noi si portano dentro il peso di commenti poco carini sul proprio aspetto fisico o sulle proprie abitudini alimentari? Magari ricevuti da bambini, da genitori, amici, o anche sconosciuti. Queste che gli esperti chiamano esperienze negative legate all’alimentazione e all’aspetto fisico (NEREA, dall’inglese Negative Experiences Related to Eating and Appearance) sono incredibilmente comuni. Pensate che studi indicano che ne soffrono tra il 37% e il 61% dei bambini e circa il 40% degli adulti. E non sono cose da poco: queste esperienze sono state collegate a un maggior rischio di depressione, disturbi alimentari, e persino a problemi di salute cronici e mortalità precoce.
Ma perché queste esperienze fanno così male e hanno conseguenze così a lungo termine? Secondo la teoria cognitiva, eventi negativi vissuti presto nella vita, come appunto le NEREA, possono contribuire a formare quelli che chiamiamo schemi cognitivi disadattivi. In pratica, sono delle convinzioni profonde e radicate su noi stessi e sugli altri (“non sono abbastanza bravo/a”, “sono grasso/a e quindi non valgo”, “non ho autocontrollo”). Quando questi schemi vengono “attivati” da situazioni simili (ad esempio, un altro commento sul peso), scattano dei meccanismi automatici: la nostra attenzione si focalizza su ciò che conferma quella convinzione negativa, proviamo emozioni spiacevoli (come tristezza o ansia) e mettiamo in atto comportamenti che, paradossalmente, finiscono per rinforzare quello schema (come diete restrittive seguite da abbuffate).
Ad esempio, chi è stato preso in giro per il peso da bambino potrebbe sviluppare lo schema di sentirsi “non attraente” in un corpo più grande. Sentire un commento negativo da un familiare potrebbe riattivare questo schema, portando la persona a focalizzarsi ossessivamente sulle parti del corpo che non le piacciono, sentendosi depressa e magari iniziando una dieta ferrea che poi fallisce, confermando l’idea di non avere controllo.
Imagery Rescripting: Riscrivere il Passato per Cambiare il Presente
E se ci fosse un modo per “hackerare” questi schemi negativi? Qui entra in gioco una tecnica terapeutica affascinante chiamata Imagery Rescripting (IR), che potremmo tradurre come “riscrittura immaginativa”. L’IR è un intervento, spesso breve, che mira a modificare proprio quegli schemi disadattivi attraverso esercizi di visualizzazione.
Come funziona? In pratica, durante una sessione di IR, la persona viene guidata a richiamare alla mente un ricordo doloroso legato a una NEREA, rivivendolo con tutti i sensi. Poi, arriva la parte “magica”: si modifica il significato di quel ricordo introducendo una figura di supporto (reale o immaginaria, come un adulto compassionevole) che interviene nella scena per offrire aiuto, protezione, conforto, o una prospettiva diversa. L’idea è che, modificando il significato emotivo di questi ricordi episodici, essi smettano di funzionare come “carburante” per gli schemi negativi.
Pensate all’esempio di prima: la persona che rivive il ricordo delle prese in giro per il peso, con l’aiuto dell’IR, potrebbe immaginare un adulto gentile che la difende, le spiega che il suo valore non dipende dal peso e che la cultura occidentale ha un’enfasi malsana sull’ideale di magrezza. Questo processo può aiutare a sostituire la vecchia credenza (“sono inferiore”) con una più compassionevole e realistica, modificando gli schemi profondi e riducendo sintomi come l’umore depresso e i comportamenti alimentari disfunzionali.
Storicamente usato come parte di terapie più lunghe, dati recenti suggeriscono che l’IR può funzionare anche come trattamento breve e autonomo, a volte con risultati paragonabili o migliori di approcci più lunghi. Addirittura, studi preliminari indicano che una singola sessione di IR può essere efficace nel modificare gli schemi e ridurre i sintomi in persone con disturbi alimentari come il binge eating o la bulimia, o in donne con forti preoccupazioni per l’immagine corporea.
Lo Studio Pilota: Una Singola Seduta di IR è Fattibile e Accettabile?
Nonostante queste premesse promettenti, nessuno aveva ancora verificato se un approccio così breve (una sola sessione!) e focalizzato sull’IR potesse funzionare bene con persone “comuni” (cioè non necessariamente con una diagnosi psichiatrica) che hanno vissuto NEREA. E funzionare bene significa due cose: essere fattibile (cioè, si riesce a reclutare le persone? Seguono il protocollo? I terapeuti riescono a erogarlo correttamente?) ed essere accettabile (cioè, alle persone piace? Lo trovano utile? È sicuro?). Inoltre, c’era curiosità sul fatto che questo approccio potesse funzionare anche per gli uomini, spesso trascurati in questo tipo di ricerche, e se ci fossero preferenze sulla modalità di erogazione (a distanza vs. di persona) o sul genere/etnia del terapeuta.
Per rispondere a queste domande, è stato condotto uno studio pilota randomizzato controllato in Oregon, USA, tra febbraio 2023 e aprile 2024. Cosa significa? Che i partecipanti, dopo una valutazione iniziale, sono stati assegnati casualmente a uno di due gruppi:
- Un gruppo riceveva la singola sessione di Imagery Rescripting (IR), erogata a distanza via Zoom.
- Un gruppo di controllo riceveva una sessione, sempre singola e a distanza, di educazione nutrizionale generale (per controllare l’effetto del semplice ricevere attenzione terapeutica).
I partecipanti erano adulti (età 18-73 anni) con almeno una NEREA nella loro storia, ma senza disturbi psichiatrici gravi in corso o altre condizioni che potessero confondere i risultati. Sono stati seguiti per 1 e 3 mesi dopo l’intervento.
I Risultati: Cosa Abbiamo Imparato?
Allora, com’è andata? I risultati sono stati decisamente incoraggianti!
Sulla fattibilità:
- Reclutamento e Adesione: È stato possibile reclutare e coinvolgere uomini e donne dalla comunità. Su 101 persone contattate, ben il 96% riportava almeno una NEREA (a conferma di quanto siano diffuse!). Alla fine, 27 persone hanno partecipato allo studio.
- Erogazione dell’Intervento: I terapeuti (studenti di dottorato supervisionati) hanno seguito i protocolli molto fedelmente (aderenza media del 94% per l’IR e 97% per il controllo). Le sessioni IR duravano in media 88 minuti, quelle di nutrizione 51 minuti.
- Raccolta Dati: I dati raccolti tramite questionari online erano molto completi, con pochissime informazioni mancanti.
- La Sfida della Ritenzione: Qui c’è un punto su cui lavorare. Mentre l’82% dei partecipanti ha completato il follow-up a 1 mese, solo il 59% è tornato per quello a 3 mesi. La perdita maggiore si è vista tra gli studenti. Questo suggerisce che serviranno strategie migliori per mantenere l’impegno dei partecipanti nel tempo, specialmente per follow-up più lunghi.
Sull’accettabilità:
- Gradimento Generale: Entrambi gli interventi (IR e controllo) sono stati valutati molto positivamente. I partecipanti hanno dichiarato, in media, di aver gradito le sessioni, di essersi sentiti a proprio agio con il terapeuta, e che le raccomanderebbero ad altri se si dimostrassero efficaci per la salute.
- Disagio nell’IR: Come prevedibile, chi ha fatto la sessione di IR ha riportato in media un livello di disagio leggermente superiore rispetto al gruppo di controllo (dopotutto, si lavora su ricordi difficili!). Tuttavia, il livello medio di disagio era comunque “neutro”, suggerendo che non fosse eccessivo.
- Sicurezza: Importantissimo: non ci sono stati eventi avversi in nessuno dei due gruppi. L’approccio si è dimostrato sicuro per questo campione.
- Preferenze: La maggior parte dei partecipanti non aveva forti preferenze sulla modalità (remoto vs. di persona) né sulla necessità che il terapeuta avesse lo stesso genere o etnia. Circa un quarto preferiva un terapeuta dello stesso genere (soprattutto nel gruppo IR), ma pochi esprimevano preferenze sull’etnia.
Implicazioni e Prossimi Passi: La Strada è Aperta
Cosa ci dicono, in soldoni, questi risultati? Che l’idea di usare una singola sessione di Imagery Rescripting, erogata a distanza, per affrontare le conseguenze delle NEREA in persone della comunità è fattibile e ben accettata. Questo è un via libera importante per progettare uno studio più grande, detto “di efficacia”, per verificare se questo approccio non solo è fattibile, ma funziona davvero nel ridurre i sintomi depressivi e i comportamenti alimentari disordinati legati a queste esperienze negative.
Certo, ci sono lezioni da imparare. La sfida principale sarà trovare modi per migliorare la ritenzione dei partecipanti a lungo termine, magari usando valutazioni completamente remote, incentivi più mirati, check-in personalizzati (magari anche con l’aiuto dell’intelligenza artificiale?), o coinvolgendo maggiormente la comunità nel disegno dello studio. Sarà anche cruciale reclutare campioni più diversificati per etnia, razza e identità di genere, per assicurarsi che i risultati siano generalizzabili e per capire se ci sono bisogni specifici in gruppi diversi (ad esempio, persone transgender o non-binarie, spesso ad alto rischio).
Un altro punto interessante emerso è che molte persone interessate allo studio sono state escluse perché avevano già una diagnosi psichiatrica o assumevano farmaci specifici. Questo apre la porta a una domanda futura: potrebbe una singola sessione di IR essere utile anche per persone con disturbi clinici conclamati legati alle NEREA? Data la storia dell’IR, è plausibile, ma serviranno studi appositi, con maggiore attenzione alla sicurezza.
Infine, anche se i terapeuti sono stati bravissimi, l’esperienza suggerisce che erogare l’IR al meglio richiede una certa conoscenza della teoria cognitiva e un po’ di esperienza clinica. Future ricerche dovranno capire quale sia il livello minimo di formazione necessario per poter diffondere questa tecnica in modo efficace e sicuro.
Perché Tutto Questo è Importante?
Potreste chiedervi: perché tanto interesse per una singola sessione? Beh, il potenziale è enorme. Viviamo in un mondo dove l’accesso alle cure per la salute mentale è spesso difficile, costoso e stigmatizzato. Un intervento come l’IR, se dimostrato efficace in una singola sessione erogata a distanza, rappresenterebbe uno strumento:
- Accessibile: Supera barriere geografiche e di tempo.
- Efficiente: Riduce il carico per pazienti e terapeuti.
- Flessibile: Potrebbe essere integrato in diversi contesti sanitari (dal medico di base ai centri specializzati).
- Di alto impatto: Potrebbe raggiungere un gran numero di persone che soffrono in silenzio per le conseguenze di esperienze negative legate al cibo e all’aspetto fisico, aiutandole a “riscrivere” quei ricordi dolorosi e a migliorare il proprio benessere psicologico e comportamentale.
Insomma, questo studio pilota, pur con i suoi limiti, accende una luce di speranza. La possibilità di affrontare ferite profonde legate al nostro rapporto con il cibo e il corpo, attraverso un intervento breve, mirato e accessibile, è una prospettiva davvero affascinante e promettente per il futuro della salute mentale.
Fonte: Springer