Una visualizzazione 3D fotorealistica di una rete complessa di trasmissione del rischio nella costruzione di metropolitane, con nodi luminosi che rappresentano fattori di rischio ed eventi, e linee interconnesse che mostrano le relazioni causali, il tutto su uno sfondo scuro high-tech. Macro lens, 100mm, high detail, precise focusing.

Metropolitane a Prova di Rischio: L’Intelligenza Artificiale Scende in Cantiere!

Amici, parliamoci chiaro: costruire una metropolitana non è una passeggiata. È un’opera ingegneristica titanica, un vero e proprio formicaio brulicante di attività sotto le nostre città. Ma con grandi opere arrivano grandi responsabilità, e soprattutto, grandi rischi. La sicurezza nei cantieri delle metropolitane è una faccenda serissima, e per anni ci siamo affidati all’esperienza, all’intuito e, diciamocelo, a un po’ di “speriamo bene”. Ma se vi dicessi che oggi abbiamo un asso nella manica, anzi, un cervello artificiale pronto a darci una mano per rendere questi cantieri più sicuri? Proprio così, sto parlando di deep learning e di come stia rivoluzionando l’approccio alla gestione dei rischi.

Recentemente, mi sono imbattuto in uno studio affascinante che propone un metodo innovativo per costruire automaticamente una “rete di trasmissione del rischio” specifica per la costruzione di metropolitane. Immaginate una mappa dettagliata che non solo identifica i pericoli, ma mostra anche come questi siano collegati tra loro, come un effetto domino. E tutto questo grazie a modelli di intelligenza artificiale!

Ma come funziona questa magia tecnologica?

Vi chiederete come sia possibile trasformare freddi resoconti di incidenti in una mappa intelligente. Beh, il segreto sta in due “supereroi” del deep learning.

Innanzitutto, abbiamo raccolto un bel po’ di materiale: ben 562 testi relativi a incidenti avvenuti nella costruzione di metropolitane. Parliamo di rapporti ufficiali, bollettini, articoli di giornale – un vero tesoro di informazioni, se sai come leggerlo.

Il primo passo è stato “insegnare” a un modello, basato su una combinazione chiamata BiLSTM-CRF (Bidirectional Long Short-Term Memory Network with Conditional Random Fields – lo so, un nome da film di fantascienza!), a riconoscere le entità chiave all’interno di questi testi. Cosa intendo per “entità chiave”? Principalmente due categorie:

  • Fattori di rischio per la sicurezza: le cause scatenanti, come “operazioni errate”, “difetti dei materiali”, “condizioni geologiche complesse” o “carenze gestionali”.
  • Eventi di rischio: le conseguenze, ovvero gli incidenti veri e propri, come “crollo di uno scavo”, “caduta di oggetti”, “infortuni al personale”.

Pensate a questo modello BiLSTM-CRF come a un segugio super addestrato. Il suo compito? Annusare i testi degli incidenti e scovare con precisione questi elementi, etichettandoli correttamente. E i risultati sono stati più che soddisfacenti: precisione, richiamo e F1-score (una misura combinata della sua bravura) hanno tutti superato il 77%! Non male per un compito così specifico e con una quantità di dati testuali, seppur consistente, comunque limitata rispetto ad altri domini.

Ma identificare i “chi” e i “cosa” non basta. Dobbiamo capire il “come” e il “perché”. Ed è qui che entra in gioco il secondo campione: un modello basato su Reti Neurali Convoluzionali (CNN). Questo modello è un vero detective: una volta che il primo modello ha identificato i fattori di rischio e gli eventi, il CNN analizza le frasi per estrarre le relazioni causali tra di loro. In pratica, ci dice se un certo fattore di rischio ha causato un evento, se un evento ne ha provocato un altro, o se due elementi tendono a presentarsi insieme. E qui, ragazzi, i risultati sono stati strabilianti: un’accuratezza che sfiora il 99%!

Dagli incidenti alla prevenzione: cosa abbiamo imparato?

Una volta estratti tutti questi dati – fattori di rischio, eventi e le loro connessioni – cosa ce ne facciamo? Beh, qui viene il bello. Abbiamo normalizzato tutte le entità identificate, creando un vero e proprio dizionario del dominio specifico per i rischi nella costruzione di metropolitane. Questo significa che espressioni diverse che indicano lo stesso concetto (ad esempio, “cedimento del terreno” e “smottamento”) vengono raggruppate.

Con questo dizionario e le relazioni causali, abbiamo ottenuto ben 533 triplette causali del tipo “fattore di rischio X -> causa -> evento di rischio Y”. Mettendo insieme tutte queste triplette, abbiamo costruito una rete complessa diretta e non pesata, che abbiamo chiamato MCSRCN (Metro Construction Safety Risk Complex Network). Immaginatela come una ragnatela intricata dove i nodi sono i fattori di rischio e gli eventi, e i fili rappresentano le connessioni causali tra loro.

Visualizzazione astratta di una rete neurale complessa con nodi luminosi e connessioni su sfondo scuro, che simboleggia l'analisi dei dati per la sicurezza nelle metropolitane. Macro lens, 85mm, high detail, precise focusing, controlled lighting.

Questa rete è una miniera d’oro! Ci permette di:

  • Categorizzare dettagliatamente i rischi e gli eventi. Ad esempio, abbiamo identificato 147 entità relative a fattori umani, 124 a difetti dei materiali, 107 a fattori ambientali e ben 358 a problemi tecnici e gestionali. Per non parlare delle 625 entità relative agli eventi di rischio!
  • Rivelare le interrelazioni e i pattern statistici storici tra i vari fattori ed eventi. Possiamo vedere quali fattori tendono a causare determinati tipi di incidenti più frequentemente.
  • Creare un database di casi che i responsabili di progetto possono consultare per prendere decisioni più informate sulla gestione della sicurezza.

Ad esempio, analizzando la rete, è emerso chiaramente che i fattori umani sono cause dirette della maggior parte degli incidenti, mentre i fattori tecnici e gestionali sono spesso cause indirette cruciali. I difetti dei materiali e i fattori ambientali, pur importanti, sembrano avere un ruolo meno centrale, forse grazie a migliori controlli di qualità e a una maggiore consapevolezza delle condizioni locali.

Prendiamo un caso pratico: l’incidente del crollo dello scavo della stazione di Xianghu sulla linea 1 della metropolitana di Hangzhou nel 2008. Inserendo i fattori di rischio noti di quel progetto (condizioni geologiche complesse, piogge, fretta nei lavori, scavo eccessivo, difetti nel sistema di supporto) nella nostra rete, questa ha evidenziato come il fattore “pioggia” avesse il più alto indice di “grado del nodo”, suggerendo che fosse il rischio a cui prestare maggiore attenzione. Adottando misure preventive specifiche per la pioggia, si sarebbero potuti evitare ben otto tipi di eventi di rischio! E, cosa ancora più interessante, la rete indicava una forte probabilità di crolli dello scavo e di smottamenti, cosa che purtroppo si è verificata. Questo dimostra il potenziale pratico di un simile strumento.

Sfide e prossimi passi: la strada è ancora lunga (ma promettente!)

Certo, non è tutto rose e fiori. Questo approccio, per quanto innovativo, ha i suoi limiti. La quantità di testi analizzati, sebbene significativa, potrebbe non coprire ogni singola sfumatura o ogni possibile scenario di rischio. Inoltre, l’identificazione delle entità e l’estrazione delle relazioni sono due processi separati, e il secondo dipende dalla qualità del primo.

Ma la direzione è quella giusta! In futuro, l’obiettivo è:

  • Ampliare il dataset: includere più tipi di documenti, come i registri di cantiere, i moduli di ispezione dei pericoli, e persino i resoconti di “quasi incidenti”. Più dati abbiamo, più intelligenti diventeranno i nostri modelli.
  • Esplorare altri tipi di relazioni: non solo causa-effetto, ma anche relazioni di sinonimia, appartenenza o accoppiamento tra fattori ed eventi.
  • Integrare la dimensione temporale: i rischi evolvono durante le diverse fasi di costruzione. Simulare questa evoluzione renderebbe il sistema ancora più potente.

Un futuro più sicuro, scavato con l’intelligenza

Quello che mi entusiasma di questo tipo di ricerca è il cambio di paradigma. Stiamo passando da un’analisi dei rischi che si basa pesantemente sull’esperienza (preziosissima, ma intrinsecamente soggettiva e limitata) a un approccio data-driven, capace di analizzare enormi quantità di informazioni e scovare pattern nascosti che potrebbero sfuggire all’occhio umano.

L’obiettivo finale? Trasformare i cantieri delle metropolitane in luoghi ancora più sicuri, dove l’intelligenza artificiale non sostituisce l’uomo, ma lo affianca, fornendogli strumenti potentissimi per anticipare, comprendere e mitigare i rischi. È un po’ come avere un sesto senso potenziato dalla tecnologia, che ci aiuta a “vedere” i pericoli prima che si manifestino. E questo, credetemi, è un grande passo avanti per tutti.

Fonte: Springer

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