Una ciotola invitante di hummus fresco e cremoso, guarnita con un filo d'olio d'oliva extra vergine, paprika dolce e prezzemolo tritato, posizionata su una superficie rustica in legno. Accanto alla ciotola, pezzi di pane pita caldo e croccante e bastoncini di verdure fresche (carote, sedano). Fotografia di cibo still life, obiettivo macro 105mm per catturare l'alta definizione della texture cremosa, illuminazione da studio controllata laterale per creare ombre morbide ed esaltare la tridimensionalità del piatto.

Hummus Fresco per un Anno? La Magia dell’Alta Pressione Idrostatica!

Ammettiamolo, chi non ama l’hummus? Quella crema di ceci vellutata, saporita, perfetta con la pita, le verdure o semplicemente spalmata sul pane. Io ne vado matto! C’è solo un piccolo, grande problema: l’hummus fresco, quello davvero buono, dura pochissimo in frigorifero. Qualche giorno e inizia a perdere la sua magia, per non parlare dei rischi legati ai batteri. E se vi dicessi che esiste un modo per conservare l’hummus fresco, mantenendolo sicuro e delizioso, per ben 52 settimane? Sì, avete letto bene, un anno intero! Non è fantascienza, ma il risultato sorprendente di una tecnologia chiamata Alta Pressione Idrostatica (HHP) combinata alla classica refrigerazione. Curiosi di saperne di più? Continuate a leggere!

Cos’è questa fantomatica Alta Pressione Idrostatica (HHP)?

Niente paura, non si tratta di alchimie strane. L’HHP è una tecnica di conservazione alimentare non termica, il che significa che non usa il calore (che spesso rovina sapore e nutrienti). Immaginate di immergere l’hummus, già confezionato ermeticamente, in acqua e poi sottoporlo a una pressione pazzesca, come trovarsi negli abissi oceanici più profondi. Nello specifico, parliamo di 600 Megapascal (MPa) – una pressione enorme! – applicata per circa 6 minuti. Questa pressione agisce in modo uniforme su tutto il prodotto, senza schiacciarlo o deformarlo, ma è letale per molti microrganismi indesiderati. È un po’ come dare una “strizzata” potentissima ai batteri, senza però cuocere o alterare significativamente il cibo. Figo, no?

L’esperimento: Hummus sotto pressione (letteralmente!)

Per capire se questa HHP potesse davvero fare il miracolo con l’hummus, abbiamo condotto uno studio mirato. Abbiamo preparato un bel po’ di hummus fresco seguendo una ricetta tradizionale (ceci, tahini, succo di limone o acido citrico, sale…). Poi, abbiamo fatto una cosa un po’ “cattiva”, ma necessaria per la scienza: abbiamo deliberatamente “contaminato” alcune porzioni di hummus con dei batteri patogeni noti per essere un problema in questo tipo di prodotto. Parliamo di “tipacci” come la Listeria monocytogenes, la Salmonella enterica e l’Escherichia coli O157:H7. L’obiettivo era vedere se l’HHP fosse in grado di metterli KO.

Abbiamo quindi confezionato l’hummus (sia quello “pulito” che quello contaminato) in buste sigillate sottovuoto e lo abbiamo sottoposto al trattamento HHP: 600 MPa per 6 minuti. Un gruppo di controllo, ovviamente, non è stato trattato con HHP. Dopodiché, tutte le confezioni sono state messe in frigorifero (a temperature inferiori ai 5°C) e monitorate per un lungo periodo: ben 52 settimane.

Primo piano di una confezione di hummus fresco sigillata sottovuoto, pronta per essere inserita in un macchinario per il trattamento ad alta pressione idrostatica (HHP). Luce controllata da studio, obiettivo macro 90mm, alta definizione dei dettagli della crema di ceci visibile attraverso la plastica trasparente e della confezione laminata.

Risultati da urlo: Batteri annientati e freschezza intatta per un anno!

E qui arriva la parte entusiasmante. I risultati sono stati sbalorditivi!

  • Batteri patogeni KO: Il trattamento HHP ha letteralmente annientato i batteri pericolosi che avevamo aggiunto. Parliamo di una riduzione di oltre 5 log. Per darvi un’idea, 5 log significa ridurre la popolazione batterica di più del 99,999%! E la cosa ancora più incredibile è che questi batteri sono rimasti non rilevabili per tutte le 52 settimane di conservazione in frigo. Addio rischi!
  • Microbiota “naturale” sotto controllo: Anche la carica microbica totale (APC – Aerobic Plate Count) e i lieviti e muffe (YM – Yeast and Mold), che sono naturalmente presenti nell’hummus e ne causano il deterioramento, sono stati drasticamente ridotti (circa 4 log, ovvero il 99,99%). Durante l’anno di conservazione, sono leggermente aumentati, ma sono rimasti a livelli bassissimi (meno di 2.32 log per APC e meno di 1 log per YM alla fine delle 52 settimane), ben al di sotto dei limiti di sicurezza e qualità. L’hummus non trattato, invece, era già imbevibile e pieno di batteri dopo solo 4 settimane.
  • Gusto, colore e consistenza? Promossi a pieni voti! Ma la vera domanda è: dopo un anno, com’era questo hummus “pressurizzato”? Ebbene, i test sensoriali condotti con consumatori abituali di hummus hanno rivelato che non c’erano differenze significative (statisticamente parlando) rispetto all’hummus fresco appena fatto! Colore, sapore, cremosità (smoothness) e consistenza (texture) erano ancora ottimi. Magari un leggerissimo calo nell’accettabilità generale dopo 52 settimane, ma assolutamente non significativo. In pratica, era ancora buonissimo!

Perché è una rivoluzione: Hummus fresco e sicuro, sempre a portata di mano

Cosa significa tutto questo? Significa che abbiamo trovato un modo per avere hummus fresco, sicuro e delizioso con una shelf-life di un anno, senza dover ricorrere alla sterilizzazione termica (che ne compromette le qualità organolettiche e nutrizionali) o all’aggiunta di conservanti chimici. È una risposta perfetta alla crescente domanda dei consumatori (come me!) di cibi minimamente processati, freschi e senza additivi.

Pensateci: poter comprare un hummus di alta qualità e sapere che si manterrà perfetto in frigo per mesi e mesi. Fantastico per la gestione della spesa e per ridurre gli sprechi alimentari. Per l’industria alimentare, questa combinazione di HHP e refrigerazione rappresenta un’alternativa concreta ed efficace alla sterilizzazione tradizionale, permettendo di offrire un prodotto superiore che mantiene le caratteristiche del fresco.

Scodella di hummus fresco e cremoso su un tavolo di legno rustico, guarnito con un filo d'olio extra vergine d'oliva, paprika e prezzemolo fresco tritato. Accanto, pezzi di pane pita caldo e bastoncini di carota e sedano. Obiettivo macro 100mm, luce naturale morbida laterale, messa a fuoco precisa sulla texture invitante dell'hummus, alta definizione.

Sicurezza prima di tutto: Un’arma contro le contaminazioni

Non dimentichiamo l’aspetto della sicurezza. Purtroppo, l’hummus e il suo ingrediente chiave, il tahini, sono stati associati in passato a diverse tossinfezioni alimentari nel mondo, causate proprio da batteri come Salmonella e Listeria. Anche se in Giordania (dove è stato condotto parte dello studio) non ci sono prove schiaccianti di epidemie legate direttamente all’hummus, ci sono stati casi sospetti. La capacità dell’HHP di eliminare efficacemente questi patogeni rende l’hummus trattato non solo più duraturo, ma anche significativamente più sicuro.

In conclusione: Lunga vita all’hummus (fresco)!

Insomma, la combinazione di alta pressione idrostatica (600 MPa per 6 minuti) e conservazione refrigerata si è dimostrata una strategia vincente per l’hummus. Riesce a garantire la sicurezza alimentare eliminando i patogeni, a controllare i microrganismi che causano il deterioramento e, cosa fondamentale, a preservare le qualità sensoriali che tanto amiamo nell’hummus fresco. Il tutto per un periodo incredibilmente lungo: un anno intero!

Questa tecnologia apre scenari davvero interessanti per produttori e consumatori, offrendo un prodotto che è allo stesso tempo sicuro, gustoso, naturale e a lunga conservazione. Potrebbe essere davvero l’inizio di una nuova era per il nostro amato hummus!

Fonte: Springer

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