Gratitudine vs Cyber-Aggressione: Un’Arma (Non Sempre) Segreta per i Nostri Ragazzi?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha colpito molto: la cyber-aggressione tra gli adolescenti. Sappiamo tutti che è un problema serio, vero? È legata a un sacco di cose brutte, come disagio, depressione, ansia. E purtroppo, sembra essere sempre più diffusa. Ma se vi dicessi che forse c’è un modo per contrastarla, un modo che passa per un’emozione positiva come la gratitudine?
Recentemente mi sono imbattuto in uno studio affascinante condotto in Polonia su questo tema. L’idea di base era: può un intervento basato sulla gratitudine, fatto direttamente in classe, ridurre i comportamenti di cyber-aggressione tra i ragazzi? Sembra quasi troppo bello per essere vero, no? Eppure, i ricercatori ci hanno provato.
Cos’è la Cyber-Aggressione e Perché la Gratitudine?
Prima di tuffarci nei risultati, chiariamo una cosa. La cyber-aggressione non è un blocco unico. Esistono diversi tipi, basati su motivazioni e controllo. Pensateci: c’è l’aggressione reattiva (una risposta impulsiva a una minaccia percepita, magari per rabbia) e quella proattiva (pianificata, strumentale, per ottenere qualcosa). Poi c’è la distinzione tra aggressione indotta da avversione (risposta a conflitti, situazioni spiacevoli) e quella appetitiva (fatta per il gusto di farlo, per divertimento o eccitazione). Lo studio polacco ha usato una classificazione che ne individua quattro forme principali:
- Aversiva impulsiva
- Aversiva controllata
- Appetitiva impulsiva
- Appetitiva controllata
E qui entra in gioco la gratitudine. La teoria (in particolare la “broaden-and-build theory” di Barbara Fredrickson) suggerisce che le emozioni positive come la gratitudine allargano i nostri orizzonti mentali, ci rendono più resilienti, migliorano le relazioni sociali e promuovono comportamenti pro-sociali. L’idea è che coltivare la gratitudine possa aiutarci a regolare meglio le emozioni negative (come rabbia e frustrazione, spesso motori dell’aggressione), aumentare l’empatia e rafforzare i legami positivi. Insomma, potrebbe essere uno scudo contro la tentazione di aggredire online.
Lo Studio Polacco: Metodo e Partecipanti
I ricercatori hanno coinvolto 548 studenti adolescenti (tra i 12 e i 15 anni). Li hanno divisi in due gruppi: uno sperimentale (149 ragazzi) che ha partecipato all’intervento di gratitudine, e uno di controllo (399 ragazzi) che non l’ha fatto. L’intervento, chiamato “Classroom Gratitude Intervention” (CGI), è durato sette giorni. Durante questa settimana, gli studenti del gruppo sperimentale hanno svolto varie attività in classe guidate dagli insegnanti (precedentemente formati):
- Guardato film e discusso sull’importanza della gratitudine.
- Fatto esercizi come “contare le benedizioni” (counting blessings).
- Tenuto un diario della gratitudine condiviso con i compagni.
- Accettato una “sfida della gratitudine” da svolgere privatamente nel weekend.
Prima e dopo l’intervento (e solo una volta per il gruppo di controllo), tutti hanno compilato questionari per misurare i diversi tipi di cyber-aggressione e la loro disposizione generale alla gratitudine.

I Risultati: Luci e Ombre
E qui le cose si fanno davvero interessanti e, devo dire, un po’ complesse.
Allora, la buona notizia: l’intervento di gratitudine ha effettivamente ridotto il livello generale di cyber-aggressione nel gruppo sperimentale. In particolare, c’è stata una diminuzione significativa della cyber-aggressione aversiva controllata (quella legata a stati emotivi spiacevoli ma gestita in modo calcolato, tipo vendetta). Questo è un risultato notevole! Sembra che coltivare la gratitudine renda i ragazzi meno reattivi alle provocazioni e più inclini a gestire i conflitti in modo positivo. Forse perché la gratitudine aumenta le emozioni positive, migliora l’autocontrollo e fa percepire gli altri in modo più benevolo.
Ma attenzione, non è tutto oro quello che luccica. Lo studio ha rivelato anche un effetto inaspettato e un po’ preoccupante: l’intervento ha portato a un leggero aumento della cyber-aggressione appetitiva impulsiva (quella fatta per divertimento, in modo spontaneo, senza pensare alle conseguenze). Come mai? I ricercatori ipotizzano che questo tipo di aggressione, spesso legata a esperienze infantili avverse o a un bisogno di status sociale, sia più radicata e meno sensibile a interventi brevi focalizzati sulle emozioni positive. Forse per questi ragazzi è difficile riconoscere o apprezzare i “benefici” su cui si basa la gratitudine.
Differenze di Genere e Disposizione alla Gratitudine
Le sorprese non finiscono qui. L’efficacia dell’intervento non è stata uguale per tutti. Sono emerse differenze significative legate al genere e al livello iniziale di gratitudine dei partecipanti.
Genere: Le ragazze hanno risposto molto meglio all’intervento. Nel loro gruppo, si è osservata una diminuzione significativa della cyber-aggressione generale e di entrambi i tipi aversivi (impulsivo e controllato). Nei ragazzi, invece, i risultati sono stati contrastanti: c’è stata una diminuzione della cyber-aggressione aversiva controllata (come per le ragazze), ma un aumento di quella aversiva impulsiva e appetitiva impulsiva. Il livello generale di cyber-aggressione nei ragazzi non è cambiato significativamente dopo l’intervento. Perché questa differenza? Le ipotesi sono tante: diverse socializzazioni di genere (ai ragazzi è più “permessa” l’aggressività diretta?), diverse motivazioni (le ragazze cercano più l’approvazione sociale, i ragazzi più lo status?), o forse gli uomini sono culturalmente meno inclini a esprimere gratitudine in gruppo?
Disposizione alla Gratitudine: Anche il livello di gratitudine “di partenza” ha fatto la differenza.
- Gli studenti con un basso livello iniziale di gratitudine sono quelli che hanno beneficiato di più, mostrando la riduzione più significativa della cyber-aggressione (soprattutto quella aversiva). Forse per loro l’intervento ha aperto una prospettiva nuova e significativa.
- Gli studenti con un livello medio di gratitudine hanno mostrato risultati preoccupanti: un aumento della cyber-aggressione impulsiva (sia aversiva che appetitiva) e di quella appetitiva controllata. Difficile spiegare questo dato. Forse l’intervento ha attivato in loro sentimenti contrastanti come il senso di colpa o di “debito” non gradito?
- Gli studenti con un alto livello iniziale di gratitudine hanno mostrato una diminuzione significativa solo della cyber-aggressione aversiva impulsiva. Forse per loro l’intervento era meno “nuovo” o impattante?

Cosa Ci Dice Tutto Questo? Limiti e Prospettive
Questo studio è prezioso perché ci mostra che la realtà è complessa. La gratitudine può essere uno strumento utile contro la cyber-aggressione, ma non è una bacchetta magica. La sua efficacia dipende da chi la pratica (genere, disposizione iniziale) e dal tipo specifico di aggressione che si vuole contrastare.
Ovviamente, come ogni ricerca, anche questa ha i suoi limiti:
- La durata dell’intervento era breve (solo una settimana).
- Si basa su auto-dichiarazioni (questionari), che possono avere dei bias.
- Il campione era specifico (adolescenti polacchi).
- Non si è controllato cosa succedeva fuori dalla scuola.
- C’è stato un piccolo tasso di abbandono nello studio.
Cosa fare allora? La ricerca futura dovrebbe esplorare interventi più lunghi, magari con follow-up, usare metodi misti (non solo questionari), considerare campioni più diversificati e, soprattutto, personalizzare gli approcci. Forse per i ragazzi servono modalità diverse di coltivare la gratitudine? Forse per chi manifesta aggressione appetitiva servono interventi più mirati sulle motivazioni profonde e non solo sulle emozioni?

In Conclusione: Un Pezzo del Puzzle
Quindi, cosa ci portiamo a casa da questa immersione nella scienza della gratitudine e della cyber-aggressione? Che la gratitudine ha del potenziale, sì, soprattutto nel ridurre l’aggressività che nasce da reazioni emotive a situazioni spiacevoli. Ma non è la soluzione universale. Funziona meglio per alcuni (le ragazze, chi parte da bassi livelli di gratitudine) e per certi tipi di aggressione.
Probabilmente, la strategia migliore è integrare pratiche di gratitudine all’interno di programmi più ampi e sfaccettati contro la cyber-aggressione, che includano educazione sul fenomeno, sviluppo di competenze emotive e sociali (come l’empatia), e interventi mirati alle diverse motivazioni e ai diversi gruppi di adolescenti.
Insomma, la lotta alla cyber-aggressione richiede un approccio sfumato, che tenga conto delle mille variabili in gioco. La gratitudine può essere un ingrediente prezioso, ma va dosato e combinato con cura. Voi cosa ne pensate? Avete esperienze dirette con interventi simili? Fatemelo sapere!
Fonte: Springer
