Ritratto di un agricoltore etiope sorridente e orgoglioso, in piedi in mezzo a un campo rigoglioso di grano Miju maturo e dorato nelle highlands della zona di Guji. Luce calda del tardo pomeriggio, obiettivo 50mm, leggera profondità di campo che sfoca lo sfondo montuoso, l'agricoltore tiene in mano alcune spighe di grano. Espressione di soddisfazione e speranza.

Miju: Il Grano della Speranza che Sfida le Malattie nelle Highlands Etiopi

Ciao a tutti! Oggi voglio raccontarvi una storia che arriva da lontano, dalle splendide ma difficili highlands della zona di Guji, in Etiopia. Una storia che parla di terra, di sfide, ma soprattutto di speranza e di… grano! Sì, perché il grano, o meglio il grano tenero (Triticum aestivum L., per i più tecnici), è fondamentale da quelle parti, come in tante altre zone del mondo. È alla base dell’alimentazione, fornisce circa il 15% delle calorie per la popolazione etiope, secondo solo al mais.

L’Etiopia è un grande produttore di grano, ma la domanda cresce a vista d’occhio: la popolazione aumenta, le città si espandono e cambiano le abitudini alimentari, con una richiesta sempre maggiore di pane, biscotti, pasta. Una bella sfida, vero? Soprattutto perché non è facile trovare nuove terre da coltivare. La soluzione? Aumentare la produttività, ottenere di più da ogni singolo pezzo di terra.

Una Sfida Chiamata Grano nelle Highlands Etiopi

Qui entra in gioco la zona di Guji. Potenzialmente, è un’area fantastica per coltivare grano. Eppure, negli ultimi anni, la produzione è calata. Perché? Il nemico numero uno sono le malattie del grano, in particolare le ruggini (gialla, fogliare e del fusto). Immaginate la frustrazione degli agricoltori: vedono varietà promettenti introdotte da altre zone, magari funzionano per un po’, ma poi soccombono alle malattie locali. Molti stavano quasi per gettare la spugna.

Ecco, è proprio in questo contesto che è nata la nostra avventura con una nuova varietà chiamata Miju. Sviluppata dal Bore Agricultural Research Center (BoARC), Miju non è una varietà qualsiasi. È stata selezionata proprio lì, in quelle condizioni difficili, per la sua capacità di resistere moderatamente alle ruggini e, allo stesso tempo, di promettere raccolti abbondanti. I primi test parlavano di rese fino a 58.5 quintali per ettaro nei campi sperimentali e 41.5 nei campi degli agricoltori. Numeri che fanno sognare!

Mettere Miju alla Prova: Il Nostro Metodo

Ma si sa, i numeri dei centri di ricerca sono una cosa, la realtà dei campi degli agricoltori un’altra. Serviva una prova del nove, una “dimostrazione pre-estensione”, come la chiamiamo noi. L’obiettivo? Vedere come Miju se la cavava nelle condizioni reali, confrontarla con la varietà di controllo standard più recente (chiamata Hulluka), capire se era davvero conveniente economicamente, farla conoscere e, soprattutto, ascoltare cosa ne pensavano gli agricoltori.

Abbiamo scelto due distretti, Bore e Ana Sora, e due “kebele” (associazioni di contadini) per distretto, selezionando le aree più promettenti e accessibili. La chiave di tutto è stata la partecipazione. Abbiamo creato dei Farmers Research Group (FRG), gruppi di ricerca composti da agricoltori. In ogni kebele, un gruppo di 15 agricoltori (con una rappresentanza di genere, circa 70% uomini e 30% donne, e un mix di diverse condizioni economiche) si è offerto volontario. All’interno di ogni FRG, abbiamo nominato 3 agricoltori “sperimentali” sui cui terreni si sarebbero svolte le prove, e gli altri membri si sono organizzati in sottogruppi per seguire da vicino il lavoro. Abbiamo coinvolto anche due Centri di Formazione per Agricoltori (FTC). In totale, 14 siti sperimentali e 90 agricoltori direttamente coinvolti!

Ritratto di gruppo di agricoltori etiopi, uomini e donne, che partecipano attivamente a una sessione di formazione all'aperto vicino a un campo di grano. Obiettivo 35mm, luce naturale, profondità di campo media per mostrare sia i volti attenti che l'ambiente agricolo sullo sfondo.

Abbiamo piantato Miju e Hulluka fianco a fianco, su parcelle di 10×10 metri, seguendo le pratiche agronomiche raccomandate: semina a file (150 kg di seme per ettaro), concimazione (100 kg/ha di NPS e 50 kg/ha di N), aratura, diserbo, raccolta… tutto fatto dagli agricoltori stessi, con la nostra supervisione. Abbiamo organizzato training e “field days” (giornate in campo) per scambiare informazioni e mostrare i risultati.

I Risultati Parlano Chiaro: Miju vs Hulluka

E i risultati? Sono stati davvero incoraggianti! In media, Miju ha prodotto 30.13 quintali per ettaro, mentre Hulluka si è fermata a 25.31 quintali per ettaro. Una differenza di quasi 5 quintali! Certo, statisticamente parlando (per i più pignoli, il p-value era 0.057, appena sopra la soglia del 0.05), la differenza non è stata definita “significativamente superiore”, probabilmente perché anche Hulluka è una varietà recente e valida se gestita bene. Ma diciamocelo: per un piccolo agricoltore, 5 quintali in più per ettaro fanno un’enorme differenza, soprattutto in termini economici!

È vero, la resa di Miju nei campi degli agricoltori (30.13 q/ha) è stata inferiore a quella ottenuta nei primissimi test di verifica (41.5 q/ha), ma questo è normale. Le condizioni reali sono sempre più variabili. Comunque, Miju ha mostrato un vantaggio di resa del 19.07% rispetto a Hulluka, un valore decisamente interessante e superiore alla soglia del 10% che di solito consideriamo buona per adottare una nuova varietà.

Abbiamo anche calcolato il “Technology Gap” e il “Technology Index”, indicatori che ci dicono quanto siamo lontani dal potenziale massimo della varietà. Il gap c’era (indice del 27.4%), suggerendo che c’è ancora margine per migliorare, magari con pratiche agronomiche ancora più mirate o affinando ulteriormente le varietà per quelle specifiche condizioni (fertilità del suolo, piogge, ecc.).

Non Solo Resa: Cosa Dicono i Conti?

Ok, Miju produce di più, ma costa anche di più coltivarla? Conviene davvero? Abbiamo fatto i conti, analizzando tutti i costi (preparazione del terreno, seme, fertilizzanti, manodopera, persino l’affitto del terreno, visto che non tutti ne possiedono a sufficienza) e i ricavi (basati sui prezzi medi di mercato locali nel 2023: 5085 Birr etiopi al quintale per Miju e 4957 per Hulluka).

Il risultato? Miju è risultata decisamente più redditizia. Il reddito netto per ettaro con Miju è stato di 94,417 ETB, contro i 66,771 ETB di Hulluka. Entrambe le varietà sono risultate profittevoli (il rapporto benefici/costi era superiore a 1), ma Miju stacca nettamente Hulluka. L’analisi del “rapporto incrementale benefici/costi” è stata illuminante: ha mostrato che per ogni Birr (ETB) in più speso per coltivare Miju rispetto a Hulluka, se ne ottengono ben 215 in più di beneficio! Questo significa che quel piccolo costo aggiuntivo per Miju è ampiamente ripagato, rendendola economicamente molto più vantaggiosa.

Fotografia macro di monete e banconote Birr etiopi sparse su un sacco di iuta pieno di chicchi di grano Miju. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione controllata per enfatizzare la texture dei chicchi e i dettagli delle banconote, simboleggiando la redditività.

La Parola agli Agricoltori: Il Verdetto dal Campo

Ma al di là dei numeri e dei calcoli economici, cosa ne pensano davvero gli agricoltori? Abbiamo chiesto loro di valutare le due varietà usando una scala Likert (da 1=pessimo a 5=ottimo) basata su criteri che avevamo definito insieme: resa, resistenza alle malattie, domanda di mercato, capacità di accestimento (quanti steli produce una singola pianta) e lunghezza della spiga.

Il verdetto è stato unanime: Miju ha ottenuto il punteggio più alto (270) rispetto a Hulluka (211). Gli agricoltori l’hanno preferita per tutti i criteri considerati.

Abbiamo anche organizzato delle discussioni di gruppo (Focus Group Discussion) per raccogliere feedback più qualitativi e approfonditi. È emerso chiaramente il problema storico delle malattie del grano, la sfiducia accumulata dopo il fallimento di varietà precedenti e la preoccupazione che anche Miju potesse non durare a lungo. Gli agricoltori hanno sottolineato l’importanza dell’accesso tempestivo a input di qualità (fertilizzanti, fungicidi), di una gestione agronomica impeccabile e della necessità di sviluppare varietà ancora più specifiche per le loro condizioni, magari incrociando le nuove cultivar ad alta resa con varietà locali più resistenti.

Tuttavia, nonostante queste preoccupazioni legittime, il giudizio su Miju durante la dimostrazione è stato positivo. La sua relativa resistenza alle malattie e la resa superiore sono state apprezzate. La richiesta è stata chiara: promuovere e diffondere rapidamente Miju tra le comunità agricole della zona e in aree con condizioni simili.

Guardando al Futuro: Sfide e Raccomandazioni

Questa esperienza con Miju ci ha insegnato molto. Ha confermato il potenziale di questa varietà, ma ha anche evidenziato le sfide continue della produzione di grano in queste aree. Ecco cosa ci sentiamo di raccomandare:

  • Diffondere Miju: È fondamentale accelerare la promozione e la diffusione di Miju nelle aree di studio e in zone agro-ecologiche simili. Bisogna passare alla fase di “scaling up”.
  • Pacchetto Completo: Gli agricoltori dovrebbero adottare Miju insieme a tutte le pratiche agronomiche raccomandate per massimizzarne il potenziale.
  • Moltiplicazione del Seme: Le organizzazioni locali, come cooperative e unioni, dovrebbero essere coinvolte nella moltiplicazione del seme di Miju per garantirne la disponibilità.
  • Accesso agli Input: È cruciale che le organizzazioni governative e private assicurino la fornitura tempestiva di seme, fertilizzanti e prodotti chimici necessari.
  • Formazione Tecnica: Il BoARC e gli uffici agricoli devono continuare a formare gli agricoltori sull’uso corretto e sicuro degli agro-chimici.
  • Ricerca Continua: I ricercatori del BoARC dovrebbero concentrarsi sullo sviluppo di varietà di grano ancora più specifiche per le esigenze e i vincoli locali, magari sfruttando la diversità genetica locale.

Paesaggio grandangolare delle highlands etiopi della zona di Guji al tramonto, con campi di grano Miju dorato pronti per il raccolto in primo piano. Obiettivo grandangolare 14mm, lunga esposizione per cielo suggestivo, messa a fuoco nitida dal primo piano all'infinito, luce calda e avvolgente.

Insomma, Miju rappresenta una concreta speranza per gli agricoltori delle highlands di Guji. Non è una bacchetta magica, le sfide restano, ma è un passo importante nella giusta direzione. È il frutto di una ricerca attenta alle esigenze locali e, soprattutto, della preziosa collaborazione con gli agricoltori stessi. Speriamo davvero che Miju possa contribuire a rendere più sicura e prospera la coltivazione del grano in questa affascinante regione dell’Etiopia!

Fonte: Springer

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