Immagine fotorealistica di un super-reticolo moiré formato da due strati di grafene ruotati l'uno rispetto all'altro. Effetti luminosi astratti emanano dal pattern, suggerendo le proprietà emergenti uniche come la viscoelasticità e le vibrazioni ad alto fattore Q. Vista microscopica, obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione drammatica e suggestiva.

Grafene Ritorto: La Danza Viscoelastica che Rivoluziona i Nanorisonatori!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che sta letteralmente facendo vibrare il mondo delle nanotecnologie. Immaginate di prendere due fogli di grafene, quel materiale pazzesco fatto di un singolo strato di atomi di carbonio, e di sovrapporli ruotandoli leggermente l’uno rispetto all’altro. Quello che ottenete è un cosiddetto super-reticolo moiré, una struttura con proprietà elettroniche incredibili, capaci di dar vita a fenomeni come la superconduttività o stati isolanti particolari. Ma se vi dicessi che questi reticoli moiré nascondono anche segreti meccanici sorprendenti?

Un Comportamento Inaspettato: la Viscoelasticità Nanoscopica

Noi scienziati ci siamo chiesti: cosa succede se facciamo vibrare questi fogli di grafene ritorto (che chiamiamo tecnicamente twisted bilayer graphene, o TBG)? I materiali nanomeccanici di solito si comportano come solidi elastici perfetti, un po’ come la corda di una chitarra che vibra. Ma nei nostri esperimenti su membrane di TBG sospese, simili a minuscoli tamburi (parliamo di diametri di pochi micrometri!), abbiamo osservato qualcosa di completamente diverso.

Abbiamo applicato una tensione elettrica variabile a questi nanotamburi per farli vibrare e abbiamo misurato la loro frequenza di risonanza. E qui la sorpresa: invece di una risposta lineare e prevedibile, abbiamo visto comparire dei cicli di isteresi a forma di farfalla! In pratica, la frequenza di risonanza non seguiva lo stesso percorso quando aumentavamo la tensione rispetto a quando la diminuivamo. Questo comportamento “con memoria” è tipico dei materiali viscoelastici.

Pensate alla plastilina o a certi tipi di schiuma memory foam: rispondono istantaneamente a una deformazione (elasticità), ma poi si adattano lentamente nel tempo e dissipano energia (viscosità). Ecco, sembra che i nostri nanotamburi di grafene ritorto si comportino proprio così, combinando proprietà dei solidi elastici e dei fluidi viscosi. È la prima volta che un fenomeno del genere viene osservato in modo così chiaro e controllabile in un sistema nanomeccanico basato su materiali bidimensionali!

Visualizzazione fotorealistica di un nanorisonatore a tamburo in grafene bilayer ritorto (TBG) sospeso su una cavità cilindrica. Un fascio laser è focalizzato sul centro del tamburo per misurazioni optomeccaniche. Si intravede il pattern moiré sulla superficie del grafene. Obiettivo macro, 60mm, alta definizione, illuminazione controllata da laboratorio.

Il Mistero dell’Alta Qualità: Vibrazioni Quasi Perfette

Ma la cosa forse ancora più sbalorditiva è un’altra. Di solito, la viscoelasticità è associata a una maggiore dissipazione di energia. Se un materiale è “viscoso”, ci si aspetta che smorzi le vibrazioni rapidamente, giusto? E invece no! I nostri nanorisonatori in TBG hanno mostrato dei fattori di qualità meccanica (Q) eccezionalmente alti, fino a circa 1900 a temperatura ambiente!

Per darvi un’idea, il fattore Q misura quanto “bene” un sistema vibra senza perdere energia. Un Q alto significa pochissima dissipazione, vibrazioni che durano a lungo. Valori così alti a temperatura ambiente per risonatori di grafene sono davvero notevoli, più di un ordine di grandezza superiori a quelli tipici del grafene non ritorto. E la cosa strana è che questo Q altissimo compare proprio quando il materiale mostra il suo comportamento viscoelastico! Sembra un controsenso, no?

Svelare l’Arcano: la Diluizione della Dissipazione Rinforzata

Come si spiega questo apparente paradosso? La risposta, secondo noi, sta in un fenomeno affascinante chiamato diluizione della dissipazione (dissipation dilution). Immaginate che parte dell’energia elastica della vibrazione venga immagazzinata temporaneamente in un “potenziale senza perdite”. Questo potenziale “diluisce” l’effetto delle normali fonti di dissipazione energetica, permettendo al sistema di vibrare più a lungo e quindi aumentando il fattore Q.

Nel nostro caso, il comportamento viscoelastico del TBG, con i suoi tempi di rilassamento molto lunghi rispetto al periodo di vibrazione, agisce proprio come questo potenziale senza perdite. La rigidità “extra” che emerge dalla risposta viscoelastica (che abbiamo modellizzato con un modello tipo Kelvin-Voigt, aggiungendo una molla e uno smorzatore) immagazzina energia senza dissiparla significativamente su scale temporali brevi come quelle della vibrazione.

Ma c’è di più! Crediamo che la viscoelasticità faccia anche un’altra cosa: riduca l’attrito intrinseco tra i due strati di grafene. Quando due superfici cristalline scorrono l’una sull’altra, possono verificarsi fenomeni di “stick-slip” (attacca-scivola) a livello atomico, che dissipano energia. Il modello di Prandtl-Tomlinson descrive bene questo attrito. La rigidità laterale indotta dalla viscoelasticità nel nostro TBG sembra facilitare uno scorrimento più continuo, quasi “superlubrico” localmente, riducendo questo attrito intrinseco e quindi la dissipazione. È come se la viscoelasticità non solo fornisse un modo per immagazzinare energia senza perdite, ma aiutasse anche a “oliare” gli ingranaggi a livello atomico! Questo effetto combinato porta a valori di Q incredibilmente alti.

Illustrazione astratta ma fotorealistica che simboleggia un'onda di vibrazione meccanica con bassissima dissipazione di energia (alto fattore Q) in un materiale bidimensionale come il grafene moiré. L'effetto di 'diluizione della dissipazione' è visualizzato come energia immagazzinata in un potenziale senza perdite. Obiettivo macro, 100mm, messa a fuoco precisa, sfondo scuro.

L’Importanza dell’Angolo di Torsione

Un aspetto cruciale di tutta questa storia è l’angolo di torsione (θ) tra i due strati di grafene. Non tutti gli angoli vanno bene! Abbiamo osservato che questo comportamento viscoelastico e l’alto Q emergono in modo prominente per angoli intermedi, intorno ai 12°-15°.

  • Se l’angolo è molto piccolo (vicino all’angolo “magico” di ~1.1° o quasi zero), i reticoli tendono ad adattarsi e a “bloccarsi” in una configurazione commensurata, più rigida e con più attrito. Niente viscoelasticità evidente.
  • Se l’angolo è molto grande, i reticoli sono fortemente incommensurati e potrebbero scivolare con attrito bassissimo (superlubricità strutturale), ma forse senza manifestare la complessa risposta viscoelastica che vediamo noi.
  • Per angoli intermedi, si crea un delicato equilibrio tra lo scorrimento e l’aggancio locale, che dà origine a questa sorta di comportamento “polimerico” e alla viscoelasticità.

Le nostre simulazioni di dinamica molecolare (MD) confermano questa dipendenza dall’angolo: mostrano che il coefficiente di attrito diminuisce all’aumentare dell’angolo tra 10° e 14°, e che l’applicazione di una deformazione laterale (simile a quella indotta dalla nostra tensione elettrica variabile) riduce ulteriormente l’attrito, supportando il nostro meccanismo di diluizione della dissipazione rinforzata. Abbiamo anche simulato la transizione da un comportamento puramente capacitivo (tipico del grafene non ritorto) all’isteresi a farfalla, semplicemente aumentando la “forza” della viscoelasticità nel nostro modello, collegando direttamente l’angolo di torsione a questo fenomeno.

Simulazione di dinamica molecolare fotorealistica che mostra due strati di grafene sovrapposti con un angolo di torsione intermedio (~12 gradi), creando un pattern moiré complesso. Le frecce indicano le forze di attrito interstrato ridotte. Alta definizione, illuminazione da laboratorio controllata, visualizzazione atomistica.

Prospettive Future: Un Nuovo Terreno di Gioco

Cosa significa tutto questo? Beh, apre scenari davvero eccitanti! Abbiamo scoperto che i super-reticoli moiré non sono solo affascinanti per le loro proprietà elettroniche, ma offrono anche una piattaforma inedita per ingegnerizzare la viscoelasticità su scala nanometrica, semplicemente giocando con l’angolo di rotazione.

I valori di Q altissimi che abbiamo raggiunto rendono questi nanorisonatori in TBG candidati ideali per:

  • Sensori ultra-sensibili.
  • Studi fondamentali sull’attrito su scala nanoscopica.
  • Esplorare nuovi accoppiamenti tra meccanica, elettronica e persino spin (spin-meccanica).
  • Potenziali applicazioni in microsistemi riconfigurabili o interfacce “scivolose” dinamicamente.

Immaginate di poter “accordare” le proprietà meccaniche di un materiale sottile come un atomo semplicemente ruotando i suoi strati! Stiamo solo iniziando a grattare la superficie di quello che questi materiali possono fare. Combinando la viscoelasticità controllabile con altre proprietà emergenti dei materiali 2D (magnetismo, topologia…), potremmo davvero assistere a una nuova generazione di dispositivi nanomeccanici.

Insomma, il grafene ritorto ci ha regalato un’altra sorpresa, dimostrando che anche nel mondo infinitamente piccolo della meccanica su scala nanometrica, c’è ancora tantissimo da scoprire e da inventare. Continuate a seguirci, perché questa “danza viscoelastica” è appena iniziata!

Fonte: Springer

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