Immagine ad alta risoluzione ottenuta tramite Micro-CT che mostra una sezione trasversale di un'arteria renale di coniglio dopo embolizzazione con Glubran 2. Si visualizza il materiale embolico radiopaco all'interno del lume vascolare, con dettagli sulla sua integrità e sulla parete del vaso. Luce controllata, focus preciso, lente macro 80mm.

Glubran®2: La Supercolla Medica che Blocca le Arterie Resiste nel Tempo? Uno Sguardo da Vicino!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di veramente affascinante che sta a cavallo tra l’ingegneria dei materiali e la medicina d’avanguardia: le colle cianoacriliche usate in radiologia interventistica. Sì, avete capito bene, una specie di “supercolla” medica! In particolare, ci concentriamo su un prodotto chiamato Glubran®2.

Queste colle sono fantastiche perché, appena entrano in contatto con i fluidi corporei (come il sangue), polimerizzano, cioè si solidificano quasi all’istante. Immaginate quanto sia utile per bloccare un’emorragia interna o chiudere vasi sanguigni anomali come nelle malformazioni artero-venose (MAV). È una soluzione rapida ed efficace che salva letteralmente vite.

Però, come in tutte le cose belle, c’è sempre un “ma”. Una domanda che ci siamo posti è: quanto dura davvero questo “tappo”? Il materiale rimane stabile nel tempo o tende a degradarsi? E se si degrada, c’è il rischio che il vaso sanguigno si riapra (quella che chiamiamo ricanalizzazione)? Sono dubbi legittimi, soprattutto quando pensiamo a trattamenti che devono durare a lungo.

L’Esperimento: Conigli, Reni e Supercolla

Per cercare di rispondere a queste domande, abbiamo dato vita a uno studio molto interessante (su modello animale, ovviamente, seguendo tutti i protocolli etici!). Abbiamo preso sei simpatici conigli e abbiamo deciso di “tappare” l’arteria renale sinistra di ciascuno usando proprio il Glubran®2.

Perché l’arteria renale? Beh, è un buon modello per studiare l’occlusione vascolare. Abbiamo usato due diverse concentrazioni di colla mescolata con Lipiodol® (un olio che la rende visibile ai raggi X): una più diluita al 12.5% e una più concentrata al 25%. Tre conigli per tipo.

L’idea era di vedere se la concentrazione facesse differenza e come si comportasse la colla nel medio termine. L’intervento è stato guidato da radiologi esperti, usando un microcatetere sottilissimo per iniettare la miscela esattamente dove serviva, sotto controllo fluoroscopico (una specie di video a raggi X). Tutto è andato liscio, senza intoppi o complicazioni.

Vedere l’Invisibile: Micro-CT e Risonanza Magnetica al Lavoro

Subito dopo l’embolizzazione (che chiameremo M0, il momento zero), abbiamo sottoposto i conigli a una scansione Micro-CT in vivo. Cos’è la Micro-CT? Immaginatela come una TAC super potente, capace di darci immagini tridimensionali ad altissima risoluzione, perfette per vedere nel dettaglio come si è distribuita la colla all’interno dei vasi.

Poi, abbiamo aspettato un mese (M1). Trascorso questo tempo, abbiamo eseguito una risonanza magnetica (MRI) per valutare se l’arteria fosse ancora chiusa e per vedere le condizioni del tessuto renale circostante. Infine, dopo aver addormentato profondamente gli animali in modo etico, abbiamo prelevato i reni embolizzati per analizzarli ancora più da vicino: prima con una Micro-CT ex-vivo (ancora più dettagliata, non essendoci più il movimento del respiro) e poi con l’analisi istologica, cioè guardando le fettine di tessuto al microscopio.

Immagine 3D da Micro-CT ex-vivo di un rene di coniglio embolizzato con Glubran 2. Si evidenzia il cast della colla all'interno dell'albero arterioso renale, mostrando dettagli sulla distribuzione e frammentazione. Illuminazione controllata per massimizzare i dettagli della struttura vascolare e del materiale embolico. Lente macro, 60mm, alta definizione.

L’obiettivo era confrontare le immagini Micro-CT tra M0 e M1 per vedere i cambiamenti nel “calco” di colla (il cast) e correlare questi dati con ciò che vedevamo al microscopio e con la risonanza magnetica. Volevamo capire se, nonostante eventuali cambiamenti nel cast, l’occlusione fosse rimasta efficace.

I Risultati: Sorprese e Conferme

E qui viene il bello! Cosa abbiamo scoperto dopo un mese?

La Micro-CT a M1 ha rivelato qualcosa di molto interessante: in tutti e sei i reni, il cast di colla mostrava segni significativi di riassorbimento e frammentazione rispetto alle immagini iniziali (M0). Sembrava quasi che la colla si stesse “sgretolando” un po’. Questo è successo con entrambe le concentrazioni (12.5% e 25%).

A prima vista, uno potrebbe pensare: “Oh no, allora il vaso si sta riaprendo!”. E invece no! Sia la risonanza magnetica che l’analisi istologica hanno confermato che le arterie erano ancora perfettamente occluse. Non c’era traccia di ricanalizzazione. Il “tappo” teneva, nonostante si fosse parzialmente degradato.

L’istologia ci ha mostrato chiaramente i resti della colla all’interno dei vasi, spesso circondati da una reazione infiammatoria (granulomatosa), che è la normale risposta del corpo a un materiale estraneo. I macrofagi e le cellule giganti multinucleate erano lì, probabilmente intente a “digerire” lentamente la colla. Non abbiamo notato differenze significative nell’infiammazione tra le due concentrazioni usate.

Il tessuto renale, come previsto dopo la chiusura dell’arteria principale, mostrava segni di ischemia cronica (cioè sofferenza per mancanza di sangue) e si era un po’ rimpicciolito (atrofia). Ma il corpo aveva reagito! Abbiamo osservato la formazione di nuovi piccoli vasi sanguigni (neovascolarizzazione compensatoria) che partivano dalla capsula renale (l’involucro esterno del rene), un tentativo di portare sangue al tessuto sofferente per vie alternative.

Un altro dato interessante dalla Micro-CT: a M1, la colla sembrava essere penetrata leggermente più in profondità nei piccoli vasi rispetto a M0. E la qualità delle immagini ex-vivo a M1 era nettamente migliore, permettendoci di valutare meglio l’eterogeneità e la frammentazione del cast.

Sezione istologica di un'arteria renale di coniglio embolizzata con Glubran 2, colorazione ematossilina-eosina. Si osserva il materiale embolico (*) all'interno del lume vasale dilatato, circondato da una reazione infiammatoria granulomatosa con cellule giganti multinucleate (▲). La parete vasale appare necrotica. Lente macro 100mm, alta definizione, illuminazione controllata.

Perché la Colla si Riassorbe?

Ma perché avviene questo riassorbimento? Non è che la colla sparisca magicamente. Ci sono processi biologici e chimici in gioco:

  • Idrolisi: L’acqua presente nei tessuti rompe lentamente i legami chimici del polimero cianoacrilico, frammentandolo. Questo processo rilascia piccole molecole (come la formaldeide) che contribuiscono all’infiammazione locale.
  • Risposta Immunitaria: Come accennato, il corpo riconosce la colla come un corpo estraneo e scatena una risposta infiammatoria. Le cellule immunitarie (macrofagi, cellule giganti) cercano di “mangiare” e degradare il materiale rilasciando enzimi.
  • Fibrosi: Col tempo, si forma tessuto cicatriziale (fibrosi) attorno alla colla, che la incapsula e può contribuire ulteriormente al suo riassorbimento graduale.

È una combinazione di questi fattori che porta alla progressiva, anche se parziale, scomparsa del cast di colla.

Cosa Significa Tutto Questo?

Questo studio, seppur su piccola scala, ci dice cose importanti. Primo, conferma che il Glubran®2 è un agente embolizzante efficace per chiudere le arterie renali, e lo è anche a concentrazioni relativamente basse (12.5%). Questo è rilevante perché concentrazioni più basse potrebbero permettere alla colla di fluire più facilmente in vasi piccoli e distali, come serve in alcune applicazioni cliniche emergenti (ad esempio, l’embolizzazione dell’arteria prostatica).

Secondo, ci mostra che il riassorbimento parziale del cast di colla nel medio termine (un mese) non significa necessariamente fallimento dell’occlusione. Le arterie sono rimaste chiuse. Questo è rassicurante, anche se solleva la domanda su cosa succeda a lungo termine.

Terzo, la Micro-CT si è dimostrata uno strumento potentissimo per studiare in dettaglio la distribuzione e i cambiamenti dei cast di colla nel tempo. Potrebbe diventare fondamentale per valutare nuovi materiali o tecniche di embolizzazione in futuro.

Ovviamente, lo studio ha i suoi limiti: pochi animali, un solo tipo di vaso/organo studiato (il rene ha una vascolarizzazione particolare), un follow-up solo a medio termine (un mese). Serviranno studi più lunghi e magari su altri modelli per capire appieno la durabilità a lungo termine dell’occlusione con Glubran®2 e come varia il rimodellamento vascolare.

In conclusione, possiamo dire che questa “supercolla” medica fa il suo lavoro e lo fa bene nel medio periodo, anche se il corpo cerca lentamente di “smaltirla”. La ricerca continua, ma questi risultati ci danno informazioni preziose sull’interazione tra questi materiali avanzati e il nostro organismo. Affascinante, no?

Fonte: Springer

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