Un gruppo eterogeneo di anziani attivi che partecipano a una sessione di ginnastica dolce all'aperto, alcuni indossano discretamente dei giubbotti zavorrati sotto i vestiti sportivi. Scatto con obiettivo da 50mm, luce dorata del tardo pomeriggio, effetto bokeh sullo sfondo per enfatizzare i soggetti.

Giubbotto Zavorrato e Dieta: Il Segreto per Non Riprendere i Chili Persi? La Scienza Ci Prova!

Ammettiamolo, perdere peso è dura. Ma la vera impresa, quella che fa sudare sette camicie, è mantenere i risultati nel tempo. Quante volte ci siamo sentiti dire (o abbiamo pensato) “Sì, ho perso X chili, ma poi li ho ripresi tutti con gli interessi!”? Ecco, è un problema comune, specialmente quando si va un po’ più in là con gli anni e magari ci si porta dietro qualche acciacco, come l’obesità e l’artrosi. Proprio su questo fronte, un gruppo di ricercatori ha voluto vederci chiaro, conducendo uno studio pilota che, ve lo dico subito, ha tirato fuori risultati davvero intriganti. E se vi dicessi che un semplice giubbotto zavorrato potrebbe fare la differenza? Curiosi? Continuate a leggere!

L’esperimento: chi, come e perché

Allora, mettiamoci nei panni dei ricercatori per un attimo. Hanno preso un gruppetto di 18 persone fantastiche, con un’età media di circa 70 anni, la maggior parte donne, tutte alle prese con obesità e i fastidi dell’artrosi. L’idea era semplice ma geniale: vedere se aggiungere un “carico gravitazionale” – ovvero un giubbotto con dei pesi – durante un programma di dimagrimento potesse influenzare il mantenimento del peso perso a lungo termine.

I partecipanti sono stati divisi in due squadre per 6 mesi:

  • Squadra A (WL+VEST): restrizione calorica (una dieta da circa 1100-1300 kcal al giorno, con prodotti sostitutivi del pasto e pasti sani) E l’obbligo di indossare un giubbotto zavorrato per circa 10 ore al giorno. Il peso del giubbotto veniva aumentato man mano che perdevano peso, fino a un massimo del 15% del loro peso iniziale.
  • Squadra B (WL Only): solo la restrizione calorica, senza nessun giubbotto.

Tutti hanno ricevuto consulenza nutrizionale e comportamentale settimanale da un dietologo registrato. Dopo questi 6 mesi intensi, i ricercatori hanno aspettato altri 18 mesi (per un totale di 24 mesi dall’inizio) per vedere cosa fosse successo. E qui viene il bello!

I risultati che ci hanno sorpreso (e non poco!)

Nei primi 6 mesi, entrambe le squadre hanno fatto faville! Il gruppo con il giubbotto (WL+VEST) ha perso in media 11,2 kg, mentre il gruppo solo dieta (WL Only) ha perso 10,3 kg. Praticamente un pareggio, e una perdita di peso significativa per entrambi, bravissimi! Circa un quarto di questo peso perso era massa magra, il che è abbastanza tipico quando si dimagrisce.

Ma la vera sorpresa è arrivata al controllo dei 24 mesi. Tenetevi forte:

  • Il gruppo WL+VEST aveva riguadagnato circa la metà del peso perso, attestandosi a -4,8 kg rispetto al peso iniziale. Non male, considerando quanto è difficile mantenere!
  • Il gruppo WL Only, ahimè, aveva ripreso praticamente tutto il peso perso, tornando quasi al punto di partenza (+0,9 kg rispetto al peso iniziale).

Una bella differenza, no? Anche se statisticamente il risultato è “borderline” (p=0.10, che in gergo scientifico significa che c’è una tendenza ma servono più dati per una certezza assoluta), il segnale è forte e chiaro. Qualcosa nel giubbotto zavorrato sembra aver aiutato a non vanificare tutti gli sforzi.

Un uomo e una donna anziani, sorridenti, che indossano discretamente dei giubbotti zavorrati sotto abiti casual mentre fanno una passeggiata in un parco cittadino. Obiettivo da 35mm, luce naturale diffusa, profondità di campo per mantenere a fuoco i soggetti e lo sfondo piacevolmente sfocato. Duotone seppia e blu.

Il mistero del metabolismo e il “Gravitostat”

Ma come è possibile? I ricercatori hanno misurato anche il metabolismo basale a riposo (RMR), cioè quante calorie il corpo brucia stando fermo. Solitamente, quando si perde peso, l’RMR tende a diminuire, il che rende più facile riguadagnare i chili persi. È una delle famose “adattamenti biologici” che ci giocano brutti scherzi.

Ebbene, dopo 6 mesi:

  • Nel gruppo WL+VEST, l’RMR era diminuito pochissimo, solo di circa 16 kcal/giorno.
  • Nel gruppo WL Only, l’RMR era crollato di ben 237 kcal/giorno! Una differenza enorme (e statisticamente significativa, p<0.01).

Questo è un punto cruciale! Sembra che indossare il giubbotto abbia in qualche modo “protetto” il metabolismo dal calo drastico che di solito accompagna la restrizione calorica. E c’è di più: si è vista una correlazione (anche se non fortissima) tra la variazione dell’RMR durante la perdita di peso e il cambiamento di peso nel periodo di follow-up. In parole povere, chi aveva preservato meglio il proprio RMR, tendeva a riprendere meno peso.

Ma perché il giubbotto dovrebbe avere questo effetto? Qui entra in gioco un’ipotesi affascinante chiamata “gravitostat“. Immaginate che le ossa delle nostre gambe (gli osteociti, per essere precisi) abbiano dei sensori che percepiscono il peso corporeo. Quando il peso cambia, questi sensori manderebbero segnali al cervello, influenzando l’appetito e le riserve di grasso. Indossando un giubbotto zavorrato, si potrebbe “ingannare” questo sistema, facendogli credere che il corpo sia più pesante di quanto non sia in realtà dopo il dimagrimento, e quindi spingendolo a mantenere un RMR più alto. Fantascienza? Forse no! Gran parte della ricerca su questo è stata fatta su modelli animali, ma uno studio sull’uomo aveva già mostrato piccoli ma significativi cali di peso e massa grassa indossando giubbotti pesanti per 3 settimane. Il nostro studio aggiunge un tassello importante, suggerendo che questo effetto potrebbe estendersi al mantenimento a lungo termine.

Cosa ci portiamo a casa (e cosa ci aspetta)

Questo studio pilota, seppur piccolo, apre scenari davvero interessanti. L’idea che un intervento così semplice come indossare un giubbotto zavorrato durante una dieta possa aiutare a preservare il metabolismo e, di conseguenza, a mantenere meglio il peso perso è una notizia bomba per chi lotta contro l’obesità, specialmente per gli anziani.

Certo, siamo ancora agli inizi. I ricercatori stessi sottolineano che servono studi più ampi, su campioni più diversificati, per confermare questi risultati e per capire meglio tutti i meccanismi coinvolti (come i segnali degli osteociti e gli ormoni dell’appetito). Inoltre, il campione di follow-up era “di convenienza”, cioè chi si è reso disponibile, il che potrebbe introdurre qualche distorsione, anche se hanno cercato di minimizzarla con metodi statistici. E sarebbe utile raccogliere dati più dettagliati sulla compliance (quanto e come si indossa il giubbotto, se da seduti o in piedi) e sull’introito calorico nel periodo di follow-up.

Primo piano di un giubbotto zavorrato professionale appoggiato su una panca in una palestra luminosa. Obiettivo macro da 60mm, alta definizione dei dettagli del tessuto e dei pesi, illuminazione controllata per enfatizzare le texture.

Nonostante queste cautele, il segnale è promettente. Pensateci: un aiuto non farmacologico, relativamente semplice da implementare, che potrebbe fare una grossa differenza nella battaglia contro l’effetto yo-yo. Io, personalmente, sono molto curioso di vedere gli sviluppi futuri di questa linea di ricerca. Chissà, forse un giorno il giubbotto zavorrato diventerà uno strumento standard nei programmi di dimagrimento!

Fonte: Springer

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