Sì, Virginia, i Gestori di Denaro Superstar Esistono Davvero!
Ammettiamolo, amici investitori e curiosi di finanza, quante volte abbiamo sentito dire che battere il mercato è quasi impossibile? Che i gestori di fondi, alla fine della fiera, sono più fortunati che bravi? Beh, tenetevi forte, perché oggi vi racconto una storia che potrebbe farvi cambiare idea, o almeno farvi sorgere qualche dubbio costruttivo. Parliamo di “superstar” della finanza, di quei nomi che circolano con un alone di leggenda, e di uno studio che ha provato a vedere se questa fama è meritata.
Il Dilemma Eterno: Fortuna o Abilità?
Da quasi un secolo, accademici e investitori si arrovellano su una domanda: esistono davvero gestori di denaro così abili da battere costantemente il mercato? La maggior parte degli studi sui gestori di fondi comuni, diciamocelo, non è molto incoraggiante. Spesso, dopo aver sottratto le commissioni, le loro performance non superano quelle di un semplice indice di mercato. Pensate a nomi come Jensen, Gruber, French: tutti hanno evidenziato questa tendenza.
Certo, ogni tanto spunta qualche fondo che sembra fare miracoli, battendo i benchmark anno dopo anno. Ma qui sorge il problema: con così tanti fondi e gestori in circolazione, come facciamo a distinguere la vera abilità dalla semplice fortuna? È come lanciare migliaia di monete: qualcuna cadrà testa per dieci volte di fila, ma non significa che quella moneta sia “abile”. Inoltre, la performance di un fondo non dipende solo dall’abilità di selezionare i titoli giusti; entrano in gioco l’esecuzione degli ordini, i vincoli del settore, le dimensioni del fondo stesso. Insomma, un gran pasticcio. E non dimentichiamo il rischio di “data mining”: a furia di analizzare gli stessi dati, prima o poi qualcosa che sembra “abilità” salta fuori, anche se non c’è.
Una Lente d’Ingrandimento Speciale: Il Barron’s Roundtable
E se cambiassimo prospettiva? Se invece di setacciare l’oceano dei fondi comuni, ci concentrassimo su un gruppo ristretto di individui già considerati dei “fuoriclasse”? È proprio quello che ha fatto uno studio recente, utilizzando un set di dati davvero unico: le raccomandazioni di investimento fatte dai partecipanti al Barron’s Roundtable, un prestigioso incontro annuale che dal 1968 riunisce gestori di fondi, analisti e investitori privati di chiara fama. Barron’s li definisce “Wall Street Superstars”, e non a caso.
Perché questo approccio è interessante?
- Concentrazione di talento: Se l’abilità esiste, è più probabile trovarla in un gruppo selezionato di presunti esperti. Questo aumenta la potenza dei test statistici, rendendo più facile smascherare la vera abilità, se c’è.
- Focus sull’individuo: Qui si guarda all’abilità del singolo gestore, libero dai vincoli tipici di un fondo. Possono raccomandare qualsiasi titolo, senza preoccuparsi di strategie di portafoglio complesse o limiti dimensionali.
- Dati “freschi”: Si tratta di un dataset ampiamente inesplorato, il che riduce il rischio di trovare risultati “fortunati” solo perché si è cercato tanto.
Lo studio ha analizzato ben 3.472 raccomandazioni di acquisto fatte tra il 1968 e il 2019. Un lavoro certosino di raccolta dati durato oltre cinquant’anni!
I Numeri Non Mentono: La Prova Schiacciante
E allora, cosa è emerso? Preparatevi: i titoli raccomandati da questi “Superstar” hanno sovraperformato l’indice SeP 500, in media, del 4,1% nei 30 giorni di negoziazione successivi alla data dell’incontro del Roundtable. Questo risultato è statisticamente molto significativo. E la cosa ancora più interessante è che questa sovraperformance non si è annullata nel lungo periodo. Niente “fuoco di paglia”, insomma. Sembra proprio che il mercato abbia recepito informazioni di valore, aggiustando permanentemente i prezzi dei titoli.
Si è guardato al periodo di 30 giorni successivo all’incontro per catturare l’impatto completo delle informazioni divulgate, includendo i momenti prima, durante e dopo la pubblicazione delle raccomandazioni su Barron’s. Pensateci: i partecipanti all’incontro vengono a conoscenza delle raccomandazioni altrui e possono operare prima che queste diventino di dominio pubblico. E infatti, si è osservato un aumento del volume di scambi sui titoli raccomandati proprio in questo periodo, segno che qualcuno stava agendo su quelle informazioni “privilegiate”.
Circa un terzo di questa sovraperformance del 4,1% si materializza proprio intorno alla data di pubblicazione su Barron’s, quando anche i lettori della rivista iniziano a muoversi. Ma una buona fetta del guadagno (circa 1,5%) avviene prima della pubblicazione, e un altro po’ (0,9%) subito dopo. Questo suggerisce che i partecipanti stessi, o chi è venuto a conoscenza delle dritte, si muove rapidamente.
Un Talento Che Sfida il Tempo
Qualcuno potrebbe obiettare: “Ok, magari in un certo periodo è andata bene, ma sarà stato un caso”. E invece no. Lo studio ha suddiviso i 52 anni di dati in quattro periodi di 13 anni ciascuno. Ebbene, i rendimenti extra sono rimasti consistenti e statisticamente significativi in ogni singolo periodo, nonostante i cambiamenti tecnologici, finanziari e normativi che hanno stravolto i mercati nel frattempo. Questo è un punto cruciale: un’abilità che si manifesta costantemente nel tempo è molto più credibile di un exploit isolato. Sembra che questi “maghi” abbiano mantenuto il loro vantaggio.
Analizzando anno per anno, su 52 anni, solo in 5 si sono registrati rendimenti extra negativi. Chiaramente, il risultato complessivo non è dovuto a pochi anni eccezionali.
Oltre i Semplici Numeri: L’Analisi dei Fattori
Per essere ancora più sicuri, i ricercatori hanno usato modelli statistici più sofisticati, come quelli di Fama e French, che tengono conto di fattori noti per influenzare i rendimenti azionari (dimensione dell’azienda, rapporto valore contabile/prezzo di mercato, momentum, redditività, investimenti). L’idea è: e se questi gestori fossero bravi solo a scegliere titoli con certe caratteristiche che, guarda caso, tendono a performare meglio?
Anche dopo aver “pulito” i rendimenti da questi fattori, è rimasto un “alpha” positivo e significativo. In pratica, una parte della sovraperformance (circa lo 0,84% sui 30 giorni) può essere attribuita alla scelta di titoli con caratteristiche favorevoli, ma rimane comunque un robusto 2,79% (su 30 giorni) di rendimento extra che sembra proprio derivare dall’abilità pura di selezionare i titoli. E teniamo presente che molti di questi fattori non erano nemmeno conosciuti nella prima metà del periodo analizzato!
Questione di Tempismo: Perché Questo Studio Vede Ciò Che Altri Non Hanno Visto
Forse vi starete chiedendo se nessun altro avesse mai analizzato questi dati. In realtà, uno studio precedente (Desai e Jain, 1995) aveva esaminato le raccomandazioni del Barron’s Roundtable dal 1968 al 1991, ma non aveva trovato rendimenti extra significativi nell’anno successivo alla pubblicazione delle raccomandazioni. Da qui la conclusione che i “Superstar” non avessero abilità superiori.
Dov’è la differenza? Nel tempismo! Desai e Jain guardavano a cosa succedeva dopo la pubblicazione, chiedendosi se i lettori di Barron’s potessero beneficiare di quei consigli. Questo nuovo studio, invece, si concentra sul periodo immediatamente successivo all’incontro, quando le informazioni sono ancora fresche e i partecipanti possono agire. Se c’è abilità, i prezzi dovrebbero rifletterla subito, non settimane dopo. Ed è proprio analizzando questo intervallo di tempo più breve e più “caldo” che l’abilità è emersa chiaramente. Paradossalmente, il fatto che i lettori non riescano a guadagnare molto una volta che le notizie sono pubbliche è coerente con un mercato efficiente, che sconta rapidamente le informazioni.
Non Solo Medie: Le Performance Individuali
Un altro aspetto affascinante è che questa abilità non sembra concentrata nelle mani di pochi eletti. Analizzando i 17 partecipanti che hanno fatto almeno 50 raccomandazioni ciascuno, ben 15 hanno sovraperformato l’SeP 500 nei 30 giorni successivi all’incontro. Per 14 di loro, i rendimenti extra sono stati statisticamente significativi.
Tra i nomi che spiccano ci sono Art Samberg di Pequot Capital Management, con un incredibile +9,6% di sovraperformance media nei 30 giorni, Meryl Witmer di Eagle Capital Partners (+7,2%), e Walter Mintz, pioniere degli hedge fund (+6,3%). Queste performance individuali rafforzano l’idea che non si tratti solo di medie fortunate, ma di talento diffuso all’interno di questo gruppo d’élite.
Tirando le Somme: I Maghi della Finanza Esistono (e Come!)
Quindi, tornando alla nostra domanda iniziale: sì, Virginia (e amici tutti), sembra proprio che i gestori di denaro superstar esistano. Lo studio sul Barron’s Roundtable fornisce prove chiare, dirette e robuste. Certo, stiamo parlando dell’élite dell’élite, selezionata da Barron’s stessa, il che potrebbe spiegare perché qui l’abilità emerge più chiaramente che altrove.
Questa ricerca non chiude il dibattito, ovviamente. Ma aggiunge un tassello importante, dimostrando che, almeno in certi contesti e con le giuste lenti, l’abilità nella selezione dei titoli non è un mito. E sottolinea anche il valore di esplorare dataset non convenzionali per capire meglio le complesse dinamiche dei mercati finanziari. Forse, dopotutto, non tutti i gestori sono uguali. E alcuni, a quanto pare, hanno davvero una marcia in più.
Fonte: Springer