Primo piano fotorealistico di un chirurgo che esegue una chirurgia endoscopica biportale unilaterale (UBE) sulla colonna vertebrale, con focus sugli strumenti endoscopici e il campo operatorio irrigato con soluzione salina, obiettivo prime 35mm, profondità di campo ridotta, illuminazione chirurgica precisa.

Chirurgia UBE: Come Domare l’Acqua per Risultati al Top!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di veramente affascinante che sta cambiando il volto della chirurgia spinale: la chirurgia endoscopica biportale unilaterale, o UBE per gli amici. Negli ultimi anni, questa tecnica minimamente invasiva è diventata super popolare, e non è difficile capire perché. Immaginate di poter risolvere problemi alla schiena come instabilità lombare o malattie degenerative del disco con incisioni piccolissime, meno dolore, meno traumi e un recupero molto più rapido rispetto alla chirurgia tradizionale “aperta”. Sembra fantascienza, vero? Eppure è realtà!

Ma Cos’è Esattamente la Chirurgia UBE?

In pratica, con la UBE creiamo due piccoli “portali” o accessi sulla schiena, da un solo lato. Attraverso un portale inseriamo un endoscopio, una sorta di telecamera sottilissima che ci dà una visione cristallina del campo operatorio. Dall’altro portale, invece, manovriamo gli strumenti chirurgici per fare il nostro lavoro. La cosa davvero particolare? A differenza della chirurgia classica, la UBE si svolge in un ambiente “acquatico”, più precisamente in una soluzione salina isotonica. Questo significa che dobbiamo capire e gestire alla perfezione la dinamica dei fluidi, ovvero come l’acqua si muove e si comporta durante l’intervento. È un aspetto cruciale!

L’Importanza Vitale della Pressione dell’Acqua

Perché tutta questa attenzione all’acqua? Beh, una pressione di irrigazione adeguata è fondamentale per due motivi principali:

  • Crea uno spazio di lavoro pulito e ben visibile, dilatando delicatamente i tessuti.
  • Aiuta a ridurre il sanguinamento, lavando via detriti e sangue e mantenendo il campo operatorio chiaro.

La UBE, con i suoi due accessi, ha una dinamica dei fluidi unica. La soluzione salina entra da un portale (quello visivo) ed esce dall’altro (quello di lavoro). Questo flusso continuo è essenziale. Ma cosa succede se la pressione non è quella giusta? Qui entra in gioco la fisica, in particolare l’equazione di Bernoulli, che ci dice, semplificando molto, che pressione e velocità del flusso sono inversamente correlate: se una sale, l’altra scende.

La Nostra Indagine: Un Nuovo Canale Operativo

Ci siamo chiesti: come possiamo ottimizzare questa gestione dell’acqua? E quali sono i fattori che influenzano la pressione? Per capirlo meglio, abbiamo condotto uno studio prospettico su 29 pazienti operati con tecnica UBE tra aprile 2021 e marzo 2022. Abbiamo utilizzato un nuovo tipo di canale operativo (di cui avevamo già parlato in un precedente lavoro) e misurato la pressione del flusso d’acqua in diversi momenti chiave dell’intervento usando un trasduttore di pressione monouso, simile a quelli usati per monitorare la pressione sanguigna in modo invasivo. Abbiamo anche analizzato le immagini della risonanza magnetica dei muscoli multifidi (piccoli ma importanti muscoli profondi della schiena) prima e dopo l’intervento, e stimato la perdita di sangue perioperatoria.

Immagine fotorealistica di una sala operatoria high-tech durante un intervento di chirurgia spinale endoscopica UBE, focus sull'endoscopio e sul flusso di soluzione salina visibile sul monitor, luce controllata, obiettivo macro 60mm, alta definizione.

Cosa Abbiamo Scoperto: I Rischi dell’Alta Pressione

I nostri dati hanno rivelato cose molto interessanti. Innanzitutto, abbiamo confermato che altezza e peso del paziente sono fattori di rischio per un aumento della pressione del flusso d’acqua durante l’intervento (correlazioni positive statisticamente significative, r=0.424 e r=0.384). Questo significa che nei pazienti più alti o più pesanti, dobbiamo prestare ancora più attenzione.
Ma perché l’alta pressione è un problema? Abbiamo visto che una pressione eccessiva può portare a:

  • Un maggiore gonfiore (edema) del muscolo multifido sul lato operato dopo l’intervento (correlazione positiva significativa, r=0.442). Questo muscolo è il più vicino all’area di lavoro, e l’acqua in eccesso può infiltrarsi causando edema.
  • Un aumento del dolore alla gamba (misurato con la scala VAS) nella prima settimana dopo l’operazione (correlazione positiva significativa, r=0.394). Probabilmente, il gonfiore muscolare contribuisce a questo dolore.

In letteratura sono stati riportati anche casi più rari ma gravi legati all’alta pressione, come emorragie retiniche o versamenti addominali. Quindi, è chiaro: troppa pressione non va bene!

E i Rischi della Bassa Pressione?

Finora si è parlato molto dei pericoli dell’alta pressione, ma noi abbiamo scoperto che anche una pressione troppo bassa ha i suoi svantaggi. Abbiamo trovato una correlazione negativa significativa tra la pressione media del flusso d’acqua e la perdita totale di sangue perioperatoria (r=-0.369), la perdita di ematocrito (r=-0.424) e la perdita di emoglobina (r=-0.405).
In altre parole: meno pressione, più sanguinamento. Perché? Di nuovo, c’entra la fisica e la biologia. Se la pressione dell’acqua scende al di sotto della pressione all’interno dei capillari sanguigni (specialmente all’estremità arteriosa, dove è più alta, circa 30-40 mmHg), il sangue inizia a “trasudare” più facilmente, rendendo difficile mantenere il campo visivo pulito e l’emostasi (il controllo del sanguinamento). Usare strumenti come la radiofrequenza per coagulare aiuta, ma diventa meno efficace se la pressione dell’acqua è troppo bassa.

Trovare il Giusto Equilibrio: La “Sweet Spot”

Allora qual è la soluzione? Né troppo alta, né troppo bassa. Sembra che il segreto sia controllare la pressione del flusso d’acqua e mantenerla in un range ragionevole. Basandoci sui nostri risultati e sulla fisiologia capillare, suggeriamo che regolare la pressione dell’acqua per farla corrispondere a quella dell’estremità arteriosa dei capillari (attorno ai 30-40 mmHg) potrebbe essere l’ideale per ottenere un’emostasi efficace senza causare eccessivo edema muscolare. Ovviamente, questo valore potrebbe dover essere adattato in base alla pressione sanguigna del paziente e ad altri fattori individuali.

Visualizzazione astratta ma fotorealistica del concetto di pressione dell'acqua in chirurgia: una metà mostra un flusso turbolento e scuro (bassa pressione, sanguinamento), l'altra un flusso teso e chiaro ma che gonfia i tessuti circostanti (alta pressione, edema), obiettivo macro 80mm, illuminazione drammatica.

Innovazioni e Prossimi Passi

Questo studio, seppur con un numero limitato di pazienti e alcune approssimazioni (come la stima della perdita di sangue), ha portato diverse novità. Abbiamo usato metodi innovativi per misurare la pressione in modo più preciso e in diverse fasi dell’intervento. Soprattutto, siamo stati i primi a descrivere come la pressione dell’acqua influenzi direttamente aspetti clinici importanti come il sanguinamento, la salute dei muscoli paravertebrali e il dolore post-operatorio (punteggi VAS e ODI).
Lo studio della dinamica dei fluidi sta davvero aprendo una nuova era per la chirurgia UBE, permettendoci di rifinire ulteriormente questa tecnica già fantastica. C’è ancora da imparare, ma capire e controllare la pressione dell’acqua è senza dubbio un passo fondamentale per garantire ai pazienti i migliori risultati possibili.

In sintesi, amici, la gestione dell’acqua nella chirurgia UBE non è un dettaglio, ma un elemento chiave per il successo. Controllare la pressione, evitando sia livelli troppo bassi (che aumentano il sanguinamento) sia troppo alti (che causano gonfiore e dolore), è la strada da percorrere. E noi siamo entusiasti di continuare a esplorare questo campo per rendere la chirurgia spinale sempre più sicura ed efficace!

Fonte: Springer

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