Sudafrica: Acqua Preziosa, Monitoraggio Essenziale – Ma Funziona Davvero?
Ragazzi, parliamo di una cosa seria: l’acqua. In Sudafrica, dopo la fine dell’apartheid nel 1994, si è cercato di dare una svolta alla gestione di questa risorsa vitale. L’idea era nobile: migliorare la gestione idrica, bilanciare domanda e offerta, garantire la qualità dell’acqua e fornirla a una popolazione ed economia in crescita. Hanno messo in piedi un sacco di leggi, regolamenti, strutture e istituzioni come il Dipartimento dell’Acqua e dei Servizi Igienico-Sanitari, la Commissione per la Ricerca sull’Acqua e altre ancora. Sembrava tutto pronto per un futuro radioso, no?
E invece, la realtà ci dice che i successi sono stati pochi, anzi, in alcuni casi si è parlato di vero e proprio fallimento. Perché? Beh, sembra che i sistemi di monitoraggio e valutazione (MeE) siano diventati incredibilmente complessi. Aggiungiamoci una trasformazione che stenta a decollare nelle strutture di gestione dell’acqua e la cronica mancanza di dati e informazioni affidabili per prendere decisioni informate. Insomma, un bel pasticcio.
In questo articolo, voglio portarvi con me in un viaggio per esplorare queste complessità. Utilizzando un approccio che mescola dati qualitativi e quantitativi raccolti direttamente sul campo e una bella scorpacciata di letteratura scientifica, cercheremo di capire cosa non va nel monitoraggio e nella valutazione delle attività idriche nel Sudafrica post-indipendenza. Una delle cose che abbiamo scoperto subito è un forte scontro tra l’approccio “dall’alto verso il basso” attualmente in uso e la necessità di una strategia di monitoraggio molto più partecipativa.
L’Acqua: Una Questione Globale e Vitale
Prima di tuffarci nel caso sudafricano, ricordiamoci una cosa fondamentale: l’acqua non è solo H2O. È una questione multidimensionale, un prerequisito per la sicurezza umana a tutti i livelli. Avere acqua a sufficienza è importante quanto la salute, il cibo sicuro e un ambiente sano – diritti umani fondamentali, come sottolineano Palmer et al. (2018). L’acqua è così interconnessa con tutto il resto che le sfide idriche vanno affrontate con collaborazione e azione collettiva.
Pensate agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG): la sicurezza idrica è la base non solo per l’SDG 6 (Acqua pulita e servizi igienico-sanitari), ma anche per la salute (SDG 3), la produzione alimentare (SDG 2), la riduzione della povertà (SDG 1), la crescita economica (SDG 8), l’uguaglianza di genere (SDG 5), la resilienza climatica (SDG 13), le città sostenibili (SDG 11) e la protezione degli ecosistemi (SDG 15). È chiaro che dobbiamo gestire le risorse idriche in modo olistico, sistematico e consultivo, integrando tecnologia, istituzioni innovative e finanziamenti.
Purtroppo, specialmente nell’Africa subsahariana, la gestione dell’acqua è stata spesso data per scontata. Molti paesi combattono con problemi di gestione, accordi istituzionali carenti, inquinamento, degrado ambientale, deforestazione, mancanza di investimenti, infrastrutture fatiscenti e la minaccia incombente del cambiamento climatico. Il risultato? Scarsità d’acqua cronica e incertezza idrologica, che minacciano la prosperità e la stabilità del continente.
IWRM e l’Importanza Cruciale del Monitoraggio e della Valutazione (MeE)
Di fronte a queste sfide, molti esperti vedono nella Gestione Integrata delle Risorse Idriche (IWRM) una sorta de panacea. L’IWRM si basa sul diritto internazionale dell’acqua e su principi chiave come l’efficacia dei costi e la condivisione delle conoscenze. È uno strumento innovativo per aumentare l’efficienza nell’uso dell’acqua, colmare il divario tra domanda e disponibilità, ridurre le disuguaglianze e migliorare la consapevolezza e la capacità di gestione a tutti i livelli.
Il cuore pulsante dell’IWRM, però, è proprio il monitoraggio e la valutazione (MeE) efficaci. Ma cosa significano esattamente questi termini nel contesto idrico?
- Il monitoraggio è il processo sistematico e continuo di raccolta e analisi dei dati per capire lo stato attuale delle risorse idriche (qualità, quantità, allocazione) e le prestazioni degli interventi (es. progetti infrastrutturali, attività di conservazione). Ci aiuta a tenere traccia degli indicatori chiave e a identificare tendenze e sfide emergenti.
- La valutazione, invece, comporta misurazioni periodiche per determinare l’efficacia complessiva degli approcci, dei programmi e delle politiche di gestione dell’acqua. Analizza i risultati e gli impatti degli interventi, ne valuta la sostenibilità e identifica lezioni per il futuro e per il processo decisionale.
Insieme, MeE forniscono informazioni preziose sull’efficienza di un processo e della sua gestione, aiutano a riformulare politiche e programmi, a riallocare risorse e a guidare i processi in modo più efficiente. Promuovono anche la trasparenza e danno alla società civile e ai governi uno strumento per misurare le prestazioni.
Tuttavia, anche se tutti riconoscono l’importanza dell’MeE, ci sono molti ostacoli che ne limitano l’efficacia in tutto il mondo: risorse limitate, capacità inadeguate, strutture di gestione frammentate, problemi di qualità e disponibilità dei dati, interferenze politiche, scarso coinvolgimento degli stakeholder, focus a breve termine, interazioni complesse, integrazione insufficiente con i processi politici e strutture di multi-governance complicate. Questi vincoli frenano lo sviluppo di sistemi efficaci sia nel settore pubblico che privato.
Il Contesto Sudafricano: Leggi Ambiziose, Risultati Deludenti
Il Sudafrica non è immune da queste sfide globali. La spinta del paese verso la sicurezza idrica dipende fortemente da programmi di MeE efficaci. Questi sono considerati il fondamento di tutte le politiche e i regolamenti emanati dopo il 1994 per affrontare le ingiustizie passate e la distribuzione diseguale delle risorse idriche. Pensiamo al Water Services Act (WSA) del 1997, al National Water Act (NWA) del 1998, alla National Water and Resource Strategy (NWRS) (con le sue revisioni nel 2004, 2013 e 2020), alle Strategic Water Source Areas (SWSAs) e altri piani.
La chiave di tutte queste iniziative, come sottolineano Weston e Goya (2016), è l’incorporazione di linee guida MeE per rimanere aggiornati sugli investimenti, lo sviluppo delle infrastrutture e i meccanismi che misurano qualità, quantità e disponibilità dell’acqua. Il coinvolgimento degli stakeholder (governo, aziende idriche, società civile, imprese, comunità locali) è considerato fondamentale per garantire trasparenza e raccogliere diverse prospettive.
Eppure, nonostante i notevoli progressi fatti dal governo sudafricano attraverso il Dipartimento dell’Acqua e dei Servizi Igienico-Sanitari e altri enti idrici, utilizzando quadri e modelli riconosciuti a livello globale, sembra che i risultati desiderati non siano stati raggiunti. Lo vediamo nei persistenti problemi di qualità dell’acqua, negli alti livelli di inquinamento, nelle proteste per la fornitura di servizi, nelle continue interruzioni idriche, nell’insoddisfazione delle comunità, nel degrado delle infrastrutture, nei problemi di qualità dei dati, nella mancanza di responsabilità, negli alti livelli di corruzione, nelle lacune di finanziamento, nel degrado ambientale e nelle discrepanze tra le intenzioni politiche e le sfide di implementazione.
Molti studi hanno esplorato strategie per migliorare la gestione dell’acqua in Sudafrica, ma spesso tendono a trascurare il ruolo critico della gestione istituzionale, in particolare il coinvolgimento degli stakeholder nei processi MeE. C’è una lacuna notevole su come le istituzioni coordinano la gestione, assicurano un processo decisionale partecipativo e integrano i diversi attori nei quadri MeE. Inoltre, si presta poca attenzione all’uso di approcci basati sui dati, fondamentali per decisioni informate e sostenibili.
Ecco perché questo studio si è posto tre obiettivi principali:
- Valutare in modo completo i punti di forza e di debolezza dell’attuale quadro MeE nella gestione dell’acqua.
- Identificare i fattori che ostacolano l’MeE nella gestione dell’acqua.
- Proporre un approccio gestionale integrato per migliorare l’MeE delle risorse idriche del Sudafrica.
Le Cornici Teoriche Globali: SES e ACF
A livello globale, i programmi MeE si basano spesso su due quadri principali: il Social-Ecological Systems (SES) Framework di Elinor Ostrom e l’Advocacy Coalition Framework (ACF).
Il framework SES offre una lente preziosa per comprendere e monitorare le risorse idriche. Fornisce uno strumento completo per misurare le sfide e la disponibilità della distribuzione dell’acqua, considerando le fonti idriche (Sistema Risorse), la disponibilità e distribuzione (Unità Risorse), le strutture di governance (Sistema Governance) e gli utenti (Attori). L’Analisi Istituzionale e lo Sviluppo (IAD) all’interno del SES fornisce un approccio strutturato per integrare sistemi ecologici, strutture di governance e interazioni tra stakeholder.
L’Advocacy Coalition Framework (ACF), invece, spiega il cambiamento politico come un processo dinamico in cui coalizioni di difesa concorrenti (composte da agenzie governative, ONG, gruppi industriali, ricercatori) operano all’interno di un sottosistema politico per influenzare il processo decisionale. Eventi esterni (cambiamenti economici, crisi ambientali, progressi tecnologici) creano finestre di opportunità. All’interno del sottosistema, diverse coalizioni con credenze condivise usano risorse e strategie (ricerca scientifica, influenza mediatica, lobbying, azioni legali) per promuovere le loro politiche preferite. L’MeE gioca un ruolo centrale generando dati empirici che le coalizioni usano per affinare le loro argomentazioni, sfidare prospettive opposte o rafforzare i loro sforzi di advocacy. I “policy broker” (come agenzie governative o valutatori indipendenti) usano i dati MeE per mediare i conflitti e facilitare decisioni più informate.
L’applicabilità di questi framework dipende dal contesto dinamico di ogni paese: avanzamento tecnologico, capitale umano, politiche, regolamenti e desiderio di raggiungere gli SDG. Molti paesi sviluppati (Australia, USA, Paesi Bassi, Germania, Singapore, Svezia, Danimarca, Canada, Israele) hanno ottenuto grandi successi utilizzandoli, grazie a risorse finanziarie sufficienti, infrastrutture consolidate, tecnologie, capitale umano, capacità istituzionale robusta, disponibilità di dati completi, quadri normativi rigorosi, investimenti in ricerca e innovazione e cooperazione internazionale.
SES e ACF in Sudafrica: Un Allineamento Imperfetto
E in Sudafrica? Beh, anche se l’MeE delle risorse idriche non è *direttamente* costruito su SES e ACF, si allinea strettamente ai loro principi e pratiche.
- I principi SES di decentralizzazione e governance multi-stakeholder si ritrovano nel National Water Act (1998) che ha istituito le Catchment Management Agencies (CMAs) e le Water User Associations (WUAs).
- Il concetto di Ostrom di governance policentrica e istituzioni annidate promuove il processo decisionale localizzato e la governance cooperativa.
- L’approccio IWRM del Sudafrica richiede un processo decisionale partecipativo, in linea con l’enfasi del SES sul coinvolgimento degli stakeholder.
- La struttura di gestione dell’acqua sudafricana si collega anche alle linee guida ACF, dove le coalizioni di difesa (società civile, imprese, policy maker) influenzano l’evoluzione delle politiche.
- Le revisioni politiche iterative del paese, le strategie di gestione adattiva e i processi di apprendimento istituzionale (come le revisioni periodiche della NWRS) rafforzano l’enfasi di SES e ACF sugli aggiustamenti politici basati sul feedback.
- I sistemi MeE promuovono meccanismi di risoluzione dei conflitti (come il Water Tribunal), simili ai principi di SES e ACF.
Nonostante questo allineamento, come abbiamo detto, i successi sono stati scarsi. Molti ricercatori sostengono che l’MeE in Sudafrica sia frammentato, con funzioni e responsabilità isolate tra varie agenzie. Alcuni ritengono che il modello ACF sia troppo “letterale” e “straniero” per il contesto sudafricano. Si dice che questi framework non riescano a tenere conto delle complesse strutture di governance del paese, delle disuguaglianze storiche, delle pratiche informali di gestione dell’acqua, dei vincoli di risorse, delle limitazioni dei dati, delle differenze culturali e delle interferenze politiche – tutti fattori che richiedono approcci più specifici al contesto.
Il Dipartimento dell’Acqua e dei Servizi Igienico-Sanitari controlla i sistemi di monitoraggio, ma questi sono stati sviluppati in gran parte isolatamente, quindi la copertura è incompleta e la qualità e l’affidabilità delle informazioni sono spesso un problema. I dati raccolti da diverse istituzioni (governo nazionale, provinciale, locale, enti idrici, organizzazioni private, utenti) sono spesso incoerenti e inaffidabili. Ci sono poi vincoli strutturali e sistemici intrecciati: infrastrutture limitate e fatiscenti, vincoli di budget, sfide di capacità, gestione frammentata, debolezze del quadro politico e legale, problemi di gestione dei dati, interferenze politiche, iniquità storiche, mancanza di partecipazione pubblica e impatti del cambiamento climatico. Anche finanziamenti inadeguati e un ambiente istituzionale spesso inadeguato giocano un ruolo importante.
Le Voci dal Campo: Cosa Dicono gli Esperti e i Cittadini?
Per capire meglio la situazione, abbiamo condotto uno studio partecipativo in quattro province chiave: Gauteng (urbanizzata e industrializzata), KwaZulu Natal (agricola, ricca d’acqua ma con variabilità climatica), Free State (agricola) ed Eastern Cape (mista urbana/rurale/costiera, con alti livelli di povertà e modelli storici di sviluppo idrico particolari). Abbiamo usato un mix di metodi: interviste qualitative con esperti del settore idrico (DWS, Dipartimento Nazionale di Monitoraggio e Valutazione, istituti di ricerca) e questionari quantitativi distribuiti a 300 cittadini in dieci comunità delle province selezionate.
Dalle interviste è emerso chiaramente che, sebbene il quadro MeE sudafricano integri principi di SES e ACF a livello nazionale, provinciale e locale (con il DWS nazionale che formula politiche, i dipartimenti provinciali che supervisionano e supportano, e i comuni che forniscono servizi), la sua applicazione pratica è piena di sfide. Gli esperti hanno sollevato preoccupazioni sulla complessità e la rigidità dei framework, sulla mancanza di meccanismi di monitoraggio efficaci, sui problemi di integrazione dei dati e sulla pretesa di una partecipazione paritaria degli stakeholder nonostante le evidenti disparità di potere e le profonde disuguaglianze del paese (ricordiamo che il Sudafrica ha uno dei coefficienti di Gini più alti al mondo).
È stato anche sottolineato come questi framework si concentrino su obiettivi a lungo termine, trascurando le crisi idriche urgenti, e diano più peso all’analisi delle coalizioni politiche che al monitoraggio scientifico, ignorando spesso corruzione e interferenze politiche. L’enfasi sui gruppi d’élite piuttosto che sul coinvolgimento della base è un’altra critica mossa, in netto contrasto con i principi stessi di ACF e SES. La mancanza di adattabilità al contesto locale (differenze culturali, disuguaglianze storiche, diversità geografica, alienazione delle conoscenze tradizionali, realtà economiche, strutture legali) è vista come un ostacolo fondamentale.
Gli Ostacoli Principali Identificati
I dati quantitativi raccolti tramite questionari hanno confermato e quantificato queste sfide. Abbiamo chiesto ai partecipanti di identificare i principali ostacoli all’MeE efficace nel settore idrico e di valutarne la gravità. Ecco cosa è emerso:
- Mancanza di dati e informazioni di qualità: Citata dal 15% dei rispondenti come l’ostacolo principale.
- Quadro politico e normativo debole: Menzionato dal 14%.
- Mancanza di partecipazione significativa degli stakeholder: Indicata dal 13.5%.
- Altri ostacoli significativi includono: mancanza di volontà politica, pratiche burocratiche farraginose, finanziamenti inadeguati.
Quando abbiamo chiesto di valutare l’impatto di questi ostacoli (Basso, Alto, Molto Alto), tutti e otto gli ostacoli misurati sono stati classificati come aventi un impatto “Alto” o “Molto Alto” sulle prestazioni complessive dei processi MeE. Questo significa che non stiamo parlando di problemi minori, ma di vere e proprie barriere sistemiche. Altre sfide comuni emerse dalle interviste includono tecnologie obsolete e inadeguate e quadri legali imprevedibili e non aggiornati.
Strategie per Migliorare: Cosa Possiamo Fare?
Di fronte a questo quadro complesso, quali strategie possiamo adottare per migliorare l’MeE nel settore idrico sudafricano? Abbiamo chiesto ai nostri intervistati e partecipanti al questionario. Le risposte più frequenti sono state:
- Programmi di capacity building (18%): Formazione, aggiornamento e riqualificazione del personale.
- Utilizzo di tecnologie di telerilevamento (15%): Sfruttare tecnologie innovative per la raccolta dati.
- Promozione di partenariati pubblico-privato (PPP).
- Piattaforme di condivisione dei dati.
- Campagne di sensibilizzazione pubblica.
- Integrazione delle conoscenze indigene.
È emerso chiaramente che non basta implementare una singola strategia. Serve un’integrazione ben coordinata di diverse soluzioni: miglioramento della condivisione dei dati, forza lavoro competente, finanziamenti adeguati, coinvolgimento attivo di tutti gli stakeholder e integrazione di tecnologie innovative. Solo così potremo rendere i programmi MeE più robusti, adattivi ed efficaci.
Abbiamo anche chiesto di classificare queste strategie in base all’orizzonte temporale (breve, medio, lungo termine):
- Breve Termine (immediato): Campagne di sensibilizzazione pubblica, rafforzamento del quadro normativo, incoraggiamento alla condivisione di dati e informazioni.
- Medio Termine: Capacity building, utilizzo di telerilevamento e tecnologie, definizione di metriche di performance.
- Lungo Termine: Monitoraggio basato sulla comunità, integrazione delle conoscenze indigene, incorporazione dell’adattamento al cambiamento climatico nel quadro MeE, promozione dei PPP.
Questo approccio scaglionato è vitale per valutare gli effetti immediati, monitorare i progressi, garantire la sostenibilità, facilitare l’apprendimento e l’adattamento, costruire resilienza al cambiamento climatico, allocare efficacemente le risorse e promuovere responsabilità e trasparenza nell’intero settore idrico.
Conclusioni e Raccomandazioni: Un Percorso Verso il Cambiamento
Quindi, cosa ci portiamo a casa? Che il Sudafrica ha messo in piedi un quadro completo per monitorare e valutare le sue risorse idriche, con l’obiettivo lodevole di raggiungere la sicurezza idrica per tutti. Tuttavia, l’implementazione e l’applicazione di questo quadro si scontrano con una serie di sfide interconnesse e complesse: governance complicata, burocrazia eccessiva, sistemi di monitoraggio troppo ambiziosi, mancanza di capacità umana, finanziamenti inadeguati, carenza di dati affidabili e una significativa mancanza di partecipazione pubblica significativa.
Sulla base dei nostri risultati, è evidente la necessità di un approccio più ampio e inclusivo alla gestione dell’acqua, che vada oltre i ruoli tradizionali assegnati a utenti, stakeholder, policy maker e regolatori. Dobbiamo promuovere cooperazione, partnership e stewardship.
Raggiungere processi MeE sostenibili e inclusivi richiederà un impegno su più fronti e su diversi orizzonti temporali:
- Breve Termine: Rafforzare la partecipazione e la trasparenza degli stakeholder (consultazioni comunitarie), avviare iniziative di capacity building (formazione per leader locali e ONG), iniziare riforme legali per decentralizzare la gestione dell’acqua, migliorare i sistemi di monitoraggio multi-livello, formalizzare i sistemi di gestione comunitaria e implementare meccanismi di risoluzione dei conflitti.
- Medio Termine: Ampliare l’uso di tecnologie smart per la gestione dell’acqua (es. analisi guidate dall’IA), istituzionalizzare i quadri legali che supportano la gestione decentralizzata, integrare stabilmente i meccanismi di risoluzione dei conflitti e il coinvolgimento continuo della comunità nei processi decisionali.
- Lungo Termine: Espandere la piena integrazione di tecnologie smart (IA, blockchain) per una distribuzione più efficiente ed equa, dare priorità all’adattamento continuo al cambiamento climatico attraverso strategie resilienti, rafforzare le strutture legali e istituzionali che garantiscono partecipazione inclusiva ed efficace risoluzione dei conflitti.
Queste soluzioni, se implementate in modo coordinato, possono promuovere un sistema di gestione dell’acqua olistico, coordinato e adattivo, capace di affrontare le sfide attuali e future. C’è ancora molta strada da fare, ma capire a fondo i problemi è il primo, fondamentale passo per trovare le soluzioni giuste. E la ricerca futura? Potrebbe esplorare come l’intelligenza artificiale e le tecnologie smart possano migliorare ulteriormente l’accuratezza dei dati, il processo decisionale in tempo reale e l’analisi predittiva per una gestione ancora più sostenibile.
Fonte: Springer